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e politico-istituzionale nel quale si muovono i protagonisti della ricerca

5. Migrazioni e capitale sociale

5.2. Capitale sociale ed immigrati in Italia

Negli ultimi anni in Italia si è prodotta un’ampia letteratura sulla corre- lazione tra capitale sociale e l’integrazione degli immigrati, di cui una par- te ha riguardato specificatamente le seconde generazioni.

Il lavoro realizzato nelle Marche, diretto da Pattarin, ha evidenziato che la maggior parte degli intervistati ha una buona capacità d’integrazione nel tessuto sociale d’appartenenza, perché è stata in grado di creare relazio- ni solide ed esterne alla famiglia. I giovani coinvolti in questa ricerca han- no utilizzato i legami deboli, che hanno fornito loro maggiori possibilità di muoversi in ambienti diversi da quello d’origine, quindi, di avere acces- so ad informazioni che non avrebbero mai ottenuto dalla loro rete migra- toria. I legami parentali per questi nuovi cittadini marchigiani assumono sempre più un’importanza secondaria ed una forte propensione al cosmo- politismo. L’atteggiamento cosmopolita emerso in questi ragazzi è dovuto alla situazione che vivono, fatta di relazioni continue con coetanei non so- lo italiani, ma provenienti da molte parti del mondo, dato l’elevato numero di etnie presenti in Italia. Anche rimanendo stanziali questi giovani hanno la possibilità di sperimentare una poligamia di luoghi in maniera duratura e di organizzare la propria vita all’interno di una cornice multietnica, con uno sguardo che ormai fa parte del loro modo di approcciarsi al mondo e quindi di determinare le loro relazioni, in grado di cogliere le ambivalen-

ze nel contesto delle differenze che sfumano e delle contraddizioni cultura- li (Lannutti, 2010).

Per individuare il percorso attraverso il quale si forma il capitale socia- le è importante anche considerare a quale età sono arrivati questi ragazzi in Italia in base al paradigma di Rumbaut. Della Zuanna, Farina e Stroz- za (2009), infatti, a conclusione della ricerca Itagen 2 precisano che colo- ro che sono giunti nella prima fase dell’infanzia in Italia, hanno maggiori possibilità di utilizzare il tempo libero come i loro coetanei italiani, men- tre quelli che sono arrivati in Italia quando avevano un’età compresa tra i 6 e i 12 anni hanno meno possibilità di impiego del tempo libero. Secondo i tre ricercatori, la maggior parte delle seconde generazioni intervistate ri- tiene importante il numero dei figli nelle loro famiglie. Queste, infatti, so- stengono che un numero elevato di figli possa ostacolare l’ascesa sociale, in particolare in un contesto come quello italiano, nel quale sono scarsi i ser- vizi alle famiglie, quindi per questi ragazzi assume un’importanza notevole la difficoltà che vivono i genitori nel conciliare famiglia e lavoro, dato che le famiglie non sono ancora in grado di contare sugli attori della rete mi- gratoria.

Il sociologo spagnolo Luis Garzòn (2008), invece, in uno studio qualita- tivo nel quale ha indagato il rapporto tra capitale culturale4 e capitale so-

ciale tra gli immigrati argentini ed ecuadoriani a Milano e Barcellona è giunto alla conclusione che quest’ultimo è fondamentale per il processo di integrazione di entrambe le etnie studiate nelle due metropoli. Il capita- le sociale costituito dalle reti migratorie assume un’importanza strategica, perché sopperisce le carenze di capitale economico e culturale. In questo caso, secondo Garzòn, va rimesso in discussione l’assunto di Granovetter, perché gli ecuadoriani fanno maggiormente affidamento ai “vincoli for- ti”. La stessa scelta della città dove emigrare, per questi immigrati, dipen- de dalla presenza di connazionali già integrati, dunque dal capitale sociale di cui si dispone.

Michele Beltrani (2010) ha condotto una ricerca qualitativa per indaga- re la relazione tra il capitale sociale e le reti sociali di supporto, nei cen- tri di aggregazione degli immigrati a Verona5. Questo lavoro si è posto due

4. Secondo Bourdieu (1986) il concetto di capitale culturale comprende le informazio- ni, le conoscenze ed il sapere socialmente condivisi. Per comprendere il bagaglio cultura- le posseduto dalle seconde generazioni bisogna analizzare come le risorse-beni utilizzabili presenti nella famiglia: capitale economico, sociale e culturale vengono trasmessi ed eredi- tate da queste, trasformandosi in risorsa per le scelte ed i progetti. È altrettanto importante comprendere se la mobilità discendente dei genitori corrisponde ad una mobilità educati- va discendente dei figli, dunque se il percorso scolastico dei figli è in stretta relazione con il capitale culturale familiare.

5. Le interviste effettuate sono state 26, così suddivise: 13 di soggetti che frequentano i tre centri di aggregazione religiosa selezionati (Consiglio islamico: 7 interviste; gruppo ci-

obiettivi: l’individuazione delle varie forme relazionali presenti in un con- testo di immigrazione e pluralismo; la valutazione di come queste forme facilitano i percorsi di adattamento ed inclusione o di esclusione. Dalle in- terviste è emerso che gli aspetti che identificano maggiormente la dimen- sione delle reti degli immigrati sono:

– la reciprocità delle forme di aiuto degli immigrati, tra le quali emergono forme di gerarchie sociali;

– diversi livelli di stratificazione ed i legami familiari e parentali che ri- sultano maggiormente vincolanti rispetto a legami più deboli;

– la formazione di reti etniche dotate di un certo grado di coesione interna che genera capitale sociale.

Tuttavia, in caso di gruppi fortemente discriminati queste forme di con- trollo collettivo possono generare da un lato culture oppositive verso la so- cietà di arrivo, dall’altro, nei casi meno estremi, i percorsi individuali di mobilità sociale devono bilanciare la pressione del gruppo di appartenenza ed il desiderio di autonomia personale. Beltrani nelle conclusioni riprende la teoria di Maurizio Ambrosini ed Emanuela Abbatecola (2009), secondo i quali un capitale sociale abbondante nelle reti etniche non favorisce ne- cessariamente il progresso individuale, ma può diventare un vincolo in de- terminate situazioni.

Enzo Colombo (2010) ha curato una ricerca svolta in quattro città italia- ne: Padova, Napoli, Milano e Genova, riguardante la relazione tra seconde generazioni e capitale sociale. A Colombo risulta limitante la teoria dell’as- similazione segmentata di Portes, perché ritiene che le seconde generazio- ni nel loro percorso di crescita tendono a sviluppare identificazioni multi- ple, sovrapposte e simultanee, che si esprimono in modo diverso, in base ai contesti nei quali agiscono: casa, scuola, nazione di origine e nazione nella quale i migranti stanno crescendo. Colombo riprende la teoria del transna- zionalismo, sottolineando che la posizione delle seconde generazioni non è quella di trovarsi tra due culture (quella etnica e quella del paese di arrivo/ nascita), ma in un unico campo sociale interconnesso entro cui è importan- te acquisire e mantenere contatti e competenze differenziati da utilizzare in modo selettivo, in base alla situazione che devono affrontare.

nese dei Testimoni di Geova: 2 interviste; Chiesa evangelica brasiliana: 4 interviste) e di 13 soggetti che frequentano i 3 centri di aggregazione etnica e di genere selezionati (JVP Sri Lanka: 4 interviste; Goree Senegal: 4 interviste; Nigerian Woman Association: 5 inter- viste).

5.3. Il passaggio dalle reti migratorie all’inserimento tra legami