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ti segue senza dubbio etterna pena

31 O anima infuscata] o anime infuscate Fr12 o anima affoccata Bu4 o anima anfucata Rn o anima in su state (43) Fr12 • sacco,] giaccio Bu4 32 o orba,] Orba Fn5 Fr8 Lu3 O onbra Fr12 • o per te] per te Bu4 e per te Fl42 o parte Fr12 Lu3 parte Lu1 • cieca,] ciecia Rn 33 tu non] tu

no (45) Fr12 • Perché i disiri] perché dei uscire Bu1 perché Rn perche disiri Prm perché ’l diziri Lu1 34 al qual] il qual Bu4 • tu dei stare] tu dei star’ Bu4 tu de’ star Prm • allo scacco,] allo scaccio Bu4 35 seguiti tu?] segui perché Bu4 segui tu? Lu3 • E bieca] o biecha Bu4 biecha Lu1 tu e bieca Lu3 36 ti fuggi] te fuggi Bu4 • e entri] hor entri Bu4 ed entri Vch1 Rn et entri Fr12 (48) Fr12 • ne’ martiri?] nel martire Bu4 i ne martiri Lu1 37 se nella tua fortuna] se nella tui fortuna Fr12 se nella tuo fortuna Prm se in nella tua fortuna Lu1 • alquanto miri] alquanti miri Fl42 alquanto mire Bu4 38 ben] bene Fl42 Prm • non è tuo stato,] non ne tuo stato Prm 39 ma tempo] ma ben Bu4 • t’ è prestato] t’o prestato Fl42 Rn 40 procacciare] procadare Prm • o vita.] et uita Bu4

e vita Fl42 Fr8 or uita (52) Fr12 41Dunque,] dunche Prm donque Lu1 • sventurata?] suenturato Vch1 Fl42 isuenturata Rn 42 ssè legata] sè legato Vch1 Fl42 sa legata (54) Fr12 43 con questa carne,] chon que charne Rn • sè da·llei tradita] s’è da lei tradito Vch1 se da llei tradito Fl42 44 ch’ ha’ più de’] che con piu Bu4 • suoi diletti,] suo diletti Rn Fr12 Prm • a qua’] qui Bu4 a quai Rn Fn5 Fr8 Lu3 a quali Fl42 • ti mena] te mena Bu4 45 ti segue] pur segue Bu4

31. infuscata: part. passato di infuscare (< foscare); lett. resa fosca, oscurata. Forma equivalente di “offuscata”.

Riferito ad anima, tale participio acquisisce il significato di “ottenebrata” e dunque figuratamente, di “resa incapace di esplicare le sue intrinseche virtù”.

Sebbene riferito a “mente”, si consideri il verbo foscare nel seguente passo: “La prima [cosa] circa lo vizio de l’ira si è ch’el descrive la qualità del logo, la qual pone essere fumosa, … a simele de l’ira che fosca la mente umana.”, J. della Lana, Chiose alla Commedia di Dante Alighieri. Purgatorio, c. 16, 1-15.

In relazione invece all’aggettivo fusco, si consideri: “(…) Coscïenza fusca / o de la propria o de l’altrui vergogna”, Dante, Par., XVII, vv. 124-125.

In riferimento invece alla “ragione”, si consideri soprattutto i seguenti passi, i quali si rivelano estremamente esemplificativi della condizione esistenziale dell’io lirico espressa dall’autore

nella strofe precedente e ripresa in questi versi iniziali della terza stanza: “Le quali [rif. a volontà e ragione] si muovono negli uomini viziosi, i quali non sono per esercizio di virtù usati di reggerle e di raffrenarle; si avventano isfrenatamente a seguitare l’appetito sensitivo: il quale commosso dal diavolo, per ira, o per concupiscienza, o per letizia, o per tristizia, o per paura, o per amore, o per soperchievoli stemperamenti d’umori, o per rigogliosi movimenti di spiriti, o per disordinato riscaldamento de’ membri, trae provocando fortemente la volontade, non aiutata dalla ragione; la quale dalle passioni dell’appetito sensitivo è occupata e offuscata, intanto che non discerrne, giudicando, occupata e offuscata, intanto che non discerne, giudicando, quello che la volontà debba ragionevolmente volere.”, J. Passavanti, Trattato della scienza, 304; “Onde sono molti, i quali adusati del mal fare e del vizioso vivere, non pare che si possano astenere dal peccato; chè la loro ragione è sì offuscata, e sommessa all’appetito sensitivo, e il libero albitrio è sì legato, che non si può recare al bene, se speziale grazia non l’aiuta.”, J. Passavanti, Lo Specchio della vera penitenza, dist. 2, cap. 5, 26.

