collaborarono131.
COLLOCAZIONE ATTUALE PORCELLANE MEDICEE RICORDATE DA FORESI
n. Elenco Foresi Collocazione attuale
1 bottiglia da caccia appartenente a Gustavo Rothschild
2 bacile grande appartenente a Gustavo Rothschild
3 due bottiglie vendute al Robinson per il Museo di Kensington
forse l’acetoliera attualmente Victoria and Albert Museum di Londra, inv. 5759.1859. Foresi afferma di averla acquistata da Marco Guastalla e di averla subito rivenduta a Robinson
4 tondino venduto al barone di Monville forse il piatto fondo attualmente al Musée National de Céramique de Sèvres inv. 5355 – portato a Parigi da Tito Gagliardi per conto di Foresi
5 tondino venduto al Robinson per il Museo di Kensington
attualmente al Victoria and Albert Museum di Londra, inv. 7700.1862
venduto a Robinson da Alessandro Foresi 6 tondino comprato dal Robinson per il
Marchese D’Azeglio
piatto attualmente al Musée National de Céramique de Sèvres, inv. 8371 – venduto da Foresi al Robinson, che lo acquistò per conto del Marchese d’Azeglio
7 tondino 8 tondino 9 tondino
10 catinella venduta al Robinson per il Museo di Kensington
attualmente al Victoria and Albert Museum di Londra, inv. 5760.59
venduto a Robinson da Alessandro Foresi 11 Gran bacile con S. Giovanni Evangelista
nel mezzo venduto a S M la Regine di Portogallo
attualmente al Museu Nacional de Arte Antigua di Lisbona, inv. MNAA 5896 – venduto alla Regina del Portogallo dal Foresi 12 bricco di forma cellinesca venduto a S M
la Regine di Portogallo
attualmente al Museu Nacional de Arte Antigua di Lisbona, inv. MNAA 5897 – venduto alla Regina del Portogallo dal Foresi 13 boccalino appartenente al barone di
Monville
attualmente al Victoria and Albert Museum di Londra, inv. C128.1914
14 – 15
due bottiglie di forma quadrata con le armi di Filippo II di Spagna. Sono al Museo di Sevres
16 fiasca senza piede a due colli. Museo di Sevres
Il Museo di Sevres possiede altri due oggetti ma sono due dei sei tondini che ci hanno appartenuto
17 Brocca di Gustavo Rothschild attualmente al Detroit Institute of Art di Detroit, inv. 200085 – acquistato a Firenze da un certo Signol e rivenduto al Barone Gustavo Rothschild
18 brocchetto senza piede che appartenne al sig. Arondel e ora non si sa a chi appartenga
131
È Tito Gagliardi a consegnare nelle mani del Barone di Monville, a Parigi, il piatto inviatogli da Foresi. Lo studio sulle porcellane medicee è opera di Alessandro Alinari (2009).
19 piccolissimo tondino che AF vide presso il capitano Andreini di cui però ignora il destino
20 bottiglia trovata da Gagliardi nella villa già Menabuoi e venduta al sig Joseph di Londra
attualmente al Victoria and Albert Museum di Londra, inv. 229.1890
21 – 22
due fiaschetti nella collezione del sig. barone Carlo Davillier
23 gran fiasca presso il sig. barone Carlo Davillier
(questo collettore possiede ancora un piccolo piatto, ma è quello che già appartenne al sig. marchese D’Azeglio). 24 bottiglia un poco rotta appartenente al sig.
Arondel
25 bottiglia da caccia con la parola PROVA scritta nel peduccio
Tesi di dottorato di Barbara Bertelli, discussa presso l’Università degli Studi di Udine
120
II.4 Vincenzo Ciampolini (1838-1931)
«Uomo sorprendente, di un’intelligenza unica, la testa più quadrata di Firenze. Si era dato alla speculazione, alla compra e vendita di immobili, di terreni, alla costruzione di palazzi, e di case, con tanta fortuna da accumulare la più grossa ricchezza che un antiquario potesse desiderare»132. È così che Luigi Bellini ricorda Vincenzo Ciampolini che fu imprenditore e finanziere, ma anche uno dei più accreditati antiquari fiorentini della seconda metà dell’Ottocento. Ciampolini fu in contatto con importanti collezionisti del calibro dei Carrand133, o di Ladislao Odescalchi134, conobbe anche Alessandro Kraus135 e fu tra i fornitori abituali dei coniugi André, svolgendo per loro anche un ruolo da intermediario con altri antiquari136. La letteratura moderna e le cronache coeve lo delinaeno come attivo frequentatore delle grandi aste: il suo nome appare tra gli acquirenti all’asta Demidoff del 1880137, e a lui risultano assegnate nel 1910 le maioliche
132
BELLINI 1960, p. 64. 133
La prestigiosa collezione Carrand, costituita da una varietà di oggetti di epoca medievale e rinascimentale (dipinti, bronzetti, oggetti di oreficeria, avori, smalti, stoffe, maioliche) è passata al Museo Nazionale del Bargello per lascito testamentario del suo generoso fautore, l’antiquario e collezionista lionese Luigi Carrand morto a Firenze nel 1888 (cfr. CURATOLA 1985, pp. 383-386; BAROCCHI,BERTELÀ 1989;BAROCCHI,PAOLOZZI STROZZI 1989,PAOLOZZI STROZZI 2004).
