• Non ci sono risultati.

Parte I: la Chiesa Cattolica e la costruzione religiosa della storia nazionale polacca

3. Il caso in esame: narrative nazionali e la diade Polak / Katolik

3.1 Il cattolicesimo nell'origine dello Stato polacco

La narrativa principale che sottende l'identità polacca – o, in altre parole, la “storia” principale che si racconta al riguardo – riguarda la religione, che è concepita in stretta relazione con il paese, in una sorta di formula Blut und Boden in cui va però a sostituire il sangue. Identità nazionale e cattolicesimo sembrano essere inestricabilmente correlati e il mito dell'intrinseca “cattolicità” polacca si presenta fin dal principio, dalla nascita stessa dello stato. Un evento che ha infatti la funzione di pietra miliare nella memoria storica polacca è l'accettazione, da parte del re Mieszko I, del Cristianesimo nella sua forma romano-cattolica, avvenuta nell'anno 96687. La stessa

creazione dello stato polacco viene spesso identificata con questo momento (Bromke, 1987). Tale avvenimento ha due effetti principali: da un lato esso simbolizza l'entrata del paese sul palcoscenico della storia, dall'altro gli fornisce una prima caratteristica identitaria. Lo stato era già esistito per svariate decadi, ma il cristianesimo fu di immenso aiuto nel consolidarlo e nell'espandere i suoi confini. Nei secoli seguenti, la percezione dello stato polacco si cristallizzò 87 È interessante notare che la conversione al cattolicesimo di Mieszko I avvenne a seguito del suo matrimonio con una principessa boema, contratto allo scopo di ottenere sostegno contro le vicine tribù germaniche. La scelta della religione fu al principio un atto politico, e fin dal principio religione e politica furono nel paese fra loro collegate.

attorno al concetto di un cuore territoriale etnicamente compatto fra i fiumi Vistola e Warta. Inizialmente, l'apporto maggiore della fede cattolica dal punto di vista dell'identità nazionale fu la sua capacità di fornire un elemento di distinzione e di delimitazione della nazione polacca rispetto ai vicini orientali, i Russi, che nello stesso periodo accettavano il cristianesimo nella sua variante ortodossa. Più tardi, con le riforme religiose del XV e XVI secolo, esso costituì confine identitario anche rispetto alla Germania, che aveva diffusamente adottato il protestantesimo (Sanford, 1999). L'evento segnò dunque l'ingresso della Polonia nel mondo culturale del Cristianesimo occidentale, passo che sarà di fondamentale importanza nei secoli successivi per definire i contenuti della vita nazionale e per mantenerne l'unificazione – in spirito, se non sulla carta geografica d'Europa. Data la contrapposizione percepita con i tedeschi prementi sulle frontiere del fiume Oder e l'imperialismo espansionista russo sul fronte orientale, non solo l'identità polacca, ma la stessa sovranità dello stato polacco (il suo vero e proprio diritto all'esistenza) fu fin dal principio fermamente collegato alla religione romano-cattolica. I polacchi utilizzarono il cattolicesimo in entrambe le sue accezioni costitutive già menzionate: quella positiva e quella negativa. Da un lato, la religione cattolico-romana costituisce un aspetto positivo che definisce chi essi siano e a che luogo appartengano; allo stesso tempo, dall'altro lato, essa agisce come un confine che definisce, per opposizione, chi e cosa non siano88.

Attorno all'anno 1000, dunque, la corona polacca riuniva sotto di sé una popolazione di lingua slava e di fede cattolica89. Nonostante queste somiglianze, definirlo uno “stato-nazione” nel senso

moderno del termine, come spesso è rappresentato nella storiografia polacca, sarebbe una grossolana applicazione di un concetto anacronistico rispetto al periodo in questione. La Polonia dell'epoca non originava da alcun ragionamento di natura etnica, ed era invece il prodotto di alleanze dinastiche e militari, e gli atti di annessione che ne seguivano erano portati avanti senza obiettivi di creazione di una popolazione con affinità linguistica o culturale. In sostanza, come gli altri paesi europei dello stesso periodo (si vedano i casi citati più di frequente come esempio in questo contesto: Francia e Germania), la Polonia era costituita da un gruppo frammentato ma con punti di affinità, che col passare del tempo divenne via via sempre più omogeneo. Seguirono due secoli di frammentazione a causa dei vari ducati fra loro in competizione, e fu solo nel XIV secolo che la Polonia tornò ad essere un regno unito sotto una stessa corona90. Fu la Chiesa a

fornire l'impulso alla riunificazione politica, fungendo da punto di riferimento e forza centripeta (cosa che accadrà nuovamente durante il periodo delle spartizioni). Inoltre, la Chiesa patrocinò e 88 L'immagine della Polonia come un paese etnicamente e religiosamente omogeneo è radicato nelle menti dei

cittadini.

