61 di me] di come Rn 62 stai] star Fl42 sta Lu1 63 nicistà] necessità Bu4 • richiede] chiede
Bu4 richiedi Prm • l’altro] altro
g
• spregi;] spregio Rn 64 tu ricco,] til riccho Fn5 • e puo’] puo Bu4 Fn5 Prm puoi Fr8 Lu3 e puoi Rn Lu1 • dirm’ io] dir nio Bu4 dir mo Lu1 65 stato bello,] stata bella Bu4 66 togliendo] doglendo Prm • soperchi] soperchio Bu4 Fn5 Fr8 Prm so (?) cho Lu3 • e fregi!] o fregi Bu4 Rn Fl42 (76) Fr12 Lu1 fregig
67 li ben di fuor,] li biondi fior Bu4 li beni di fuori Fn5 Rn Lu3 li ben di fuori Fl42 Fr8 (78) Fr12 Prm ben di fuoriLu1 • vuo’] uol Bu4 uoi Rn uuoi Fr8 (78) Fr12 Lu1 vno Prm • pregi] fregi Vch1
68 ma vuoi] ma uol Bu4 ma uuo Prm • che sol virtù] che solo virtù Lu3 Fr8 che ssal uirtu (79) Fr12 sol uirtu Prm quel che uirtu Lu1 • ti faccia caro.] te facci chiaro Bu4 69 E io] Cio (80) Fr12 70 raguardo] risguardo Bu4 raguado Rn raguardando (81) Fr12 • il bel tesor] al bel tesor Vch1 bel tesoro Fn5 Fr8 Lu3 il bel tezoro Lu1 • che·ffa costui] che fa constui Vch1 72 con rame] coram me Vch1 73 fo un dio] son uno dio Bu4 fo vno ddio Fn5 fo uno iddio Lu3 (84) Fr12 Prm Fl42 fo mio idio Lu1 • e sotto sto a·llui] è sotto sto a lui Bu4 et sotto sto a llui Prm e sto sotto a llui Fl42 e sotto i’sto a lui Vch1 74 e questi] et questo Bu4 et questa Prm • tien] tengo Bu4 • ch’un fango i’ serva] et si seruo Bu4 c’un fangho io scriua Rn chun fangho il serue Fl42 ch’un fango i’ servi Lu3 Fr8 con fango i serua Prm • e adori,] d’ogn’ori Bu4 et adori Prm Lu1 • verso omesso Vch1 75 mi pasce] pascemi Bu4 me pasce Fn5 Fr8 (86) Fr12 Lu3 mi piacie Lu1 • e lui be’ fiori] e i suoi bei fiori Bu4 a lui be fiori (86) Fr12 et a llui be’ fiori Lu1 • verso omesso Vch1
60. L’io lirico si rivolge all’immagine di sé riflessa nello specchio e idealizzata nella figura dell’anziano saggio che egli vorrebbe essere (rif. a il poverello del v. 46).
(Perché non te di me don io!): lett. ʻperché io della mia figura riflessa nello specchio (di me) non sono te!ʼ Dunque: ʻperché io non sono quell’ immagine che vedo di me!ʼ.
61. contento: appagato, accontentato (vd. TLIO, contento, 1.1); cfr. “Dunque, se vuoli vivere e morire / contento, tempera il tuo disiderio sì / che sii contento a le cose che ti sono / bastevoli secondo il tuo stato e’ tuoi passati.”, Paolo da Certaldo, Libro di buoni costumi, cap. 314, 182. 63. che nicistà richiede: quanto le necessità primarie e indispensabili per poter vivere richiedono. Dunque: quanto è necessario a vivere dignitosamente. Cfr. “E se alcuno domanda quale è la
misura di ricchezza? io dirò, che la prima è ciò che necessità richiede. La seconda è, che tu t’appaghi di quello che ti basta, che ciò che natura richiede è bene, se tu non le dai oltraggio.”, Anonimo, Il Tesoro di Brunetto Latini volgarizzato da Bono Giamboni, L. 7, cap. 70, 474. e l’altro spregi: ʻe ignora (vd. TLIO, spregiare, 3.3) quanto non è necessario, ciò che è superfluo (l’altro; lett. il restante rispetto a “nicistà”)ʼ.
tu ricco: ricco, in quanto fornito di tutto ciò che ha bisogno. In merito a questa espressione, cfr. es. Boccaccio, Filocolo, L. 3, cap. 14, 263; Simone da Cascina, Colloquio spirituale, L. 1, cap. 11, 79.
tu felice: felice, in quanto appagato fisicamente e spiritualmente.
