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Art 17 R.D 478 del 1927:

LIBORIO BONIFACIO ED IL SIERO DELLA SPERANZA

L. BONIFACIO, La mia vita contro il cancro, op cit., pag 36.

16 Art 17 R.D 478 del 1927:

"La registrazione agli effetti dell'art. 2 del Regio Decreto-legge 7 agosto 1925, n. 1732, è negata:

1° quando la specialità, p er la composizione qualitativa o quantitativa, possa ritenersi con corrispondente al valore terapeutico denunciato nella domanda;

2° quando l'etichetta e gli stampati p e r la pubblicità contengano dichiarazioni dirette ad attribuire alla specialità effetti terapeutici che non possiede;

Trascrivo stralci di tale esposto: “Ill.mo Sig. Pretore d i ...

I sottoscritti dott. proc. Giuseppe Bonifacio e rag. Angelo Bonifacio, in nome e per conto dell’associazione “Istituto Liborio Bonifacio, Associazione tra gli eredi del dottor Liborio Bonifacio”, facendo seguito all’esposto dell’8.8.1985, trasmettono fotocopia dei foglietti illustrativi delle specialità medicinali “Adriblastina” ed “Endoxan”, le quali vengono presentate^come prodotti antitumorali, vantando, cioè, proprietà terapeutiche di sicuro effetto contro il cancro.

A ll’uopo fanno présente che le suddette specialità medicinali, come anche le altre similari in commercio di cui ne è stato fornito l ’elenco (all. n° 5 esposto originario), devono dalle ditte produttrici essere necessariamente presentate come antitumorali perché, in caso contrario, il loro impiego, attesa la loro altissima tossicità, sarebbe assolutamente sconsigliabile.

Che si tratti di prodotti altamente tossici è riconosciuto dalle stesse ditte farmaceutiche, tanto che, per convincersene, basta scorrere le controindicazioni e gli effetti secondari descritti nei fogli illustrativi, contenuti nelle confezioni in comune commercio. Ricordano che ai sensi degli artt. 17 n° 4 R.D. 3.3.27 n. 478 e 163 R.D. 27.7.34 n. 1265 (tuttora entrambi in vigore) la registrazione come specialità medicinali di prodotti a cui siano attribuite virtù terapeutiche di sicuro effetto contro il cancro è vietata.

Fanno, altresì, presente che l ’Adriblastina, definita antibiotico antiblastico, non potrebbe essere registrata neppure essere registrata ai sensi dell’art. 180 T.U.L.S., perché il successivo art. 182 indica tra i prodotti assoggettati alla disciplina della sez. VI del citato T.U.L.S. i prodotti chemioterapici con azione specifica contro determinate infezioni, ed il cancro, come è notorio, non è un ’infezione.

Ricordano, inoltrem che il “TP-1 serono” e la “Leucotrofina Ellem”, come risulta dall ’allegato n. 6 all ’esposto originario, sono prodotti biologici, in quanto estratti di timo bovino e, quindi, come tali soggetti alla disciplina del citato art. 180, per cui non potrebbero essere registrati come specialità medicinali.

a turbare il corso fisiologico della gestazione, o a recare, in qualsiasi modo, offesa alla morale e al buon costume;

4° quando alla specialità siano attribuite virtù terapeutiche di sicuro effetto contro il cancro, il lupus, la tisi polmonare e quelle altre malattie che verranno determinate con decreto del ministero p er l'interno, sentito il consiglio superiore di sanità”.

Art. 163 R.D. 1265 del 1934:

"Non possono in nessun caso essere registrate specialità che vantino:

a ) proprietà ed effetti contrari, in qualsiasi modo, alla morale e al buon costume;

Fanno, infine, presente, che i prodotti biologici soggetti a controllo obbligatorio devono portare su ogni confezione in commercio la scritta “controllo a cura dello Stato ”, a garanzia di un effettivo controllo, come prescritto dall ’art. 6 del R.D. 18.6.1905 n. 407, la cui inosservanza integrerebbe l reato punito ai sensi dell’art. 188T.U.L.S. ...

Agropoli, 6 gennaio 1986”

Il Pretore di Petrasanta, tra mille polemiche, dispose il sequestro di centoventi medicinali anti-cancro nelle farmacie del mandamento di Stazzema, Pietrasanta, Forte dei Marmi e Seravezza.

La polemica divampò immediatamente: come si poteva inibire ai malati neo­ plastici di servirsi dei prodotti della farmacopea ufficiale?

Finì che il Pretore dovette fare retromarcia, dissequestrando i farmaci.

