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Parte I: la Chiesa Cattolica e la costruzione religiosa della storia nazionale polacca

1.5 Religione e identità nazionale

1.5.4 Identità nazionale e miti fondativi

Si rende ora necessario indicare la relazione esistente tra identità nazionale e miti fondativi. Questo perché, nel caso in esame (la Polonia), le narrative che sottendono l'appartenenza nazionale sono fortemente legate al Cattolicesimo e persistono ad oggi.

La ricerca e l'affermazione dell'identità nazionale fu una delle principali caratteristiche del XIX secolo, diffusa in tutta l'Europa occidentale prima e nella sua parte orientale poi. Il nazionalismo fu un veicolo per mobilizzare le persone e favorire un rapido cambiamento sociale e politico, inclusa la rivendicazione della propria “terra natia” e il tentativo di ridisegnare la mappa d'Europa. Sulla base di un senso di comunità derivato dalla compenetrazione di storia e leggende, l'identità nazionale è stata quindi portatrice di rivoluzione. Come già accennato (capitolo 1.5.1) per il più ampio concetto di identità, la ricerca dell'identità nazionale è questione di collocazione allo stesso tempo spirituale e sociale, fornendo un senso di sicurezza dato dalla compresenza di unicità (rispetto ai terzi) e similarità (rispetto agli altri che condividono la stessa identità nazionale). Ponendo il presente di una comunità all'interno della cornice contestuale data dal passato, i miti che ne rintracciano le origini permettono di interpretare i cambiamenti sociali e di inquadrarne la storia in modo da soddisfare l'innata necessità di significato presente nell'umanità, collegando nuove identità ad antiche realtà e validando le azioni collettive in nome e in memoria del passato. I miti vengono alla luce sulla scena socio-politica durante alcune giunture critiche, solitamente periodi caratterizzati da uno o più dei seguenti aspetti: (1) profondi scontri culturali e rapidi cambiamenti economici e sociali; (2) una chiara minaccia militare o politica da parte di un'entità terza esterna alla comunità; (3) una forte secolarizzazione in atto, o minaccia della stessa, che mette in discussione i paradigmi collaudati di interpretazione della realtà, alimentando il bisogno di sicurezza. Secondo Clifford Geertz (1963), i miti fioriscono particolarmente quando la cultura tradizionale è (o si ritiene) sotto attacco e sono spesso contenuti in un esoscheletro religioso. Il termine “mito” non indica necessariamente storie fittizie, e non si oppone quindi a termini come “realtà storica”, “attendibilità” o “verità”. Non si esclude, tuttavia, che in questa categoria rientrino le “tradizioni inventate” teorizzate da Hobsbawm e Ranger. La

società ne è allo stesso tempo autore, portatore e fruitore, ed è quindi questa a valutarne l'adeguatezza. I miti sono narrative assunte da un determinato collettivo sociale come vere ed importanti. Esse sono significative in quanto definiscono il gruppo (in-group) e stabiliscono i suoi confini, socializzando i suoi membri e creando/costruendo l'illusione della comunità nazionale (Schöpflin, 1997). I miti nazionali non hanno solo caratteristiche e funzioni descrittive, ma anche prescrittive, ossia non determinano solo i limiti dell'attuale, ma anche del possibile e del desiderabile, offrendo spiegazioni e previsioni per il destino della collettività. Essi costituiscono quindi uno dei modi in cui le collettività fondano la propria esistenza e il proprio sistema di credenze riguardo a se stesse. I miti nazionali sono codificati tramite simboli e liturgie, e vengono messi in pratica in rituali aventi un ruolo cruciale nella creazione di potere e a livello politico (Kertzer, 1988). Essi costituiscono quindi un mattone essenziale nelle costruzione nazionale, una caratteristica centrale dell'identità nazionale, e un elemento cruciale delle politiche nazionaliste (Smith, 1991; 1999). La mitologia nazionale è strutturata dagli eventi storici e prende corpo nella vita quotidiana, nella cultura materiale e visuale, che a sua volta forma le lenti attraverso cui i soggetti vedono e comprendono la realtà (Zubrzycki, 2011).

Smith (1999: 82-84) riassume le funzioni e le caratteristiche ricorrenti di narrative e miti identitari nel seguente modo:

• designano le entità culturali di base delle relazioni sociali;

• collegano il passato della comunità al suo futuro e agiscono come modelli; • possiedono, anche implicitamente, riferimenti esterni di comparazione; • designano uno spazio e un tempo per l'azione, un programma territoriale;

• contengono impulsi per l'azione collettiva, mobilizzando le persone della comunità. Per quanto riguarda i miti stessi, l'autore distingue per essi più componenti, che per via delle loro fonti alternative possono essere utilizzati da gruppi diversi per scopi tra loro in conflitto (ibid.: 63-71).

1. Miti di origine e ascendenza. Queste narrative datano l'origine della comunità fino al momento – mitico e sacro – della sua nascita. L'antenato comune, o il padre fondatore, fornisce una parentela simbolica che vincola le generazioni della comunità stessa con un doppio legame: da un lato, un nesso fra tutti i membri della generazione presente, dall'altro, un collegamento con tutte le generazioni passate che si snoda nel tempo fino all'antenato comune51.

