• Non ci sono risultati.

2. La questione delle seconde generazioni: un fenomeno in continua evoluzione

2.1. L’importanza strategica delle seconde generazion

Per dare una definizione di seconde generazioni prendiamo in prestito la direttiva data dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, contenu- ta nella Raccomandazione N.R. (84), che definisce «migranti della secon- da generazione i bambini che sono nati nel paese di accoglienza dei genito- ri stranieri immigrati, che li hanno accompagnati oppure li hanno raggiunti a titolo di ricongiungimento familiare e che vi hanno compiuto una parte della loro scolarizzazione o della loro formazione professionale».

L’importanza strategica delle seconde generazioni consiste nel fatto che queste danno la possibilità di percepire loro, ma anche noi stessi, all’inter- no di un sistema di appartenenze multiple ed interdipendenti, cui sottostan- no lo scambio, la relazione interculturale, la costruzione dell’appartenenza e dell’integrazione. Le seconde generazioni rompono il rassicurante schema della netta demarcazione tra il “noi”, nel quale vanno compresi la comuni- tà nazionale e chi viene da fuori e accolto come futuro concittadino, e gli “altri”, vale a dire gli estranei, come per esempio i turisti, che gli autoctoni sono disposti ad ammettere per un periodo di tempo limitato. I giovani di origine straniera con la loro presenza ci indicano che un certo numero di estranei sono entrati a far parte a tutti gli effetti della comunità nazionale.

Le seconde generazioni sono il prodotto finale di due processi: il proget- to di stanzializzazione dei genitori e la capacità di accoglienza delle socie- tà nelle quali stanno crescendo. Queste, infatti, anche se involontariamen- te, rappresentano un cambiamento nelle società nelle quali hanno attivato percorsi di socializzazione, perché sono gli esponenti dell’incrocio di due culture: quella di origine e quella del paese in cui vivono. Sono dunque i portatori della difficoltà di integrazione di due mondi culturali distinti e di- stanti. La loro è una generazione fondamentale, perché il modo in cui que- sti giovani riescono a rielaborare dentro di loro queste realtà differenti è

predittivo per le generazioni successive. Nella struttura sociale cui aderi- scono, svolgono la funzione di indurre gli autoctoni ed i policy maker a rendersi conto che nella loro società è in atto un cambiamento sociale irre- versibile, che produrrà nuove tipologie relazionali ed introdurrà nuovi ele- menti culturali, rispetto ai quali bisognerà prendere le giuste e raziona- li misure, che dovrebbero indirizzarsi verso un’inclusione paritaria, che si può evincere dai risultati scolastici, dalle scelte delle scuole medie supe- riori e/o della formazione professionale, da quanti conseguono una laurea. Tuttavia, non è facilmente prevedibile l’esito del processo di integrazione. Il principale indicatore utile per capire come la società nella quale vivono le seconde generazioni ha deciso di indirizzare le sue risorse per dare lo- ro le stesse possibilità offerte agli autoctoni, è la classe sociale nella qua- le si collocano una volta diventati adulti. Il caso delle seconde generazioni immigrate, inoltre, rimanda alla tensione tra l’immagine sociale modesta e collegata ad occupazioni umili dei loro genitori e l’acculturazione agli stili di vita e alle rappresentazioni delle gerarchie occupazionali acquisita attra- verso la socializzazione nel contesto delle società riceventi. Il destino delle seconde generazioni è mediato dalle istituzioni sociali che incontrano nelle primissime fasi del processo di socializzazione:

– la famiglia: dove emergono processi educativi ambivalenti tra il mante- nimento di codici culturali tradizionali ed il desiderio di integrazione ed ascesa nella società ospitante;

– la scuola: il livello di istruzione dei genitori è il più importante preditto- re del successo scolastico (Ambrosini, Molina, 2004).

Da questa prospettiva, la questione delle seconde generazioni si po- ne non perché i giovani di origine straniera siano culturalmente poco inte- grati, ma al contrario perché, essendo cresciuti in contesti economicamen- te più avanzati, hanno sviluppato esigenze, gusti, aspirazioni, modelli di consumo propri dei loro coetanei autoctoni. Diventati adulti, come gli au- toctoni, tendono a rifiutare le occupazioni subalterne accettate dai loro pa- dri. Se non hanno successo nella scuola, se non riescono a trovare spazio nel mercato del lavoro qualificato, i figli di immigrati rischiano di alimen- tare un potenziale serbatoio di esclusione sociale, devianza, opposizione al- la società ricevente e alle sue istituzioni. È dunque importante interrogarsi su quante e quali siano le opportunità di integrazione che vengono offerte a questi giovani nelle società sviluppate. Gli Usa ed i paesi europei stanno vivendo una trasformazione radicale. Si sta passando, infatti, da una strut- tura caratterizzata da un’unica cultura e da una lingua comune ad una so- stanziale confederazione di comunità etnico-linguistiche separate perché, in base ai processi di inserimento ed ai retaggi culturali, le seconde ge- nerazioni possono prendere coscienza della loro condizione di minoran- ze etniche, al cui interno rielaborano modelli di educazione familiare ed

il patrimonio culturale alla luce della cultura del paese in cui sono inse- riti. In questa dinamica assume un’importanza strategica il capitale socia- le che questi giovani hanno a disposizione nelle interazioni scolastiche, con i pari e nella rete migratoria. Tuttavia, è importante anche considerare co- me si sono sviluppati i processi di acculturazione1 e di incorporazione nel-

la società di accoglienza. I figli dell’immigrazione svolgono un percorso identitario e di inclusione con caratteristiche molto diverse rispetto a quel- le dei loro genitori, dovendo fare i conti con il capitale sociale e culturale che hanno a disposizione. Gli input, che arrivano loro da queste due forme di capitale, insieme ai processi di globalizzazione e alle eventuali situazio- ni di transnazionalismo e di deterritorializzazione (Appadurai, 2001) che le loro famiglie stanno vivendo, determinano una pluralità di condizioni e di situazioni che rendono imprevedibili i loro esiti.

2.2. Percorsi di assimilazione, acculturazione, integrazione e il