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governa sé col corso della luna

16 s’agiungne] s’agiunge Vl1 Tr2 s’angugnie Fn54 s’aggunge Lu3 • l’operare] lo sperare Vch1 Rn Prm Fr8 Tr2 Lu3 17 dietro al piacer] di tal piacier Fn5 Fr8 di tal piaciere Lu3 dentro al piaciere Rn dentro al pensiero Fn54 dentro al pensier Vl1 18 fa servo] fal seruo

c

• questo è] e dentro e

c

19 per che] pero che Vch1

c

• ne nasce] nasce Vch1

c

• dell’amare] dell’amore Fl42 Fn5 20 che fa] et fa Prm Vl1 • di due] de dua Vl1 21 annodando] andando Fn5 Fr8 Lu3 anno bando Rn • due mente.] doue menti Rn duo mente

c

Prm 22 E ben che] ma ben che Vch1 Rn Fl42 e perché

c

• questo sia,] questa sia Tr2 • più spesso mente] più spessamente Vch1 Rn Fl42

c

spessamente Tr2 spesso mente Fn5 23 la bella vista,] la bella donna Vl1 • che donna] che∙ddona Fn5 che dona Tr2 che ’n donna Fl42 che in uista

c

• colora] chenlora Fl42

24 d’amor,] daltrui Rn • quando] quanto Prm 25 colui, che] colui chi Tr2 quel seruo

c

• crede] chude Fn54

• lei di lui] lea Fn5 • aver] aurere Rn 27 e, s’alcuna] e se alchune Rn Tr2 et se alcune Prm Vl1 e s’alchune Fl42 28 sente amorose,] sent’amorosa Fn5 sente amorosa Fn54 Vl1 sente amorossa Rn sonte amorose Fl42 sento amorose Tr2 • non può stare] non po stare Fr8 Lu3 non po starneTr2 più starne Prm non può starne Vch1 Fl42 29 per un] e per

c

per vno Fl42 por uno Vch1 • più] un

c

• e cagion] e ragion Lu3 e ragione Fr8 ragone Fn5 e cagione Tr2 chagione Fl42 chason Fn54 cascione Vl1 e cagiono Prm • n’ è ch’ognuna] è ch’ognuna Lu3

Fr8 Prm Fn5 ne ongnuna Fn54 ne ch’oghiuna Vl1 che ogni vna Tr2 30 sé col] seco

c

• corso] il chorso

c

16-21. Si intenda: ʻse nell’uomo al desiderio (col disio) consegue (s’agiugne) un comportamento (l’operare) volto alla ricerca del piacere (dietro al piacer), il quale è costitutivo dell’amore (ch’è amore), il quale rende a sua volta schiavi (ch’altrui fa servo), questo fatto (questo) rappresenta (è) un carattere accessorio del sentimento amoroso (l’accidente), dal quale carattere (per che) ha origine (ne nasce) quel modo di amare (’l fuoco dell’amare) che unisce i soggetti amanti in una unica individualità (che fa de due un core) ed in unità di intenti (a un voler annodando due mente)ʼ.

16. col disio: l’idea, il pensiero ʻamorosoʼ. Nei termini della filosofia scolastica: la “sostanza” dell’amore (in relazione a l’accidente del v. 18).

l’operare: l’agire; ʻconferire concretezzaʼ al pensiero desiderante.

17. dietro al piacer: in unione con operare; l’agire indotto dal piacere e a quest’ultimo finalizzato.

ch’: pron. relativo riferito a piacer.

18. ch’altrui fa servo: seconda subordinata relativa di secondo grado dipendente da amore del verso precedente.

questo: rif. a l’operare del v. 16.

accidente: l’elemento sussistente e derivante da un’idea e da una “sustanzia”.

Nell’ambito della condanna dell’amore passionale caratterizzante questa canzone, tale sostantivo può esprimere anche il significato di “avversità”, “traversia” (vd. TLIO, accidente2, 1.3; 1.2).

