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Conto economico a valore aggiunto

H) Proventi netti della gestione patrimoniale G+H= I) Risultato operativo aziendale (EBIT)

I- L= M) Risultato lordo di competenza N) Risultato della gestione straordinaria

4.2.2.2 Analisi della solidità

L’analisi della solidità deriva dallo Stato patrimoniale finanziario e lo Stato patrimoniale gestionale. Questa “è essenzialmente finalizzata ad investigare le condizioni di equilibrio ai vari livelli della gestione”358.

L’analisi può riguardare quindi gli impieghi, le fonti e la correlazione tra fonti e impieghi. Qui di seguito riportiamo brevemente alcuni indicatori comunemente utilizzati nell’analisi di bilancio:

a) Composizione degli impieghi

Peso attività non correnti = Attività non correnti / totale impieghi Peso attività correnti = Attività correnti / totale impieghi

357 Ivi p. 119.

358 Fazzini M., Abriani N., “Turnaround management. Affrontare, gestire e risolvere la crisi d’impresa”,

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Tali grandezze indicano “quanta parte del patrimonio è vincolata per impieghi duraturi e quanta invece è destinata alla gestione del circolante”359. Nel caso si ottenga un peso elevato delle Attività correnti, si può dedurre che l’azienda presenta una situazione di elasticità, nel caso contrario, invece, di rigidità.

Anche questi valori tuttavia devono sempre essere oggetto di confronto con i parametri medi di settore, in quanto sono fortemente influenzati dalla tipologia di attività svolta. Inoltre possono esistere realtà aziendali che presentano delle particolarità riguardo determinate voci di bilancio. Per tale ragione l’analista può elaborare ulteriori indicatori, maggiormente specifici. Qui di seguito riportiamo i più frequenti360:

Peso degli assets intangibili = Attività immateriali / Totale impieghi Peso degli assets tangibili = Attività materiali / Totale impieghi Peso delle rimanenze = Rimanenze / Totale impieghi

Peso dei crediti commerciali = Crediti commerciali / Totale impieghi Peso delle disponibilità liquide = Disponibilità liquide / Totale impieghi

b) Composizione delle Fonti

Indice di autonomia finanziaria = Patrimonio netto / Totale fonti Debt / Equity = Posizione finanziaria netta / Patrimonio netto

Peso delle passività non correnti = Passività non correnti / Totale fonti Peso delle passività correnti = Passività correnti / Totale fonti

Il valore di tali indicatori “è espresso in termini percentuali ed evidenzia:

 a quanto ammonta il capitale proprio (patrimonio netto) rispetto ai mezzi di terzi (passività correnti e non correnti);

 a quanto ammontano le fonti di lungo periodo (patrimonio netto e passività non correnti) rispetto a quella di breve (passività correnti)”361.

Anche in questo caso l’analisti può decidere di creare altri indicatori, che esprimano con maggior dettaglio determinate voci di bilancio.

359 Fazzini M., “Analisi di bilancio. Metodi e strumenti per l’interpretazione delle dinamiche aziendali”,

op. cit. p. 132.

360 Ivi p. 133.

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Dobbiamo tuttavia fare delle precisazioni sui primi due indicatori sopra elencati. L’indice di autonomia finanziaria è ottenuto “dal rapporto fra patrimonio netto e totale fonti; esso esprime quanta parte degli investimenti è complessivamente coperta da mezzi propri e, pertanto, esprime il livello di autosufficienza di una società”362. Quanto maggiore sarà il valore ottenuto, tanto maggiore sarà l’indipendenza dell’impresa dai soggetti finanziatori esterni. Tuttavia non esiste un valore assoluto di riferimento. Qui di seguito riproponiamo uno schema, costruito tramite evidenze empiriche, che normalmente può esser utilizzato come strumento di riferimento363:

 fra 0% e 33%: area di rischio;

 fra 33% e 50%: area di sorveglianza;

 fra 50% e 66%: area di normalità;

 fra 66% e 100%: eccesso di autonomia finanziaria e scarso ricorso alla leva dell’indebitamento.

Per quanto riguarda invece il rapporto D/E, possiamo affermare che questo “indica quante volte i finanziamenti a titolo oneroso siano superiori al patrimonio netto; maggiore è il risultato del rapporto, più elevata è l’esposizione nei confronti dei terzi”364. Normalmente si esprime un giudizio positivo quando il valore è prossimo all’unità.

4.2.2.2.1 Analisi correlazione fonti-impieghi

Affinché si possa esprimere un giudizio positivo sull’analisi della solidità di un’impresa “occorre che tendenzialmente esista una proporzione fra gli investimenti e i finanziamenti di uguale durata”365.

Si possono quindi presentare tre diverse ipotesi:

1) parte delle attività correnti è coperta da fonti di lungo periodo: le Passività correnti hanno un valore inferiore alle Attività correnti, le quali sono coperte per la parte

362 Fazzini M., Abriani N., “Turnaround management. Affrontare, gestire e risolvere la crisi d’impresa”,

op. cit. p. 66.

363 Giunta F, “Analisi di bilancio. Riclassificazione, indici e flussi”, Vol. 1, Centro stampa Il Prato, 2006,

p. 419.

364 Fazzini M., “Analisi di bilancio. Metodi e strumenti per l’interpretazione delle dinamiche aziendali”,

op. cit. p. 136.

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eccedente dalle Passività non correnti e Patrimonio netto, i quali coprono anche tutte le Attività non correnti;

2) parte delle Attività non correnti sono coperte dalle Passività correnti: le Attività correnti sono coperte dalle Passività correnti le quali però sono utilizzate per coprire anche parte della Attività non correnti dato che le Passività consolidate e il Patrimonio netto non sono sufficienti a coprirle interamene;

3) si ha una correlazione equilibrata tra impieghi e fonti: le Attività non correnti sono coperte dal Patrimonio netto e dalle Passività non correnti, mentre le Attività correnti sono pari alle Passività correnti.

Quest’ultima ipotesi è, come in parte accennato precedentemente, la situazione migliore che si possa presentare. Per quanto riguarda gli altri due casi, siamo in presenza di un disequilibrio, ma ciò nonostante la prima ipotesi è da preferire alla seconda in quanto: “nel primo caso, infatti, una parte delle Attività di breve periodo è coperta da fonti di lungo termine; ciò significa, ad esempio, che un mutuo è parzialmente utilizzato per finanziare la gestione commerciale (rimanenze, posizioni creditorie, ecc.). Nel secondo caso, invece, una parte di fonti di breve periodo copre una porzione di investimenti strutturali; questo vuol dire, ad esempio, che l’acquisto di un immobile è per una certa quota finanziato con passività a breve, come uno scoperto di conto corrente”366.

Quest’ultima ipotesi diviene sconveniente nel momento in cui si considera che il ricorso alle Passività correnti per coprire anche le Attività non correnti comporterebbe per l’impresa maggiori oneri finanziari da sostenere.

Qui di seguito riportiamo i principali indicatori che vengono usati maggiormente nella prassi dagli analisti:

Margine di struttura = Patrimonio netto – Attività non correnti

In tal caso tanto maggiore è il valore ottenuto, tanto migliore è il giudizio da esprimere. Il suo relativo indice è ottenuto dalla seguente formula:

Indice di copertura delle immobilizzazioni = Patrimonio netto /Attività non correnti Margine di struttura secondario = (Patrimonio netto + Passività consolidate) – Attività non correnti

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