51 Secondo Henry S. Wilson (1968), il mito del comune antenato, con la sua metafora dei legami familiari, risolve le problematiche di relazione reciproca e di coesione nelle moderne società complesse.

2. Miti di localizzazione e migrazione. L'importanza di queste narrative è data dal fato che la delimitazione spaziale è fondamentale per costruire un framework di identificazione di se stessi, particolarmente nel campo dell'identità nazionale che coinvolge estesi territori52.

Attribuendo alla comunità una “patria”, questi miti contribuiscono a definire la nazione dandole dei confini e una casa a cui tornare. Nel caso polacco, come vedremo più avanti, queste narrative emergono durante l'esilio volontario dei patrioti e intellettuali a seguito del fallimento della rivoluzione di novembre, nonché l'ideologia sottendente la seconda politica nazionale e nazionalista messa in atto durante il periodo comunista.

3. Miti di eroismo. Queste narrative forniscono alla comunità un significato per il suo futuro e per le azioni collettive, favorendo inoltre la drammatizzazione dell'unicità della comunità stessa.

4. Miti di declino. Sono spesso legati ai precedenti, che ci mostrano come la comunità abbia smarrito la via guidata dalla tradizione e perso quindi ogni significato nell'agire. Il risultato di questa mancanza viene solitamente indicato nell'egoismo, in contrapposizione al “vivere comune” tipico dell'epoca d'oro53, e causa il senso di smarrimento provato dalla

comunità.

5. Miti di rigenerazione. Quest'ultima tipologia si allontana dalla sfera esplicativa per passare a quella prescrittiva. Partendo dalla rievocazione di un'epoca d'oro (o epoca di eroi), i miti di rigenerazione indicano le azioni necessarie da intraprendersi per la sua restaurazione, fornendo quindi la ratio per una mobilitazione collettiva. Queste ultime tre categorie sono particolarmente rilevanti per la presente ricerca, poiché ad esse corrispondono le varie forme assunte dal Messianesimo polacco.

La combinazione dei miti sopra indicati crea una mappa di riferimento per l'identità nazionale, ponendo l'accento su alcuni aspetti specifici, particolarmente l'autenticità e unicità del gruppo di riferimento, che gli conferisce una speciale dignità54. Essi indicano inoltre un percorso per il

futuro, fornendolo di significati legati al passato, unendo il filo storico nazionale in un continuum

52 A questo proposito, è utile menzionare la peculiare posizione geografica della Polonia, che h influenzato profondamente la sua storia e le narrative adottate per fornire ad essa un senso (nonché le politiche messe in atto per imbrigliarla e quindi le narrative adottate a sostegno di queste politiche). Questa conformazione ha permesso in principio a diversi gruppi etnici e religiosi di stabilirsi nelle pianure e successivamente ha lasciato il paese frantumato e in sostanza inesistente nell'era delle spartizioni. La paura delle mire espansionistiche dei paesi vicini è stata una costante nella storia nazionale polacca e un aspetto centrale della costruzione dell'identità nazionale (Davies, 1997).

53 L'epoca d'oro, così caratterizzata da buoni sentimenti e cita di comunità, somiglia qui all'idilliaco stato di natura descritto da Rousseau nel suo Du contrat social.

coerente. L'intreccio di più miti riguardanti la nazione costituisce la mitologia nazionale. Essa è strutturata sulla storia del paese ed è incarnata e rappresentata nella cultura visuale e materiale (Barthes, 1957), attuata in pratiche ordinarie e straordinarie, consumata nei beni e nelle merci quotidiane. In sostanza, la mitologia nazionale struttura il presente e, potenzialmente, forma il futuro. L'importanza di questa concettualizzazione interpretativa, dovuta a Geneviève Zubrzycki (2011), è particolarmente utile ed efficace in quanto spiega la resilienza delle mitologie nazionali senza però assumerne l'immutabilità. La concezione di Zubrzycki è allo stesso tempo storicista e

materialista. Storicista, in quanto valuta il modo in cui gli eventi storici formano i miti e li

trasformano eventualmente in nuove narrative relative al passato e al potenziale futuro della nazione; materialista perché considera l'incarnazione, delle mitologie nazionali in oggetti, la loro “cosificazione”. La mitologia nazionale (e nazionalista) non è limitata nel tempo e nello spazio alle rivoluzioni o ai momenti di catastrofe. Né essa è una struttura omogenea e permanente, naturalmente iscritta nei cuori dei cittadini. Essa è simultaneamente creata, solidificata e diffusa in molteplici siti e tramite svariati media. È incorporata nei riti funebri, nelle pratiche commemorative e nelle processioni religiose. Una volta iscritti nella coscienza collettiva, le mitologie nazionali sono resilienti e durevoli, anche se restano passibili di cambiamento ed evoluzione.

Miti e mitologie nazionali rivestono un ruolo importante nel gioco di potere politico. La nazione si trova sempre a all'incrocio (intersezione) di diversi discorsi, in cui gli attori politici e culturali rivaleggiano sulla direzione da intraprendere (Bourdieu, 1982; Verdery, 1996; Zubrzycki, 2006). In questa competizione, le rappresentazioni simboliche forniscono un appoggio e un aiuto per le parti in gioco. Decifrare e analizzare le varie componenti di questa costruzione discorsiva promulgata da istituzioni e attori sociali significa dunque studiare il modo in cui i cittadini sono “nazionalizzati”.