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Immob Materiali nette Immob Immateriali nette

b)Attivo immobilizzato

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Stato patrimoniale a pertinenza gestionale

A) Attivo corrente operativo (Capitale circolante operativo lordo) B) Passivo corrente operativo

A-B=C) Capitale circolante operativo netto D) Attivo immobilizzato operativo

E) Passivo consolidato operativo

D-E=F) Attivo immobilizzato operativo netto

C+F=G) Capitale investito (netto) della gestione caratteristica H) Capitale investito (netto) della gestione patrimoniale G+H=I) Capitale investito (netto totale)

Struttura finanziaria: A) Patrimonio netto

B) Passivo consolidato finanziario (o finanziamenti a lungo termini) C) Passivo corrente finanziario (o finanziamenti a breve termine) D) liquidità immediate e cash equivalents

B+C=D) Totale finanziamenti A+D=E) Totale fonti finanziarie

Fonte: propria elaborazione

Dallo schema proposto è evidente come “all’interno di ogni area dello Stato patrimoniale gestionale, ciascun impiego esprime una porzione di fabbisogno finanziario corrispondente al proprio valore, mentre i debiti di funzionamento esprimono la quota di copertura di tale fabbisogno, generata spontaneamente”337.

Dato che abbiamo scelto in questo caso un prospetto scalare, è possibile individuare il cosiddetto Capitale investito netto globale, che è determinato dalle somme dei vari fabbisogni che si generano nelle aree gestionali. Questo, in ultima analisi, rappresenta “l’importo che deve essere coperto ricorrendo ai debiti finanziari ed al capitale proprio”338.

Per quanto riguarda la riclassificazione delle fonti, a differenza di quanto visto nello Stato patrimoniale finanziario, nella quale era rilevante solo la scadenza della fonte, qui risulta invece importante la natura della fonte esterna, infatti, si va ad “operare un’ulteriore distinzione tra i debiti di funzionamento e debiti di finanziamento, entrambi necessari per

337 Danovi A., Quagli A., “Crisi aziendali e processi di risanamento: modelli interpretativi, prevenzione e

gestione della crisi d’impresa, casi aziendali.”, op cit., p. 59.

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far fronte ai fabbisogni espressi dal capitale investito. I primi hanno natura operativa, mentre i secondi, come è evidente, finanziaria”339.

Infine nell’area finanziaria, si può notare come i debiti finanziari vengano rettificati dai valori di liquidità immediata e cash equivalents. In tal modo è possibile individuare la Posizione finanziaria netta, data da Debiti finanziari – (liquidità immediate + cash equivalents). Questo è “un indicatore estremamente diffuso che sintetizza in un valore unico, il risultato combinato della capacità aziendale di generare cash flow e la tendenza ad aumentare o diminuire l’indebitamento finanziario”340. In ultima analisi, si può affermare che “un aumento della posizione finanziaria netta può senza dubbio definirsi un fattore negativo, mentre può senza dubbio esserne valutata positivamente la riduzione”341.

4.2.1.3 Riclassificazione Conto economico

Il Conto Economico civilistico esposto in forma scalare non distingue i componenti di reddito della gestione caratteristica da quelli della gestione extra-caratteristica e i componenti di reddito sono classificati per natura e non per destinazione. L’obiettivo della riclassificazione del Conto Economico è dunque quello “evidenziare e analizzare la sequenza dei risultati delle diverse aree gestionali in cui si suddivide la complessa attività d’impresa”342.

Il primo step per riclassificare il Conto economico è la definizione delle aree di gestione individuate per la formazione del reddito, che sono:

area caratteristica (operativa/tipica): “in cui convergono le operazioni gestionali connesse con i rami d’affari in cui l’impresa è tipicamente impegnata”343;

339 Fazzini M., “Analisi di bilancio. Metodi e strumenti per l’interpretazione delle dinamiche aziendali”,

op. cit. p. 47.

340 Danovi A., Quagli A., “Crisi aziendali e processi di risanamento: modelli interpretativi, prevenzione e

gestione della crisi d’impresa, casi aziendali.”, op cit., p. 61.