134
Ladislao e Baldassarre Odescalchi, costretti ad abbandonare Roma nel 1866, arrivarono a Firenze, dove ben presto si inserirono in quello straordinario clima mondano di carattere internazionale. Ladislao in particolare fu attratto dal mondo del collezionismo e prese parte al mercato antiquario, così vivace in quegli anni, appoggiandosi ad alcuni antiquari locali come Giuseppe Fantappiè (che gli vendette oltre ad un elmo, due alabarde e un pugnale, anche una cassa per munizioni in ferro del XVI secolo - Museo di palazzo Venezia, inv Odescalchi 1488), Stefano Bardini e Vincenzo Ciampolini. Quest’ultimo tra il 1875 e il 1876 fu il fornitore di fiducia del principe per quanto riguarda dipinti e armi di ogni tipo e in seguito, nel 1902, durante una seconda fase collezionistica di Ladislao, indirizzata verso le armi orientali, gli procurerà una serie di coltelli e pugnali orientali provenienti dalla collezione del marchese Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona (coltello e fodero, Turchia secolo XVIII-XIX - Roma, Museo di palazzo Venezia, inv. Odescalchi 307).
135
Alessandro Kraus (1853-1931) è conosciuto per aver messo insieme, in soli tre anni, un’importante collezione di strumenti musicali provenienti da tutto il mondo, che raggiunse il numero di oltre 1500 esemplari e che fu presentata, nel 1878, all' Esposizione universale di Parigi. Il particolare gli strumenti giapponesi della collezione furono esposti in occasione del IV Congresso internazionale degli orientalisti, tenutosi a Firenze nel settembre 1878 e il suo interesse per questo genere di strumenti lo portò a scrivere La musique au Japon. Dagli anni Ottanta Kraus dimostrò un interesse più manifesto nei confronti dell’antropologia e dell’archeologia (NEGRI, 2004, ROSSI-ROGNONI 2004,p. 25). Un tale Kraus fu l’unico acquirente all’asta dell’eredità Galli Tassi del 1874, dove si aggiudicò quattro dipinti.
136
Édouard André e la moglie Nélie Jacquemart durante i loro viaggi in Europa raccolsero un’importante collezione d’arte oggi esposta nel Museo Parigino Jacquemart-André; una recente biografia ha dimostrato che l’interesse in campo artistico di Édouard era professionale, oltre che personale, infatti tra le molteplici attività in cui era coinvolto fu anche proprietario dal 1872 –insieme ad altri due soci- della più prestigiosa rivista d’arte dell’epoca, la «Gazette des Beaux-Arts» Cfr. MONNIER 2006, p. 163. per un approfondimento sull’attività collezionistica dei due coniugi vedi anche DI LORENZO 2002, BELLINI 1960, p. 63.
