2. INT GIORNO CASA LULLI CUCINA
2.3.1 L’idealizzazione del leader
Gismondi è quello che, più di ogni altro, idolatra il leader; lo adora sia da un punto di vista ideale, come il protagonista che porta con sé una verità – il sogno della rivoluzione e del movimento di lotta politica– sia personale (quello che ha successo non solo è inserito nel contesto sociale, ma anche con le donne), quello famoso a cui non manca l’intelligenza. Questo è l’aspetto che abbiamo più romanzato lavorando sulla sceneggiatura del film. Il Gismondi vero è quello che ha sempre avuto più attriti con Masi, anche prima e all’inizio di questa vicenda.
Per noi, però, innescare questa variazione e premessa ha rappresntato un passo fondamentale sia perché ci serviva da tramite per raccontare il Masi a Lulli-spettatore, sia per rendere evidente al massimo grado il conflitto e la delusione quando alla fine del film Gismondi arriverà a farlo cadere dal piedistallo sopra al quale lui stesso lo aveva messo:
GISMONDI
Ma smettila! Tu e le tue cazzate: tu pa', le cineprese, il colpo di stato, “pigia Lulli, pigia!”. Il Lulli non riesce a trattenere una risata.
MASI
Bravo, ti ci metti anche te ora. Tanto se l’Italia va in merda è colpa mia, vero?
GISMONDI
Ma cosa c’entra l’Italia? Ma continui anche a parlà? ci hai fatto fà una cazzata, Masi, sei un cretino! Dai Lulli diglielo.
<...> GISMONDI
Masi, è un anno che ti difendo con tutti. Appena ti giri dicono che sei un cretino e spari solo
stronzate. E il bello è che c’hanno
ragione.124
La sequenza degli eventi pone Masi, quindi, nella situazione di essere prima idealizzato e mitizzato, poi macchiettizzato, e alla fine deriso: il rapporto che Gismondi ha con lui è, insomma, frutto di una visione infantile che, però, avrà proprio nel finale del film un suo ultimo momento di maturazione (dopo il disvelamento della cicatrice), arrivando finalmente ad avere uno sguardo umano e adulto.
Potremmo definire il percorso che caratterizza il personaggio di Fabio Gismondi un percorso di disillusione: prima mitizza e idealizza Masi, poi la
sua allucinazione, tipica di chi idolatra, si sbriciola. E solo alla fine lo accetta per quello che è: un essere umano con i suoi difetti e le sue debolezze.
Dal punto di vista narrativo, Gismondi è anche il tramite attraverso cui Lulli arriva a Masi; è lui il primo che gliene parla, trasferendogli tutto il suo sguardo idealizzante:
GISMONDI
Per dì dice pure, ma dè, se stai ad ascoltà tu pà...
Il Gismondi continua a salire e poi dice a bassa voce: Guarda che anche il Masi è dovuto
scappà di casa. Su pà è un
fascista. Una volta stava menando sua mammma, lui l’ha difesa e da quel giorno se n’è venuto a vivere qui.
Il Lulli si beve il racconto del Gismondi. Dopo tre giorni il padre l’ha
trovato, ha sfondato la porta e ha iniziato a tirargli addosso di
tutto. Alla fine gli s’è ficcato un vetro qui (si indica il petto) fra un po' gli forava un polmone.
Il Lulli è incredulo. Il Gismondi lo guarda serio. Sono arrivati all'ultimo pianerottolo.
Dice che il Masi sul petto c’ha una cicatrice roba pesa...
LULLI
Ma te l’hai vista? GISMONDI
No, io no. Però lo vedi qui?
Gli indica una macchia rossa sbiadita sul muro accanto alla porta.
Di riflesso, è Gismondi che “racconta” a Lulli il Masi ed è anche il tramite attraverso cui Lulli arriva alla politica. Gismondi, di conseguenza, sembrerebbe un semplice “personaggio ponte” per il nostro Lulli spettatore verso il leader protagonista Masi. Infatti, del suo leader, cerca di replicare le caratteristiche e l’atteggiamento: si comporta con Lulli esattamente come Masi si comporta con lui. Si muove su questo crinale di ambiguità: è capo e seguace allo stesso tempo. In realtà, Gismondi non è mai veramente leader: non fa altro che imitare Masi quando Masi manca.
Da subito ci era sembrato che Gismondi avrebbe potuto incarnare uno degli aspetti più presenti in quegli anni e cioè l’idealizzazione del capo, che è stata una delle caratteristiche centrali del movimento studentesco maturatosi nel ’68 e in quella stagione che raccontavamo nel film. Uno degli aspetti più chiari era, appunto, la personalizzazione della politica e quindi i vari capi del movimento studentesco da Capanna, a Sofri, a Brandirali, che in qualche modo poi raccoglievano l’eredità di quasi tutte le rivoluzioni, da Lenin a Mao (che fu quello che curò più di tutti l’emblema dell’immagine personale leaderistica) e che noi siamo riusciti a citare, proprio per bocca di Masi.
Il Gismondi si sta guardando nello specchio ancora sconvolto.
MASI
Compagno, ricordati Mao. GISMONDI
Chi!? MASI
Mao Tse Tung: “bisogna essere come pesci nell’acqua”, confondersi tra la gente comune.
Da un punto di vista più intimo, personale, psicologico, torniamo di nuovo lì: alla figura del padre.
C’è, dunque, la fase infantile dell’idealizzazione del padre, quello dove il bambino – il Gismondi e tutto il movimento che procederà verso il ’68 – segue la figura paterna come figura eccezionale, inscalfibile, da imitare e a cui sottostare. Nella scena del cascinale, Gismondi attacca rabbioso Lulli per la sua esitazione – egli è, in qualche modo, “più realista del re”. D’altro canto, va detto che Masi è, nei suoi confronti, un padre manipolatorio che riesce a includere a tratti i suoi sottoposti, ma per tornare subito dopo a riprendersi il suo ruolo.
Gismondi, quando Masi torna il leader, riesce solo ad assentire o a glorificare il capo:
Il Gismondi si sta agitando… lo guarda speranzoso. No, compagni, l’unica soluzione
andare verso la frontiera. Ci
mettiamo in un bar a 500 metri dal confine se vediamo movimenti di militari se alla radio dicono qualcosa... siamo fuori in un minuto.
GISMONDI
Giusto, grande Masi.125
(...) MASI
Fai le strade interne, passa da Pontedera e da Empoli. Poi la
rischiamo e si prende l’Autostrada. Se ci sono posti di blocco diciamo
che stiamo andando a una sagra. Capito? GISMONDI Sì. LULLI E dopo? MASI
E dopo si va verso il confine. 126
Ecco qual è l’atteggiamento di Gismondi verso il Masi quando questo riprende lo scettro del comando: riesce solo a confermare le sue parole e a incensarlo, attribuendogli lo status di suo leader e, in questo caso, perfino di suo salvatore.