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84 buongustai, i mercanti di arti, e non pochi signori e signore forestiere, tanto che la

gara fu abbastanza animata» («La Nazione», 23 aprile 1879, p. 3)

«Ieri proseguì la vendita della Galleria del conte Mozzi del Garbo. Il concorso dei mercanti di belle arti, dei signori e signore, soprattutto forestiere, e dei buongustai fu numeroso, e maggiormente lo sarà quest’oggi, giorno in cui si porranno in vendita il quadro del prof. Benvenuti Il Giuramento dei Sassoni, L’Adorazione dei Magi di Carlin Dolci, alcuni paesaggi di Salvator Rosa, e Gli Avari interessantissimo quadro del Maresciallo d’Anversa» («La Nazione», 24 aprile 1879, p. 3)

Anche per gli anni Settanta i documenti d’archivio delle Gallerie fiorentine sono una sterminata fonte di informazioni sul mercato e non solo per quanto riguarda l’identificazione di opere o persone che le maneggiano; le incessanti offerte di acquisto pervenute alle Gallerie gettano una luce sulla costante attivita della piazza fiorentina e purtroppo sulle disperate condizioni economiche in cui versava il Ministero, costretto a rifiutare l’acquisto di opere più spesso di quanto avrebbe voluto, con la conseguenza di consentirne l’espatrio.

Nel gennaio 1873 il Marchese Giuseppe Ghini chiedeva il permesso un quadro di Palmezzano raffigurante la Madonna col Bambino e Santi per il quale, sosteneva di aver ricevuto, dieci anni prima, un’offerta dal Direttore della Pinacoteca di Londra «Hislich» (leggi Eastlake). Alla richiesta il marchese allegava due stime del quadro, una di Carlo Pini (primo commesso delle Gallerie), l’altra firmata da quattro esperti della Regia Accademia di Bologna. Chiamato ad esprimersi in merito, Cavalcaselle non ritenne il quadro degno delle Gallerie perché molto restaurato. L’acquisto venne rifiutato portando come giustificazione la mancanza di fondi così, quando qualche mese più tardi il Ghini tornò a chiedere un permesso di esportazione per un gruppo di altri quadri (Giuditta e Oloferne di Gherardo delle Notti, Concezione di Guido Reni,

S. Pietro di Guercino, due Orge di Bacco e di Sileno di Rubens, Sposalizio di S. Caterina del

Parmigianino), gli fu sunìbito concesso, sulla base del permesso rilasciato in precedenza96.

96

La documentazione è conservata a Roma, ACSR, Direzione Generale Antichità e Belle Arti, 392, 31-15.

Figura 14

Tra le offerte di acquisto giunte al Governo in quegli anni, una fu presentata per ben due volte nel corso di due anni. Cesare Brazzini scultore e amante d’arte offriva nel 1875 due statue lignee a grandezza naturale raffiguranti l’Angelo Annunciante e la Vergine Annunciata , attribuite a Donatello, per le qua li diceva di aver ricevuto richieste anche dai Direttori di Musei stranieri (Berlino e Parigi) e di cui allegava due foto a documento. La risposta del Governo devette essere negativa e gli affari stranieri non dovettero andare in porto se, due anni più tardi il Brazzini presentava di nuovo l’offerta proponendosi, nel caso ad acquistare le statue (provvisoriamente in deposito presso il Museo Nazionale di Firenze) fosse stato il Governo, di ‘accontentarsi’ di diecimila lire, contro le ventimila chieste a privati o stranieri. Le ristrettezze economiche costrinsero il Ministro a rifiutare, anche prima di aver sottoposto le opere al giudizio di un esperto97.

97

La documentazione è conservata a Roma, ACSR, Direzione Generale Antichità e Belle Arti, 200, 46-35 e 201, 46-48.

Tesi di dottorato di Barbara Bertelli, discussa presso l’Università degli Studi di Udine

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1880 Asta Demidoff a S. Donato

È negli anni Ottanta che a Firenze si assiste ad una vera esplosione del mercato antiquario. Nello spazio di dieci anni si registrano quarantaquattro vendite all’asta (vedi Tabella Aste) di cui è stato possibile rintracciare trentasette cataloghi, tre dei quali tutti relativi ad un solo evento, l’asta della collezione Demidoff del 1880. In quell’arco di tempo oltre all’incremento delle operazioni commerciali si nota l’ingresso sulla scena di una nuova Impresa di vendite, quella di Giulio Sambon, che si spartirà con l’Impresa del Mediatore la direzione di tutte le aste cittadine. Il decennio si apre con la più grande asta di tutti i tempi, quella delle collezioni Demidoff svoltasi presso la villa di San Donato e curata nientemeno che da Charles Pillet,

commisaire-priseur dell’Hôtel Drouot di Parigi. Fu l’evento mondano dell’anno, al quale nessun

membro dell’alta società fiorentina poté rinunciare; le collezioni messe in vendita erano di tale importanza che richiamarono a Firenze collezionisti da tutto il mondo e il riscontro mediatico fu enorme: il quotidiano «La Nazione» seguì la vicenda sin dalla sua preparazione, dandone un appassionato resoconto.

Figura 15

«La Nazione» si fece portavoce delle grandi aspettative che tutta Firenze riservava nei confronti dell’evento. Si attendeva l’arrivo di una gran numero di personalità, gente facoltosa che, si sperava, avrebbe portato vitalità a tutto il commercio cittadino.

La grande eco avuta dall’evento ebbe una notevole ricaduta sull’andamento del commercio antiquariale dell’intero anno. Gli impresari, con grande esperienza e furbizia, sfruttarono il flusso continuo di stranieri per proporre altre occasioni impedibili di acquisto e fu così che nel solo anno 1880 si videro ben dodici vendite all’asta, sette delle quali tenute in concomitanza con

quella Demidoff o immediatamente successive. Subito a ridosso dell’asta Demidoff il Mediatore propose l’asta Philipson e Raffaele Dura presentò la collezione Possenti, anch’esse oggetto di attenzione da parte del quotidiano «La Nazione» che ne offrì i resoconti e che, invece, nella seconda metà del decennio cessò di dimostrare interesse al mercato dell’arte.

Il quotidiano monitorava la situazione con molto anticipo

«Firenze comincia a popolarsi di nuovi ospiti. Sono notabilità finanziarie e artistiche, e negozianti esteri che vengono a prender parte alla vendita che avrà luogo fra breve delle ricche e splendide mobilie e collezioni artistiche racchiuse nella celebre villa Demidoff. L’incanto, come è noto, sarà fatto dai commissaires priseurs di Parigi e verrà diretto dal famoso Sig. Pétit, perito dell’Hotel Drouot, il quale possiede una collezione artistica meravigliosa, e riceverà per il suo disturbo una somma, che renderebbe agiatissima qualsiasi famiglia» («La Nazione», 28 febbraio 1880, p. 3)

I cronisti manifestavano le loro aspettative circa la buona riuscita dell’asta mostrando negli articoli piena fiducia nella professionalità del famoso commisaire-priseur

«Il signor Carlo Pillet, il celebre perito-mediatore (commissarie -priseur), è partito da Parigi per recarsi a Firenze ove giungerà domani martedì. Giovedì scorso ei vendeva a Parigi all’Hôtel Drouot un piccolo quadro di Lancret che, in meno di 5 minuti, raggiunse il prezzo di franchi 60,500, al qual prezzo fu aggiudicato al rappresentante, dicesi, del Barone Adolfo Rothschild di Napoli» («La Nazione», 1 marzo 1880, p. 3)

L’esposizione si apr ì con un afflusso di ben trecento visitatori e il quotidiano non mancò di annotare le presenze illustri

«da due giorni è aperta l’esposizione delle belle opere d’arte, del ricco mobiliare, delle stupende collezioni che racchiude la celebre villa Demidoff e in questi due giorni, muniti di biglietti speciali, i signori e le signore di cospicue famiglie indigene e straniere che aspirano ad arricchire i loro appartamenti con i tesori che la villa stessa racchiude, non mancarono. I visitatori ammirarono quel soggiorno incantato e, durante la visita segnarono sui cataloghi gli oggetti che prediligevano. Nella sola prima giornata accorsero alla splendida villa più di 300 persone. Grandissimo il numero delle carrozze, degli equipaggi che si recavano a San Donato. Abbiamo poi officiale conferma che il Principe Demidoff intenda di render Pratolino, ove terrà la sua abituale residenza, un luogo anche più incantevole di quel che fosse la villa di San Donato. Fra i personaggi che visitarono la splendida esposizione avemmo luogo di notare ieri la Contessa Chasteler, appartenente ad una delle più ricche famiglie del Belgio, il conte e la contessa di Chateaubriand, Lord Cadogan, il comm. Borg de Balzan, il conte e la contessa Chastel de la Flouerderie, uno dei Baroni Rothschild di Parigi. Le LL. AA. Il Duca e la Duchessa di Olembourg hanno fissato grandiosi appartamenti all’Hotel de la Paix durante la vendita. («La Nazione», 3 marzo 1880, p. 3)

Tesi di dottorato di Barbara Bertelli, discussa presso l’Università degli Studi di Udine

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