Parte III: Analisi del discorso pubblico
11. Evoluzione della legge sull'aborto in Polonia
11.9 Il governo conservatore e il dibattito del 2007
11.9.2 Opinione pubblica attuale sull'aborto in Polonia
Intervistati dal CBOS nel 2012 riguardo alla loro opinione sull'argomento, la metà circa dei polacchi (49%) sostiene lo status quo, affermando che la legge non necessita di alcun cambiamento. Un terzo di essi (34%) è invece a favore di una legge più permissiva e solo pochi (9%) propongono un suo inasprimento. La richiesta di un'ulteriore limitazione si lega solitamente alle persone più coinvolte nella vita religiosa. Quattro quinti degli intervistati credono che l'aborto dovrebbe essere permesso qualora la gravidanza metta in pericolo la vita della madre (81%) oppure sia il risultato di un atto criminale (78%). Sono invece lievemente inferiori le percentuali di coloro a favore dell'aborto nel caso in cui a rischio sia “solo” la salute della madre (71%) o quando vi siano prove mediche che il bambino nascerebbe con handicap (61%). La posizione della società polacca rispetto all'aborto è invece molto meno permissiva se non ci sono rischi diretti alla vita o alla salute di madre e feto – come nel caso di una situazione difficile della madre dal punto di vista finanziario (16%), o personale (13%) o se semplicemente non desidera avere un figlio (14%). Rispetto agli anni precedenti, è calato il gruppo di persone a favore dell'aborto per ragioni attribuibili alla donna – pericolo per la sua vita (di 6 punti percentuale), salute (8 punti percentuale), difficoltà finanziarie (8 punti percentuale) o personali (circa 8 punti percentuale). Gli intervistati favorevoli all'aborto in tutte queste circostanze sono più spesso uomini, con un elevato livello di istruzione, risiedenti in grandi città e di età inferiore ai 55 anni. Le opinioni riguardo all'interruzione di gravidanza nel caso di danni al feto sono invece in qualche modo diversamente distribuite – stranamente, sono più spesso contrari a questa parte della legge le persone comprese nella fascia di età che va dai 18 ai 24 anni (36%). La legalizzazione dell'aborto qualora la donna sia in una posizione materialmente difficile ha maggiore sostegno fra gli intervistati delle grandi città. La possibilità di aborto semplicemente “a richiesta”, inclusa l'eventualità che la donna meramente non voglia un figlio, è accettata soprattutto dalla fascia di popolazione più anziana e gli abitanti delle grandi città. Gli intervistati
non si aspettano che, su questo argomento, i membri del Sejm votino in accordo con la posizione ufficiale dei rispettivi partiti. Trattandosi di una questione etica, gli intervistati sono pressoché universalmente convinti che essi debbano seguire le proprie convinzioni personali (84%) (CBOS BS/160/2012, Dicembre 2012). Il CBOS si è premurato di monitorare l'atteggiamento della società rispetto alla questione dell'interruzione volontaria di gravidanza fin dall'inizio degli anni '90. Le opinioni al riguardo sono chiaramente e fortemente divise; inoltre, sebbene l'arco di tempo considerato sia di appena vent'anni, le generalizzazioni che possiamo ricavarne mostrano un trend interessante: l'opinione pubblica tende ad allinearsi alla legislazione in vigore all'epoca dell'intervista. Nel 1993, anno del primo sondaggio al riguardo e quando ancora la legge relativa all'aborto era relativamente liberale, prevaleva il consenso all'aborto e un'accettazione sociale di questa pratica. Subito dopo l'inasprimento legislativo, però, la percentuale di persone favorevoli all'aborto legale cominciò a diminuire vistosamente. Questo trend può essere interpretato in due modi distinti. Nel primo caso, possiamo immaginare un rapporto causale fra le convinzioni morali dei polacchi e la legislazione. Di nuovo, da un lato è possibile ritenere che l'evoluzione nelle convinzioni morali della popolazione influenzino e si rispecchino nella legislazione promulgata dal Sejm. Dall'altro lato, invece, possiamo ritenere che la normativa correntemente in vigore, con i suoi dettami e divieti, incida su ciò che la popolazione pensa che sia morale, accettabile, decente. Nel secondo caso, il contesto legale può essere al contrario visto come una spinta verso la sottomissione, almeno pubblica, portando gli intervistati a esternare dichiarazioni considerate come socialmente corrette in una forma di spirale del silenzio258.
Luc Boltanski, nel suo La condition fœtale, riconosce che l'aborto è difficile da legittimare sul piano morale, non solo per coloro che sono contrari alla pratica, ma anche per chi vi ha fatto ricorso. Poiché tutti gli attori sociali fanno riferimento a motivi morali per orientare le proprie azioni, è necessario, secondo l'autore, decifrare le grammatiche sociali a cui essi si appoggiano. In questo senso, la legittimazione dell'aborto è intesa sovente come una sua giustificazione. L'autore riscontra infatti che la scelta di interrompere la gravidanza è più spesso percepita e narrata in questi termini piuttosto che considerando l'aborto come un bene o un diritto per se. Gli attori sono quindi orientati secondo una logica del “male minore”. La giustificazione più frequentemente fornita è l'assenza di un “progetto genitoriale”. Il progetto, inteso come
258La teoria della spirale del silenzio, originariamente proposta da Elisabeth Neolle-Neumann nel 1974, postula che gli individui tendono a rimanere in silenzio quando ritengono che le loro opinioni su un determinato argomento sono contrarie a quelle della maggioranza della popolazione, per paura di un isolamento sociale o, nei casi più estremi, di conseguenze negative (come la perdita di status sociale). Il termine “spirale” si riferisce al circolo vizioso per il quale le opinioni di minoranza non vengono mai esternate a causa della paura delle possibili conseguenze. L'argomento oggetto dell'opinione divergente deve avere una chiara componente morale.
l'iscrizione di un avvenimento (la gravidanza) all'interno di una catena di azioni dotata di una temporalità più o meno lunga (Keck, 2006), è la forma attualmente più diffusa di schema su cui si basano gli “accordi” di regolazione dell'aborto (si vedano a questo proposito sia l'introduzione sia le conclusioni della presente terza parte della tesi).
Nonostante questa posizione, le statistiche rivelano che il numero di aborti nel Paese è sensibilmente aumentato negli anni, soprattutto per via dell'aumento nei test prenatali che possono svelare malformazioni del feto. Inoltre, secondo le ONG, in Polonia si effettuano annualmente circa 150.000 aborti clandestini.
Fig. 13: Numero di aborti praticati in Polonia, 2002-2011. Fonte: CBOS, BS/60/2013.