• Non ci sono risultati.

2. INT GIORNO CASA LULLI CUCINA

2.2.3 L’arco di trasformazione di Renzo Lull

Qual è il percorso che ha fatto Renzo Lulli dalla scena a casa a quella del bosco? Come siamo arrivati a rendere credibile e giustificabile la sua decisione di scappare oltre confine? Abbiamo previsto un percorso che fosse composto di una serie di “scalini” logici e narrativi.

1. “voglio andare a suonare, ma il Gismondi mi dice andiamo all’assemblea”.

Anche se Lulli ha paura di tornare troppo tardi a casa, è una deviazione ancora del tutto accettabile. In quel momento, tra l’altro, è stato inserito un altro elemento di resistenza e una prima deviazione dal suo scopo: è una situazione in cui emerge la paura dell’aggressione fascista (il tema dell’assemblea). Questa situazione, in una delle ultime versioni della sceneggiatura – poi tagliata in montaggio – era amplificata da un episodio, quello di uno scherzo di alcuni compagni:

                                                                                                                92  Cfr. Appendice: Sceneggiatura, Scene 1-2.  

Nell’aula si alza brusio di disapprovazione. Il Gismondi si incazza:

GISMONDI

Tu non c’eri, fai presto a parlà. Quando son venuti qui, con le spranghe e tutto…

Ma viene interrotto da delle urla che vengono dal corridoio all’improvviso.

RAGAZZO 4(F.C.)

I fascisti, merda! Arrivano i fascisti!

RAGAZZO 5(F.C.) Scappa via, scappa!

In un secondo tutti si alzano, impauriti, in subbuglio. Il ragazzo belloccio, persa tutta la sua spavalderia, salta fuori da una finestra. Il Lulli, terrorizzato, afferra la sua chitarra per proteggerla. I più coraggiosi, pochi, si preparano allo scontro. Tra questi il Gismondi, che afferra una sedia.

RAGAZZO 4

Vi ammazzo, bastardiiii!

La porta si spalanca ed entrano due ragazzi con dei bastoni in mano. Tutti fanno un passo indietro, pronti al peggio.

RAGAZZO 5

Abboccano i lucci!

I due ragazzi scoppiano a ridere tra di loro. Tutti capiscono che è uno scherzo.

GISMONDI

Brogi, ma ci vai in culo!?

Defilato, il Lulli riprende a respirare, ancora

rannicchiato sulla sua chitarra.93

Questa scena, in fondo conteneva, in piccolo, l'intero tema del film: la paura di un attacco fascista che in realtà non si realizzerà mai.

                                                                                                                93 Cfr. Appendice: Sceneggiatura, Sc. 7.

Comunque per tornare al punto, all’inizio del film, l’unico desiderio di Lulli, proprio perché lo abbiamo reso esterno al mondo politico, è quello di entrare a far parte del gruppo musicale di Pino Masi. Questo, direbbero i teorici della sceneggiatura, è il suo obiettivo. Obiettivo, però che, come vedremo, un po’ alla volta si sposta.

Tecnicamente, succede quello che nel gergo della sceneggiatura è chiamato aumento della posta in gioco.94 Perché lo spettatore si trovi

coinvolto nell’universo drammatico della storia, è necessario che ci sia una progressione crescente delle difficoltà che il protagonista deve affrontare, ma anche un aumento delle possibilità di rischio che deve affrontare. Se all’inizio si tratta quasi di una gita fuori porta, alla fine, nell’inseguimento alla frontiera, sarà poi messa in gioco la libertà, perfino la vita.

2. “è successo un casino, accompagnami con la macchina lontano da Pisa, a Cascina”

Altra deviazione accettabile per Lulli: si tratta, in fondo, di tornare a casa con un po’ di ritardo – quando in realtà, non può saperlo, ma sta iniziando qui il suo viaggio che lo porterà fino oltre frontiera.

3. «andiamo fino al confine con la Jugoslavia e se non succede niente si torna a casa».

Anche qui abbiamo dovuto modificare un po’ sia il memoir di Lulli, sia i fatti successi nella realtà: i tre ragazzi nel giugno del 1970 si erano decisi ad espatriare in Jugoslavia fin dall’inizio.

                                                                                                               

94 Linda Séger, Making a Good Script Great, Samuel French Incorporated, New York, Third Ed., 2010 [First Ed., 1987] (trad. italiana, Come scrivere una grande sceneggiatura, Audino, Roma, 1997, p. 35).

Con Lantieri abbiamo valutato che dare per scontato questa cosa era un rischio enorme. Volevamo che le informazioni che passavamo allo spettatore attraverso il punto di vista di Lulli rendessero la decisione della fuga inevitabile e ragionevole. Dovevamo creare altri passaggi logici e narrativi (in particolare, la visione dell’esercito che va verso Roma) prima di far prendere a Lulli una decisione tanto radicale. In questo modo il nostro film diventava ambiguo, sia sotto il profilo del tono (dovrà avere alcuni elementi del thriller? o solo della commedia?), sia sotto il profilo del contesto storico (anche perché era il contesto storico stesso a essere ambiguo). Spesso, durante diverse proiezioni del film, molti spettatori – non so se erano i meno accorti storicamente, oppure quelli che si facevano trascinare di più dalla trama – pensavano che si trattasse di un film dove si giocava con gli eventi storici e si racontasse una distopia, un po’ come accade nel film di Bellocchio

Buongiorno notte,95 nella scena in cui Aldo Moro era stato salvato da una

delle brigatiste che lo tenevano prigioniero.

Per noi era importante che Lulli avesse compiuto questi due scalini e facesse il terzo, in maniera ragionevole. Quella progressione che porterà Lulli a un punto di non ritorno richiederà, quindi, un altro passaggio narrativo e logico: “Chiamo mia madre, le dico che dormo da Gismondi a studiare”. Però, il giorno dopo, se non è successo nulla, torno a casa. Ma se, invece, c’è il colpo di stato noi saremo salvi e faremo questa grande avventura e aiuteremo tutti gli altri”.

                                                                                                               

4. «non l’avete visto l'esercito che andava verso Roma? Cosa perdiamo tempo a fare? Dobbiamo andare oltre confine».

Qui avviene il vero scarto del personaggio di Lulli: da “spettatore” si trasforma in “attore” della storia. Dopo aver visto le camionette e i militari andare verso Roma, decide di prendere in mano le redini del suo destino ed è addirittura lui che sprona gli altri due alla fuga, ribaltando l’assunto di partenza, cioè di essere subalterno alle decisioni degli altri due e, in particolare, di Masi. Lulli ha iniziato la propria evoluzione sia personale, sia all’interno del gruppo.