in tristo sacco: nel corpo, con i suoi appetiti; cfr. es. Dante, Inf. 28, v. 26; Anonimo, L’Ottimo Commento della Commedia, Inferno, c. 6, 95; Anonimo, L’Ottimo Commento della Commedia, Purgatorio, c. 19, 342; Boccaccio, Esposizione sopra la Comedia di Dante, c. VI (ii), par. 18, 369.

32. o orba: privata delle sue potenzialità virtuose. Si noti però anche la dittologia sinonimica con il successivo cieca: privata della vista razionale.

per te: compl. di causa; ʻper colpa tuaʼ.

33. tu non sè di qua giù: ovvero, del mondo. L’anima appartiene infatti a Dio in quanto suo creatore.

33-35. Perché … / tu?: ʻPerché ti fai seguace (seguiti) dei desideri del corpo, nei confronti del quale (al quale) invece devi essere superiore (stare alla scacco)?ʼ.

32-33. i disiri / del corpo: le voglie, gli istinti.

34. stare allo scacco: espressione di non facile comprensione; essere vincitore, essere in posizione di vantaggio, colui che ha la possibilità e lla facoltà di sferrare la mossa vincente (?). 35. sèguiti: indicativo presente di seconda persona singolare; da seguitare. Lo stesso che seguire; inseguire, ricercare, ma in questo contesto questo verbo può essere inteso anche nel significato di “farsi seguace” (vd. v. 13).

bieca: malvagia, stolta; che opera ingiustamente perché corrotta e ʻdeviataʼ dal vizio. L’accostamento di questo aggettivo ai precedenti orba e cieca induce ad interpretare tale aggettivo anche nella sua accezione di “strabica”.

Come il poeta ha affermato nel v. 33, l’anima non è terrena e in quanto creazione divina, essa tende e ricerca istintivamente il bene. Di conseguenza, inseguendo ed assecondando anche il corpo e i suoi appetiti (vd. entri ne’ martìri” del v. 36), l’anima ʻdeviaʼ il suo sguardo dal suo unico fine, il Sommo Bene (vd. dal ben ti fuggi del v. 36), ponendo se stessa (vd. per te del v. 32) in una condizione di lacerante strabismo (vd. TLIO, bieco, 2.2; 2; 1.1).

36. dal ben ti fuggi: lett. allontani te stesso dal bene. In merito a questo costrutto del verbo fuggire, cfr. Boccaccio, Filostrato, pt. 4, ott. 34, v. 5; Boccaccio, Filocolo, L. 2, cap. 17, 145. entri ne’ martiri: ʻ(tu, anima; soggetto) decidi di soffrireʼ; allusione alle pene infernali.

37. nella tua fortuna: (rif. a miri) alla tua condizione (vd. TLIO, fortuna, 2). alquanto: avv., più di un poco.

miri: mirare; osservare, riporre e fissare lo sguardo e l’attenzione su qsa; considerare. Cfr. es. Dante, Il Convivio, III, cap. 10, 213; ibidem, III, cap. 15, 249.

38. qui: il mondo.

non è tuo stato: in questo frangente si potrà intendere il termine “stato” alla luce del v. 33 e dunque nella sua accezione di “patria”, “luogo fisico d’origine”.

39-40. Si intenda: «ma il tempo (soggetto) a te è concesso (è prestato) al fine di cercar di ottenere (procacciare) la salvezza o la dannazione eterneʼ.

Essendo stata da Dio dotata della capacità di distinguere il bene dal male, l’anima ha la facoltà di decidere il suo destino.

39. tempo t’è prestato: cfr. “noi facciamo il bene tanto come noi avemo il tempo, che Dio n’ha prestato;”, Zucchero Bencivenni, Esposizione del Paternostro, 74; “E però, mentre tempo n’è

prestato, ottimamente faremo d’abandonare la malvagia via de’ peccati, gittando da noi ogni preeminenzia, e di fuggire li scellerati desiderii e illiciti appetiti e con umiltà ubidire i comandamenti di Dio, aoperando con intera carità quello che a lui conosciamo sia piacere;”, A. Torini, Brieve collezzione della miseria della umana condizione, pt. 3, cap. 25, 310.

40. procacciare: lett. fare in modo di avere; cfr. “una maniera de homini e di femene che ssi delecta tanto in seguitare le loro voluntade in de loro riccheççe et in de le loro belleççe et in del loro gentileççe et in tucti li dilecti mondani che abandonano lo procacciare de quelle cose che lli darebbeno la vita eterna; ché quelli che se dilectano in delle terrene dilectatione sì abandonano l’amor de Dio et tucto ciò che Dio comanda, sì che tutti quelli che cossì viveno è mestieri che muoiano di quella morte che mai non de’ venire meno;”, Anonimo, Il Bestiario toscano, cap. 7, 27.

etterna morte: cfr. es. Giordano da Pisa, Quaresimale fiorentino, 68, 335; D. Cavalca, Specchio dei peccati, cap. 4, 33; J. Passavanti, Lo Specchio della vera penitenza, dist. 5, cap. 7, 176. 41. che fai? Che pensi,: l’anima, soggetto; cfr. “Che fai, alma? che pensi? avrem mai pace? / avrem mai tregua? od avrem guerra eterna?”, F. Petrarca, R.V. F. 150, vv. 1-2; “Che fai? che pensi? che pur dietro guardi / nel tempo, che tornar non pote omai? / Anima sconsolata, che pur vai / giugnendo legne al foco ove tu ardi?”, F. Petrarca, R. V. F. 273, vv. 1-4; “quando l’amico mio: ʻChe fai? che miri? / che pensi?ʼ”, F. Petrarca, I Trionfi, T. Cupidinis, III, 4-5; “Che fai? che pensi? ché non ti dilegui?”, Boccaccio, Dice con meco l’anima tal volta:, v. 14.

svenurata?: agg. riferito ad anima; soggetta ad una sorte avversa, sofferente (vd. TLIO, sventurato, 1; 2); cfr. es. A. Simintendi, Metamorfosi d’Ovidio volgarizzate (libri VI-XV), L. 7, 2, 114; A. Siminintedi, Farsaglia di Lucano volgarizzata, L. VI, [Phars., VI, 719-776], 116. 42. Mentre che: fino a che, fino a quando; congiunzione indicante la contemporaneità durativa dell’azione espressa.

ssè legata: ʻ(l’anima, soggetto) sei unita, vincolataʼ. Cfr. “ché non altrimenti sono chiusi li nostri occhi intellettuali, mentre l’anima è legata e incarcerata per li organi del nostro corpo.”, Dante, Il Convivio, II, cap. 4, 85; “Dal corpo, ond’ella stessa s’è divelta; e nota che l’anima sta legata nel corpo, mentre che l’uomo vive; ma quando l’uomo muore si scioglie quel legame”, F. da Buti, Commento all’Inferno, c. 13, 91-108, 361.

43. con questa carne: metonimia indicante il corpo; cfr. “come dice s. Girolamo, nulla cosa è più vile, che lassarci vincere dalla carne. (…) Or molte cose si potrebbero dire a mostrare sì la viltà di questa virtù, cioè, come sottomette l’anima alla carne, (…). Ma basti aver detto in somma, che questo peccato fa all’uomo ogni male all’anima, e al corpo, e in presente, e in futuro.”, D. Cavalca, Esposizione del Simbolo degli Apostoli, L. 2, cap. 14, 260.

tradita: ingannata dagli illusori e momentanei piaceri che il corpo può suscitare (vd. v. 44). 44-45. Distico di non facile restituzione. Si provi a costruire ed intendere: ʻche quanto (ch’) più godi (ha’) dei suoi piaceri (de’ suoi diletti), ai quali (a’ qua’) il corpo ti invita (ti mena), tanto più (sotto inteso) sicuramente (senza dubbio) a te conseguirà (ti segue) la dannazione eterna.

44. suoi: rif. a carne del v. 43.

45. ti segue: anche interpretando il pronome atono in caso accusativo, il senso del verso non muta.

Io guardo il poverello abbandonato,