Prese posizione il prof. Francesco Squartini, dell’Università di Pisa, il quale, nel corso di un’intervista pubblicata dal quotidiano “Il Tirreno” l’8 novembre del 1986, sostenne che il problema sollevato dagli eredi Bonifacio era reale: un farmaco che aggredisce le cosiddette cellule malate finisce inevitabilmente con il danneggiare anche le cellule sane. “E’ un bombardamento a tappeto”, sosteneva il cattedratico, “che fa dunque anche vittime innocenti”.

E’, questo, uno dei problemi più ostici della medicina: creare farmaci che non inducano effetti collaterali dannosi per l’organismo, che colpiscano, cioè, direttamente la massa tumorale.

Ancora oggi, a distanza di tanti anni, i figli del dottor Bonifacio vengono contattati da persone, disperatamente alla ricerca del siero della speranza.

XI

Un capitolo di questa opera va, doverosamente, dedicato all’aspetto “politico” del caso Bonifacio.

E’ risultato oltremodo difficile per lo scrivente ricostruire, sulla scorta di fredde notizie di cronaca, di asettici resoconti parlamentari o sulle svogliate testimonianze di qualcuno, quelli che furono i rapporti del veterinario agropolese con il mondo della politica.

A livello locale, fugato l’iniziale disinteresse per la ricerca, vista da molti - in principio - come un vero e proprio passatempo strambo del dott. Bonifacio, si creò una sorta di viva attenzione, da parte dei rappresentanti istituzionali del territorio, alle vicende di questo fenomeno, allorché esso aveva assunto portata nazionale.

Le autorità non rimasero indifferenti a quella moltitudine di gente che assediava la casa del veterinario, che sciamava di continuo per le vie di Agropoli, che spesse volte tumultuava, etc.

Qualcuno tentò di fare qualche speculazione elettorale, proponendo varie candidature all’inventore del siero, che si schermì sempre, opponendo netti rifiuti.

Decisione saggia, si potrebbe dire: che ne sarebbe stato del siero Bonifacio se il suo scopritore si fosse schierato con questo o quel partito?

Sarebbe stato senz’altro accusato di voler strumentalizzare la sofferenza ed il dolore della gente per meschini fini utilitaristici.

Egli era ben consapevole, comunque, che qualche sponsor politico, che avesse potuto caldeggiare una seria sperimentazione sarebbe tornato utile alla causa.

Fu un inutile e vano compito, quello di districarsi tra segretari svogliati e noncuranti portaborse. Solo quando la questione divenne di pubblico dominio, allorché si accesero i riflettori dei media, qualcuno a Roma ritenne doveroso interessarsi del caso.

Naturalmente, qualche partito di opposizione cavalcò l’onda dello sdegno popolare, con varie interrogazioni parlamentari, che di seguito trascrivo:

CAMERA DEI DEPUTATI Seduta del 19.12.69

On. SERVADEI. — Al Ministro della sanità .

— Per conoscere i suoi intendimenti circa un'adeguata e sollecita

sperimentazione del siero anticancro del dottor Liborio Bonifacio , ciò che sembra scontrarsi contro i seguenti aspetti :

limitazione degli esperimenti presso l'Istituto Regina Elena di Roma ;

esclusione del dottor Bonifacio dalla partecipazione alla sperimentazione del siero ;

ingiunzione di sospendere la distribuzione del siero stesso ; lentezza delle procedure intraprese .

L'interrogante, pur rendendosi conto delle necessarie cautele che la delicata materia comporta, ritiene che al citato professionista vada riservato un trattamento più riguardoso in considerazione - oltretutto - del suo assoluto e comprovato disinteresse per il lavoro intrapreso, caratteristica questa che non fu ad esempio del dottor Vieri, al quale il Ministero riservò in sede di sperimentazione ben altro trattamento .

CAMERA DEI DEPUTATI Seduta del 13.1.82

On. SERVADEI. -- Al Ministro della sanità.

— Per conoscere se non ritenga ormai indilazionabile fare operare adeguate

verifiche e ricerche sul siero anticancro del dottor Liborio Bonifacio rispetto al quale - anche in mancanza di altre più con crete possibilità terapeutiche continuane ad orientarsi, con speranza, molti ammalati e fam iliari.

L'interrogante ha chiesto ripetutamente - e da anni - che il problema, di nuovo posto, fosse risolto sul piano scientifico e trovasse risposte non affrettate e preconcette o, addirittura, nessuna risposta.

