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Parte I: la Chiesa Cattolica e la costruzione religiosa della storia nazionale polacca

1.5 Religione e identità nazionale

1.5.5 Religione e nazionalismo

I padri fondatori della sociologia, come Durkheim, sostenevano che non ci fosse una reale distinzione fra nazionalità e religione (Durkheim, 1994 [1912]). La stessa posizione, sebbene da una prospettiva differente, è quella presa da Robert Bellah con la sua idea già menzionata di “religione civile”, che suggerisce come l'identità nazionale non possa essere separata

dall'influenza della religione (Bellah, 1991 [1970]). Allo stesso modo, il nazionalismo (da non confondere con la nazionalità55) è stato spesso descritto come una sorta di religione, alle volte per

indicare che questa ideologia aliena la coscienza critica dei seguaci, altre per suggerire che ricopre lo stesso ruolo fornendo una risposta al bisogno di un senso di appartenenza. Questo approccio è stato sviluppato da Carlton Hayes (1960: 76), che presenta il nazionalismo come un sostituto o un supplemento alla religione. Una tale analisi, ovviamente, vede il nazionalismo in senso funzionale, ossia ne spiega la nascita come risposta a un bisogno sottostante. Il nazionalismo in Europa occidentale si è affermato dapprima in Gran Bretagna nel XVI secolo sotto forma di un set di idee allo stesso tempo civico e individualistico (Greenfeld, 1992: 14) formato dalla borghesia emergente allo scopo di promuovere un'alternativa più egualitaria all'ordine socio-politico esistente e quindi a spodestare l'aristocrazia dal suo seggio governativo. Questa ideologia sovversiva e modernizzante è stata importata in Francia dai philosophes (Montesquieu, Voltaire, Rousseau) che hanno dato un'interpretazione più radicale delle sue implicazioni in relazione ai neonati Diritti dell'Uomo. Rendendo l'uomo il punto di riferimento di ogni cosa, Dio – e con esso la religione – perse la sua importanza, e la società divenne principalmente un insieme di cittadini. In Europa Orientale, contrariamente a un comune pregiudizio secondo il quale il nazionalismo tedesco (poi espansosi ad est) è radicato in legami etnici e primordialistici, l'Illuminismo (Aufklärung) ha inventato una forma di nazionalismo anch'esso basato su principi individualistici. Elie Kedourie (1985 [1960]: 112) sostiene in maniera convincente che Kant ha introdotto i valori fondanti del nazionalismo in Germania, in particolare l'auto-determinazione. Per questa scuola di pensiero, che si è sviluppata lungo l'era dei lumi, il nazionalismo è un prodotto collaterale dell'individualismo. Da qui la definizione di nazionalismo di Marcel Mauss (1953-4 [1920]: 588): una società materialmente e moralmente integrata, con un potere politico centralizzato stabile e permanente, confini chiaramente definiti, e un'unità relativa morale, mentale e culturale dei suoi abitanti che aderiscono coscientemente allo stato e alle sue leggi. In questo mondo non c'è spazio per la religione, non solo perché le dottrine privano l'uomo del suo libre arbitre (autodeterminazione), ma anche perché i gruppi religiosi formano comunità con i propri leader e la propria identità che virtualmente competono con quelle della nazione. Per Louis Dumont (1983; 1991), la nazione è un insieme di individui, mentre le visioni del mondo religiose possono venire alla luce solo a partire da una concezione più olistica56. Gli stati-nazione

