2.3 Analisi del settore del vino
3.1.1 PMI: questione dimensionale e definitoria.
Abbiamo già discusso di come le imprese familiari siano ampiamenti presenti in tutti i Paesi del mondo.
In Italia il legame tra famiglia ed impresa appare particolarmente intenso e l’aggettivo familiare è affiancato non solo alla maggior parte delle imprese minori, ma anche alla prevalenza delle grandi imprese private.
Preme ancora ribadire, a scanso di equivoci, che non esiste, alcuna coincidenza tra la dimensione piccola-media e la nozione di impresa familiare: le PMI a carattere familiare, oggetto del prosieguo della trattazione, sono soltanto una tipologia particolare all’interno
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dell’insieme delle piccole e medie realtà aziendali; tipologia in cui, per l’appunto, ciò che rileva è lo stretto legame instaurato tra la famiglia e l’impresa.
Le PMI familiari avranno tutti i caratteri tipici delle PMI non familiari, ma allo stesso tempo godranno dei vantaggi e accuseranno gli svantaggi derivanti dalla presenza attiva della famiglia nell’impresa.
Per cercare di presentare e collocare nel vasto sistema economico italiano l’oggetto dei prossimi paragrafi, le piccole-medie imprese, riteniamo sia opportuno, a questo punto, spendere qualche parole sulla dimensione, fattore che ha costituito materia di approfondimento soprattutto in materia di family business in quanto, unitamente ad altri, qualifica l’azienda familiare.
In generale, una prima distinzione che si effettua con riferimento alle unità produttive prende in considerazione la configurazione dimensionale suddividendo tra grandi, medie, piccole imprese, come usualmente viene detto.
L’azienda è presente sul mercato con una determinata dimensione, che è elemento capace di influenzare le politiche attuabili e le strategie concorrenziali in maniera assolutamente rilevante.122
Il carattere composito dell’operatività dell’azienda lascia, però, soltanto immaginare quanto possa essere arduo in teoria individuare una definizione esatta di dimensione, tentativo che sarebbe anzi errato in quanto si giungerebbe ad una esplicitazione ingannevole, ottenuta dando risalto ad una o alcune fra le molteplici manifestazioni di vita dell’azienda.
Il concetto di dimensione d’impresa appare, quindi, al tempo stesso complesso e indeterminato nonché relativo. Andiamo in ordine ad analizzare questi aspetti.
La complessità deriva dal fatto che la dinamica dimensionale non è che un aspetto di quella aziendale; è una tra le più importanti manifestazioni del divenire operativo e come tale deve essere indagata. 123
Il concetto di dimensione è allora complesso in quanto dipende dagli assetti operativi ed organizzativi entro i quali si svolge la gestione, dalla struttura, dalle politiche che
122 Guatri L., Il Marketing, seconda edizione, Milano, Giuffrè, 1977, p. 48
123 Corticelli R., La crescita dell’azienda. Armonie e disarmonie di gestione, Milano, Giuffrè, 1992
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guidano l’attività, dal rapporto che l’azienda intrattiene con l’esterno. Il problema sussiste dal momento che, nell’azienda, tutto quanto appena elencato è soggetto a mutamento e, conseguentemente, a cambiare sono anche i caratteri qualitativi e dimensionali della combinazione dei fattori del complesso produttivo.124
L’indeterminatezza si riferisce sia al concetto in senso stretto di dimensione sia, di conseguenza, alla sua misurazione. «La dimensione è un modo di essere degli investimenti
e delle operazioni che il complesso attua, un loro carattere». 125
Non può esistere una lettura separata tra questi aspetti e quelli qualitativi e temporali che concorrono a definire la struttura e la dinamica dell’unità produttiva in considerazione. Per apprezzare la dimensione nel suo complesso è necessario far riferimento a parametri strutturali, ma anche operativi, oltre che al peso dell’azienda sul mercato e ai rapporti che la stessa intrattiene con l’esterno. Tutti questi fattori devono essere collocati nello spazio e nel tempo perché sarebbe impossibile, altrimenti, impostare un confronto tra grandezze non omogenee. Alla luce di queste considerazioni appare chiaro quanto sia a sua volta indeterminata la misurazione della dimensione aziendale, proprio a causa dell’incapacità di individuare soddisfacenti parametri della stessa. Sarà comunque formulata un’idea della dimensione dell’insieme dei fattori operativi e strutturali dell’azienda, che non divergerà molto dalla realtà, ma il risultato raggiunto non si otterrà con semplicità, bensì contemplando la complessità della configurazione individuata e di ciò che questa esprime riguardo al nucleo produttivo trattato.
