2. INT GIORNO CASA LULLI CUCINA
2.2.7 Lulli leader
È dopo questo momento che Lulli è diventato finalmente il leader dei tre. Per raccontarlo, siamo partiti da questa scena che abbiamo trovato nel
memoir, cambiandola completamente:
In cella si mettono a giocare con palline di pane, si accaniscono, litigano per chi ha vinto, si accende un parapiglia, finchè non arrivano a menarsi fra di loro, costringendo le guardie penitenziarie austriache ad entrare per sedare la rissa con qualche manganellata.110
Nel memoir, insomma, la lite nasceva da quisquilie e si sviluppava caoticamente fra i protagonisti. Per noi, sarebbe stata un’occasione sprecata in termini di rapporto fra i personaggi. Abbiamo, quindi, provato a raccontare meglio le ripercussioni della presa di coscienza dell’equivoco storico e loro personale.
MASI
Dicci del colpo di stato, come mai non l'hanno fatto?
Il Gismondi si tira su. GISMONDI
Ho detto che ho sonno. MASI
Sei uno stronzo. GISMONDI
Non è successo niente, non c'è stato nessun colpo di stato, nessuno ne ha parlato, niente rivolte nè barricate. È tutto a
posto. L'abbiamo fatta grossa e tutto per niente.
LULLI
Meno male dai, sarebbe stato
peggio.111
Per Lulli il punto è: non c’è stato il colpo di stato, quindi, nel complesso, è andato meglio così. È l’unico dei tre che è sollevato nel sapere che in Italia non è successo nulla. Per Gismondi si tratta invece di una tragedia perché sa che lo prenderanno in giro; per Masi segna, come abbiamo visto, la caduta della leadership.
GISMONDI
Ma smettila! Tu e le tue cazzate: tu pa', le cineprese, il colpo di stato, “pigia Lulli, pigia!”. Il Lulli non riesce a trattenere una risata.
MASI
Bravo, ti ci metti anche te ora. Tanto se l’Italia va in merda è colpa mia, vero?
GISMONDI
Ma cosa c’entra l’Italia? Ma continui anche a parlà? ci hai fatto fà una cazzata, Masi, sei un cretino! Dai Lulli diglielo.
LULLI
Sì però anche te gli hai sempre
dato ragione...112
Gismondi pensa di avere un alleato in Lulli, ma questi si mostrerà critico per quello che lui fino ad ora non ha voluto ammettere, e cioè che ha sempre dato ragione al mentore Masi. L’ha sempre trattato come un leader mitico e ora che crolla, non se la può rifare con lui. Lulli ha, perciò, di nuovo,
111 Cfr. Appendice: Sceneggiatura, Sc. 50. 112 Cfr. Appendice: Sceneggiatura, Sc. 50.
un comportamento più saggio da persona matura e, quando gli altri due arrivano alle mani, è lui che prova a dividerli.
Di nuovo, rispetto al soggetto del Lulli, siamo andati a una messa a fuoco di una vaghezza, provando a cercare di specificare di nuovo la psicologia attuale dei tre protagonisti, in questo caso portandoli a una situazione di conflitto.
Per chiudere l’arco di romanzo che scandisce la formazione del Lulli, c’è il confronto con il padre, dove vince la sua ultima sfida. Quello che abbiamo fatto è stato utilizzare a nostro favore un episodio realmente accaduto, (in questo caso ribaltandolo più che specificandolo) e dandogli un senso che, ancora una volta, tornasse con il resto delle dinamiche che avevamo costruito. L’unico vero reato di cui i tre erano accusati dal governo austriaco era quello di aver sfondato il confine senza un documento valido per l’espatrio. Uno dei tre, però, aveva questo documento e, dopo varie indagini, si è capito che era Gismondi. Per noi, tuttavia, era importante che fosse Lulli ad avere il documento valido, sia perché così continuavamo a configurarlo come il personaggio con il maggiore buon senso, sia per avere una carta da usare in questa sfida finale col padre.
Avendo un documento valido, Lulli infatti è l’unico che può tornare direttamente a casa. Non solo, se torna, la madre gli promette la ricompensa: gli intesteranno la macchina. Si trova di fronte ad una scelta: uscire dal carcere o prendersi le sue responsabilità. E alla fine, Lulli in questa scena ammette di essere partito per sua volontà e non perché l’abbiano costretto. E inoltre, nonostante questi amici gli abbiano dato solo problemi, decide di restare in carcere con loro per solidarietà.
Qui Lulli sta completando la sua parabola di formazione. Tornato in stanza, trova Masi, che non ha ricevuto visite da nessuno. Masi si accorge che qualcosa è cambiato, che non è più lui il leader e allora decide di prenderli in giro – per la prima volta – in un chiaro segno di debolezza, tant’è vero che non lo aveva mai fatto prima.
Lulli capisce che è una sorta di difesa per il fatto di essere rimasto solo e di non avere il padre. Quindi gli dà una maglietta di quelle che ha ricevuto dai genitori: un gesto di attenzione, quasi paterno, nei confronti di chi fino a quel momento era stato il suo leader e padre.
Questo è l’ultimo tassello della sua scalata a leader. D’ora in poi, non ci sarà più bisogno di liti o lotte, sarà semplicemente implicito che Lulli sta vestendo i panni del leader del gruppo. Infatti, gli altri due si rivolgeranno a lui per prendere la decisione di tornare in Italia e interrompere le pratiche di espatrio. Ed è sempre lui a convincere gli altri due a fare l’ultimo concerto quando ormai sono fuori dal carcere.
La “formazione” di Lulli, il passaggio dall’adolescenza alla maturità, da
follower a leader del gruppo, è completa.