67. per li ben di fuor: a causa dei beni materiali e temporali; cfr. “Di tre maniere di bene. Lo bene si divide in tre parti. L’uno è bene dell’anima, e l’altro è bene del corpo, e l’altro è bene di fuori del corpo.”, Anonimo, Il Tesoro di Brunetto Latini volgarizzato da Bono Giamboni (ed. Gaiter), L. 6, cap. 5, 22; “Non si glorii l’uomo savio nella sapienzia sua, quanto a’ beni dell’anima; né l’uomo forte nella sua fortezza, quanto a’ beni del corpo; né l’uomo ricco nelle sue ricchezze, quanto a’ beni di fuori della fortuna.”, J. Passavanti, Trattato della vanagloria, cap. 5, 275; “Quegli si dee dir beato, non che è lodato dalla gente, e ha molti beni fuori di se, ma quegli, che ha ogni suo bene dentro;”, D. Cavalca, Disciplina degli Spirituali, cap. 17, 137. non vuo’ pregi: ʻnon vuoi gli onori, le glorie ed il riconoscimento degli uominiʼ.
68. Si intenda: ʻma desideri che soltanto il tuo vivere in maniera virtuosa (sol virtù) ti renda una persona ben accetta e stimataʼ.
caro: aggettivo; gradito, amato, di valore (vd. TLIO, caro, 1.2; 2). 69. E: cong. con valore avversativo.
con l’occhio avaro: ʻcon lo sguardo bramosamente avido di beni materialiʼ; cfr. “L’occhio dello avaro si è insaziabile in parte d’iniquitade; non si sa sazierae infino ch’elli consumi la ingiustizia inaridendo l’anima sua.”, Anonimo, Bibbia volgare, Ecli 14, 9; “l’avaro non si sazia mai, ma sempre ha l’occhio alle cose terrene.”, Anonimo, L’Ottimo Commento della Commedia, Purgatorio, c. 19, proemio, 332.
70. raguardo: raguardare; ovvero, scrutare, osservare, considerare.
il bel tesor: la ricchezza accumulata; cfr. F. Petrarca, Cercato ò sempre solitaria vita, R.V.F. 259, v.11.
costui: l’identificazione del referente di questo pronome si dimostra tutt’altro che pacifica. Tale pronome infatti potrebbe riferirsi al tu dei versi precedenti. In questo caso il bel tesor andrebbe interpretato quale allusione alla vita eterna citata al v. 40.
Una seconda interpretazione consiste invece nell’ipotizzare che l’io lirico richiami la sua attenzione e quella del suo interlocutore in tono dispregiativo (vd. G. Rohlfs, Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti. Morfologia, pp. 204-205), su di una terza persona ʻindefinitaʼ, la quale è in grado di riaccendere gli interessi veniali dell’io lirico, inducendolo ad abbandonare repentinamente il desiderio di una esistenza esemplare e virtuosa.
71. del fortunato ben: ovvero, del bene materiale, il quale è governato ed amministrato dalla fortuna.
tale fame: ʻuna voglia e un desiderio irrefrenabileʼ. 72. che: cong. consecutiva.
72-73. d’argento con rame / fo un dio: ʻ(che) elevo (fo) a divinità (un dio) il denaro (d’argento con rame).
72. d’argento con rame: con ogni probabilità l’autore intende alludere alla lega metallica con cui si era soliti coniare le monete; cfr. “E spendesi alla Tana una moneta ch’è tutta di rame sanza argento che s’appella folleri”, F. Balducci Pegolotti, La Pratica della mercatura, 25; “e tanto rame debbono tenere li 2 marchi dell’argento dell’agiugnimento.”, ibidem, 356.
73. fo: indicativo presente di prima persona singolare del verbo fare. un dio: cfr. es. Paolino Pieri, La storia di Merlino, 42, 48.
74. tien: (rif. a dio del v. 74; soggetto); volere, costringere a fare.
un fango: termine utilizzato per indicare un oggetto o una entità priva di alcun valore; un nulla (vd. TLIO, fango, 1.5).
In questo contesto (rif. al denaro del v. 72) termine forse da interpretare nel significato generico di “mescolanza”?
75. Espressione di carattere proverbiale. Si provi ad intendere: ʻsicché io non guadagno nulla mentre il dio riceve onori e offerteʻ.
mi pasce vento: lett. ʻil vento (soggetto) mi nutreʼ; cfr. es. “Tu credi ad un che ti pasce di vento”, Gillio Lelli, O tu che l’amorosa fiamma prove, v. 9; “Tien il cuor tristo, e più freddo che giaccio, / Di vento pasce il cuor, e dalli impaccio, / Che Dio non v’entri, e altro che dir taccio;”, D. Cavalca, Poiché sei fatto frate, o caro amico, vv. 157-159.
e lui be’ fiori: lett. ʻmentre tale dio si nutre (pasce, sott.) di fioriʼ.