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2.1 La globalizzazione delle produzioni e dei consum

2.1.1 Analisi del mercato mondiale

La produzione

La superficie viticola mondiale totale nel 2014 consta di 7554 mila ettari e il 50% complessivo è rappresentato da soli cinque Paesi produttori. La Spagna è ancora al primo posto con 1021 migliaia di ettari, seguita inaspettatamente dalla Cina che, pur essendo nuova sugli scenari internazionali, con 799 migliaia di ettari supera la Francia che si posiziona al terzo gradino del podio con 792 migliaia di ettari. L’Italia è salda al quarto posto con 690 migliaia di ettari, davanti alla Turchia che chiude la rosa delle aree con maggiore estensione di vigneto al mondo con 502 migliaia di ettari. L’OIV, raccogliendo ogni anno le percentuali totali mondiali, ci presenta un bilancio a consuntivo molto interessante sul medio periodo: in quindici anni la Spagna, ha perso il 2,2% di superficie viticola mondiale, la Francia l’1% e l’Italia addirittura il 2,5% (dagli 11,6% del 2000 ai 9,1% del 2014). A crescere esponenzialmente, lo ribadiamo senza peccare in pedanteria, è la Cina, con un balzo del 6,7% dal 2000 al 2014.

Spostando ora la nostra attenzione sull’argomento produzione partiamo da un dato, quello della produzione mondiale di vino che nel 2014 è stata pari a 269 milioni di ettolitri mantenendosi su una buona media dopo un’annata 2013 da record con circa 290 milioni di ettolitri (si veda tab. 2.2)

Tabella 2.2 - Produzione mondiale di vino – dati OIV

Hl m 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 Media

Total 272 264 268 259 290 269 276 271

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Leader in questo campo è la Francia che secondo le stime OIV fa registrare una produzione di quasi 47 milioni di ettolitri, un aumento nell’ordine del +11%. Stesso dato in percentuale anche per la Germania.

Al contrario, Romania, Spagna e Italia riportano flessioni rispettivamente del 20%, del 17% e del 9% dopo raccolti molto elevati nel 2013.

Oltrepassando il confine europeo gli Stati Uniti e il Sud Africa, rispettivamente con 22,3 e 11,3 milioni di ettolitri, mantengono buoni livelli di produzione.

Livello stabile in Argentina con 15,1 milioni di ettolitri ed è in leggero calo in Australia (12 milioni di ettolitri). Importante record della Nuova Zelanda con 3,2 milioni di ettolitri, mentre le flessioni più significative in termini di produzione riguardano il Cile (-18% con 10,5 milioni di ettolitri) e la Cina (-5% con 11,1 milioni di ettolitri).

È inevitabile una considerazione mettendo a confronto specularmente i dati cinesi sulla superficie viticola e sulla produzione di vino: il primo numero è paradossalmente maggiore del secondo. Questo vorrebbe dire che la Cina incrementa sempre di più la porzione del suo territorio coltivato a vite, ma non tutto il raccolto sembrerebbe trasformarsi nella bevanda alcolica oggetto della nostra discussione.

Con un calcolo approssimativo, che prenda in esame anche i dati OIV sulla produzione delle uve da tavola, si può ipotizzare che dei quasi 800 migliaia di ettari 120 sono utilizzati per la produzione di uva da tavola.108

Altri ettari, non più di 100 migliaia potrebbero essere utilizzati per la produzione di uva passa, ma ne rimarrebbero comunque ben 580 di migliaia di ettari disponibile per una produzione molto bassa, ricordiamo di soli 11,1 milioni di ettolitri.

Discorso simile può essere fatto per la Turchia che, pur essendo il quinto paese al mondo con maggiore estensione, fa registrare dati di produzione ancora più bassi di quelli della Cina.

Sovvengono inevitabilmente almeno due considerazioni: la prima è che, come un tempo il Nero d’Avola siciliano e l’Aglianico campano prendevano il treno per le fredde regioni del Nord Europa e della Francia, oggi ad essere trasportati per mari e monti, sono

108 Consideriamo una produzione di 250 quintali di uva per ettaro, ottenuti impiantando circa 5.000

ceppi per ettaro con una resa di 5 Kg a pianta (la produzione media di uva da tavola per pianta è questa). Dividendo i 30 milioni di quintali prodotti per 250 si giustificano 120.000 ettari.

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i vini e le uve di questi paesi con grande estensione di vigneti che giungono in territori ad alta produzione di vino. Ci vorrebbe, allora, maggior controllo e monitoraggio sulle navi cisterna che trasportano questi beni alimentari?

La seconda è una riflessione che trae spunto dalle parole di Nicolas Joly, cofondatore della prima associazione di vignaioli biodinamici francese La Renaissance des

Appellatio, quindi uno dei guru mondiali della biodinamica

Joly, nel Dicembre 2004, avvolto dalla magica atmosfera del Castello dei Principi di Biscari, ad Acate, nell'ambito della terza edizione di 'Rosso di Sicilia 2004', con concitazione ha divulgato ai presenti la sua idea di biodinamica, con grande plauso. Il produttore francese della Borgogna così si esprimeva agli inizi del nuovo millennio: “per

ora, con i gusti uniformati dai circa 300 lieviti aromatici standard, vinceranno le grandi marche con la mano d'opera meno cara. Oggi sono l'Australia e l'Africa del Sud, tra 10 anni sarà la Cina”.

