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Parte III: Analisi del discorso pubblico

10. Gli attori nel dibattito

10.1 Chiesa e Stato

Il rapporto esistente in Polonia fra Stato e Chiesa è stato già trattato in precedenza (si rimanda per questo alla prima parte del presente lavoro, in particolare i capitoli 1.4 e 3). Basti qui ricordare che le concessioni fatte dal partito comunista alla Chiesa Cattolica comportarono il ritiro statale da alcune sfere sociali, in particolar modo da quelle legate alla famiglia e alla moralità. Quando il regime comunista crollò, la Chiesa ebbe la possibilità di ampliare la propria area di influenza e guadagnare potere politico.

La Chiesa Cattolica fu la principale forza alla base della criminalizzazione dell'aborto, sfruttando la trasformazione politica, economica e sociale dello stato dopo il 1989 per portare avanti una trasformazione morale della società. Il collasso del comunismo causò una delegittimazione e una svalutazione della sua ideologia egualitaria, rimpiazzata dai valori democratici e del neoliberalismo. In questo momento di vuoto valoriale, la Chiesa intensificò gli insegnamenti morali, cui parte significativa era costituita dall'opposizione all'aborto. Il desiderio diffuso della popolazione di superare il vecchio regime giocò a favore di questa strategia (Heinen e Matuchniak-Krasucka, 1995). La Chiesa presentò la promozione dei “nuovi” valori morali come un segnale di progresso e di rottura con il passato, riaffermando la propria posizione fortemente antiabortista per tutti gli anni '80, grazie anche al prestigio datole dall'elezione di un Papa polacco nel 1978: Giovanni Paolo II, adorato dai suoi connazionali. Il sostegno papale si rivelò particolarmente importante per le posizioni pro-life. Il Papa visitò il paese otto volte fra il 1979 e il 2002204 e non a caso almeno tre di queste visite coincisero con momenti di intenso

dibattito relativo ai diritti riproduttivi. In aggoimta, il Papa fece una serie di affermazioni che ebbero un forte impatto sui policymakers: la Polonia era incaricata della missione di obbedire alla legge morale e di promuoverla nel mondo, specialmente in Europa205 e la “protezione della vita”

era in cima alla lista. Il Papa coniò il concetto di “civiltà della vita”, opposta alla “civiltà della morte” simboleggiata dal regime comunista. Questi concetti di “vita” e “morte” sono da allora stati incorporati nel discorso pubblico sull'aborto.

204Più precisamente nel 1979, 1983, 1987, 1991, 1995, 1997, 1999, 2002.

10.2 Le donne sulla scena pubblica e politica

Durante il periodo fra le due guerre, le donne polacche erano entrate sempre più nella sfera pubblica. Sebbene l'opinione pubblica riguardo alla mobilitazione politica femminile rimase ambivalente, la loro partecipazione alla sfera pubblica crebbe: nel 1918 ottennero il diritto di voto e nel 1921 la Costituzione garantì a uomini e donne eguali diritti (Żarnowska, 2004: 64). Emerse inoltre un movimento per l'emancipazione femminile, che invocava il diritto alla libertà di scelta in campo riproduttivo e il libero accesso a mezzi moderni di contraccezione206. L'invasione

tedesca del 1939, tuttavia, mise rapidamente fine a questo breve periodo di indipendenza nazionale e all'attività politico-culturale delle donne polacche.

Nell'era comunista, come sopra menzionato, la costruzione dei ruoli di genere incontrò una forte resistenza interna fin dal principio, tramite l'opposizione “noi/loro” già tipica del periodo delle spartizioni e una ripetuta affermazione dell'eccezionalismo polacco, entrambi confluiti in un “atteggiamento anti-statale” (Keinz, 2011). Questa avversione si manifestò fin dall'occupazione sovietica dei territori polacchi fra il 1939 e il 1941 e continuò per il periodo successivo, considerando la costruzione di genere stalinista come “innaturale”. Il modello femminile atletico e lavoratore idealizzato dallo stato sovietico nel periodo postbellico – il “compagno femmina” immortalato sui manifesti di propaganda dalla figura di una lavoratrice bionda alla guida di un trattore mentre compie il suo dovere costruendo un futuro socialista – trasgrediva tutte le norme di genere polacche (Zaborowkska, 2011: 28)207.