55 Si veda al riguardo il testo di Alain Dieckoff e Christophe Jaffrelot (2006).

56 Nell'opera di Dumont, “individualismo” e “olismo” non si riferiscono tanto a due tipi di società quanto a due varietà di “sociologie” possibili: l'una che parte dagli individui per poi collocarli, vederli e studiarli in società, ridotta quindi alla somma delle loro interazioni, e l'altra che vede immediatamente l'uomo come essere sociale e considera la società come non riducibile alla sua composizione. In altre parole, l'universo strutturale delle società

che hanno preso forma in Europa occidentale come risultato di questa filosofia politica erano destinati a premere verso la secolarizzazione della sfera pubblica. La Francia si è spinta più lontana di ogni altro paese in questa direzione. Questo processo, che aveva lo scopo di confinare la religione alla sfera privata, è culminato nella legge di separazione fra chiesa e stato del 9 Dicembre 190557. Uno dei risultati è stato che l'anticlericalismo è diventato parte dell'ideologia

ufficiale. Altri paesi si sono imbarcati in processi di creazione della nazione più moderati. In Gran Bretagna, la monarchia ha continuato a patrocinare la religione – probabilmente perché l'Anglicanesimo era contemporaneamente una religione e un segno distintivo di identità politico- culturale.

Riassumendo, il nazionalismo è nato come ideologia moderna dedicata all'emancipazione dell'uomo contro ogni forza avversa, inclusa la religione. Le burocrazie statali hanno implementato questa agenda, ansiose di stabilire il proprio controllo sulla società a fronte di

network dominati dalla Chiesa. Tale agenda doveva però rimanere incompiuta, per via della

resilienza della religione, anche nei contesti più secolarizzati – specialmente in un periodo in cui le migrazioni aumentano e portano all'interno dei confini statali individui appartenenti ad altre religioni. . Sebbene il contrasto classico fra il tipo di nazionalista universalista e quello etnico sia stato spesso esagerato, queste ideologie senza dubbio appartengono a repertori differenti (Plamenatz, 1973). Mentre i primi risultano da un sistema di pensiero individualistico, i secondi sono radicati in caratteristiche culturali collettive, inclusa la religione.

Le relazioni fra religione e nazionalismo possono raggiungere l'apice dell'interconnessione nella forma del nazionalismo etno-religioso58, che può basarsi su differenti caratteristiche

culturali. Per esempio, esso può nascere dal linguaggio, come è dimostrato in Europa dalla situazione in Spagna (con la questione basca e quella catalana) e in Belgio (con la contrapposizione fra Valloni e Fiamminghi). In altri casi emerge dalla religione, di cui in Europa la situazione irlandese costituisce un esempio lampante e forse l'ultimo caso. In questa variante, il nazionalismo intende la religione come un insieme di caratteristiche etniche che stabiliscono un'identità politica definita e con confini ben delineati.

La Polonia è generalmente caratterizzata da un nazionalismo particolarmente marcato, tradizionali e quello individualistico delle società moderne non sono due forme sociali opposte ma piuttosto due universi ideologici, ossia due sistemi di rappresentazione della vita sociale, o anche due sistemi di coordinate complementari.

57 Loi du 9 décembre 1905 concernant la séparation des Eglises et de l'Etat.

58 La maggior parte dei paesi in cui si è sviluppato questa tipologia di nazionalismo appartiene al mondo non occidentale, anche per via della resilienza della religiosità in società in cui individualismo e materialismo non sono tanto pervasivi quanto in occidente. Anche in questi casi il nazionalismo è un prodotto collaterale del processo di modernizzazione, ma influenzato dagli incontro storici che hanno avuto luogo fra queste società e l'occidente, portando a una reazione ideologica.

scandito da slogan come “il sangue versato per la nostra terra ci rende il corpo della nazione” (Mikulová, 2013: 446). Molto significativa a questo proposito è la “Marcia per l'Indipendenza” (Marsz Niepodległości), che si snoda per le strade di Varsavia il giorno dell'indipendenza nazionale (11 novembre). Mentre fino al 2009 essa attirava principalmente organizzazioni storiche e politiche, oltre a quelle giovanili e agli individui particolarmente patriottici, dall'anno successivo cominciarono ad unirsi numerose altre categorie fino ad arrivare, nel 2011, a una sorta di azione di massa. Secondo fonti ufficiali nel 2011 vi parteciparono circa 20.000 persone (fino a 100.000 secondo fonti non ufficiali) e i manifestanti occupavano il percorso designato da una carreggiata all'altra59. Questa massiccia rappresentazione pubblica dell'orgoglio nazionale,

accompagnata da slogan come “sii orgoglioso: sei polacco” o “Polonia, svegliati!” dimostra chiaramente l'atteggiamento sociale verso l'identificazione nazionale, nonché la natura emozionale di questa.

