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56 «sono aperte le sottoscrizioni per l’acquisto dell’elegantissimo catalogo illustrato

delle celebri collezioni di San Donato, che vennero poste in vendita dal principe Demidoff. L’egregio nostro Prefetto accettava che le sottoscrizioni potessero farsi anche al suo gabinetto presso il cav. Barbadoro, e l’onorevole conte Bastoni accettava pure che le sottoscrizioni si facessero presso i due addetti al gabinetto del sindaco, signori Adolfo Giannelli e G. Battista Balzani. È noto già che il denaro che si ritrarrà delle vendite di quei cataloghi, che circoleranno per tutto il mondo, fu dalla munificenza di Principi destinato per la metà ai poveri di Firenze, e per l’altra a benefizio della facciata del Duomo; e i benefici Principi, i quali avrebbero certo avuto diritto a varie copie di quel catalogo gratuitamente, non vollero anche in questa circostanza essere inferiori a loro stessi. Il Principe Paolo sottoscriveva per il primo esemplare nella nota che si trova al Municipio, e la Principessa Elena sottoscriveva al primo esemplare nella nota della Prefettura»

(«La Nazione», 7 gennaio 1880, p. 3)

L’attenzione della stampa era rivolta all’asta in tutti i suoi aspetti e un catalogo di lusso che costava 100 Lire, e che produsse un ricavato superiore alle ottantamila Lire occupò più volte uno spazio nella sezione dedicata alla cronaca sul quotidiano «La Nazione», al punto che, dopo aver illustrato il sistema della sottoscrizione, vennero tributate lodi agli autori del catalogo e il lettore veniva informato addirittura sull’autore e sui suoi spostamenti

«[…] fra tutti i personaggi che sono arrivati, sia per acquistare oggetti della Galleria Demidoff, sia per assistere alla vendita, espressamente chiamati dal Principe, dobbiamo citare uno dei critici più illustri della Francia, il sig. Gauchez, uno dei proprietari e degli scrittori più eleganti e dei più competenti del giornale L’Art. Il sig. Gauchez, così benemerito della storia dell’arte, è uomo di altissimo ingegno, di gusto elettissimo, e a lui crediamo sia dovuto lo splendido catalogo illustrato della Esposizione, che si vende al prezzo di lire 100. A questo catalogo, che sarà sempre consultato come uno dei più preziosi documenti per la storia dell’arte, ha prestato di certo le sue cure sapienti l’eruditissimo Gauchez, il cui pseudonimo di Paul Leroy è conosciuto da tutti gli uomini colti e studiosi dell’arte in Europa. Il sig. Gauchez ha sempre goduto e meritamente la fiducia illimitata del Principe Demidoff, ed è stato di recente uno degli ospiti di San Donato. Riconosciamo nella parte illustrativa del catalogo, che è veramente splendida, la direzione di questo grande studioso della storia dell’antica e moderna pittura. Sappiamo che giungerà pure in Firenze, per acquistare oggetti a questa vendita, il marchese d’Azeglio, senatore del regno, appassionatissimo di cose d’arte» («La Nazione», 3 marzo 1880, p. 3)

Successivamente gli interventi aggiornano il lettore sulla cifra raggiunta dalla vendita del testo e annunciano l’uscita del catalogo delle biblioteca e delle piante.

«La sottoscrizione dei cataloghi della Esposizione Demidoff che si raccolgono per tutta l’Europa dà buonissimi resultati: basti il dire che nel solo Gabinetto del nostro Sindaco le sottoscrizioni raggiunsero finora la somma di sopra a 4000 lire»

(«La Nazione» 11 marzo 1880, p. 3)

«S. a. M. il Duca d’Aosta, essendo venuto a sapere che i cataloghi della celebre collezione Demidoff si vendevano d’ordine del Principe a benefizio dei poveri e

della facciata del Duomo, ordinava la compra di uno di cotesti cataloghi, inviando a tale oggetto lire 200»

(«La Nazione» 31 marzo 1880, p. 3)

«E poiché parliamo di tali cataloghi, ci piace annunziare che il ricavato dalla vendita fatta fino ad oggi nel solo Gabinetto del nostro Sindaco diè per risultato la somma di lire 9000, e sebbene non si conosca ancora il totale della vendita fatta in tutto il mondo, pure da quanto fu dato conoscere i Cataloghi venduti produssero finora la bella somma di lire 80,000»

(«La Nazione» 31 marzo 1880, p. 3)

«Sappiamo che sono stati messi a disposizione degli impiegati al Gabinetto del Sindaco, signori Giannelli e Balzani molti ricchi esemplari del catalogo della Libreria di San Donato, che fra breve sarà posta all’incanto. Il prezzo di ogni catalogo è di lire cinque e per espressa volontà del Principe Paolo Demidoff anche il retratto da tale vendita verrà distribuito a perfetta metà e per i poveri di Firenze e per la costruzione della facciata del Duomo»

(«La Nazione» 21 aprile 1880, p. 3).

Naturalmente venne pubblicata anche una versione più economica del catalogo ma, data l’enorme consistenza della raccolta, anche questa edizione era pur sempre molto voluminosa e con rilegatura di pregio. Si provvide quindi alla pubblicazione di “selezioni”: una è conservata il copia presso l’Istituto Olandese di Firenze ed è un «Résumé du catalogue» delle tavole, messe all’asta tra lunedì 15 e mercoledì 17 marzo.

Catalogo di vendita della raccolta di un collezionista romano, 1880 (Id cat. 27)

Il catalogo è curato dall’Impresa del Mediatore. È organizzato per categorie e consta di 405 lotti (alcuni dei quali, contrassegnati da un * presentano difetti).

Le due diverse copie del catalogo consultate (entrambe conservate in fotocopia presso la biblioteca dell’Istituto Olandese di Firenze) presentano appunti manoscritti a fianco della descrizione dei lotti ma, mentre sopra un catalogo sono stati appuntati soltanto dei numeri, che probabilmente corrispondono ai prezzi di aggiudicazione, nell’altro, oltre ai numeri –identici a quelli presenti nel primo- compaiono anche alcuni nomi: Bauer, Brini, Baslini, Cantoni, Cavaciocchi, Citernesi, Chiesa, Gagliardi, Giacobini, Lowengard72; quest’ultimo fu senza alcun dubbio l’acquirente che si aggiudicò il maggior numero di pezzi, ma riconosciamo facilmente nell’elenco i nomi dei più attivi antiquari e spedizionieri. Forse il proprietario del catalogo, ritenendo svantaggioso un combattimento a colpi di rilancio in sede d’asta, intendeva contattare in seguito gli acquirenti per acquistare gli oggetti persi all’asta.

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Tesi di dottorato di Barbara Bertelli, discussa presso l’Università degli Studi di Udine

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Catalogo della vendita del Barone Francesco Paolo Zezza, 1889 (id cat. 48)

Gli Zezza sono una delle più nobili e importanti famiglie dell’Ottocento foggiano. Francesco Paolo Zezza di radicata fede giacobina, fu tra i più attivi sostenitori della Repubblica, per questo condannato all’esilio e i suoi beni sequestrati73. L’asta, organizzata a Palazzo Gattai-Budini, già Mannelli, si avvale di un catalogo completo di immagini, nella cui introduzione si dichiara che quanto descritto è degno di attirare non solo l’intelligenza di ricchi amatori, ma anche dell’alto ceto commerciale, anticipando forse una considerazione che sarà alla base della tendenza sviluppatasi di lì a pochi anni -soprattutto ad opera di ricchi industriali americani- dell’acquisto di opere d’arte a scopo di investimento. L’introduzione mette anche in evidenza le illustri provenienze di alcuni oggetti della collezione, «acquistati dalle vendite del Principe Demidoff, del Conte di Siracusa, di altre distinte collezioni» che si riportano di seguito:

Dalla collezione Galli Tassi, come confermano le carte d’archivio74 proviene un dipinto (n. 1 del catalogo)

«Furino. Dipinto a olio, Ila rapito dalle Ninfe, cornice dorata. Tela, 2.60 x 2

Opera capitale con sua stampa dell’epoca. Proviene dalla galleria del conte Galli-Tassi – vedi Baldinucci, vol. VI, pag. 259 – Lanzi, tom. I, pag. 246 – Rosini, tom. VI, pag. 130 – Ticozzi, tom. II, pag. 127 – Bocchi e Cinelli, pag. 370 – Serie degli uomini illustri della pittura, tom. X, pag. 132»

dalla collezione Toscanelli proviene un dipinto (n. 50 del catalogo)

«Petri Francesco (Cecco di Pietro). Dipinto a olio, Madonna col Bambino, cornice a tabernacolo. Tavola fondo oro, 0.98 x 0.52.