Infine si parla di relatività del concetto di dimensione per un duplice motivo. La dimensione attribuita ad una certa unità economica è relativa perché dipende da un complesso di elementi da esaminare, singolarmente e nel loro insieme. Ma è relativa anche perché sarebbe deprecabile definire la configurazione dimensionale di un’azienda non tenendo in considerazione le circostanze mutevoli che si susseguono nel tempo e nello spazio all’interno dei settori economici in cui l’azienda agisce e con riferimento ai mercati a cui si rivolge.126 Detto in altri termini identificare un’azienda come piccola,
124 Non va dimenticato, allo stesso tempo, il concetto di ordine, situazione che deve formarsi e
permanere nell’azienda nonostante le variazioni, anzi, molto spesso in virtù di queste. Si veda: Corticelli R., La crescita dell’azienda. Armonie e disarmonie di gestione, Milano, Giuffrè, 1992 ristampa, cap. I paragrafo 1 e capitolo III paragrafo 2.
125 Corticelli R., La crescita dell’azienda. Armonie e disarmonie di gestione, Milano, Giuffrè, 1992
ristampa, p.135
126 «…la dimensione del sistema dell’impresa è relativa alla dimensione del mercato.» Amaduzzi A., Osservazioni intorno al concetto di «dimensione aziendale», Milano, Giuffrè, 1964.
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media o grande significa considerare i parametri proposti alla luce di condizioni esogene ed endogene diverse. La dimensione dell’azienda non può essere stimata soltanto a seguito di un esame, seppur scrupoloso, dell’azienda in funzionamento; occorre rimandare ad un una valutazione dell’azienda come elemento del sistema economico di riferimento e quindi alla sua importanza relativa, intesa come capacità di resistere sul mercato e di modificarne l’andamento.
Nonostante l’intricata questione definitoria, la prassi e la necessità di studiare il fenomeno ci conducono a far chiarezza ed a tentare una classificazione su base dimensionale.
Il tentativo di fornire una sintetica descrizione della dimensione nasce, soprattutto per quanto ci riguarda in questa sede, dall’implicazione esistente tra quest’ultima e la crescita di un’azienda. Ampliamento dimensionale e crescita non sono la stessa cosa, pur essendo due fenomeni connessi. Dal momento che il nostro obiettivo è proprio lo studio delle possibilità di sviluppo e crescita delle PMI vitivinicole, ci sembrava opportuno far chiarezza sul concetto di dimensione, per comprendere meglio anche il fenomeno della crescita e dello sviluppo e quali sono gli elementi implicati in questo divenire continuo dell’azienda.
Ci premeva dar adito all’annosa questione della impossibile determinatezza della configurazione dimensionale per spiegare che quando si parla di piccole, medie e grandi imprese, caratterizzate da profili strutturali e strategici diversi, l’argomentazione dev’essere svolta non dimenticandosi mai della relatività della questione. I parametri adottati per la valutazione son da considerare con riferimento alle diverse condizioni esterne ed interne, nello spazio e nel tempo.
La dimensione dev’essere presa, quindi, come punto di riferimento per districarsi nel vasto mondo delle imprese.
