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sì ch’altri la conosce e fanne prova.»

61 canzon] Canzona Fl42 canzone Fr12 Pm1 • Cançon tu ne girai pur passo passo Vl 62 tra gente] fra giente Rn • fra gente a tuo dilecto Vl 63 Che non ti paia] e non ti paia Fl42 che non ti a paia Lu1 • & non ti paia in cio l’andar fatica Vl 64 dicendo] E di Lu1 • il mio maestro] il mio maesto Rn il conte Iohanni Lu1 • al basso,] al baso Rn • dicendo il mio maestro e tanto al basso Vl 65 ch’ al fondo] che al fondo Fl • sta] fa Prm1 • ch’ al fondo sta col pecto Vl 66 ha la rota] la ruota Fl • sì ’l nimica!] si nimica Vch1 • per che fortuna & la rota il nimica Vl

67 Perch’ io quel] per dir quel Lu1 • che amistà] ch’è amistà Vch1 ch’amista Fl • & uuol cha tutti il dica Vl 68 in stato] in istato Prm1 Rn Lu1 enn istato Fr12 • di lui che ora al bisogno si troua Vl 69 si ch’ altri la conosce] in che lo conosce Fl in ch’altri la conosce Fr12 Prm1 fin chaltri la cognoscie Lu1 • prova] pruoua Fl Fr12 • cha conoscer lamico e infame proua Vl

61. Vattene: imperativo presente di seconda persona singolare. Per quanto concerne questo incipit, cfr. es. Dante, Così nel mio parlar voglio esser aspro, v. 79; F. Sacchetti, Non mi posso tener più ch’io non dica, v. 151; F. Sacchetti, Né te né altra voglio amar giammai, v. 27.

pur: avverbio con valore concessivo.

passo passo: ‘lentamente’, ‘adagio’; cfr. “Passo passo andavam senza sermone”, Dante, Inf. XXIX, v. 70; “e’ rimonta a cavallo, e passo passo se ne va per lo diserto di Gargalco;”, Anonimo, La Tavola ritonda o l’Istoria di Tristano, cap. 123, 478.

62. a tuo diletto: lett. “a piacimento”; “secondo il tuo volere”, (vd. TLIO, diletto2, 1.4.1). Cfr. es. J. Passavanti, Lo Specchio della vera penitenza, dist. 5, cap. 7, 177; A. Torini, Ciò che perdendo ci porge dolore, v. 3.

63. Si intenda: lett. ‘a tal proposito il procedere non ti risulti faticoso’.

Che non ti paia: congiuntivo presente con valore esortativo. Il soggetto di questo verbo è l’andar.

l’andar: questo infinito sostantivato può essere anche inteso nella sua accezione di “cammino”, “percorso” (vd. TLIO, andare2, 1).

in ciò: ‘a tal proposito’.

fatica: sostantivo; lett. ‘a te non appaia essere una fatica’.

64. dicendo: gerundio il cui valore sembra oscillare da una dimensione puramente temporale (“quando”, “mentre”) ad una dimensione invece strumentale (“con”).

maestro: padrone. In questo frangente: ‘colui che ha composto la canzone’, ‘l’autore’.

al basso: espressione metaforica per indicare la condizione di miseria e di indigenza in cui il poeta dichiara di essere precipitato.

Cfr. “Non ti maravigliar s’i’ non son grasso, / Amico, né vermiglio com’i’ soglio, / Ch’ogne contrario è presto a ciò ch’i’ voglio, / Così Fortuna m’à condotto al basso.”, Dante (attribuibile a), Il Fiore, 48, vv. 1-4.

65. Proposizione consecutiva (tanto … ch’). Il poeta sembra essere sul punto di soccombere a questa situazione di disperazione. Il Soldanieri infatti persiste a denunciare la personale

situazione di precarietà, utilizzando la medesima metafora utilizzata nel verso precedente ma accentuandone maggiormente l’effetto drammatico.

