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e politico-istituzionale nel quale si muovono i protagonisti della ricerca

4. Adolescenza e percorsi identitar

4.3. Il rapporto con la cultura di origine e con quella del contesto di ricezione

4.3.4. Il confronto con il modello educativo italiano

Per la maggior parte dei genitori e per tutti i giovani più maturi il con- fronto con l’educazione prevalente nelle famiglie italiane è un problema. Prime e seconde generazioni sono preoccupate che i loro figli e fratelli più piccoli si facciano condizionare dai loro coetanei autoctoni che vivono in famiglie che hanno perso o che stanno perdendo il senso normativo.

Secondo me, il metodo educativo, perché è una cosa che mi è rimasta molto im- pressa. Quando andavo alla scuola elementare giù in Marocco, lì ci educavano in base alla religione musulmana, ma tipo avevamo l’ora di educazione musulmana che lì ci insegnavano come comportarci all’interno della famiglia, con gli amici, con i nonni, con i genitori. Ti davano una vera e propria educazione, visto che in una società d’oggi che i genitori non hanno più tempo per educare i figli, alla fine c’era questa possibilità insomma. L’unica cosa che mi manca è di essere educata alla maniera araba, intendo in generale per i bambini di oggi che crescono qui in Italia, ad esempio mio zio non poteva avere bambini, ha adottato un bambino dal Marocco. Questo bambino fino ai 4 anni è stato educato dalla nonna, giù in Ma- rocco, questo bambino era perfetto, educatissimo diciamo. Venendo qui in Italia è diventato più capriccioso, non dico perché i genitori l’hanno viziato, perché è un bambino come tutti gli altri, ma lo vedo con i figli di amici dei miei genitori na- ti qui, a differenza di bambini di giù in Marocco, sono più vispi diciamo i bambi- ni cresciuti qua (Si., 24, italo-marocchina).

A me che sono la mamma non mi piace che la figlia esce, questo non mi piace, che vedo ragazze a 13 anni, che c’hanno ragazzi, che cominciano a fumare per la strada, questo non mi piace, perché se cresce così la mia figlia, questa strada a me non mi piace. A 13 anni comincia quelle cose, non studia, perché si è innamorato e restano a ballare fino alla mattina, a me questa cultura non mi piace, perché da noi è diverso (Ad., 43, albanese).

Parlavo con genitori ed insegnanti italiani, sentono che questi figli hanno troppa libertà e hanno difficoltà a trasmettere anche la cultura italiana di genitori, perché c’è internet, c’è la televisione, c’è anche la strada che fa concorrenza per far edu- care i figli, perché l’educazione di casa non è sufficiente, perché c’è altra educa-

zione di strada. Questo mi pare un problema, gli altri genitori hanno una difficoltà di trasmettere i valori della cultura propria, perché i marocchini e gli italiani han- no valori condivisi, non sono distanti. C’è un po’ di differenza, ma il profondo va- lore, come essere umano è lo stesso (Mo., 49, marocchino).

Queste preoccupazioni inducono a confrontarci con tre questioni:

1. la necessità di sottolineare il confine che separa una società emancipata da modelli culturali ed educativi rigidi da un assetto sociale divenuto in- capace di mantenere un contenimento normativo;

2. la paura, probabilmente inconscia, da parte di questi genitori di essere coinvolti nel processo di ‘perdita del padre’ (Recalcati, 2010), avviato- si in Italia da oltre vent’anni. Nel processo di adattamento al nuovo con- testo, infatti, alcune famiglie immigrate possono non essere in grado di mantenere i propri riferimenti pedagogico-normativi, ma vivere la stessa difficoltà di molte famiglie italiane di fornire alle giovani generazioni un corredo di regole. Questi adulti condividono gli stessi timori e le stesse difficoltà dei genitori italiani rispetto all’educazione dei figli;

3. per alcune famiglie, il passaggio forzato nel nuovo contesto dalla condi- zione di allargate a quella di nucleari, in questo modo i genitori sono co- stretti ad occuparsi interamente dell’educazione dei propri figli, mentre nel paese di origine questo compito veniva svolto anche da nonni e zii (Giacalone, 2002).

I timori di molti di questi genitori sono fondati. Alcuni di questi adulti, infatti, hanno vissuto in prima persona situazioni molto pesanti dal punto di vista emotivo. Il compagno della donna albanese di cui è stato riporta- to il brano, da una precedente relazione ha avuto un’altra figlia, che è sta- ta tossicodipendente. Uno dei ragazzi intervistati ha riferito che una delle sue sorelle all’età di 15 anni è rimasta incinta, evento che ha suscitato uno shock nella sua famiglia, di fede musulmana, molto osservante e tradizio- nalista. Questo episodio, inoltre, ha causato l’isolamento di questa famiglia, perché gli amici musulmani immigrati non hanno voluto avere più niente a che fare con essa, dunque ha avuto un ruolo importante il controllo sociale della comunità di origine nel paese di insediamento. Tra i due genitori ad esserci rimasta maggiormente delusa è stata la madre, perché non si sareb- be mai aspettata un episodio di questo tipo. Chi ha un background socio- culturale eccessivamente rigido ha difficoltà non soltanto ad adattarsi al contesto valoriale della società nella quale si inserisce, ma non è neanche in grado di prendere in considerazione l’eventualità che i suoi figli, socia- lizzandosi nella società di arrivo, possano emanciparsi in maniera radicale dai principi e dai dogmi della società di origine. I timori di questi genito- ri sono dunque comprensibili anche alla luce del contesto italiano caratte- rizzato da un rimodellamento e da una fase evolutiva della famiglia, spesso

incapace, in questo momento storico, di indirizzare in modo virtuoso i più giovani (Donati, 1998; Saraceno, Naldini, 2001).

4.4. Il rapporto con gli elementi caratterizzanti le radici etniche: