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Parte III: Analisi del discorso pubblico

14. Analisi del discorso della Conferenza Episcopale Polacca

14.1 Analisi dei termini

14.1.1 Parole chiave

I termini più ricorrenti nei documenti emessi dalla KEP sono:

valori (wartości)diritti (prawa)

dignità (godność)

principi (zasady)verità (prawda)

Essi appaiono frequentemente associati e accompagnati l'uno dall'altro. I collocati sono intercambiabili e condivisi.

14.1.2 Preferenza semantica

• I collocati più frequenti di “valori” sono, in termini di aggettivi, “di origine cristiana”, “religioso-morali”, “cattolici / cristiani”, “immutabili”, “autentici” e “derivanti dalla verità dell'uomo”. Si sottolinea inoltre la loro natura “preziosa”. Per quanto riguarda i verbi, ricorrono spesso “comprendere” e “ispirare”. Fra le parole chiave individuate, questa presenta la costruzione più complessa e sfaccettata.

272Come per la distinzione fra micro- e macro-livello (vedi sopra), anche la costruzione di queste categorie soffre inevitabilmente di un'arbitrarietà quantomeno parziale, perché influenzata dal background scientifico, culturale e personale di chi conduce la ricerca. Lo stesso vale per l'attribuzione di determinati articoli ad una certa categoria.

• I collocati più frequenti di “diritti” sono, in assoluto, “fondamentali” e “dell'uomo”, espressione che appare spesso in forma compiuta. Nella forma singolare, il diritto si accompagna spesso con il sostantivo “dovere” e l'aggettivo “naturale”. In termini di verbi, il diritto è associato a “comprendere”, “fondare”, “proteggere” e “derivare”.

• I collocati più frequenti di “dignità” sono, oltre alle ovvie specificazioni “umana / dell'uomo”, gli aggettivi “inalienabile”, “intoccabile” e “inviolabile”. La dignità è inoltre significativamente associata ai sostantivi “rispetto”, “difesa” e “garanzia”.

• I collocati più frequenti di “principi” sono “etico-sociali” e “morali”. In questa seconda formulazione, si parla spesso anche di “responsabilità morale”.

• I collocati più frequenti di “verità” sono l'aggettivo “fondamentale” e i verbi “inscrivere” e “tornare”. Inoltre, la verità è legata ai concetti di natura e cultura.

14.1.3 Prosodia semantica

Valori e diritti appaiono frequentemente insieme, discorsivamente costruiti come un binomio in cui i due termini sono allo stesso livello. Anche diritti e dignità sono spesso co-presenti, in questo caso in rapporto gerarchico per cui la seconda discende dai primi: «la dignità e l'intangibilità della vita umana […] derivano dal diritto naturale» (KEP, 2007a). Come già accennato, il termine “verità” è legato spesso ai concetti di natura e cultura: «questa verità fondamentale è inscritta nella natura umana e nella cultura umana» (KEP, 2007e). Sebbene per quanto riguarda la frequenza meramente numerica questo termine appaia meno spesso rispetto alle altre parole chiave individuate (è presente soprattutto nella già citata Lettera pastorale), esso costituisce l'idea che sottende e regge tutto il discorso della Conferenza Episcopale polacca.

14.2 Identificazione dei discorsi

Sul tema dell'aborto, il discorso costruito dall'Episcopato polacco ha natura organica e unitaria ed è portato avanti in termini assoluti (anche nel campo dell'azione: “dobbiamo / non devono”, “necessità”). Dalla verità fondamentale deriva il diritto naturale e da questo l'intangibile dignità

della vita umana. Valori e principi sanciscono questa realtà. Le affermazioni sono presentate come insindacabili: la natura umana (immutabile) semplicemente “esiste”, è una realtà ontologica. I valori (anch'essi immutabili) «non sono oggetto di alcuna trattativa», su di essi «non vi può essere alcun compromesso» (KEP, 2007c). Inoltre, «non si possono decidere cose importanti di carattere morale riguardanti l'intangibilità della vita sulla base di un referendum». Nel discorso della Conferenza Episcopale Polacca, la legislazione “eticamente sensibile” è sottratta al normale processo democratico e posta in un'area protetta a parte, basata su regole differenti (si veda più avanti il concetto di securitizzazione nelle conclusioni dell'analisi relativa alla fecondazione in vitro).

