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AMBIENTE E APPRENDIMENTO

8. AMBIENTI DI APPRENDIMENTO PER LA DISABILITA’ INTELLETTIVA

8.3. Nussbaum e l’Ambiente di apprendimento agentivo

Il capability approach, cioè l’approccio alle capacitazioni di Sen e Nussbaum, mette in diretta relazione le capacità interne dell’individuo con le opportunità che l’ambiente può offrire.

Le capacitazioni hanno quindi bisogno di trovare delle condizioni favorevoli esterne per consentire anche all’’agency, cioè alla “libertà di scegliere e di agire” (Sen, 1992) di esprimersi e di attivarsi in ciascuno studente.

Martha Nussbaum distingue tra capacità interne, capacità combinate e capacità base o

fondamentali.

Le capacità interne sono stadi di sviluppo della persona (Nussbaum, 2001, p. 100).

Affinché le risorse interne dell’individuo si mobilitino e diventino allora capacit-azioni le capacità dei singoli individui devono potersi evolvere in quelle che la Nussbaum definisce capacità

combinate: "garantire una capacità ad una certa persona non è sufficiente a produrre stati interni di

disponibilità ad agire. E’ almeno altrettanto necessario predisporre l'ambiente materiale ed istituzionale in modo che le persone siano effettivamente in grado di funzionare" (Nussbaum, 2002, p. 82); “la capacità combinata si realizza quando le “capacità interne [sono] combinate con condizioni esterne adatte a esercitare quella funzione” (Nussbaum, 2001, p. 101).

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E’ grazie all’accoppiamento combinato tra lo stadio di sviluppo interno di quello studente e le opportunità adeguate che l’ambiente mette a disposizione che lo studente può scegliere liberamente le modalità per apprendere e se agire o meno in quel contesto di apprendimento45.

Le capacità base o fondamentali invece sono “il corredo innato degli individui che è la base necessaria allo sviluppo di capacità più avanzate” (Ivi).

La Nussbaum stila un elenco di queste dieci capacità minime, o meglio capacità umane

fondamentali o capacità centrali (Nussbaum, 2001): si tratta di dieci principi che hanno lo scopo di

garantire a ciascun uomo di poter “vivere e non solo di sopravvivere”.

E’ un elenco riguarda la tutela dei diritti umani fondamentali e per i suoi contenuti è di tale importanza che dovrebbe rientrare all’interno di ciascun corpus normativo presente all’interno delle Costituzioni dei singoli Stati.

La decima capacità umana fondamentale è il controllo del proprio ambiente.

L’autrice divide questa capacitazione in due componenti: il controllo del proprio ambiente politico e il controllo del proprio ambiente materiale. Della prima capacitazione fa parte il “poter partecipare in modo efficace alle scelte politiche che governano la propria vita, godere del diritto di partecipazione politica, delle garanzie di libertà di parola e di associazione” (Nussbaum, 2001, p. 97).

Della seconda capacitazione, che qui più ci interessa, fa parte “il diritto al possesso (di terra e beni mobili) non solo formalmente, ma in termini di concrete opportunità” (Ivi).

Il diritto al controllo del proprio ambiente viene spesso negato nelle nostre classi della secondaria perché qui il setting dei banchi e la povertà dei materiali non consente nessuna scelta e possibilità di movimento che possa mettere gli studenti nella condizione di scoprire e dominare il loro ambiente. A contatto con un ambiente così povero di sollecitazioni le capacità interne degli studenti non possono abbinarsi e rimangono capacitazioni interne, statiche, inerti, e senza possibilità alcuna di evolvere.

Gli studenti in difficoltà quindi non sono messi nelle condizioni ottimali per partecipare al processo di apprendimento e in particolare lo studente con disabilità incontra qui delle forti resistenze nello sviluppo di tutte e tre le capacitazioni di cui sopra e non riesce a convertire le sue capacità in

funzionamenti.

45 Questa combinazione diventa un fattore di rilievo a cui prestare cura e attenzione nella progettazione dei percorsi

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Questa condizione di impossibilità ad agire e a partecipare, può degenerare fino a creare delle non-

capacitazioni, un vero e proprio handicap aggiuntivo che, di fatto, costituisce un fattore che finisce

nel tempo per aumentare la disabilità in questi studenti.