Cfr. “l’amore è detto accidente imperò che nuovamente viene nell’anima, e viene di fuori, come si dirà. Anche si può dire accidente imperò che non à via determinata né modo certo nel venire, ché vien di sùbito e viene per modo e per via inconsiderata, onde, considerando il suo movimento, è veramente accidente.”, Pseudo-Egidio, Esposizione sopra la canzone d’amore di Guido Cavalcanti, 13; “Biasiman molti spiacevoli Amore / e dicon lui accidente noioso, / pien di spavento, cupido e ritroso, / e di sospir cortese donatore.”, Boccaccio, Biasiman molti spiacevoli Amore, vv. 1-4.

20 che fa de due un cuore: l’amore unisce due entità distinte in un unico individuo avente un medesimo cuore.

Cfr. “e fa’ che ’l cor di lei col mio sia uno”, Niccolò Soldanieri, Amor, mira costei nova nel bruno, v. 2; Niccolò Soldanieri, E par ch’Amor con ami e con uncina, v. 11.

Si consideri inoltre: “est enim amor unitio secundum quod amans et amatum conveniunt in aliquo uno sive illud sit substantia utriusque, sicut cum aliquis amat sepsum;”, Tommaso d’Aquino, Expositio Sancti Thomae, cap. 4, lect. 12 (22); “totisque nisibus instat duo diversa quodam incorporali vinculo corda unire, vel unita semper coniuncta servare”, Andrea Cappellano, De Amore, I, III, 12; “Et purus quidem amor est, qui omnimoda dilectionis affectione duorum amantium corda coniungit.”, ibidem, I, VI, 470.

In questo settenario il Soldanieri esprime la natura ʻincarnanteʼ dell’amore, la quale concezione e la conseguente sua formulazione si incontra nella definizione di amicizia elaborata da Cicerone e ampiamente diffusasi in tutta l’età medievale.

Cfr. es. “Sì como Nui, Che somo d’un core Dui”, Giacomo da Lentini, Dal core mi vene, vv. 119-120; “E vidi peggio il dibonaire core / ch’umliò la vostra altera altezza / a far noi due d’un core e d’un volere, perch’eo più ch’omo mai portai ricchezza.”, Guittone d’Arezzo, Tutto ’l dolor, ch’eo mai portai, fu gioia, vv. 19-22; “perch’egli uccide amore, / che fa ’n duo corpi avere spess’un core.”, Poesie musicali del Trecento, Andrea da Firenze, ball. 7, Deh, quanto fa gran mal chi rompe fede, vv. 2-3; “E fue quella una catena la quale incatenò il cuore degli due amanti; sicchè degli [due] cuori fece uno cuore, cioè uno pensamento; e delli due corpi fece una volontà:”, Anonimo, La Tavola ritonda o l’Istoria di Tristano, cap. 34, 122.

21. Riformulazione del concetto espresso nel verso precedente. Si veda la nota al v. 20 e si consideri: “Fin amor di fin cor d valenza / e discende in altro core simigliante / e fa di due voleri una volglienza”, Sonetti anonimi, del cod. Vat. Lat. 3793, vv. 1-3.

annodando: gerundio con valore strumentale; ʻlegare saldamente con forzaʼ (vd. TLIO, annodare, 1).

mente: consueta forma, ampiamente attestata, di plurale uscente in -e; cfr. es. “et aprite le mente vostre in del’amor di Dio”, Giordano da Pisa, Prediche inedite, 1, 13.

22. E: cong. con valore avversativo.

ben che questo sia: prop. concessiva; ʻbenché di norma accada questoʼ. più spesso: ʻpiù di frequenteʼ, ʻil più delle volteʼ, ʻnella maggioranza dei casiʼ.

mènte: ind. presente di terza persona singolare; da mentire, ingannare (la bella vista del v. 23; soggetto).

Si osservi la rima equivoca con il verso precedente. 23. la bella vista: lett. ʻl’aspetto esterioreʼ.

che: pron. relativo in caso accusativo; rif. a bella vista. donna: soggetto di colora.

colora: lett. dipingere. In virtù del verbo “mentire”, il verbo “colorare” può alludere anche ai significati di “rendere evidente” e di “mascherare”, “nascondere” (vd. TLIO, colorare, 1; 3.1; 6). 24. d’amor: compl. di materia.

24-25. Si intenda: lett. ʻquando (donna; soggetto) fa innamorare (innamora) colui che, al contrario, crede erroneamente che questi (lei) sia innamorata (aver presa) di luiʼ.

24. innamora: verbo utilizzato transitivamente; cfr. Dante, O dolci rime che parlando andate, v. 6; Dante, Par. VII, v. 143.

25. che: pron. relativo in caso nominativo, rif. a colui.

crede: “considerare come vero” (vd. TLIO, crédere, 1). Questo verbo presuppone la presenza di un “che”, in questo frangente invece ellittico, dal momento che il successivo pronome lei è in caso nominativo. Si veda infatti anche l’accordo di tale pronome con il participio passato presa. aver presa:

26. Proposizione causale. Si intenda: ʻdal momento che nessuna donna fra mille si innamora veramenteʼ.

si piglia:

27-29. e s’alcuna … / … più tempo: Si intenda: ʻe anche nel caso in cui una donna (e s’alcuna) avverta di provare (sente) un sentimento d’amore (faville amorose), costei non è in grado (non può) di essere innamorata (stare accesa) di una persona (per un) a lungo (più tempo)ʼ. 27-28. e s’alcuna … / amorose: prop. condizionale.

faville / amorose: lett. ʻle scintille capaci di innescare il fuoco dell’amoreʼ. Cfr. es. F. Petrarca, Rime disperse e attribuite, L’amorose faville e ’l dolce lume, v. 1.

28. stare accesa: lett. ʻardere d’amoreʼ. L’autore prosegue la metafora del fuoco in riferimento all’amore. Tale metafora domina l’intera stanza, pervadendola ora esplicitamente (vd. il v. 19 e il vv. 27-28), ora invece velatamente (si vedano le sfumature che in tal senso i verbi “prendere” e “pigliare” possono acquisire). Cfr. es. Dante, Purg. VIII, v. 77.

29-30. Si intenda: ʻe la causa di questo comportamento instabile consiste (e cagion n’ è) nel fatto che ogni donna (ch’ ognuna) gestisce il suo umore (governa sé) con l’alternarsi delle fasi lunari (col corso della luna)ʼ.

29. per un: per uno; lett. ʻper qualcunoʼ, con valore pronominale indefinito (vd. G. Rohlfs, Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti. Morfologia, pp. 213-215).

Cfr. es. “o fortissimo Iddio, Signore delli spiriti d’ogni carne, per uno che pecchi non volere mandare contra tutti l’ira tua.”, Anonimo, Bibbia volgare, Nm 16, 22.

più tempo: ʻa lungoʼ. Cfr. es. Giordano da Pisa, Quaresimale fiorentino, 68, 336. 29. ch’ognuna: rif. a donna del v. 23.

30. Riformulazione metaforica del topos, ampiamente frequentato nella tradizione della letteratura misogina medievale, dell’incostanza, della mutabilità e dell’instabilità del carattere femminile.

Sebbene in un contesto differente (relativamente alla mutabilità della fortuna e dei beni terreni), questa espressione si riscontra in una caccia soldanierana: cfr. ivi, Sempre che ’l mondo fu, Fortuna il corse, v. 82; “ma chi ben vede e ode / sa ch’ogni mese fa corso la luna.”, Niccolò Soldanieri, Chi caccia e chi è cacciato, vv. 7-8.