Il periodo detto di “destalinizzazione”, ossia il processo di rinnovamento e liberalizzazione seguito alla morte di Stalin nella seconda metà degli anni '50, comprendente la metodica distruzione del suo culto personale e la revisione e la denuncia delle politiche da lui implementate, segnò uno spostamento significativo nell'aderenza ai provvedimenti di uguaglianza di genere in Polonia con l'emergere di un movimento orientato al rifiuto di queste pratiche “innaturali”, aliene alla società polacca, cattolica e tradizionalmente patriarcale. La retorica del movimento era basata sul principio dell'eccezionalismo polacco, ossia sulla convinzione popolare che la società polacca fosse così avanzata e intrinsecamente buona da non necessitare né politiche per la parità dei sessi né tanto meno il femminismo (Penn, 2005). La destalinizzazione si

206Faceva parte di questo movimento anche la nota femminista Irena Krzywicka. Per un'analisi della sua profonda e duratura influenza sul movimento per l'emancipazione femminile in Polonia, si veda Hanna Samson, “Być jak Irena Krzywicka”, Wysokie Obcasy, 26 dicembre 2013, consultabile a:

http://www.wysokieobcasy.pl/wysokie-obcasy/1,96856,15125638,Byc_jak_Irena_Krzywicka.html. 207Si veda il poster in Appendice 3, Figura 3.

caratterizzò quindi per la sua retorica sui ruoli sociali “naturali” basati sulla “tradizione inventata” di una visione eccezionalista del passato nazionale. Nel discorso politico e pubblico dei tardi anni '50, incluso nei media, la costruzione di un socialismo “più umano” dipendeva dal riconoscimento dell'importanza della vita familiare e delle differenze di genere, con l'affermazione che lo stalinismo aveva “corrotto il sistema a tutti i livelli” (Kenney, 1999). Riferimenti ai ruoli pre-socialisti fecero sì che il genere fosse una delle caratteristiche fondamentali alla base della costruzione di un'identità polacca. La Polonia postbellica era sostanzialmente omogenea, e in mancanza di altre differenze interne ci si basò sulle divisioni di genere per coltivare l'identità nazionale (ibid.). Lo Stato si fece portatore dell'identificazione delle donne con un'immagine romanticizzata di femminilità basata sulla figura della Matka Polka, affermando che «una donna che svolge un lavoro da uomo è una minaccia non solo alla vera femminilità, ma anche alla stessa “polonità”» (Fidelis, 2010: 230).

Il movimento femminista polacco cominciò a svilupparsi verso la fine degli anni '80. Durante il periodo comunista, ovviamente, non era possibile alcun tipo di movimento dal basso che spingesse per il cambiamento sociale: qualunque forma di organizzazione della società civile era controllata dallo Stato. Il primo movimento sociale spontaneo e indipendente fu Solidarność, fondato nel 1980, che divenne il primo oppositore dello Stato comunista durante gli anni '80. Nella sua analisi sullo status delle donne all'interno del movimento, Shana Penn riscontrò «un anti-comunismo rivestito di immagini romantiche del XIX secolo» (Penn, 2005: 6). Le donne impegnate nel sindacato, anche in ruoli chiave208, sono rimaste anonime, spesso per scelta

