3.4 Identità territoriale e distretti: determinanti del vantaggio competitivo per le piccole e medie imprese familiari.
4.1.2 Le aziende del vino in Toscana: questione di famiglia.
«Il vino è il settore emblematico della continuità familiare e si fonda sull’attività di
piccole dinastie imprenditoriali, con una polarizzazione interna fra vecchi coltivatori diretti e famiglie che possedevano terre senza coltivarle […] Lo status sociale, le radice antiche, i blasoni e le belle dimore dei produttori, il valore e il sapore esclusivo delle terre sono aspetti cruciali della “costruzione della tradizione” che sta alla base del marketing del vino».209
208 Zampi V., “Wine management. Strategie e aspetti gestionali delle imprese vitivinicole quality- oriented”, Volume I: Evoluzione degli scenari e delle strategie di impresa, Firenze, 2003.
209 Pescarolo A. (a cura di), L’impresa familiare funziona ancora? Realtà e limiti del caso toscano, Lavoro,
139
In Toscana la maggior parte delle imprese vinicole è controllata da una famiglia e anche il futuro sembrerebbe confermare la prevalenza di questa dimensione.
La famiglia non è presente solamente a livello di modalità di gestione e organizzazione aziendale, ma sconfina fino a diventare la principale fonte dei valori e dei modelli dirigenziali a cui gli imprenditori fanno riferimento.
Uno studio pubblicato nel 2007 dalla Regione Toscana210 ci permette di avere dati oggettivi su cui svolgere alcune riflessioni sul rapporto famiglia – impresa produttrice di vino.
Su un campione di cento imprese, in prevalenza di microimprese secondo la classificazione europea come visto, il 52,3% rappresentava le società semplici o di fatto e il 20,9% le società a responsabilità limitata; a seguire le snc, le spa e le cooperative. La quasi totalità (l’86,4%) ha un’unica sede e sono dislocate principalmente nella zona del Chianti senese, dell’Alta Valdelsa e del Chianti fiorentino.
Circa il 20% delle imprese campionate risulta essere stata fondata prima del 1950, mentre tra il 1981 e il 2000 questo dato raggiunge i 32,7 punti percentuali.
Quello che è maggiormente interessanti ai fini della nostra analisi è il prossimo dato che rivela la presenza dei membri della famiglia all’interno dell’impresa. Ben l’81,9% del campione è costituito da società interamente composte di parenti e l’88% di queste è costituito dalle imprese vinicole minori. Si registra un aumento nel tempo del numero complessivo di soci parenti, dovuto da un lato alla trasformazione delle ditte individuali in società di persone e, dall’altro, al fatto che a partire dal 1961 le aziende hanno sempre più optato per una organizzazione interna i cui membri fossero soli parenti.
Dai dati è stata riscontrata una maggior incursione delle donne in azienda, anche se pur sempre in percentuale ridotta. Donne alle quali, in tempi non troppo lontani, venivano
210 Lo studio è stato affidato all’IRPET dalla Regione Toscana e si è basato sull’analisi di tre realtà diverse
a dimensione soprattutto familiare – il distretto tessile pratese, l’alta-media tecnologia e la produzione del vino – con l’obiettivo di raggiungere una maggiore consapevolezza sulla conoscenza della diffusione, dello sviluppo e delle potenzialità di sopravvivenza di questo fenomeno nel mercato odierno. I dati per lo studio sono stati raccolti dai Censimenti dell’Industria e altre banche dati. Sono state inoltre condotte quindici interviste ad altrettanti imprenditori circa la storia delle loro aziende. È stata anche condotta una intervista telefonica, con metodo CATI, ad ottocento imprenditori dei diversi settori in questione. Pescarolo A. (a cura di), L’impresa familiare funziona ancora? Realtà e limiti del caso toscano, Lavoro, Studi e ricerche; 65, Regione Toscana, 2007, (Maggio 2007 prima edizione).
140
conferite le proprietà di famiglia, senza dar loro la possibilità di gestione e partecipazione diretta all’attività produttiva.
«Alla morte di mio nonno, nel 1917, i due figli – Tancredi, mio padre, e Gontrano mio zio – si sono divisi l’azienda e mio padre ha comprato l’azienda del fratello. Io avevo due sorelle ma mio padre ha lasciato l’azienda a me. Le mie sorelle hanno avuto il patrimonio di Pienza. Io avevo seguito l’azienda da sempre…lui era stato il mio maestro, così è stato facile dare continuità a questa esperienza» (Franco biondi Santi)211
L’istruzione è un'altra variabile interessante. Le ricerche condotte intorno al 2007 ci riportano livelli di studio dei principali soci medio-alti con un’alta percentuale di diplomati e laureati; percentuale che sarebbe senza dubbio riconfermata se le ricerche fossero state condotte in questi ultimi anni.212
Tra coloro che ricoprono incarichi dirigenziali troviamo pochi dipendenti esterni e il motivo sarebbe da ricondurre ad una questione di scarsità di risorse, necessarie a consentire l’inserimento di manager, figure che, secondo gli stessi imprenditori, sono plausibilmente inseribili in aziende in crescita.
La Toscana del vino si presenta a livello aziendale fortemente polarizzata sulla figura dell’imprenditore. Il lavoro di ricerca ha permesso di raccogliere alcune testimonianze di protagonisti indiscussi della produzione vinicola ed emerge una differente ampiezza di vedute tra gli anziani ed i giovani imprenditori: i primi attribuiscono a sé stessi il peso della nascita di nuove idee, mentre i giovani si guardano intorno puntando al mercato e ai clienti, cercano di cogliere gli innumerevoli input che provengono dall’esterno, ma non ritengono i dipendenti responsabili della nascita di nuovi progetti.
