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2. La questione delle seconde generazioni: un fenomeno in continua evoluzione

2.3. L’assimilazione segmentata

Tra l’idea strutturalista e quella dell’assimilazione inevitabile vi sono po- sizioni intermedie, come le teorie che, prima di giungere ad una conclusio- ne, senza una teoria di riferimento, alle spalle, affrontano lo studio dei pro- cessi di assimilazione degli immigrati ponendo l’attenzione agli ambiti e ai segmenti della popolazione autoctona a cui gli immigrati tendono ad as- similarsi. La constatazione che le seconde generazioni non intraprendeva- no un percorso lineare di abbandono dei propri tratti etnici e linguistici per essere assorbite negli ambiti sociali ed economici della società di ricezione, emancipandosi dalla condizione di marginalità per avviarsi in un percorso di ascesa sociale, ha spinto i sociologi degli Usa negli anni ’80 ad affronta- re la questione secondo un nuovo approccio. Dato che questa dinamica non si era avviata e che erano sorte, al contrario, minoranze etniche e gli im- migrati ed i loro figli avevano realizzato percorsi di inserimento divergenti, si sviluppò l’approccio dell’assimilazione segmentata, che continua ad esse- re dominante negli Stati Uniti. I teorici dell’assimilazione segmentata (Por- tes e Zhou, 1993; Portes e Rumbaut, 2001 e 2006) hanno definito il proprio approccio segmentato perché hanno constatato che nel processo di assimi- lazione vi è un’eterogeneità di situazioni nelle quali possono confluire ele- menti sia di tipo discriminatorio (approccio strutturalista), sia di assimila- zione inevitabile.

L’approccio dell’assimilazione segmentata è dettato anche da una visione della società, letta in termini di gerarchia etnica e caratterizzata da un si- stema stratificato di ineguaglianze sociali in cui vi è un diverso accesso al potere. In altre parole il concetto di assimilazione segmentata coglie la di- versità dei traguardi raggiunti dalle varie minoranze immigrate, sottoline- ando la rapida integrazione e accettazione dei principali valori della società di arrivo e come questi vengono gestiti in relazione a: i riferimenti etni- ci, la coesione comunitaria e gli investimenti educativi delle famiglie. At-

traverso questo schema teorico si può comprendere qual è il percorso che le seconde generazioni compiono rispetto alle prime generazioni. I percor- si che sono emersi dalle ricerche condotte da Portes, Zhou e Rumbaut so- no tre:

1. l’assimilazione tradizionalmente intesa, nella quale le minoranze immi- grate gradualmente abbandonano le proprie origini, assimilandosi inte- gralmente alla società di arrivo, dopo aver avviato processi di piena in- tegrazione e acculturazione, in modo da entrare a far parte della middle

class bianca, dove hanno possibilità di ascesa sociale ed economica;

2. la downward assimilation, ovvero l’assimilazione verso il basso, in quanto questi attori confluiscono negli strati svantaggiati della popola- zione, dato che provengono da famiglie con uno scarso capitale uma- no e si inseriscono in percorsi di precarietà lavorativa e/o comportamen- ti devianti, a causa del ruolo che assume l’etnicità, che diventa simbolo di subordinazione ed emarginazione. Molti di questi individui vivono in quartieri degradati, sono a contatto con le minoranze urbane;

3. l’assimilazione selettiva, in cui si verifica l’integrazione economica sen- za acculturazione, grazie ai legami con la comunità etnica. La conser- vazione di tratti identitari viene rielaborata e adattata al nuovo contesto divenendo una risorsa per processi di inclusione e successi scolastici e professionali, grazie alle risorse e alla solidarietà interne al gruppo. Ne- gli Usa sono stati protagonisti di questo percorso soprattutto le secon- de generazioni di origine asiatica, il cui successo scolastico «è spiega- to dal mantenimento di codici culturali distinti e dalla socializzazione nell’ambito di comunità minoritarie, anziché dall’assorbimento nella cul- tura maggioritaria. L’assunzione di comportamenti non desiderabili, co- me il consumo di alcol, tabacco e droghe è correlata con la lunghezza della permanenza negli Stati Uniti e con l’assimilazione nella popolazio- ne giovanile locale, mentre il legame con la comunità etnica rappresenta una difesa contro queste tendenze [Rumbaut, 1997]» (Ambrosini, 2005: 174).

L’approccio dell’assimilazione segmentata consente di comprendere le motivazioni che conducono a destini diversi, perché si propone di com- prendere a quale segmento della società si assimilerà la seconda genera- zione.

Gli elementi che determinano il realizzarsi di un modello d’assimilazio- ne piuttosto che gli altri sono riconducibili, secondo Portes e Zhou (1993) ai seguenti fattori di tipo strutturale e individuale:

le relazioni politiche tra i contesti d’origine e ricezione;

– la storia migratoria della prima generazione e il capitale umano posse- duto;

– le barriere culturali ed economiche che le seconde generazioni incontra- no nel contesto di ricezione;

– le risorse familiari e comunitarie per superare tali barriere;

– la dimensione e la strutturazione della preesistente comunità co-etnica; – i valori e i pregiudizi della società ricevente;

– lo stadio di sviluppo del processo migratorio;

– il restringimento della classe media, in favore delle classi superiori e su- balterne, pertanto gli immigrati, rispetto al passato, hanno meno possi- bilità di accedervi; le seconde generazioni sono state confinate ai livelli occupazionali più bassi e si sono identificate con i valori e le aspirazioni delle classi subalterne;

– la discriminazione razziale quale frutto di una costruzione sociale; – la concentrazione spaziale degli immigrati nelle grandi aree metropoli-

tane, in particolare nelle inner-city; tale condizione ha causato la pros- simità tra i nuovi arrivati e gli strati più svantaggiati della popolazione autoctona, favorendo l’esposizione dei giovani di seconda generazione a subculture reattive, che vanno a formare un sottoproletariato composto da vecchi e nuovi emarginati.