L'Episcopato polacco effettua nei propri discorsi relativi all'aborto un'appropriazione di verità, tramite anche il richiamo a Dio (autorità ultima e verità più alta). La Chiesa polacca si pone come difensore della verità e della vita. il discorso da essa costruito la dipinge da un lato come parte interessata che ha a cuore il bene comune e prende posizione (e intraprende azioni) di conseguenza: «la prolungata crisi della sanità preoccupa l'Episcopato» (KEP, 2007b); i suoi membri «si sentono responsabili per la cultura» (KEP, 2007e) e soprattutto «[i] singoli Episcopati [...] in modo solidale cercano di rendere presenti i valori cristiani nella vita delle loro società» (KEP, 2007a). Dall'altro lato, e anche in virtù del ruolo sopra menzionato, la Chiesa giustifica discorsivamente la propria partecipazione al dibattito pubblico sull'argomento, poiché è a loro affidata «la preoccupazione religiosa, spirituale e morale per i fedeli» (KEP, 2007c). La giustificazione dell'azione pubblica è particolarmente evidente nel Comunicato 342a dell'Assemblea Plenaria della Conferenza Episcopale Polacca. Il documento tratta il progetto per la Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea, ma in esso si fa esplicito riferimento a tre punti chiave, parte dei quali sono stati evidenziati nella trattazione del dibattito relativo alla legge sull'aborto (vedi supra): (1) il ruolo della Polonia nell'Europa unita, (2) il diritto all'obiezione di coscienza e, collegato a questo, (3) la clausola di eccezione culturale con cui è stata intesa la legislazione polacca in tema di interruzione di gravidanza al momento dell'ingresso del Paese nell'UE. L'Episcopato «valuta positivamente», «tratta con stima» e «accoglie con soddisfazione» le parti del documento che fanno riferimento ai valori di origine cristiana, ma considera la mancanza del richiamo a Dio nel preambolo una grave mancanza (analogamente a quanto avvenuto all'interno del Paese in occasione del dibattito sul preambolo costituzionale del 1997, vedi capitolo 3.4.1) e ritiene «formulazioni incomplete e in certi casi inaccettabili» relative alla tutela del diritto alla vita e alla dignità sollevino «obiezione e addirittura protesta». Per quanto riguarda il primo punto evidenziato, questo documento è rilevante poiché sottolinea l'unicità della

Polonia e implicitamente sancisce il suo ruolo di guida morale: «tutti i governi dell'Unione Europea hanno accettato la posizione della Polonia […] che garantisce l'indipendenza della legislazione polacca nelle questioni morali. Esso è non solo espressione del rispetto dei più autentici valori dell'Europa, ma anche della cultura e della legislazione nazionale». Le autorità a sostegno delle posizioni espresse dalla Chiesa Cattolica relativamente all'interruzione volontaria di gravidanza sono quindi: in primo luogo Dio e il diritto naturale, a cui si aggiungono la tradizione e l'accettazione (condivisione) da parte degli altri Stati europei.

Per evidenziare la costruzione del discorso dell'Episcopato polacco sull'aborto, è inoltre rilevante il già menzionato documento del 3 ottobre 2007 (KEP, 2007c), emesso prima delle elezioni parlamentari. Esso contiene una chiara indicazione di voto, ma soprattutto collega la questione dell'interruzione di gravidanza alla sopravvivenza e al benessere nazionale. Il discorso pubblico, anche durante la campagna elettorale, era dominato dal dibattito sull'aborto e la posizione dei pariti relativamente alla questione costituiva quindi una forte componente della loro identificazione: i partiti cattolico-conservatori sostenevano argomenti pro-life e quelli più liberali e di sinistra discorsi pro-choice. Parlando di “voto responsabile”, la Conferenza Episcopale esplicitamente suggerisce di votare per i primi: «notiamo […] che i programmi di alcuni partiti politici e la loro pratica di impegno politico sono più vicini alla visione cristiana dell'uomo e della società, e che i programmi degli altri partiti sono distanti dalla dottrina della Chiesa, o anche in opposizione». Da questa scelta responsabile deriva il benessere nazionale: «la selezione di tali candidati dà una migliore possibilità di di uno sviluppo integrale e solidale del nostro Paese». Infine, anche questo documento, come gli altri contiene termini assoluti, a cui aggiunge un richiamo all'azione per le persone di buona volontà: «la Polonia chiama oggi soprattutto le persone di coscienza».