In Polonia, la forma di nazionalismo dominante si è spostata dal polo universalista a quello etno-religioso60. All'inizio del XX secolo, l'élite polacca non era religiosa e coltivava anzi spesso

idee anti-clericali. Il nazionalismo del movimento nazional-democratico (Endecja) era imbibito di positivismo e i massoni esercitavano in esso una forte influenza. Roman Dmowski, uno dei leader del movimento e uno dei fondatori di questo nazionalismo di prima generazione, scrisse nel suo

Myśli nowoczesnego Polaka (Pensieri di un polacco moderno, 1902) che la nazione è il prodotto

dell'esistenza dello stato, senza menzionare il ruolo della cultura o della religione cattolica nella società61. Tuttavia, dopo che lo stato polacco si è ristabilito sotto l'impulso di Józef Piłsudski nel

1926, il nazionalismo del movimento nazional-democratico si è “cattolicizzato” (Zawadzki, 2006: 173). Alla fine, il discorso nazionalista dominante ha eguagliato Polonia e cattolicesimo. Paul Zawadzki suggerisce una precisa ragione per questo processo: i nazionalisti dovettero infine prendere in considerazione la religiosità del popolo (ibid.: 170)62. Ecco un processo che vediamo

ripetersi di frequente: finché la politica è il monopolio di limitati gruppi di élite, l'intellighenzia illuminata può permettersi di perseguire forme secolari di nazionalismo. Ma nel momento in cui si cerca di costruire la nazione tramite la mobilitazione popolare, emerge la necessità di

59 Prezydent organizuje marsz 11 listopada. Deon.pl: http://www.deon.pl/wiadomosci/polska/art,15160,prezydent- organizuje-marsz-11-listopada.html.

60 Un esempio di questo tipo è il Sionismo: inizialmente si trattava di un'ideologia secolare; Theodore Herzl, fondatore del movimento, non voleva creare uno stato ebraico, ma uno stato per gli Ebrei.

61 Per una trattazione del pensiero di Dmowski al riguardo, si veda A Concise History of Poland di Jerzy Zawadzki (2006).

62 Una spiegazione alternativa all'evoluzione dal polo anticlericale a quello religioso di nazionalismo in Polonia può ritrovarsi nell'ampia percentuale di minoranze nazionali e religiose all'interno del Paese nel periodo (circa il 35% della popolazione), che ha favorito la costruzione di una forte identità etnica da parte della maggioranza cattolica (definizione di se stessi in termini dell'altro).

relazionarsi con le masse e di infonderle di energia. In questa situazione, la religione non può più essere ignorata. L'élite politicizzata non solo ha bisogno di identificare simboli religiosi allo scopo di attivare le persone, più direttamente, essa ha bisogno di parlare nella stessa lingua delle masse che devono essere trasformate in una nazione. Se le masse sono imbevute di ethos religioso, questo deve diventare uno dei linguaggi della politica. Da questo punto di vista, l'inserimento della religione nel discorso nazionalista è un prodotto collaterale della democratizzazione della politica (Jaffrelot, 2008: 415). L'affiliazione religiosa è costitutiva e delimitante, tracciando confini di appartenenza identitaria e determinando la visione di se stessi e degli altri63. Essa è inoltre un potente strumento di legittimazione, fornendo un substrato culturale

di riferimento che non può essere facilmente controbilanciato da altri elementi identitari64. Nel

caso polacco, la religione gioca il ruolo di marcatore di confine non solo identitario, ma anche politico e costituzionale.