31 solo] sola Vch1 Fl42 sol Vl Prm1 • val] uale Vch1 Rn Fl42 Fn24 32 raccoglie] accoglie Vch1 Rn Fl42 accogla Prm 33 Or pensa] esser pensa Vch1 • dunque] adunque Vl adonque Prm1 e ghuada Fn54 • spendi] ispandi Fn24 34 il corpo] el chorpo Fn24 • è di carogna avello] di carne uana auello Vch1 e charo uana auelo Rn 35 toglie] cogle Prm 36 riposo,] ongni allegrezze Fn54 • quando tu a servir l’attendi] quanto più seruir lontendi Fn24 quanto piu seruir lo attendi Vl quanto piu seruir lattendi Prm1 quando tu seruo latendi Prm quando aseruillo attendi Fn54 quando a seruire lattendi Fr12 37 Se·ttu] et se tu Vl e se tu Prm1 • lo’nnalzi] l’innalzi Vch1 lo innalzi Fn54 Prm Lu1 lo rinnanzi Fn24 inalçi lui Vl Prm1 • tu in basso] te in basso Vch1 Fl42 Fr12 Prm1 Prm 38 chi serve a·llui,] chi allui serue Fn24 Fn54 chi serue lui Vl 39 così] chisi Prm1 • que’] quel Vch1 Rn Fl42 Fn54 Vl quegli Fn24 • che a·ssé] cha lui Vl chel Prm
40 il ciba e veste] il ciba il veste Fl42 el cibo e ueste Prm 41 Da questo] da indi Fn24 Vl • in fuor] in fuori Vch1 Rn Fl42 Fr12 Lu1 in ta Fn24 in la Vl in fuora Prm1 • disprezza] sprezza
Fn24 spregia Lu1 • il suo appetito] ’l suo appetito Vch1 suo appetito Fn24 Vl il su appetito
Lu1 • verso omesso e spazio bianco Fn54 42 lasciando] facciendo Fn24 fuggiendo Fn54 Vl • suo ’invito] su inuito Lu1 suo auito Fn24 43 e da diletti] et da dilecte Vl e dai diletti Prm
• suoi] furi Lu1
• sì fugge] se fugie Rn Fr12 si toglie Fn24 Fn54 Vl 44 anzi] inanzi Fl42 • virtù con poco] uirtù non poco Vch1 45 ch’assai e con vizio] c’asai con uiçio Rn Prm
31. Cfr. “Che vale questa vanagloria dell’oro, e dell’argento? siam noi ragunati qui per apprendere avarizia? Ma in verità io ne porterò meno avarizia, ch’io non ci recai. Io ho spregiato la ricchezza, non per cosa soperchievole, ma perch’ella è cosa piccola, e che poco vale. Non avete voi veduto, come in piccola ora tutte quelle pompe, e que’ ricchi paramenti passarrono oltre, con tutto che quelli, che gli portavano, andassero bellamente e ordinatamente? Quella cosa ha occupata tutta la nostra vita, che non può occupare un dì intero.”, Anonimo, Pistole di Seneca volgarizzate, 110, 366.
In merito all’espressione “valere un’ora”, si consideri anche: Re Enzo, S’eo trovasse Pietanza, v.37; Anonimo, Sonetti anonimi del codice Magl.VII.1034, Per uno amante, viso messaggiero, v. 14.
Marcata inversione dell’avverbio di valore maggiorativo più, correlativo della congiunzione che introduttiva del secondo termine di paragone (tutto quello).
32. raccoglie: ‘contiene’, ‘possiede’.
34. Metricamente si consideri la sinalefe tra tuo ed è, ed invece la dialefe in carogna ˇ avello. di carogna: compl. di specificazione di avello. Il corpo dunque, è paragonato alla tomba di una carogna; termine, quest’ultimo, qui inteso nella sua accezione metaforica di “persona vile”. Cfr. “quando l’anima si parte dal corpo, lo corpo rimane la più laida carogna che sia nel mondo, che parlare né muovere non si puote.”, Libro di Sidrach, cap. 24, 66; J. Passavanti, Lo Specchio della vera penitenza, Trattato dell’umiltà, cap. IV, 253; ivi, Non è altrui ogni huom che ama amico, v. 51.
