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e politico-istituzionale nel quale si muovono i protagonisti della ricerca

4. Adolescenza e percorsi identitar

4.3. Il rapporto con la cultura di origine e con quella del contesto di ricezione

4.3.1. L’appartenenza culturale

Il senso di appartenenza culturale è stato indagato soltanto tra le secon- de generazioni, dato che si trovano nella condizione di oscillare tra i due codici culturali e valoriali. Sentirsi di appartenere maggiormente ad una cultura, piuttosto che ad un’altra può avere dei risvolti positivi nell’imme- diato, dato che questo processo potrebbe dare delle sicurezze di carattere contenitivo per la propria personalità, ma negativi nel medio-lungo termi- ne, perché escludere uno dei due riferimenti valoriali impedirebbe l’appro- do all’assimilazione selettiva.

Tra i giovani intervistati prevalgono due tipi di auto-percezione, quella di situarsi nel mezzo tra cultura d’origine e cultura italiana e quella che pro- pende maggiormente a identificarsi nella cultura italiana. In entrambi i ca- si si tratta di una propensione alla strutturazione di identità ibride dal pun- to di vista socio-culturale. Questo risultato è in linea con quanto emerso nella ricerca “Le seconde generazioni e il problema dell’identità culturale: conflitto o generazionale?” (Cnel, 2011), dove la maggioranza delle secon- de generazioni intervistate (79%) ha affermato di sentirsi vicina allo stile di vita italiano, ma risultano molti i ragazzi che condividono entrambi gli sti- li di vita e un terzo del campione ha affermato di essere impegnato nel la- voro di integrazione delle due culture. Un altro dato interessante riguarda il fatto che la maggioranza delle seconde generazioni condivide lo stile di vi- ta italiano. Tornando al lavoro qualitativo è interessante notare che al pri- mo gruppo appartengono prevalentemente i ragazzi più maturi e al secondo gli adolescenti. I primi, infatti, sono riusciti a definire una sintesi dialetti- ca dell’incontro tra le due culture, svolgendo un percorso che ha indotto ad avere un atteggiamento maturo e proteso all’assimilazione selettiva.

Quando ero arrivato in Italia stavo proprio nella cultura indiana. La cultura ita- liana non la sapevo, quindi il mio comportamento era indiano, poi sono riusci- to a capire che se mi devo mischiare, devo fare amicizie con gli italiani, devo un po’ dimenticare la cultura indiana, leggermente. Non posso essere al 100% india- no e fare amicizie con italiani. Sono in mezzo tra cultura italiana e cultura india- na. Sinceramente mi trovo meglio così (Vi., 24, indiano).

Questa me la chiedo anch’io spesso, diciamo a volte entrambe, a volte mentre sto tra italiani mi sento italianissima, neanche penso che c’ho un’altra cultura e poi

quando sto insieme coi paesani marocchini, inizio a pensare e dico: ‘questa è la mia cultura di origine’. Alla fine è una sensazione piacevole, perché poi il fatto di avere una doppia cultura c’hai qualcosa in più rispetto agli altri amici e compagni italiani. Diversa, ma in un senso buono diciamo (Si., 24, italo-marocchina).

Percepirsi come appartenente indifferentemente ad entrambe le culture è un modo per divincolarsi dalla tendenza a classificare le persone a partire dalle origini. Il messaggio implicito che inviano questi giovani è quello di uscire dalla logica dello “sguardo nazionale” per leggere la loro realtà. Al- lo stesso tempo, continuare a parlare di cultura d’origine è limitante e sna- tura il reale significato della cultura. L’individuo non è un semplice prodot- to culturale, perché interagendo con gli altri avvia un percorso dialettico e di reciproco scambio, dato che mette in atto idee, valori ed interpretazio- ni che mutano sia dal suo punto di vista che di quello del suo interlocuto- re. Questo esito è anche l’effetto dei processi di globalizzazione contem- poranei, dai quali scaturiscono prima forme identificative più articolate e poi forme di transnazionalismo (Bosisio, Colombo E., Leonini, Rebughini, 2005). La situazione non è molto differente da quanto ha riscontrato Rosa Aparicio in una ricerca sulle seconde generazioni di marocchini, peruvia- ni e dominicani in Spagna, vale a dire che questi giovani hanno adottato la cultura giovanile spagnola, senza tuttavia, escludere aspetti della loro cul- tura d’origine (Aparicio, 2010).

Gli adolescenti che, invece, hanno sostenuto di sentirsi tra due culture, hanno svolto un percorso di adattamento e di graduale passaggio da una cultura ad un’altra.

Nella mia cultura d’origine mi ci riconosco pochissimo, mentre in quella italiana abbastanza (Sa., 18, ecuadoriana).

Un po’ entrambe, perché comunque sono albanese, le mie origini sono quelle, pe- rò se devo scegliere dove vivere, in Italia, perché ormai sono abituata a vivere qua, ho proprio la cultura, non riesco proprio a vivere come si vive laggiù (Si., 17, albanese).

È da tanto che sto qua, più alla cultura italiana (Eg., 15, albanese).

Questi ragazzi, infatti, stanno subendo un processo di trasformazione, non soltanto riferito al passaggio dall’infanzia alla vita adulta, ma anche un passaggio del senso di appartenenza da quello di origine a quello italiano. Nel processo di trasformazione fisica e psicologica gli adolescenti di se- conda generazione sono costretti a fare i conti anche con questo elemento. Non è un caso che quasi tutti i ragazzi di origine albanese intervistati pro- pendano a percepirsi maggiormente come italiani e che si sentano sempre più distanti dalla cultura d’origine, quando addirittura non l’hanno rinnega-

ta. Le ragioni sono imputabili a due ordini di fattori: il cosmopolitismo che ha sempre caratterizzato gli abitanti della zona centrale dell’Albania, da cui provengono quasi tutti gli albanesi intervistati (Pattarin, 2007); l’aggressi- va campagna stampa che gli albanesi hanno subito fino a circa dieci anni fa (Dal Lago, 2004), di cui sono ancora visibili le conseguenze tra le quali la più evidente è il pregiudizio che molti italiani continuano ad avere verso questa etnia, che ha determinato in molti di questi ragazzi la necessità di mimetizzarsi. Un altro indicatore della tendenza a sentirsi meno apparte- nenti o ‘connessi’ all’Albania è la progressiva diminuzione di rimesse eco- nomiche verso il paese balcanico (Ceschi, Giangaspero, 2009).