D’altra parte il settore del vino è improntato alla difesa della struttura familiare e questa tendenza emerge da un indagine, effettuata in seno alla ricerca menzionata, sulle posizioni degli imprenditori rispetto alle forme di successione giudicate più convenienti o possibili. I risultati dimostrano che nelle realtà scandagliate la dimensione familiare è la prediletta
211 Testimonianza riportata in: Pescarolo A. (a cura di), L’impresa familiare funziona ancora? Realtà e limiti del caso toscano, Lavoro, Studi e ricerche; 65, Regione Toscana, 2007 prima edizione.
212 Tra gli imprenditori agricoli con più di 40 anni il 43,5% ha al massimo la licenza elementare e il 31,2%
la licenza media, tra i giovani il livello di istruzione aumenta significativamente. Tra gli imprenditori agricoli 25-40enni il 45,3% è in possesso di un diploma di scuola superiore e l'11,2% ha una laurea, tra quelli con meno di 25 anni il 65,3% è diplomato e il 5,2% è laureato. Fonte: Censis, 2014.
141
sia per ciò che concerne le modalità di ricambio generazionale, sia per quanto riguarda la trasmissione dei valori di padre in figlio.
Ricambio generazionale che, soprattutto per le piccole dimensioni, rappresenta un tema delicato da gestire ed affrontare mantenendo l’integrità dell’azienda.213
Le aziende Toscane intervistate sembrerebbero posticipare il problema a tempi di là da venire perché non lo considerano un evento da pianificare, ma naturale, oppure perché semplicemente lo rinviano temporalmente. E la maggioranza dei passaggi generazionali avviene all’interno della famiglia.
Il problema principale da affrontare è la condivisione da parte delle nuove generazioni dei valori imprenditoriali. Dalla ricerca condotta nel primo decennio degli anni 2000, nel 79,5% dei casi gli imprenditori sono ottimisti nei confronti dei loro eredi e della volontà di questi ultimi di prendere in mano le redini delle aziende e di vestire i panni da imprenditore.
“Se ne occuperanno i mie figli, Jacopo e Alessandra” (Franco Biondi Santi)214
La sfida per le nuove generazioni consisterà, piuttosto, nel saper coniugare il futuro con il passato e nel riuscire a coniugare ed interconnettere qualità del prodotto, legata all’appartenenza al territorio locale, con il mercato globale.
Due termini di un’espressione apparentemente a somma zero, ma che in realtà è capace di generare risultati soddisfacenti anche oltre i confini nazionali.
La Toscana è una tra le regioni a portare alta la bandiera nel mondo del patrimonio enologico della nostra Penisola e, insieme al Veneto e al Piemonte, produce il 60% del totale delle DOP certificate.215
Le imprese vinicole toscane sembrerebbero non essere costrette e limitate dalla dimensione familiare in cui la compagine sociale è riuscita a stabilire un equilibrio tra il
213 Basti pensare che secondo una stima della Commissione Europea, è confermato anche dai dati forniti
nel 2011 che solo circa un terzo delle aziende del Vecchio Continente supera indenne il primo passaggio generazionale, percentuale che scende ulteriormente al secondo passaggio.
214 Testimonianza riportata in Pescarolo A. (a cura di), L’impresa familiare funziona ancora? Realtà e limiti del caso toscano, Lavoro, Studi e ricerche; 65, Regione Toscana, 2007 prima edizione.
215 Dati tratti dal XIII Rapporto 2015 Ismea - Qualivita sulle produzioni italiane agroalimentare e
142
mantenimento della gestione nelle mani della famiglia fondatrice e il lanciarsi verso un processo inevitabile e irrompente di innovazione.
Formazione manageriale e innovazione entrano necessariamente nel vocabolario dei vignaioli toscani del nuovo millennio e cresce la consapevolezza rispetto al fatto che determinati stili imprenditoriali possano aiutare le imprese a percorrere la strada per il successo. Nonostante questa evidente presa di coscienza, la famiglia rimane comunque il luogo in cui poter trovare adeguate conoscenze e risorse per perseguire quegli scopi. Il problema maggiore emergerà, secondo gli studiosi del settore, soprattutto se e quando i giovani produttori non saranno più in grado di replicare le tecniche di produzione del vino degli avi con il rischio di dissipare il patrimonio storico e culturale accumulato dagli artigiani nel tempo.
È più corretto parlare, per le famiglie proprietarie di aziende vinicole, di propensione manageriale in quanto, sempre dalla accurata ricerca, emerge che gli imprenditori non enfatizzano la leadership in particolare, ma, più che altro, la fiducia in se stessi e che esprimono un orientamento all’innovazione che risulta essere promossa dall’imprenditore in prima persona.
Il vino in toscana è legato evidentemente al concetto di “famiglia” e alla sua continuità nel tempo.
L’aura di importanza del vino, conferitagli dal suo essere unico ed irriproducibile per le caratteristiche peculiari e specifiche di ciascun produttore, comporta conseguentemente l’enfatizzazione delle radici antiche delle famiglie, delle belle dimore ereditate, dei blasoni, del sapore esclusivo delle terre.
Anche il rivestimento delle bottiglie, con le etichette che si avvicinano ad essere opere d’arte, propone al mercato un prodotto che si contraddistingue per la sua unicità. L’identità territoriale è considerata una delle principali risorse offerte dal contesto locale. In un rapporto complesso tra terra, pianta e frutto il vino si colora di mille sfumature e si racconta nella sua sferica complessità, come risultato di una somma di variabili storiche e ambientali.
143