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DISABILITA’ INTELLETTIVA E INCLUSIONE SCOLASTICA

1. DISABILITA’ INTELLETTIVA

1.4. Analogia e disabilità intellettiva

Il termine “analogico” sta ad indicare “ciò che è proprio dell’analogia, che si fonda sull’analogia. Il ragionamento analogico è quel ragionamento per cui, poste due cose simili fra loro per alcuni caratteri o aspetti, dalla presenza di altri aspetti o caratteri in una di esse si deduce la presenza di questi stessi aspetti o caratteri anche nell’altra” (Devoto & Oli,1990, p. 106).

Il termine analogico è un termine ombrello, al cui interno appartengono significati estrapolati da diversi ambiti culturali, e che si contrappone al termine digitale: “in genere la differenza tra

analogico e digitale corrisponde alla differenza fra una rappresentazione continua e una rappresentazione discreta di determinate grandezze” (Ciotti & Roncaglia, 2000, p. 5).

Con riferimento alla proprietà delle cose, l’analogia indica una somiglianza di rapporti fra oggetti

diversi (Bertolini, 1996) è la via maestra per stabilire un rapporto tra un dominio familiare e uno

meno familiare (Zanchin, 2002).

L’analogia si basa sul rapporto di somiglianza tra due elementi, che sono posti in relazione; essa permette il ritornare su cose apparentemente simili allo scopo di individuarvi le diversità e di collegare cose apparentemente lontane allo scopo di rinvenirvi delle similarità (Antonietti, 1999a).

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“Nel continuo presentarsi del simile o dell’identico si cerca di portare alla luce i potenziali significati che in essi risiedono: per dimostrare come la stessa cosa si presenta in vari modi e come nell’apparente diversità si ritrovi il medesimo. L’analogia svolge una funzione legante e al tempo stesso scoprente, in una sorta di rapporto circolare e continuo tra somiglianza profonda e somiglianza superficiale:

accostamento, apparenza, identità e astrazione (Fig. 1.3) derivano dalla loro differente combinazione”

(Antonietti, 1999a, p. 12).

Fig. 1.3. Spazio in cui si collocano i casi-limite dell’analogia (Antonietti, 1999a, p. 12).

I termini analogico e digitale sono utilizzati in molti campi della vita pratica.

In informatica3 il processo di digitalizzazione comporta sempre la suddivisione in unità

discrete di qualcosa che nella realtà è spesso continuo; ciò avviene attraverso la conversione delle

informazioni analogiche in informazioni numeriche, cioè digitali: digit in inglese vuol dire numero,

cifra. Com’è noto, i numeri in cui traduciamo le informazioni di tipo continuo in digitale sono soltanto due, 0 e 1 del linguaggio binario informatico.

I documenti analogici sono la carta, le pellicole fotografiche, cinematografiche, microfiche o i microfilm, lastre o pellicole radiologiche, cassette e nastri magnetici audio o video.

I documenti digitali sono i documenti su supporti di memoria informatici, come CD-ROM, chiavette USB, hard disk e ogni altro sistema informatico basato sempre sulla numerazione binaria 0-1.

I dispositivi analogici, sia quelli audio sia quelli video, registrano le caratteristiche dei suoni

e delle immagini sotto forma di segnali elettrici variabili. Il difetto della tecnologia analogica è legato ai fenomeni di interferenza che modificano la qualità dell’audio e del video ogni volta che il

3Disponibile da http://www.mondodvd.net/guide-e-tutorial/altre-guide/teorie/469-differenze-tra-il-segnale-analogico-e- quello-digitale-durante-lacquisizione-video.html [27/08/2015]. identità

+

Somiglianza profonda astrazione accostamento apparenza Somiglianza superficiale

+

-

-

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segnale elettrico è registrato o è trasmesso da un dispositivo all’altro, ad esempio dalla videocamera al videoregistratore.

Gli apparecchi digitali funzionano in modo diverso, cioè rappresentano anch’essi il segnale attraverso frequenze 0 e 1. Questo formato oltre ad offrire una qualità migliore, si adatta perfettamente ai sistemi di archiviazione, elaborazione e trasferimento supportato dai computer.

Il segnale analogico4 (Fig. 1.4) è un segnale continuo nel tempo che può assumere tutti gli

infiniti valori della grandezza fisica osservabile, sia essa una tensione, una corrente, una temperatura o altro, contenuti all'interno di un determinato range, ovvero tra un minimo relativo ed un massimo.

Il segnale digitale è un segnale che all'interno di un determinato range può assumere solo un numero discreto, cioè numerabile, di valori.

In linguistica, il linguaggio analogico riguarda la comunicazione non verbale – la postura, la prossemica, le espressioni del viso, i movimenti e gesti di braccia e mani - e paraverbale - la prosodia, i toni, il tempo, il timbro, il volume della voce. Il linguaggio analogico trasmette sentimenti e relazioni, è abbastanza naturale, ha un basso grado di astrazione. Il linguaggio verbale

trasmette notizie e comunica contenuti, ha un alto grado di complessità e di astrazione (Tessaro,

2007).