Ai fini del nostro lavoro, riuscire a schematizzare e sintetizzare in termini dimensionali, vuol dire inquadrare più agevolmente l’oggetto delle nostre riflessioni, permettendoci non solo di classificarle con più semplicità, ma anche di riflettere sul loro possibile slancio e sviluppo duraturo, essendo dimensione e crescita, come dicevamo poc’anzi, concetti indissolubili tra loro.
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Alla luce di tutto ciò, andiamo quindi a determinare parametri di riferimento che siano il più possibile omogenei per stabilire la dimensione, ribadendo l’assoluta indeterminatezza del concetto e quindi l’impossibilità di individuare un indicatore eccepibile da preferire ad altri.
In letteratura sono molteplici i fattori proposti come caratteri dimensionali.
Per semplicità ed efficacia, scegliamo di percorrere la strada che si fonda sull’individuazione di parametri quantitativi, qualitativi e normativi per valutare la dimensione.127
I criteri quantitativi sono spesso preferiti perché più oggettivi e più facili da osservare anche da parte di soggetti esterni. Si distinguono parametri di natura economica (fatturato, valore aggiunto), tecnica (potenzialità impianti, numerosità unità produttive, quantità di prodotti) o organizzativa (numero addetti, numero livelli direttivi e/o esecutivi). Questi indicatori sono adeguati per distinguere tra grande e piccola impresa per l’assegnazione di agevolazioni o in campo di politica industriale, ma non devono essere considerati isolatamente in quanto, per esempio, non esprimono le peculiarità dell’unità economica osservata sotto il profilo strategico e del posizionamento competitivo.
Questi, infatti, assumono significato, se considerati nel loro rapporto di interdipendenza con i parametri qualitativi, sempre nell’ordine delle idee che l’apprezzamento della dimensione richieda dinamicità nelle prospettive di analisi. Tra i parametri qualitativi si individuano, per esempio, le caratteristiche e il grado di competizione del settore di riferimento, lo stadio di sviluppo dell’azienda, le caratteristiche dell’assetto istituzionale, le qualità personali e il sistema delle idee dell’imprenditore, il profilo professionale medio dell’organico, la natura dei prodotti e le tecniche di produzione impiegate. Si tratta di osservare e valutare fenomeni gestionali e organizzativi, che sono maggiormente in grado di esprimere la reale natura e complessità del fenomeno aziendale, in particolare per le realtà di minori dimensioni.
Richiamiamo poi anche i parametri normativi ovvero l’insieme delle norme comunitarie o linee guida per il censimento. Parametri normativi li troviamo nel Codice Civile e nelle definizioni europee della Commissione Europea e della Banca di
127 Montemerlo D., Preti P. (a cura di), Piccole e medie imprese. Imprese familiari, volume 17, rivista
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Investimento Europea, ma anche nei parametri utilizzati dall'Istat per definire la Piccola e Media Impresa.
Mentre di quest’ultima parleremo più avanti, enunciamo brevemente le disposizioni normative del Codice Civile, che all’articolo 2082, nella prima sezione, disciplina la figura dell’imprenditore definendolo come colui che esercita professionalmente un’attività economica organizzata al fine della produzione e dello scambio di beni o di servizi. Il piccolo imprenditore è invece disciplinato all’articolo 2083: “sono piccoli
imprenditori i coltivatori diretti del fondo, gli artigiani, i piccoli commercianti e coloro che esercitano un’attività professionale organizzata prevalentemente con il lavoro proprio e dei componenti della famiglia”.
Concludendo, la valutazione in termini dimensionali non può che essere che congiunta e combinata. Il voler individuare dei parametri, che rendano quanto più oggettivo e lineare il concetto esaminato, è puro artificio metodologico. Riteniamo sia da condividere l’idea di Ricci128, secondo cui la dimensione sia nella sua più intima essenza, una “sensazione”, che aiuta a sintetizzare e rendere omogenee le percezioni ricavate dall’esame complessivo della serie composita di parametri. Questi ultimi hanno un significato relativo individualmente considerati, ma, valutati complessivamente e sistematicamente, fungeranno da segnali con riferimento al giudizio dimensionale.