341 Ibidem

342 Sostero U., Ferrarese P., “Analisi di bilancio. Strutture formali, indicatori e rendiconto finanziario”, op.

cit. p. 30.

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 area accessoria: “include ricavi e costi collegati con attività di investimento estranee all’attività operativa”344;

 area finanziaria: ricomprende costi e ricavi derivanti dalle operazioni connesse alla copertura del fabbisogno finanziario;

 area straordinaria: “comprende costi e ricavi generati da eventi non prevedibili”345;

 area tributaria: raccoglie i valori derivanti dalle imposte d’esercizio.

Le cinque aree gestionali appena presentate sono comuni a tutti gli schemi di classificazione riferiti al criterio funzionale. Ciò che contraddistingue le diverse strutture formali è dato dal diverso modo di aggregare i componenti positivi e negativi che si riferiscono alla gestione caratteristica. La scelta di come aggregare le voci dell’area caratteristica rappresenta il secondo step della riclassificazione.

In estrema sintesi, è possibile individuare tre configurazioni “caratterizzate da diversi criteri di classificazione dei costi nell’area caratteristica:

 Conto economico a costi e ricavi della produzione ottenuta: classifica i costi in interni ed esterni;

 Conto economico a costi e ricavi del venduto: classifica i costi per destinazione con riferimento ai più rilevanti centri di responsabilità coinvolti nell’area operativa;

 Conto economico marginalistico: classifica i costi in fissi e variabili”346.

Nella prima configurazione, è possibile inoltre determinare quattro importanti valori intermedi, ovvero: il valore aggiunto, il margine operativo lordo, il Margine operativo netto e l’EBIT.

Il primo “esprime la capacità dell’azienda di creare ricchezza ed è pari alla differenza fra i ricavi operativi e i costi sostenuti per l’acquisizione di risorse esterne”347.

344 Danovi A., Quagli A., “Crisi aziendali e processi di risanamento: modelli interpretativi, prevenzione e

gestione della crisi d’impresa, casi aziendali.”, op cit., p. 61

345 Ivi p. 62.

346 Ivi p. 63.

347 Fazzini M., “Analisi di bilancio. Metodi e strumenti per l’interpretazione delle dinamiche aziendali”,

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Il MOL, acronimo di Margine Operativo Lordo, noto anche come EBITDA, (Earnings Before Interests, Taxes, Depreciation and Amortization), si ottiene sottraendo dal valore aggiunto il costo dei dipendenti.

Tale valore è un dato molto importante per l’analista, in quanto “rappresenta una prima forma dell’autofinanziamento operativo di un’azienda”348.

Sottraendo da questo gli accantonamenti e le svalutazioni è possibile ottenere il MON (Margine operativo netto). Nonostante entrambi siano espressivi della redditività operativa dell’azienda, spesso si predilige l’utilizzo del MOL “dal momento che non risente delle scelte discrezionali operate dagli amministratori in tema di costi non monetari”349.

Infine, il terzo risultato intermedio, che si rivela un dato di estrema importanza in quanto funzionale al calcolo del ROI, è l’EBIT (Earning Before Interests). Tale valore, in sintesi, “rappresenta il margine economico che residua dalla gestione operativa e da quella finanziaria attiva per remunerare due residuali stakeholder: i terzi che hanno apportato capitale di credito (banche, finanziatori a vario titolo, obbligazionisti, ecc.) e l’amministrazione finanziaria”350.

Qui di seguito riportiamo il prospetto del Conto economico a valore aggiunto, il quale verrà successivamente utilizzato per l’analisi di bilancio della società Sixty Spa:

348 Ivi p. 87

349 Ivi p. 87-88

170 Fonte: propria elaborazione

4.2.2 Analisi per indici: analisi della solvibilità

La manifestazione più esplicita di uno stato di crisi è rappresentato dallo stato di insolvenza. Questo come già precedentemente illustrato si concretizza nell’incapacità dell’azienda di far fronte ai propri impegni finanziari. Per studiare la solvibilità di un’azienda è necessario effettuare sia un’analisi della liquidità sia un’analisi della solidità patrimoniale, entrambe realizzabili dallo Stato patrimoniale riclassificato secondo il criterio finanziario.