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80 marchese Florio e altri ricchi signori fiorentini si rivolsero immediatamente per tentare un

acquisto in seconda battuta. Si riportano di seguito i resoconti dell’asta apparsi sul quotidiano e dove è stato possibile riconoscere le opere menzionate negli articoli, è stato inserito il numero corrispondente al lotto sul catalogo, in corsivo tra parentesi tonde.

«Impresa del Mediatore. Nei giorni 5, 6, 7, 8 e 9 maggio 1874 a cura dell’Impresa suddetta nel villino Oppenheim, situato nel viale dei colli (Porta Romana) si procederà dal mezzogiorno alle 4 pomer. alla vendita al pubblico incanto di una quantità di oggetti di proprietà del signor Gustavo Oppenheim fra i quali sono da rimarcarsi: numerosi e stupendi prodotti della industria giapponese e della China , in avorio, laque ed in bronzo; diversi ricchi servizi tanto in porcellana di Sèvres, Minton e Ginori, che in cristallerie inglesi; un’ampia e rara collezione di oggetti di scavo egiziani consistenti in bronzi, terre cotte, vetri, minerali diversi, monete ecc, ec. (circa 600 pezzi); un variato e ricco assortimento di articoli di fantasia e di decorazioni come pure una partita numerosa di pedane turche – saranno ugualmente venduti tutti i vini e liquori di Francia, Germania ed Inghilterra componenti la cantina del villino suddetto. – ed infine tre carrozze; molti libri inglesi, francesi e tedeschi; la completa batteria da cucina, numerosi attrezzi ed oggetti di fornitura. Esposizione privata il 2 maggio, pubblica il 4 maggio (dal mezzogiorno alle 3 pomeridiane). Le domande per i biglietti d’ingresso per l’esposizione privata dovranno dir igersi alla direzione dell’Impresa del Mediatore (11, Via Maggio) Firenze» («La Nazione», 30 aprile 1874 e 2, 5 maggio 1874, p. 4)

«Nei due giorni scorsi grande fu l’affluenza delle signore e signori che, munite di biglietto privato, si recarono a visitare le sale ove nella villa Oppenheim sarà domani aperta la vendita delle ricche masserizie, che rendevano così bella la residenza dell’opulento banchiere. Furono notati soprattutto per la loro magnificenza i numerosi prodotti dell’industria giapponese e della China in avorio, laque e bronzo. I serviti delle porcellane di Sèvres del Ginori e della non meno celebre fabbrica inglese Minton. A seicento ascendono gli oggetti appartenenti alla collezione degli scavi egiziani e non meno numerosi sono gli assortimenti di decorazione e di fantasia, ed i celebri vini e liquori che arricchirono la tavola ospitale del signor Oppenheim. Domani la gara sarà viva, se deve giudicarsene dall’interessata curiosità che tutti prendevano nell’esame di quei lotti» («La Nazione», 4 maggio 1874, p. 2)

«Da tre giorni ferve la gara nel villino Oppenheim; e i 670 oggetti che vi sono esposti in vendita da molti signori e signore che vi accorrono, vengono acquistati ad altissimi prezzi, tanto che il retratto in due giorni superò la cifra di 30.000 lire. Un alto personaggio faceva acquistare per proprio conto una ricchissima pendola da muro in boule con base montata in bronzo dorato stile Luigi XV (n. 509 del cat), uno degli oggetti più ghiotti per i buongustai che si trovino quella ricca esposizione. Il conte Fabian Gomez del Castano acquistava ad alto prezzo, fra gli altri lotti, tre trofei d’armi, due orientali e uno giapponese, composti di 9 pezzi ciascuno (nn. Da

513 a 516 del cat: panoplie d’Armes, orientale, sette pezzi/ idem, otto pezzi/ idem nove pezzi/ panoplie giapponese); e in lotta con questo gentiluomo, l’antiquario

signore Citernesi acquistava l’altro bellissimo trofeo d’armi orientali, composto di 7 pezzi (n. 513 del cat.) Fra i più vivaci, più pronti, più accaniti compratori si contano il Marchese Flori, il commendatore Canevaro e la contessa Bobrinska, che riuscirono con la loro gara a far saltare molti oggetti a prezzi favolosi, e ne ottennero il possesso. Quest’oggi e soprattutto domani saranno posti all’incanto i lotti che più degli altri solleticano il desiderio di molti ricchi signori, e tra gli altri oggetti

citeremo il servizio da thè chinese (n. 658 del cat?), il gran servizio di porcellana di Sèvres antico (n. 664 del cat -133 pezzi), e il gran servizio bianco a bordi dorati a rilievo (fondo celeste) della celebre manifattura inglese Menton (n. 667 del cat -243

pezzi). Ai buongustai poi è riservata la cantina composta di circa 6000 fra bottiglie e

liquori, per i quali ultimi il buffet del signor Oppenheim andava meritatamente famoso» («La Nazione», 8 maggio 1874, p. 2)

«La gara che ha luogo al villino Oppenheim va sempre crescendo. La nostra aristocrazia sfida il cattivo tempo, ed insieme ad una quantità non indifferente di forestieri, fra i quali figurano molti ingle si ed americani, prende parte agli incanti e vince questi ultimi, i quali poco esperti si vedono portar via gli agognati lotti, che poi a furia di dollari e di sterline tentano di ricomprare dai fortunati liberatari. Ieri non pochi furono gli acquisti fatti dal Conte Florestano de Larderel, il quale dopo molto contrasto poté far suoi vari tabourets e cofanetti giapponesi. Per conto di S. A. I. la Granduchessa Maria di Russia furono acquistati, fra altri ricchi oggetti, delle elegantissime coppe in lacca gia pponese. Il Cav. Bosi si faceva acquirente dei più ricchi vasi del Giappone, di alcuni bellissimi candelabri e di una interessante collezione di antichi oggetti egiziani (n. 630 del cat). Sebbene egli sia il fornitore di varie case regnanti estere, crediamo per altro che questi oggetti resteranno fra noi, tanto più che il marchese Florio ed altri ricchi signori di Firenze imitando gli Americani insistono per riacquistare i suddetti oggetti ad alto prezzo dal signor Bosi» («La Nazione», 9 maggio 1874, p. 2)

Pochi giorni dopo, sempre a cura del Mediatore, ebbe luogo la vendita della collezione Bentivoglio, di cui l’avviso apparso sul quotidiano ne è l’unica testimonianza:

«Impresa del Mediatore. Nei giorni 21, 22, 23, 25, 26, 27 e 28 maggio 1874 a cura della suddetta Impresa nel Palazzo situato in Via Maggio, numero 11, primo piano dal mezzogiorno alle 4 pomeridiane si procederà alla vendita al pubblico incanto di una grande ed accurata raccolta di oggetti d’arte e di curiosità, per la maggior parte appartenenti alla bellissima collezione del signor Conte Bentivoglio i quali si compongono principalmente di maioliche, terre cotte, marmi, porcellane antiche italiane, di Sèvres, di Sassonia, del Giappone, della China, di vetri antica Venezia, di bronzi e metalli diversi pregevolissimi, di armi ed armature superbe, di stoffe e costumi orientali preziosi, di belle mobilie d’intaglio, di magnifici stipi e pendole antiche di vaghe e rare forme, di quadri d’autori, di una quantità di libri, stampe, medaglie, monete, ec., ec., come altresì di una rara raccolta di giade verdi e bianche (provenienti dalla vendita del Duca di Morny) ed anche di un superbo oriolo e saliera (mediceo) rappresentante un tempietto in bronzo dorato sorretto da quattro colonnette in lapis lazzuli, e sormontato da stupende figure in avorio (il tempo e le quattro stagioni) con base in porfido sopra altra base in ebano e avorio riposanti insieme sopra un grande piedistallo in ebano di massello intagliato, con placche di verde antico. – il tutto diviso in più lotti da liberarsi ai singoli e maggiori offerenti aumento sui prezzi d’incanto, più 5 % diritto d’asta sul prezzo dei lotti aggiudicati e centesimi 25 per strombatura d’ogni lotto. Esposizione il 19 e 20 maggio1874 (dal mezzogiorno alle ore 3 pomeridiane). I cataloghi sui quali è dettagliato l’ordine delle vendite saranno distribuiti gratis all’entrata del locale» («La Nazione», 20 maggio 1874, p. 4)