L’assenza di sollecitazioni ambientali e la conseguente assenza di controllo dell’ambiente materiale è sicuramente un’ingiustizia per gli studenti senza disabilità e tanto più lo diventa per quelli con

disabilità, che per via dell’azione e del fare avrebbero bisogno invece che l’ambiente favorisca in

loro lo sviluppo di molteplici capacità combinate.

Dal punto di vista della Nussbaum, qui non si realizza il principio di “giustizia sociale e dignità umana” (Nussbaum, 2002), cioè si perpetua una vera e propria ingiustizia contro uno dei diritti fondamentali dell’uomo, che costituiscono la base stessa dell’agency, cioè la libertà di scegliere e di agire (Sen, 2000).

Se nella disabilità è impossibile eliminare la componente di natura organica cioè il deficit, è possibile invece ridurre l’handicap originato dall’ambiente circostante, anche attraverso didattiche e

situazioni di apprendimento di tipo inclusivo. Agli studenti con disabilità - soprattutto quelle con

disabilità mentale - vanno garantite le stesse capacitazioni delle persone normodotate (Nussbaum, 2002) : “anche i disabili hanno diritto allo sviluppo di tutte le loro capacità” (Ivi, p. 39).

Poiché le capacità dipendono non solo da tratti personali, ma anche dalle caratteristiche dell’ambiente naturale e istituzionale, per sviluppare le capacitazioni interne, a scuola non ci si dovrebbe soffermare solo sulla trasmissione dei contenuti ma ci si dovrebbe concentrare sulle “direzioni metodologiche e pedagogiche che vengono assunte” (Nussbaum, 2012, p. 82).

L’ambiente di apprendimento dovrebbe quindi rientrare a pieno titolo in queste direzioni metodologiche e pedagogiche: al pari di un altro materiale o medium per l’apprendimento l’ambiente dovrebbe essere pensato, progettato e realizzato nel dettaglio prima dell’esperienza formativa, senza alcuna improvvisazione.

Le aule tutte uguali, di forma rettangolare, rappresentano però oggi un’ingombrante eredità del passato e un vincolo per le attuali istanze formative indicate nella Teoria della Complessità (Morin, 2000).

In particolare le nostre classi non riescono a generare efficacemente delle “opportunità formative e delle potenzialità all’azione” (Ellerani, 2014), mettendo soprattutto in forte difficoltà gli studenti con disabilità intellettiva.

I docenti della secondaria, abituati ad insegnare in un ambiente dato a priori, non intravedono le possibilità di realizzare al suo interno un contesto agentivante, cioè di un contesto che sviluppi le

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opportunità ad apprendere (Ellerani, 2014) intese come l’insieme capacitante delle alternative che una persona ha davanti a sé – le occasioni reali (Sen, 2000).

Per raggiungere tale scopo lo studente con disabilità deve essere messo nelle condizioni di poter sviluppare nel contesto classe la propria agency cioè la “libertà sostanziale di scegliere e di agire” (Sen, 2000) per perseguire obiettivi che vadano anche al di là del solo stare bene ma che lo mettano in condizioni reali di sviluppare apprendimenti significativi.

Le possibilità che offre l’agency sono due: il verificarsi di un obiettivo che la persona apprezza e desidera acquisire; il raggiungimento dei propri obiettivi attraverso un proprio sforzo e ruolo attivo (Sen, 2000).

Una situazione di apprendimento inclusiva si può realizzare a partire dalla creazione di un contesto

agentivo, e ancor prima dalla progettazione di un ambiente di apprendimento innovativo, anch’esso

di tipo agentivo.

Il contesto che dobbiamo fornire per sviluppare l’agentività degli studenti è un contesto di comunità critica, rispettosa e di ricerca (Wood & Deprez, 2012, p. 479) nel quale sviluppare attivamente i processi di apprendimento.

Le caratteristiche di un ambiente di apprendimento agentivo si possono individuare in:

- flessibilità del setting di apprendimento: possibilità di organizzare gli arredi e i mobili della classe in maniera differente coerentemente con quella esperienza di apprendimento;

- suddivisione dell’ambiente in luoghi del movimento e del fare (Bagnariol, 2014; 2015); - dotazione di un insieme di materiali e tecnologie multimodali (Caldin, 2014) per

apprendere;

- cura generale dell’estetica dell’ambiente.