In effetti, la forma sinora consentita dello smercio di fatto (anche se sempre estranea ad interessi speculativi del dottor Bonifacio) non ha alcun senso . O il medicamento viene autorizzato secondo le leggi vigenti dal Ministero della sanità , oppure se ne vieta motivatamente la produzione e la circolazione .

La questione, naturalmente, non è soltanto formale, ma esige l'apertura di un discorso scientifico e di sperimentazione che sinora, per ragioni non sempre evidenti, è del tutto mancato .

CAMERA DEI DEPUTATI

Atti Parlamentari

Seduta del 12.7.83

On.li MELLINI, BONINO, CORLEONE E FACCIO

Ai Ministri della sanità, dell'intemo e del commercio con l'estero.

Per sapere - in relazione alla notizia di stampa secondo cui il dottor Liborio Bonifacio avrebbe invitato il NAS dei carabinieri ad intervenire contro l'associazione dei malati e dei parenti dei malati che, dopo la sospensione della produzione del siero da lui decisa e dopo le numerose dichiarazioni da lui fatte che tale

produzione può essere effettuata da chiunque con la formula da lui pubblicata, si è assunta l'onere della produzione e della distribuzione gratuita del prodotto -

quanto i Ministri interrogati siano in condizione di riferire sulle seguenti circostanze:

a) quale sia l'attuale stato di salute del dottor Liborio Bonifacio, quale sia il motivo per il quale egli non sia rintracciabile né ad Agropoli, suo luogo di residenza, né altrove e per quali motivi i suoi congiunti rifiutino di fornire qualsiasi precisa indicazione al riguardo ;

b) se risponda a verità che il dottor Liborio Bonifacio, per il tramite del figlio Leonardo, abbia provveduto a brevettare in Svizzera, paese che consente il brevetto di medicinali, il suddetto « siero » ;

c) se risulti o possa invece escludersi che il dottor Bonifacio o chi per lui abbia ceduto, venduto, o altrimenti dato in concessione per lo sfruttamento ad una casa farmaceutica il brevetto in questione o abbia concluso comunque convenzioni, patti o contratti relativi all'utilizzazione o alla non utilizzazione del siero ;

d) a quale titolo e con quale finalità, dopo la ricordata, sconcertante « denunzia» attribuita al dottor Liborio Bonifacio contro l 'Associazione dei malati e dei parenti dei malati, il NAS dei carabinieri è intervenuto con modalità obiettivamente intimidatorie nei confronti dell'Associazione stessa e quali siano le fonti in base alle quali la stampa ha fornito del fatto versioni che appaiono

e) se il Ministero della sanità non ritenga di prendere contatti con l'Associazione, proseguendo così quelli già avuti con i suoi fondatori, allo scopo di garantire la prosecuzione della sperimentazione

e comunque non ritenga di fornire all'Associazione stessa ed al nucleo di medici e di ricercatori che con essa collabora.

Quest’ultima interpellanza mandò letteralmente in bestia il Dottor Bonifacio. Infatti, dopo la sofferta decisione di rinunciare alla sperimentazione, annunciata - come detto - a mezzo conferenza stampa da parte del veterinario, un gruppo di medici e biologi, che aveva in precedenza eseguito dei test sul siero e che si erano auto-proclamati come gli unici depositari della formula dell’ anticancro “Bonifacio”, iniziò a distribuire un nuovo farmaco, attribuendogli, in assenza di autorizzazione da parte dello scopritore, il nome di “siero Bonifacio” appunto.

Fu dunque costituita un associazione di malati e parenti di malati di tumore, per eseguire tale distribuzione.

Il Dottor Bonifacio diffidò questi sanitari dall’ utilizzare impropriamente il suo nome, per contrassegnare un prodotto che, sostanzialmente, non era ad esso attribuibile . Indi, si rivolse alla magistratura e - mediante un ricorso di urgenza ai sensi dell’art. 700 c.p.c. - chiese ed ottenne dal Pretore di Roma di inibire l’uso strumentale del suo nome. Gli avevano riferito, invero, che pur distribuendo gratuitamente il siero, i predetti sanitari ricevevano compensi per le visite che effettuavano agli ammalati. Ci fu anche un ulteriore controversia giudiziaria, che terminò con la condanna di uno dei predetti medici.

I rapporti tra il mondo della politica e Bonifacio furono alterni, dunque.

Da una fase di indifferenza, si passava ad un’altra di interesse e partecipazione emotiva, per poi ritornare al clima di disinteresse, ciò specie dopo la pubblicazione degli esiti della sperimentazione c.d. “truffa” della Commissione Bucalossi.