Certamente la vendita più importante degli anni Settanta fu quella degli oggetti d’arte della collezione del Principe Paolo Demidoff svoltasi nel marzo del 1875, ancora sotto la direzione

Tesi di dottorato di Barbara Bertelli, discussa presso l’Università degli Studi di Udine

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del Mediatore. «La Nazione» pubblicò alcuni articoli di cronaca che forniscono preziose informazioni sull’andamento dell’asta e sui partecipanti, in larga parte stranieri e prevalentemente americani. Le cronache raccontano di sale traboccanti, di aspiranti acquirenti – molti dei quali rivenditori- in vivace competizione e di oggetti aggiudicati a prezzi altissimi; ma soprattutto indicano il nome di alcuni dei clienti più importanti: una società di rivenditori (non sappiamo se italiana o straniera), e i signori Fischer, Kalargy, Huntington, il Barone de Talleyrand, il signor Dixon, il Barone De Koelcritz, il banchiere Maquay, il sig. Foy, la contessa Rasponi e il conte di Frassineto.

«Impresa del Mediatore. A mezzo della suddetta impresa nei giorni 11, 12, 13, 15, 16 e 17 marzo 1875 in Firenze, nel Palazzo n. 11, Via Maggio, sarà proceduto alla vendita al pubblico incanto di una parte delle splendide mobilie e oggetti d’arte appartenenti a S. E. il Principe Paolo Demidoff e provenienti tanto dalla di lui residenza di San Donato, come dal suo Palazzo nell’Isola d’Elba già abitato da Napoleone I. l’interesse principale di questa vendita consiste nelle superbe mobilie ed oggetti in malachite conosciuti in tutta Europa, in quadri d’autori, in sculture pregevolissime, in mobilie d’ogni specie di sommo merito, in bronzi ed altri metalli di finissima arte, in porcellane vieux Vienna, in una quantità di articoli di curiosità, ed infine nella famosa collezione artistica dei tipi dell’armata russa. La vendita sarà fatta per contanti ed i signori liberatori dei singoli lotti pagheranno il 5 per cento sul prezzo delle aggiudicazioni. Esposizioni: privata il 9 marzo, pubblica il 10 marzo (dal mezzogiorno alle 4 pomeridiane). I biglietti d’ingresso per l’esposizione privata ed i cataloghi nei quali è dettagliato l’ordine di vendita si rilasciano, dietro domanda, presso l’Impresa del Mediatore, Firenze, 11, Via Maggio» («La Nazione», 4, 6 marzo 1875, p. 4)

«Ieri incominciò nelle belle sale dell’impresa del Mediatore in Via Maggio l’incanto delle ricche mobilie appartenenti al principe Paolo Demidoff. Molti furono gli accorsi, fra i quali notammo molti forestieri e moltissime signore. Prevaleva l’elemento americano. La gara fu vivacissima, e nessun lotto posto all’incanto rimase invenduto» («La Nazione», 12 marzo 1875, p. 2)

«l’affluenza dei compratori nelle belle sale dell’impresa del Mediatore, più che continuare, va ogni giorno crescendo, e la gara per acquistare le ricche mobilie già spettanti al principe Paolo Demidoff, è sempre vivissima. E non solo i rivenditori di professione, ma ben anche i signori e le signore, offrono agli oggetti messi all’incanto, tanto che bene spesso i ricchi mobili e le belle suppellettili raggiungono dei prezzi notevolissimi» («La Nazione», 14 marzo 1875, p. 2)

«nel giorno scorso la vendita delle mobilie e di altri oggetti di lusso del principe Paolo Demidoff prese delle grandi proporzioni. Tutte le ampie sale dell’Impresa del Mediatore erano alla lettera stipate da signori e signore, soprattutto forestieri, richiamati dall’importanza degli oggetti che si mettevano all’incanto. La gara fu animatissima: sei sedie d’ebano coperte di damasco in seta verde furono vendute 1600 lire; due orologi da caminetto in bronzo dorato, uno 1150 e l’altro 1450; quattro poltrone in ebano raggiunsero la cifra 1700 lire e due consolle -armadi d’ebano ornato di bronzi dorati 8000 lire» («La Nazione», 16 marzo 1875, p. 2)

«ieri si chiuse il pubblico incanto delle ricche mobilie che il principe Paolo Demidoff poste in vendita. Il retratto totale è asceso a circa 330.000 lire; ma non

trovarono oblatori, a causa del loro valore, i grandi vasi o le magnifiche tazze di malachite, né due splendidi specchi, e le consolle che erano esposte nella gran sala. Oltre una società di rivenditori, che comprò molti oggetti, acquistarono ricche mobilie i signori Fischer, Kalargy, Huntington, il Barone de Talleyrand, il signor Dixon, il Barone De Koelcritz, il banchiere sig. Maquay, il sig. Foy, la contessa Rasponi e il conte di Frassineto» («La Nazione», 19 marzo 1875, p. 2)

Sul chiudersi dell’anno 1875 «La Nazione» avvisa della vendita all’incanto di una raccolta di oggetti etruschi di un anonimo collezionista

«Impresa del Mediatore. A mezzo della suddetta impresa il giorno 6, 7, 9, 10, 11, 13 e 14 dicembre corrente 1875 (dalle ore 1 alle 4 pomeridiane) nel Palazzo situato nel Corso Vittorio Emanuele, n. 17 (mezzanino) avrà luogo la vendita al pubblic o incanto di un celebre Museo Etrusco già esistente in Chiusi, noto e apprezzato dai più competenti giudizi, arricchito di molti importanti pezzi, dall’intelligente collettore che ne fece l’acquisto e consistente nella raccolta di rari vasi, utensili, ornamenti, monete, scarabei, pietre incise, bronzi, marmi, metalli diversi ed altro appartenenti all’Istoria artistica dell’epoca etrusca. Saranno altresì poste in vendita varie ricche mobilie del XVI e XVII secolo, come pure maioliche, porcellane, etc. Il tutto diviso in più lotti, da liberarsi ai singoli e maggiori offerenti aumento sui prezzi d’incanto, più 5 % diritto d’asta sul prezzo dei lotti aggiudicati e centesimi 25 per trombatura d’ogni lotto. Esposizione nei giorni 4 e 5 decembre corrente 1875 (dal mezzogiorno alle 3 pomeridiane). I cataloghi, nei quali è dettagliato l’ordine delle vendite, saranno distribuiti gratis all’entrata del locale» («La Nazione», 2, 5 dicembre 1875, p. 4)

Poi il mercato sembra subire una battuta d’arresto sia per quanto rig uarda le vendite all’asta, sia per il commercio per via diretta. Per l’anno 1876 è stato possibile rintracciare un’unica segnalazione riguardante la vendita all’incanto di una collezione di «oggetti d’arte e di curiosità riflettenti per la maggior parte alle migliori epoche dell’industria e dell’arte antica»94 tenutasi dall’Impresa del Mediatore presso i magazzini del noto scultore in legno Barbetti e del famoso antiquario Tito Gagliardi. Nel 1877 la situazione non è molto diversa infatti le fonti riferiscono di due sole vendite95. Lo scenario cambia l’anno successivo: tra il 1878 e il 1879 sono state rilevate cinque vendite ogni anno. La più importante fu senza dubbio la vendita all’incanto della collezione Mozzi del Garbo, di cui «La Nazione» fece un breve resoconto che segnalava innanzi tutto l’assenza tra gli oggetti in vendita dei quadri di maggior pregio.

«Nel giorno scorso per mezzo dell’impresa del Mediatore si aprì il pubblico incanto dei mobili e della galleria di quadri appartenenti al conte Mozzi del Garbo nello storico suo palazzo situato nella piazza di quel nome. I mobili erano di poco valore tutti dell’epoca del primo impero e in uno stato deplorevole. I quadri per altro sebbene fossero scomparsi quelli di grande pregio, attrassero molti signori

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«La Nazione», 18 novembre 1876, p. 3. 95

La vendita della collezione Soria e quella degli eredi Servadio, entrambe testimoniate dall’esistenza dei cataloghi (id 33 e id 24)

Tesi di dottorato di Barbara Bertelli, discussa presso l’Università degli Studi di Udine

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