35-36. Si costruisca ed intenda: ‘quando tu presti attenzione (ti dedichi; attendi) a servire il corpo (’l), a causa sua (per lui; rif. a corpo) a te, a tuo danno (compl. di svantaggio), si toglie la quiete e la tranquillità (riposo)’.
È possibile inoltre ipotizzare una differente costruzione del verso senza tuttavia mutarne il senso profondo.
Il pronome ’l (“lo”) può essere inteso come complemento oggetto di “attendere” (cfr. “e nel cuore tuo attendi le mie parole”, Anonimo, Bibbia volgare, Ecli 16, 24; Is., 51, 4). Di conseguenza l’infinito servir, retto dalla preposizione a, acquisirà il valore di gerundio (a servir: ‘servendo’; il corpo, sott.).
37. Se·ttu lo ’nnalzi: ‘se consideri il tuo corpo simile ad un dio da onorare’. Esemplificazione del peccato derivante dal vizio della superbia. Cfr. “ma ora perciocchè tu ti reputi, e innalzi da te stesso, io infra gli altri ti gitto”, D. Cavalca, Disciplina degli Spirituali, cap. 5, 42.
tu in basso scendi: ‘avvilisci la tua anima’. 38. serve: ‘si fa schiavo del corpo’.
diserve: ‘reca danno’ (vd. TLIO, disservire, 2). Si noti l’annominazione con il precedente serve. 39-40. In questi versi l’autore espone la pars costruens del ragionamento, il quale è teso a demonizzare il corpo e i suoi affetti, mostrando il retto modus vivendi.
39. così: cong. con valore conclusivo.
que’ che a∙ssé serve: ‘colui che reca vantaggio a se stesso’. Si noti la chiara contrapposizione (non soltanto semantica ma anche sintattica) con il verso precedente. Questa opposizione è inoltre rafforzata dall’uso del verbo “servire” colto nel suo valore antonimico di “disservire”. 40. Si intenda: ‘(que’, soggetto) lo (il, il corpo) nutre e lo veste unicamente affinché sopravviva’. Cfr. “Il principio della vita dell’uomo vuole acqua e pane, vestimento e casa che ricopra la vergogna.”, Ecli 29, 28.
41. Da questo in fuor: in fuor da questo; ovvero, ‘ad eccezione dei bisogni fondamentali del corpo’.
disprezza il suo appetito: ‘non considerare le sue voglie’; l’appetito “sensuale” in contrapposizione a quello intellettuale dell’anima (Giordano da Pisa, Prediche inedite, 11, 91). Si noti anche l’allusione del termine appetito e del precedente ciba al vizio della gola (cfr. es. Paolo da Certaldo, Libro di buoni costumi, cap. 344, 222).
42. lasciando: gerundio con valore completivo-strumentale; ‘rifiutare’, ‘declinare’. ’nvito: la lusinga.
43. si fugge e priva: coppia di imperativi di terza persona singolare, entrambi preceduti dal pronome riflessivo si proclitico e in costrutto brachilogico.
Si noti la presenza dell’imperativo con la desinenza in -e nel verbo, “fuggire”, di quarta classe (elemento tosco-occidentale; vd. P. Manni, Storia della lingua italiana. Il Trecento toscano, p. 44 e p. 49).
In questo frangente il verbo “privare” esprime il significato di “sottrarsi”.
44-45. Versi di carattere proverbiale. Si costruisca ed intenda: ‘con il preferire (volendo) la virtù unita (con) ad un possesso (avere in sé) moderato di beni materiali (poco, compl. oggetto di “avere”), anziché un possesso (tenere) smisurato di tali beni (assai; compl. oggetto di “tenere”) unito al vizio’.