personale: dedite alla causa della nazione e niente affatto interessate nell'accumulazione di potere personale. Penn attribuisce questo atteggiamento alla storica icona della Matka Polka, che non combatte mai per se stessa ma sempre e solo per gli altri. L'autrice afferma inoltre che l'avversione nei confronti di una “invasione” del “territorio maschile” della politica proveniva da una convinzione profondamente radicata relativa ai ruoli e alle caratteristiche naturali di uomini e donne (ibid.: 62). Barbara Labuda, uno dei membri chiave della stampa clandestina durante la legge marziale, afferma che le donne accettavano di giocare un ruolo di sostegno perché erano così abituate a questa idea che la davano per scontata (ibid.: 67). Lo stretto legame fra Solidarność e la Chiesa Cattolica incrementò l'enfasi del movimento per una concezione tradizionale della divisione di genere e la preminenza della famiglia patriarcale. Matynia (2009) sostiene che, contrariamente all'icona “genderizzata” della nazione, sempre femminile, 208Per esempio, fu un gruppo di donne a fondare l'agenzia di stampa di Solidarność durante il periodo di applicazione della legge marziale, per poi pubblicare un bollettino settimanale clandestino e infine avviare, dopo il collasso del comunismo, la Gazeta Wyborcza, il quotidiano più popolare nel paese.

l'immagine pubblica del nuovo stato polacco era inequivocabilmente maschile209.

Nonostante queste difficoltà, il movimento femminista divenne man mano più influente in Polonia, anche se erano poche le associazioni che si occupassero pubblicamente del tema dell'aborto. Il gruppo più attivo in questo periodo a favore dei diritti riproduttivi era la Federazione per le Donne e la Pianificazione Familiare (Federacja na rzecz Koniet i Planowania

Rodziny). La Federazione operò attivamente per il cambiamento tramite relazioni sugli effetti

della legislazione antiabortista e partecipando alle Commissioni parlamentari che avrebbero formulato la legge sulla “genitorialità consapevole” (si veda capitolo 11.5). Gal e Kligman affermano che «i discorsi sulla donna, la famiglia e la riproduzione erano e continuano ad essere cruciali nella legittimazione delle politiche» (Gal e Kligman, 2000a: 9).

La Chiesa continuò tuttavia ad enfatizzare la maternità e si oppose fortemente all'ideologia straniera del femminismo per la sua enfasi sull'individualismo, «che porta le donne a rifiutare l'identità auto-sacrificantesi della Matka Polka a favore di una carriera» (Mishtal, 2012: 164). Nella sua “Lettera alle Donne” del 1995, Papa Giovanni Paolo II enfatizzò infatti questo modello di femminilità tramite il suo concetto di “genio delle donne”, «di quelle semplici, che esprimono il loro talento femminile a servizio degli altri nella normalità del quotidiano. È infatti specialmente nel suo donarsi agli altri nella vita di ogni giorno che la donna coglie la vocazione profonda della propria vita». Maria, l'ideale del sacrificio materno, è proclamata «la massima espressione del “genio femminile”». Questo discorso giocò nelle mani dei conservatori, sancendo la loro narrativa di una posizione consacrata per la donna nella sfera domestica. I diritti della donna vennero nuovamente descritti come già ottenuti, insistendo che il modello eccezionalista di femminilità forniva un'identità celebrata e venerata per le donne. Sottolineando invece la natura “altra”, straniera del femminismo, i conservatori cercarono di screditare i suoi argomenti e di convincere il pubblico del fatto che le sue richieste fossero ridondanti rispetto alla realtà sociale polacca «dopo tutto, gli uomini sono così galanti verso le donne, e quindi il tema dell'eguaglianza di genere può essere generato solo artificialmente in Polonia» (Gąciarz, 2011: 78).

209Matynia si riferisce in particolare ai manifesti di Solidarność per la campagna elettorale del 1989, uno dei quali mostrava un'immagine di Gary Cooper nel film “Mezzogiorno di Fuoco”, con un tesserino di Solidarność appuntato al petto sopra la stella da sceriffo. Secondo la studiosa, questo simboleggiava che il nuovo stato polacco, fonte di speranza sociale non solo per la nazione, ma per tutta l'area est-europea, era dominato da valori maschili, se non direttamente “machisti”. Si veda l'immagine in Appendice 3, fig. 4.