Con iscrizione: CECCHVS PETRI MCCCLXXXI

Dal medesimo atore furono eseguiti diversi restauri al Camposanto di Pisa. – Proveniente dalla vendita Toscanelli»

L’opera corrisponde alla n. 127 del catalogo dalla vendita Toscanelli, avvenuta a Firenze nel 1883. L’opera venne descritta nel 1846 da F. Bonaini che vide, presso il pittore Rimedio Fezzi, due tavole rappresentanti la Madonna col Bambino datate e firmate da Cecco di Pietro e ne fece una dettagliata descrizione. M. Burresi (1986) identifica una delle tavole descritte dal Bonaini con quella Toscanelli, riconoscendone la corrispondenza -grazie alla presenza degli angeli indicata nel catalogo di vendita- con quella pubblicata dal Carli (1961) e indicata come proveniente da Parigi, arrivata a Firenze nella collezione Salocchi. La sequenza dei passaggi collezionistici accertata è dunque la seguente: Rimedio Fezzi, Toscanelli, anonimo collezionista (Parigi), Salocchi (Firenze). Con queste informazioni non è possibile individuare dove si colloca la permanenza del dipinto nella collezione Zezza75.

73

Cfr. VITULLI 1994 74

Vedi capitolo IV. 75

Già in collezione Colonna un dipinto di Ribera (n. 2 del catalogo)

Dalla collezione De Stefano un dipinto di Rubens acquistato da Zezza dalla Baronessa De Stefano di Napoli, erede di Luigi Vallin che portò il dipinto dalle Fiandre (n. 9 del catalogo) Dalla vendita di Sua Altezza Reale il Conte di Siracusa 6 opere: 4 dipinti, un’armatura e una colonna in marmo (nn. 6, 25, 45, 81 e 212 del catalogo, la colonna è senza numero, descritta dopo il n. 122)

Dalla Galleria Lazzeri: sei dipinti (nn. 20, 31, 32, 35, 43, 47 del catalogo)

Dalla galleria del Principe Sangiorgi: un dipinto di Guido Reni (n. 60 del catalogo)

Dalla vendita Demidoff (del 1880): diciannove oggetti tra marmi, bronzi, porcellane, vetri e dipinti (nn. 122, 124, 127, 128, 199, 201, 206, 207, 242, 244, 246, 247, 376, 382, 402, 413, 414 del catalogo)

Dal Palazzo ducale di Parma: un oggetto (n. 402 del catalogo)

Il catalogo è organizzato per categorie e presenta accurate descrizioni dei lotti. Per quanto riguarda i dipinti, oltre all’indicazione delle caratteristiche più elementari come autore (si specifica se l’opera è attribuita o se è firmata), supporto, tecnica, titolo, presenza della cornice, misure, si indicano altre eventuali peculiarità: quando possibile se ne indica la provenienza e la bibliografia di riferimento (Rosini, Lanzi, Baldinucci, Vasari), si segnala la presenza di iscrizioni, o l’esistenza di repliche (vedi n. 8 del catalogo); infine sono segnalate le opere che furono commissionate dallo stesso Zezza (vedi n. 72 del catalogo), o acquistate all’Esposizione di Belle Arti di Roma del 1883 (vedi n. 76 del catalogo).

La copia esaminata non presenta indicazioni circa l’Impresa di vendite, ma nell’introduzione vengono usate esattamente le stesse parole dell’introduzione al catalogo della vendita Demidoff del 1875 (id cat. 29) curata dall’Impresa del Mediatore.

I.3 Il commercio antiquario a Firenze

Nel corso della ricerca è stato necessario approntare la tabella che viene presentata di seguito, al fine di far convergere le numerose informazioni relative alle aste, provenienti da molteplici fonti. Lo schema, che fornisce il quadro completo delle sole vendite all’asta tenutesi a Firenze o di collezioni fiorentine vendute altrove (con l’indicazione della fonte da cui proviene la notizia), si è rivelato oltre che un utile strumento di lavoro, un mezzo in grado di offrire una panoramica sul mercato fiorentino e una misura del movimento commerciale legato all’antiquariato.

Tesi di dottorato di Barbara Bertelli, discussa presso l’Università degli Studi di Udine

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