Nella comunicazione umana sono due le possibilità di far riferimento agli oggetti: o dar loro un nome – come fa il linguaggio verbale- o rappresentarli con un’immagine – come fa il linguaggio analogico. A questo vanno inclusi gesti, posizione del corpo, espressione del viso, inflessione della voce (Watzlawick, 1967, pp. 53-57).

4Disponibile da

http://it.wikibooks.org/wiki/Esercitazioni_pratiche_di_elettronica/Differenza_fra_segnali_analogici_e_segnali_digitali [27/08/2015].

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In riferimento ai termini digitale e analogico, Paul Watzlawick chiarisce inoltre che:

“Abbiamo a che fare con due tipi di lingue. L’una, quella per esempio in cui è formulata questa frase, dà delle definizioni, è obiettiva, cerebrale, logica, analitica; è la lingua della ragione, della scienza, dell’interpretazione e della spiegazione e dunque la lingua della maggior parte delle terapie. L’altra è molto più difficile da definire, appunto perché non è la lingua della definizione. La si potrebbe chiamatela

lingua dell’immagine, della metafora, della pars pro toto, forse del simbolo, in ogni caso comunque della totalità e non della scomposizione analitica” (Watzlawick, 1977, p. 23).

"Il pensiero analogico è una forma di pensiero che si basa su generalizzazioni e affinità di relazione grazie a cui è possibile adeguare le proprie conoscenze e schemi mentali partendo da qualcosa di noto e adattandolo a qualcosa di ignoto” (Oliveiro, 2009). L’emisfero sinistro è responsabile e interessato alle forme di pensiero di tipo sequenziale, mentre l’emisfero destro è responsabile del pensiero analogico, divergente, basato su associazioni libere e fluide, sull’elaborazione di idee creative.

Nel pensiero analogico avvengono le seguenti fasi (Ivi):

- rievocazione o costruzione della rappresentazione mentale delle due situazioni tra cui verrà stabilità l’analogia;

- confronto delle due situazioni mediante la rilevazione delle corrispondenze che si presentano;

- esplicitazione, cioè stabilito un primo contatto, “agganciata” l’analogia, si esplicitano quanti

più aspetti possibili di somiglianza e differenza.

La necessità di saper correttamente astrarre dal reale e di operare in situazioni concrete o in riferimento ad esse, costituisce un obiettivo della didattica per competenze e per situazioni reali ma è anche un limite attuativo per la scuola di oggi.

Se da un lato viene richiesto un cambiamento radicale della didattica ai docenti, dall’altro essi devono confrontarsi con i vincoli imposti dagli attuali ambienti di apprendimento.

Anche per questi motivi, nella didattica attuale – soprattutto nella secondaria - è ancora così diffuso l’utilizzo del linguaggio verbale e del libro di testo, che però promuovono un apprendimento poco situato e troppo astratto.

Spesso inoltre gli stimoli presenti in classe sono carenti o al contrario, assistiamo ad un loro “assalto simultaneo” (Feuerstein, 2005b) e disorganizzato che, come abbiamo visto, può costituire una difficoltà considerevole proprio per gli studenti con disabilità intellettiva. Per questo è importante che gli insegnanti che hanno in classe studenti con disabilità intellettiva sappiano invece

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promuovere situazioni di apprendimento che ripropongano stimoli opportunamente scelti per la

loro valenza analogica con il reale e che facilitino l’apprendimento per tutti gli studenti. Se si

selezionasse il medium opportuno, anche questi studenti potrebbero essere facilitati nell’apprendimento, che avverrebbe proprio per somiglianza: “non c’è nulla di specificamente

simile a cinque nel numero cinque; non c’è nulla di specificamente simile a un tavolo nella parola tavolo. D’altra parte, nella comunicazione analogica c’è qualcosa che è specificamente simile ‘alla cosa’, vale a dire a ciò che si usa per esprimerla” (Watzlawick, Beavin & Jackson, 1967, p. 53).

Uno degli effetti positivi dell’utilizzo dell’analogia, sta nella comprensibilità cognitiva perché consente a questi studenti un continuum con la conoscenza pregressa e permette di riflettere sui contenuti appresi precedentemente: la nuova conoscenza così risulta meno strana, incomprensibile e indecifrabile (Antonietti, 1999,c) perché avviene a partire da conoscenze già acquisite.

Tra i vari linguaggi analogici, inoltre, i soggetti con ritardo mentale sembrano apprendere più facilmente con quelli che facilitano i processi visivo-immaginativi (Arnhiem, 1969 Antonietti, 1999a, p. 14): già le ricerche di Lewin (1976) ad esempio, avevano dimostrato che l’apprendimento dei brani in questi soggetti era facilitato se nei testi erano presenti alcune illustrazioni.

Le ricerche di Selfe (1985) hanno indicato inoltre che i bambini con ritardo hanno doti artistiche superiori ai bambini normali in particolare nell’uso della proporzione, nella rappresentazione dello

spazio tridimensionale, della dimensione rapportata alla distanza e nella sovrapposizione tra oggetti.

Quando l’apprendimento con i linguaggi analogici avviene nella relazione tra i pari – come nel caso del cooperative learning o nei lavori di gruppo- si possono verificare le condizioni per sviluppare anche le relazioni positive, la comprensibilità emotiva e la fiducia in sé stessi- aspetti fondamentali e non trascurabili in particolare proprio per questi studenti.