Si intenda: ‘è tanto caduto in disgrazia che di questa condizione di miseria tocca il fondo con il petto’.

al fondo: cfr. “nella prosperitate lo levò in alto, nelle avversità lo mandò al fondo”, Guido da Pisa, Fiore di Italia, cap. 53, 120; “ché Cesare e Pompeo, / Scipion, che rifeo / Roma, con gli altri, tutti sono al fondo.”, Stoppa de’ Bostichi, Se la Fortuna o ’l mondo, vv. 26-28; “(…) se spesso nel pianto confondo, / maraviglia non è, se ben miri / come da tanto onor son ita al fondo.”, F. degli Uberti, Il Dittamondo, L. 2, cap. 7, vv. 6-8.

Infine si osservi il seguente passo e lo si raffronti con il verso successivo di questa canzone: “Quanto più giro questa rota al tondo, / credendomi trovar con deritt’ale, / un grado al bene e due scendo al male: / per la fortuna mi ritrovo al fondo. / De, potrebb’io sapere per che modo / io già montar non posso in questa rota?”, Lamberto di Francesco, Quel cerchio che se gira per lo mondo, App. II, 7, vv. 5-10.

66. Il soggetto è il mio maestro del . 64. Si intenda: lett. ‘egli ha la ruota della fortuna così contraria’. Dunque: ‘la sorte è per lui così avversa’.

Per quanto concerne l’immagine della ruota associata alla fortuna, cfr. “E io più ch’altri in fine a qui contento / mi sento, e fermo sto in sulla rota.”, Niccolò Soldanieri, Nïuno al mondo fu né sarà mai, vv. 3-4; “però giri Fortuna la sua rota / come le piace, e ’l vilan la sua marra.”, Dante, Inf. XV, vv. 95-96; “Pensa che la fortuna non terrà sempre ferma la rota.”, Boccaccio, Filocolo, L. 3, cap. 14, 262; “Oh, quanto è folle qual prende baldanza, / Fortuna, ne’ tuoi ben, che sempre giri / la rota e dài e tolli a l’uom possanza!”, F. degli Uberti, Il Dittamondo, L. 5, cap. 28, vv. 3- 5; “O Iddio, o perché con subito giuramento la fortuna tutte le cose volge, essendo più mobile di niuna ruota?”, Arrigo da Settimello, Arrighetto ovvero Trattato contro all’avversità della fortuna, L. 2, 225; “La rota di Fortuna mette al fondo / chi è degno nel mondo / di fama; e, se ’l ver cerchi, be’ ’l vedrai.”, Poesie musicali del Trecento, Andrea da Firenze, Astio non morì mai, vv. 10-12.

In merito all’immagine della fortuna intesa come nemica, cfr. es. Boccaccio, Filocolo, L. 4, cap. 128, 514; Boccaccio, Teseida della nozze di Emilia, Dedica, 245; Boccaccio, Commedia delle ninfe fiorentine, cap. 35, 789; Boccaccio, Elegia di Madonna Fiammetta, cap. 2, par. 1, 53; F. Petrarca, Dolci ire, dolci sdegni et dolci paci, R.V.F. 205, v. 12; F. Petrarca, Cercato ò sempre solitaria vita, R.V.F. 259, v. 9.

67. Si costruisca: (soggetto: mio maestro del v. 64) mi manda perch’ io quel ch’è amistà dica. Si intenda: ‘egli mi invia per spiegare alla gente in che cosa consista l’autentico sentimento dell’amicizia’.

68. Si costruisca ed intenda: ‘come si trova colui ch’è in stato’. Dunque: ‘come se egli godesse di una situazione favorevole e di benessere’.

69. Proposizione consecutiva. Si intenda: ‘così che altri conosca la vera amicizia e possa sperimentarla’.

altri: pron. con valore indefinito in funzione sostantivale e, come consuetudine, in caso nominativo (vd. G. Rohlfs, Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti. Morfologia, pp. 223-224).

la: compl. oggetto, rif. a amistà del v. 67.

conosce e fanne: indicativi presenti di terza persona singolare; in questo contesto tali verbi acquistano il valore di futuro.

VIII. O tu ch’hai forma d’uom, dimmi: che pensi?