89 Dove il termine “popolazione” è usato in maniera lasca per indicare un gruppo di tribù più o meno affini. 90 L'alternanza di unione e dispersione è una caratteristica ricorrente della storia polacca.

diffuse il culto di San Stanislao (Stanisław ze Szczepanowa) come Santo patrono del paese, potente fattore capace di catturare l'immaginazione delle masse e imbrigliarle al concetto di uno Stato polacco unificato91.

Il mito della Polonia come essenzialmente e intimamente cattolica fu ulteriormente articolato ed arricchito nel XVII secolo, grazie a due eventi storici fondamentali. Nel 1653 i monaci paolini di Częstochowa sconfissero gli invasori svedesi, fatto subito assurto al ruolo di miracolo e attribuito alla presenza nel monastero dell'icona della Madonna Nera (Tazbir, 1990). Per questo motivo, nel 1656 Re Jan Kazimierz dedicò il paese alla Vergine Maria quale segno di gratitudine, consacrandola “Regina di Polonia”92. Un ulteriore filo all'intreccio fu aggiunto nel 1683, quando

Re Jan III Sobieski partecipò in veste di salvatore all'assedio di Vienna, liberandola dall'assedio turco. Ciò confermò ulteriormente, agli occhi dei cittadini, lo status della Polonia come paladino della cristianità. È infatti in questo periodo che la narrativa Polak / Katolik va ad assumere la sua forma di Antemurale Christianitatis, ossia l'idea che la Polonia, con la sua storica opposizione militare a musulmani, pagani e scismatici orientali, costituisca il “bastione della cristianità”93,

tema che giocherà un ruolo molto importante nell'evoluzione del pensiero nazionalista polacco. Questa convinzione, via via diffusasi, del ruolo della Polonia sullo scacchiere internazionale, ha ulteriormente enfatizzata la stretta relazione esistente fra religione e identità nazionale. Le origini prime della narrativa si estendono indietro nel tempo e possono essere fatte risalire alle guerre contro turchi tartari. Successivamente, come già accennato, è stato utilizzato per accentuare l'opposizione della Polonia cattolica alla Russia ortodossa e alla Germania protestante, per non menzionare la numerosa minoranza ebraica. In seguito, il nemico designato fu l'atea ideologia comunista. La narrativa dell'antemurale sottolinea non solo che il gruppo è una parte integrale della vera civiltà, ma anche che ne rappresenta l'ultimo avamposto (Kolstø, 2005: 20, corsivo nell'originale). È interessante inoltre notare che questa narrativa pone indisputabilmente la Polonia come parte integrante dell'Europa occidentale, pur considerandola il suo confine più a est – il paese gioca dunque l'evocativo ruolo di finis occasi.

91 Si rimanda nuovamente al concetto di “comunità immaginate” di Anderson (1991).

92 Da questo evento nasce probabilmente il motto nazionale: Polonia semper fidelis. La consacrazione fu rinnovata 300 anni più tardi, nel 1956, in una Messa solenne tenutasi a Częstochowa a cui si stima partecipò un milione di pellegrini. Fu questo l'atto di apertura della Grande Novena, un rituale durato nove anni attuato allo scopo di promuovere il rinnovamento religioso e la mobilitazione di massa, favorito dall'allentamento drastico della repressione da parte del regime comunista (Osa, 1996). In entrambi i casi, cerimonie religiose e pratiche di massa sono andate a sovrapporsi per delimitare confini identitari. La Madonna Nera (Czarna Madonna o Matka Boska) campeggiava anche sul bavero della giacca di Lech Wałęsa.

93 In realtà la Polonia non era la sola a sostenere di essere il muro su cui si schiantavano le forze del male, poiché questa narrativa era condivisa anche da Croazia e Ungheria.