Che le previsioni siano (verrebbe da dire: purtroppo) avverate? Il consiglio che Joly dispensa ai vignaioli è un accorato monito all’originalità. Sarà il gusto a fare la differenza. Nel proseguo del presente elaborato (capitolo 3) entreremo nel merito della questione, nonché nel vivo del nostro studio, andando ad osservare il tutto da una prospettiva strategica, nell’ottica del raggiungimento dello sviluppo e della longevità aziendale.

Detto in altri termini, ci chiederemo se il radicamento territoriale per le piccole-medie imprese familiari italiane del settore vitivinicolo, native di un territorio di racconti e raccolti millenari, possa davvero rappresentare la chiave di volta per la crescita, lo sviluppo e la conquista di un posto di rilievo nel mercato del vino, oltre a costituire un solido pilastro capace di combattere la sete, non solo degli enofili, ma soprattutto quella della concorrenza attuale e potenziale.

I consumi

Nel 2014 il consumo mondiale di vino è stimato a 240 milioni di ettolitri (meno 2,4 milioni di ettolitri rispetto al 2013 anzi siamo in presenza del dato più basso in termini di consumi dal 2005 ad oggi), ma la verità è che il consumo di vino oscilla da diversi anni tra 240 e 245 milioni di ettolitri e che l’impulso degli anni che anticipano la crisi globale del 2009 si è perduto perché in una serie di paesi non si cresce più (tab. 2.3).

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I paesi tradizionalmente consumatori proseguono la loro recessione, a favore dei nuovi paesi consumatori in Europa e altrove, mentre il mercato americano si conferma il più importante del mondo e l’unico con crescita quantitativamente interessante (0,5-1 milione di ettolitri in più ogni anno da diversi anni).

Gli Stati Uniti, con 30,7 milioni di ettolitri, confermano la loro posizione di maggior consumatore mondiale.

La Francia (27,9 milioni di ettolitri) e l'Italia (20,4 milioni di ettolitri) mantengono il loro andamento passato, con un consumo che continua a diminuire tra il 2013 e il 2014, rispettivamente di 0,9 e 1,4 milioni di ettolitri. La Cina sembra aver subito un calo del livello di consumo significativo: si parla di una flessione di 1,2 rispetto al 2013 (consumo stimato a 15,8 milioni di ettolitri).

Tabella 2.3 – I consumi mondiali di vino – dati OIV

Hl/milioni 2009 2010 2011 2012 2013 2014 Italia 24,1 24,6 23,1 22,6 21,8 20,4 Francia 30,2 29,3 29,3 30,3 28,7 27,9 Spagna 11,3 10,9 9,9 9,3 9,8 10,0 Germania 20,2 20,2 19,7 20,0 20,4 20,2 Russia 10,4 12,2 11,3 10,8 10,4 9,6 USA 27,3 27,6 28,4 29,0 30,2 30,7 Australia 5,1 5,4 5,3 5,4 5,3 5,4 Argentina 10,3 9,8 9,8 10,1 10,3 9,9 Total mondo 243,3 242,7 244,3 241,2 242,4 240,0

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 Il consumo del 2014 è di 2 milioni di ettolitri in meno rispetto al 2013;  Il mercato americano cresce di +1,6% nel 2014 e circa +2,4% annuo negli ultimi 5 anni;

 Il mercato francese scende del 3%. Rispetto al 2009, i consumi di vino in Francia sono calati dell’1,6% annuo;

 Il mercato italiano resta il terzo al mondo nel 2014, registrando comunque un calo del 6%;

 Germania: consumo in calo, così come la Russia un ribasso ulteriormente aggravato nel 2014 dalla svalutazione del Rublo. Siamo a 9,6 milioni di ettolitri, -8% nell’anno e -1,5% annuo;

 La Cina resta dunque il quinto mercato a causa di una battuta d’arresto resa esplicita da una perdita di oltre 1 milione di ettolitri a 15,8 milioni.

Aldilà della contabilità analitica del consumo di vino nel mondo, passiamo ad una panoramica generale dedotta da questi stessi numeri: nel mondo si bevono 3,4 litri di vino pro-capite, dai 44,4 della Francia agli 1,2 litri della Cina.

I mercati più interessanti sono Canada e USA e ciò fa dormire sogni tranquilli agli italiani in quanto sono questi i mercati dove il nostro Paese è più forte.

Infine, considerando i soliti famosi 30 milioni di ettolitri di usi industriali, con la produzione 2014 di 269 milioni il mercato del vino sarebbe per il secondo anno consecutivo in surplus produttivo. Meno del 2013, ma comunque in leggero surplus.

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