137 Cfr. Bossi, Tonini, 1986, p. 148. Si elencano di seguito gli oggetti acquistati da Vincenzo Ciampolini tra il 26 marzo e il 14 aprile 1880 all’asta della collezione Demidoff di S. Donato e i relativi prezzi di aggiudicazione, secondo quanto riportato dalla cronaca de «La Nazione»: «due stipi con pitture di Luca Giordano per lire 11.000 »; «una serie d’arazzi eseguiti sui quadri e cartoni di bomber, e fra gli altri la Pesca, il riposo di caccia e la Vendemmia, magnifici lavori del XVIII secolo per lire 109.200»; «una tavola rotonda in malachite con ornamenti in bronzo dorato per lire 6.000»; «due vasi in Labrador, imitazione di quelli che si veggono sopra le magnifiche tavole della Galleria Pitti per lire 9.100»; «due canapè e quattro poltrone coperte di ricca stoffa per lire 6.000»; «un divano e due piccole poltrone coperte
orvietane presenti all’asta curata da Jandolo e Tavazzi al villino di Elia Volpi138. Ma fu nel 1893 che riuscì a mettere a segno un colpo magistrale con l’acquisto della villa Favard completa di tutti gli arredi, di cui fu il liquidatore139. Nel 1897 dimorava all’angolo tra Via del Sole e Piazza Ottavini, in quel Palazzo Da Magnale che acquistò e fece ristrutturare forse per non recidere un legame col passato che gli ricordava il suo punto di partenza, il luogo da cui era iniziata la sua avventura. Sembra infatti che da giovane avesse cominciato a lavorare proprio seduto sulla panca di pietra posta all’esterno del palazzo, vendendo ai passanti uccelli imbalsamati e collezioni di insetti. Partito dal gradino più basso aveva risalito pian piano la china ottenendo un successo dopo l’altro. Fu grazie al commercio di armi e tappeti avviato durante i suoi viaggi in Oriente che riuscì a fare fortuna e, una volta tornato in patria, oltre a proseguire l’attività interessandosi di mobili e armi antiche140, attraverso indovinati investimenti immobiliari fece fruttare a dismisura i suoi guadagni realizzando un vero patrimonio141. Reso ricco dalla propria abilità professionale e finanziaria divenne il sostegno economico di altri antiquari, primo tra tutti Stefano Bardini: Bellini racconta che Ciampolini si trovava spesso ad anticipare al noto antiquario il denaro utile per acquistare opere d’arte, denaro che –aumentato di una certa quota- veniva restituito a vendita avvenuta142. E fra i grandi antiquari anche il romano Sangiorgi deve al sostegno di Ciampolini parte del suo successo; secondo quanto riferisce Ojetti, Sangiorgi, che sarebbe diventato uno dei più importanti antiquari della città con una galleria a Palazzo Borghese «prima non era che un impiegato della casa di conserve Cirio»143 e curò la prima vendita all’asta a Firenze, alla villa del Salviatino, nel 1890 proprio grazie a Ciampolini.
Il fatto che Sangiorgi non avesse origini fiorentine non deve stupire, infatti la frequentazione dell’ambiente antiquario romano, è un importante aspetto della formazione professionale di Ciampolini: una guida del 1882 registra l’attività di Ciampolini sotto la categoria “Curiosità e antichità” e indica l’esistenza di una succursale del suo magazzino proprio a Roma144. È
di satin gris-perle per 1.000 lire»; «un pianoforte di Pleyel per lire 2.950»; «Il biliardo in legno rosa per lire 3.200»; «la lumiera dello stesso biliardo per 800»; «due belle consolles Luigi XVI in legno scolpito e dorato per 2.000 lire»; «quattro colonne Labrador, simili a quelle che si vedevano in vetta al grande scalone per lire 13.500»; «due grandi e belle portiere in tela d’oro per lire 3.810»; «un Mail Coach per 4.000 lire»; «un Brougham non adoprato mai per lire 3.800». Il tavolo in bronzo e malachite pagato lire 6000 fu rivenduto da Ciampolini a Stibbert per £ 7000 (cfr. FUCHS 1986, p. 148). A questo elenco vanno aggiunti due candelabri del Seicento retti da tre cariatidi in oro e lapislazzuli acquistati da Paolo Demidoff dai Salviati di Firenze, che vennero venduti a Ciampolini per £ 3.000 (BORRONI SALVADORI 1981, p. 991).
138 Cfr. FERRAZZA 2010, pp. 258-259.
139www.favard.it (15 gennaio 2012); BELLINI 1960, p. 63.
140 Ugo Ojetti riferisce che Ciampolini iniziò a commerciare mobili e armi a Firenze nel 1866 (cfr. OJETTI 1954, p. 322). 141 FREDIANELLI 2007, pp. 266 e 536. 142 BELLINI 1960, p. 64. 143 OJETTI 1954, p. 323. 144
La guida (id gui. 57) specificava che, sulla base della merce esposta, il magazzino di Ciampolini meritava la definizione di Museo; nell’elenco delle categorie dei materiali venduti da Ciampolini
Tesi di dottorato di Barbara Bertelli, discussa presso l’Università degli Studi di Udine