Nei percorsi di inserimento delle seconde generazioni svolgono un ruo- lo importante altri due fattori: le relazioni familiari e le reti etniche. Per quanto riguarda le relazioni familiari la composizione della famiglia è molto importante, perché i nuclei nei quali sono presenti entrambi i geni- tori sono sicuramente più avvantaggiate rispetto a quelle monoparentali sia da un punto di vista psicologico che socio-economico. C’è poi da conside- rare che queste famiglie vivono separate per lunghi periodi, per cui, quan- do si ricongiungono, devono ridefinire i ruoli al proprio interno in virtù di due fattori:

1. tra alcune etnie l’ingresso della donna nel mercato del lavoro, nel nuovo contesto, è una novità assoluta, perché nel paese di origine la donna non si è ancora emancipata;

2. per la possibile perdita di autorevolezza/autorità dei genitori nei confron- ti dei figli.

Questa dinamica è stata particolarmente approfondita da Portes e Rum- baut (2001), che hanno constatato il verificarsi di due tipologie di dinamiche: 1. la generational consonance, quando tra genitori e figli vi è una comu- nanza di aspirazioni, l’acculturazione avviene per entrambe le parti ed è così possibile mantenere rapporti stabili e sono tutti avvantaggiati nel percorso di inserimento;

2. la generational dissonance che è provocata da due fattori. Il primo con- siste nel fatto che le prime generazioni non sono in grado di sostenere e aiutare nelle scelte e nei percorsi di inserimento i figli, perché gli adul- ti non conoscono la lingua del paese di arrivo, a differenza dei figli, che

diventano i portavoce della famiglia all’esterno, cosa che può essere vis- suta da parte dei genitori come una perdita o un’usurpazione dell’auto- rità. Il secondo fattore dipende dai tempi di acculturazione, perché, se questo processo avviene in tempi e modi diversi, si può generare uno scontro sui valori e i comportamenti che può compromettere la coesio- ne familiare. Questa dissonanza generazionale può condizionare pesan- temente l’inserimento delle seconde generazioni verso il basso.

L’eventualità appena descritta può essere evitata se è presente una co- munità etnica con legami molto forti al suo interno. Se questa consente ai suoi membri di confrontarsi sulle problematiche familiari, rivendicando e rafforzando i valori tradizionali, fornisce alle famiglie un valido supporto nell’educazione dei figli, soprattutto se questi partecipano alle riunioni e al- la vita della stessa comunità (Zhou, 1997; Pèrez, 2001). La comunità, inol- tre, può essere anche un valido strumento per l’inserimento lavorativo. Di- venta quindi importante il ruolo esercitato dal capitale sociale nel paese di arrivo.

Per Portes e Zhou si può prevenire l’assimilazione verso il basso, utiliz- zando alcune risorse, quali l’attuazione di politiche a favore del sostegno familiare e un’accoglienza benevola in grado di permettere, soprattutto ai rifugiati politici, di vivere in modo meno traumatico il processo di adatta- mento. La risorsa che può maggiormente prevenire lo scivolamento verso la downward assimilation è il capitale sociale.

In una prospettiva simile a quella delineata dai tre teorici dell’assimi- lazione segmentata, Ambrosini (2004) ha elaborato uno schema nel qua- le, dalla combinazione dell’integrazione economica (alta o bassa) e dell’as- similazione culturale (alta e bassa), scaturiscono quattro possibili traiettorie in cui collocare le seconde generazioni:

1. bassa integrazione economica e bassa assimilazione culturale compor- ta la downward assimilation, con giovani immigrati inseriti in comuni- tà marginali e discriminate, che sviluppano sentimenti oppositivi verso la società;

2. bassa integrazione economica e alta assimilazione culturale che deter- mina un’assimilazione anomica o illusoria, in quanto i giovani di origi- ne immigrata acquisiscono stili di vita occidentali, non avendo strumen- ti e opportunità per ottenere i mezzi necessari per accedere a standard di consumo corrispondenti;

3. bassa integrazione economica e alta assimilazione culturale che implica l’assimilazione selettiva in quanto il successo scolastico ed il progresso economico sono favoriti dal mantenimento di legami comunitari e di co- dici culturali distintivi;

4. alta integrazione economica e alta assimilazione culturale che porta all’assimilazione lineare classica, perché l’assimilazione culturale, con

l’abbandono dell’identità ancestrale e di legami comunitari, va di pari passo con l’avanzamento socio-economico.

Lo studio della situazione statunitense, pur non consentendo una traspo- sizione automatica alla realtà europea ed italiana in particolare, è un impor- tante punto di riferimento ed una chiave di lettura che aiuta a comprendere come si stanno inserendo e in quali traiettorie sociali sono indirizzati i gio- vani di origine straniera. Tra ciò che sta accadendo negli Usa, con le nuove seconde generazioni, e quanto si sta verificando nel nostro paese, con il re- cente fenomeno delle seconde generazioni, c’è un importante punto in co- mune: in entrambi i paesi la componente migratoria è estremamente eteroge- nea. In tutti e due i casi, infatti, gli immigrati arrivano da tutti i continenti.