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L’immigrato tra le reti migratorie ed il transnazionalismo

1. Dall’assimilazione al transnazionalismo

1.4. L’immigrato tra le reti migratorie ed il transnazionalismo

Nell’analisi del processo di inserimento dei migranti si deve necessaria- mente tener conto delle reti migranti. Il tema delle reti sarà ripreso nel ca- pitolo sul capitale sociale, anche se è indispensabile anticipare alcune defi- nizioni di questo argomento per comprendere meglio il passaggio dalle reti al transnazionalismo che si sta verificando in molti contesti.

Quando si parla di reti migratorie ci si riferisce alla definizione che ne ha dato Douglas Massey (1988: 396), come «complessi di legami interper- sonali che collegano migranti, migranti precedenti e non migranti nelle aree d’origine e di destinazione, attraverso i vincoli di parentela, amicizia e comunanza d’origine». Le reti si strutturano se nei paesi riceventi sono pre- senti determinate condizioni strutturali, grazie alle quali i migranti posso- no essere attori attivi creando legami. Tuttavia, questa fase di inserimento iniziale può comportare situazioni di conflitto con il contesto di residen- za, così come contribuire al cambiamento di norme e ruoli. In questo mo- do mobilitano risorse, capitale sociale e competenze, per rendere accessi- bili i canali di mobilità, sia geografica che sociale. All’interno del concetto di network sono compresi molti fenomeni sociali: l’inserimento nel merca- to del lavoro, l’insediamento abitativo, la costruzione di legami di sociali- tà e mutuo sostegno, la rielaborazione e la ridefinizione dell’identità etnica. L’inserimento degli immigrati nella società d’arrivo viene spiegato attra- verso l’embeddedness, utilizzato per indicare come le reti siano contenito- ri nei quali il migrante prende le proprie decisioni all’interno di un perime- tro di opzioni possibili. L’embeddedness si intreccia al capitale sociale nel momento in cui il migrante, attraverso le reti, riesce a raggiungere i propri obiettivi, vale a dire ottiene determinate informazioni, riesce a creare dei legami fiduciari, attiva determinate forme di protezioni sociali ed è in gra- do di attingere a risorse materiali. Una volta innescata questa dinamica, il capitale sociale può prendere altre strade e trasformarsi in altre forme di capitale: economico-finanziario (la possibilità di accesso al credito, grazie ai legami fiduciari) o umano (ottenere un posto di lavoro).

Le reti migratorie si sono rivelate nel tempo un importante attore socia- le, perché si sono strutturate con diverse modalità, più o meno formali, da semplici forme di aggregazioni informali ad istituzioni e gruppi di pressio- ne. In quest’ultimo caso hanno mostrato di essere un importante elemento della globalizzazione dal basso. Le reti non sono attive soltanto nelle socie- tà riceventi, ma anche in quelle di partenza. Negli ultimi anni si è appro- fondito lo studio delle reti, perché si è constatato che queste non sono sol- tanto utili per chi giunge nel paese straniero per ottenere più facilmente un’occupazione ed un’abitazione, ma anche perché sono diventate un tratto

peculiare del fenomeno migratorio. Al loro interno l’individuo parte, si fer- ma e riparte, per cui vengono messi seriamente in discussione i concetti di emigrante e di immigrato dall’idea più generica, ma più pertinente di mi- grante. Quest’ultimo è un attore che opera in più campi sociali, in più pa- esi, intrattenendo relazioni professionali ed affettive nelle due sponde della migrazione. Il tutto è stato favorito ed accelerato dagli sviluppi tecnolo- gici nel campo delle comunicazioni e grazie all’abbassamento del prezzo dei biglietti e ad una maggiore disponibilità dei mezzi di trasporto. Le re- ti migratorie sono state dunque l’elemento propedeutico per la nascita del transnazionalismo (Ambrosini, 2008).

Se le reti migratorie hanno come fondamento il legame tra persone, con il transnazionalismo il legame è tra campi sociali. Nina Glick Schiller, Lin- da Basch e Cristina Blanc-Szanton (1992: 1), le prime sociologhe a fornire una definizione di transnazionalismo sostengono che questo è «un proces- so mediante il quale i migranti costruiscono campi sociali che legano in- sieme il paese d’origine e quello di insediamento». In altre parole ad essere in contatto tra le due sponde della migrazione e a crearvi un ampio arco di relazioni sociali è il ‘trasmigrante’. Il transnazionalismo è il risultato di un cambiamento strutturale importante, rispetto al passato. Fino a pochi de- cenni fa, infatti, chi emigrava si insediava nelle società di destinazione con l’obiettivo di integrarsi e di assimilarsi, rompendo quasi tutte le relazio- ni con la società di origine. Con il transnazionalismo, invece, il migrante continua ad intrattenere relazioni con la società di origine, creando un uni- co campo sociale, nel quale sono comprese entrambe le società. Il transna- zionalismo dunque è l’esatto contrario del processo di adattamento e di as- similazione dei migranti che, rispetto al passato, non hanno più la priorità di far parte necessariamente del mainstream, ma sono incorporati in campi sociali multi-situati (con il transnazionalismo il migrante intraprende una simultaneità di connessioni tra la società ricevente e i legami transnaziona- li, che possono variare nel tempo) e multi stratificati (Levitt, Glick Schiller 2004). Le reti transnazionali funzionano in maniera bidirezionale, perché si accentuano gli scambi e i flussi, in quanto secondo quanto emerso in al- cune ricerche i migranti non si limitano ad inviare rimesse in patria, ma vi intrattengono varie forme di relazioni ed interessi economici: legami molto specifici e locali, legami variabili per frequenza o intensità, diverse forme di formalizzazione delle attività (Levitt, DeWind, Vertovec, 2003). L’ap- proccio transnazionale, inoltre, è utile per comprendere meglio i network e i legami tra i paesi diversi, tra i quali si instaurano tre tipologie di attivi- tà transnazionali: economica, grazie agli imprenditori che si muovono nella rete alla ricerca di mercati, fornitori e capitali, per cui si è sviluppato (an- che in Italia) un settore che riguarda l’imprenditoria transnazionale; poli-

tica, caratterizzata da varie tipologie di attivisti politici interessati ad ot- tenere potere e ad influenzare sia il paese di origine che quello di arrivo; socioculturale, nella quale vanno comprese varie forme di iniziative, che hanno sia l’obiettivo di rafforzare, e in alcuni casi di rivendicare, l’identità nazionale all’estero (Portes, Guarnizo, Landolt, 1999). Se il transnazionali- smo è un fenomeno in crescita, non riguarda tutti i migranti, anche se gli studiosi hanno constatato che questo fenomeno sta avendo effetti non sol- tanto nei paesi di origine, ma anche nei processi macroeconomici globali.

2. La questione delle seconde generazioni: