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2. INT GIORNO CASA LULLI CUCINA

2.2.6 Fra l’eroe e l'antieroe

Arriviamo al punto centrale, nel quale il colpo di stato si materializza davanti agli occhi di Lulli. Stiamo parlando della scena della stazione di servizio. Gismondi e Masi sono dentro al bar, Lulli è rimasto fuori a fare benzina e ha sentito che sta arrivando l’esercito. In questa scena il timore del colpo di stato è rappresentato e confermato dalla visione dell’esercito. Esso viene prima avvertito della presenza dell’esercito dal benzinaio, lo vede arrivare ed entra subito nel bar per farlo notare a Gismondi.

Intanto il Lulli entra molto agitato e fa un cenno al Gismondi che non capisce e continua a parlare al barista.

GISMONDI

La tiene accesa e non la ascolta? BARISTA

No, non la ascolto: dicono, dicono e poi decidono tutto sotto banco. Ti svegli alla mattina e hanno già fatto tutto.

C’è un attimo di silenzio. Il Lulli è sempre più agitato. LULLI Andiamo? GISMONDI Dove? LULLI Via.

GISMONDI

Bevi il caffè che s’aspetta il Masi. (Al barista). Un altro.

LULLI

Ci sono i militari stanno andando verso sud...

GISMONDI Cosa?

LULLI

I militari, con le camionette, i mezzi...

GISMONDI

Ma cosa minchia…?

Gismondi lo guarda come se stesse vaneggiando poi però vede che fuori dalla vetrata dell’autogrill parcheggiano un paio di camionette militari. Adesso dalla porta dell’autogrill entrano cinque o sei militari in divisa,

che ordinano dei caffè e chiacchierano tra di loro.103

Lulli qui ha la conferma che quello che finora era solo un’ipotesi. Ed è, infatti, alla fine di questa scena che fa come personaggio il salto qualitativo più importante: è lui che prende l’iniziativa e sgrida gli altri, alla fine della scena durante il litigio sul posto in macchina.104 Anche nel memoir di Lulli si

racconta di un litigio su chi debba stare al volante e in definitiva su chi sappia guidare meglio e più veloce, ma non è chiaro se fra Masi e Lulli o fra Masi e Gismondi:

Che si fa, come che si fa, la macchina va piano, e poi tu ti fermi sempre, fammi guidare a me, no la macchina la guido io, non hai neanche la patente, ci siamo già fermati due volte, arriveremo un altr'anno, ci prenderanno, lo sento, se non...105

                                                                                                               

103 Cfr. Appendice: Sceneggiatura, Sc. 20.  

104 La dinamica è analizzata nel dettaglio nel capitolo dedicato a Masi. Cfr. par. 2.2.4. 105 Appendice A, p. 1.

Sempre di una lotta per la leadership si tratta, ma noi nella sceneggiatura l’abbiamo specificata e configurata nella dinamica che più ci tornava utile, allo scopo di raccontare gli equilibri di potere fra i tre. Da un

sentimento vago, noi abbiamo provato a metterla a fuoco,

opportunisticamente, lavorando sia sull’aspetto comico sia sulla psicologia dei tre personaggi.

Ed è in questa scena che Lulli compie il primo gesto da leader, poiché egli rimprovera sia il Gismondi, sia, ancora più significativamente la figura del “mentore” Masi.106 Insomma, si sta facendo “eroe”.

Tuttavia, l’eroicità del Lulli mantiene, per tutta la durata del film, una sua forte ambiguità. Quando arriviamo al confine austriaco, Lulli è quello dei tre che riesce a fuggire più prontamente, da solo, senza l’aiuto dei militari austriaci. Questo lo fa apparire come quello che di nuovo si distingue per una sua qualità. Tuttavia, questa qualità rimane dentro una dinamica ambigua fra la figura dell’eroe e l'antieroe – è eroico perché ha il coraggio e l’abilità di scappare e di nascondersi – antieroico perché si tratta in ogni caso di una fuga dove domina la paura.107

Questa dinamica della fuga, benchè un po’ romanzata, era molto fedele sia alla dinamica raccontata nelle interviste dai tre, sia al memoir di Lulli. Il

                                                                                                               

106 Tanto è vero che, nella questione della recitazione, era il punto più difficile da far recitare a Francesco Turbanti. Era stato scelto per una sua vera età inferiore agli altri e per il suo sguardo puro e ingenuo sul mondo. Quando doveva uscire da questa sua naturale predisposizione, c’è stata molta difficolta e questa scena abbiamo dovuto provarla moltissime volte.

carcere invece è stato una zona narrativa dove siamo intervenuti ben più pesantemente.

Questo momento abbiamo voluto raccontarlo come una sorta di lenta discesa nell’inferno della paranoia. Lulli, dopo questi picchi d’iniziativa, torna a essere spettatore più che attore e motore dell'azione. Tuttavia, qui è molto più vicino al piano degli altri suoi due compagni, anche loro impossibilitati a essere motori della narrazione. Certo, Masi, con le sue paranoie, rimane – come dicevamo prima – un costruttore di mondi, benchè immaginari (si inventa della cinepresa nascosta, ad esempio), e Gismondi rimane subalterno agli altri due (anche quando egli vive il momento di essere portato via per fare la doccia, non si appropria del punto di vista, che resta comunque ancorato a Lulli).

A proposito della doccia qui c’era un’altra dinamica importante che è stata tagliata poi al montaggio.

GISMONDI

M’hanno fatto fà la doccia... Il Gismondi non è per nulla tranquillo.

... però in fondo al corridoio c’era un tipo biondo tutto insanguinato, legato con delle cinghie ad un tavolo.

MASI

È il letto di contenzione. Ti ci legano mani e piedi e giù botte.

LULLI

GISMONDI

Mi son caato in mano io... pensa lui.108

Gismondi racconta di aver visto il soldato moribondo, forse morto, e instilla in Lulli la paura di vederne il corpo insanguinato, mentre sarà accompagnato a farsi la doccia. La visione di un cadavere, che è uno dei topoi del romanzo di formazione, segna un passaggio ulteriore verso la maturità.109

Lulli poi, di fatto, non vedrà il corpo perchè il soldato americano è rimasto vivo, ma la paura, la consapevolezza di stare per vedere un morto, rimane un passaggio nel percorso di formazione del giovane Renzo.

(Per una questione di ritmo e per la paura che la situazione del carcere si dilungasse rallentando l’avanzata degli eventi verso il finale – su questo punto, c’è stato un acceso confronto dialettico con il produttore – la scena è stata alla fine tagliata.)

Lulli diventa sempre di più un personaggio maturo infatti nella scena dell’interrogatorio, si accorge dell’equivoco del 2 giugno e “svela” l’equivoco storico. E non è un caso, forse che, appena dopo questo disvelamento, il film perda il punto di vista del Lulli per andare su un punto di vista più ampio (storico quindi) con le tre scene in cui il punto di vista si apre: sull’avvocato, la Farnesina e Moro e i carabinieri.

                                                                                                                108 Cfr. Appendice: Sceneggiatura, Sc. 42

109 È fondato completamente su questo tema Stand by me, 1986, sceneggiatura di Raynold Gideon, Bruce A. Evans, tratta dal racconto di Stephen King, regia di Rob Reiner.