In pratica, tali rapporti venivano scanditi dall’andamento delle varie campagne stampa: come ciclicamente si accentravano gli interessi dei media, così si iniziava ad occuparsi politicamente del caso Bonifacio.

L’On.le Sandro Pertini, allora Presidente della Camera dei Deputati, successivamente eletto Presidente della Repubblica, fu - inizialmente - un estimatore convinto del veterinario agropolese, che volle addirittura conoscere di persona. Infatti, il Dottor Bonifacio fu ricevuto a Roma nell’ufficio personale del Presidente Pertini, che lo accolse con vivo calore e cordialità.

L ’Avvocato Giuseppe Bonifacio riferisce che l’illustre uomo politico, soleva inviare, periodicamente, il suo autista personale in automobile sino ad Agropoli, per prelevare dosi di siero da iniettare ad un ignoto malato di Roma. Lo stesso Umberto 11° di Savoia, l’ex Re d’Italia, seguiva con attenzione le ricerche del Dott. Bonifacio, chiedendo continue informazioni ai connazionali che si recavano a fargli visita nel suo esilio in Portogallo.

In definitiva, i rapporti tra la “nomenclatura” ed il veterinario furono essenzialmente connotati da una pubblica indifferenza e da una privata cortesia.

Il Ministro della Sanità On.le Altissimo, per esempio, ebbe rapporti personali con il Dottor Bonifacio di assoluta cordialità e stima, nonostante gli episodi anzidetti della Commissione “Bonmassar”.

Naturalmente, fatte salve le dovute eccezioni, da parte di chi credette nella ineludibile doverosità di avviare un’adeguata e seria sperimentazione del serio e si battè lealmente in Parlamento con questo obiettivo.

EPILOGO

Il 6.7.1985, il Resto del Carlino pubblicò questa lettera, che suscitò il mio vivo interesse e che ho custodito gelosamente:

“ Ci risiamo. Riprende la canea dell’accademia medica contro il siero

Bonifacio, accusato di essere non solo inefficace contro il cancro ma anche impuro. E ’ incredibile che autorevoli “scienziati” parlino a ruota libera sentenziando di siero tossico, infetto, quando - nonostante l ’asserita carica batterica - nessuno di quanti usarono il siero ha lamentato infezioni, nessuno è morto a causa di esso. Con innumerevoli bacilli convive con il nostro corpo.

Per condannare il siero Bonifacio ci si appoggia alla tesi che mancano i controlli clinici. Intanto non è un procedere scientifici negare valore ad oltre 2.500 certificazioni mediche già raccolte e alle altre autorevoli libere testimonianze documentate nel libro “La mia cura contro il cancro” dello stesso Bonifacio. Ma è così semplice affidare — secondo la prassi normale - i controlli alla sorveglianza dei medici curanti, lasciando di fatto il siero a disposizione gratuita dei malati! Si vedrà che l inefficacia è solo presunta.

Le famose commissioni presiedute da oncologi che condannarono, a suo tempo, il siero, perché mai non inclusero tra loro lo stesso inventore per la scelta dei malati cancerosi sui quali sperimentarlo? Ohibò, si trattava di un veterinario! Fu un procedere inficiato in partenza; altro che siero infetto.

Certo nessun farmaco giova o è miracoloso quando lo si usa sui malati all’estremo.

Si arriva a sospettare che tali autorità mediche abbiano paura che i fatti smentiscano le loro asserzioni, che la semplicità del siero Bonifacio inaridisca la corrente di miliardi che ingoiano le ricerche contro un male sfuggente e ancora non chiaro nella sua genesi.

Che pensare di uno Stato così sensibile al benessere dei suoi cittadini e che poi esercita il monopolio del tabacco sicuramente cancerogeno? Se il siero Bonifacio è inefficace (ma quanti medicamenti non lo sono e tuttavia si vendono con autorizzazione ministeriale?) non farà bene: ma certo non farà neppur male.

Perché mai sempre più sofferenti ricorrono alle cure omeopatiche dichiarate anch’esse “acqua fresca” dalla scienza allopatica corrente? Perché un crescente

indirizzarsi alla fitoterapia contro la famiaceuticoterapia? Semplicemente perché? quella chimica è ricca di controindicazioni: essa è inquinante del nostro* organismo non meno di quanto lo sia ogni ambiente naturale.

Come esiste in Italia un’economia sommersa che tiene in piedi il paese nonostante le vessazioni fiscali, così esiste una medicina aliena che tiene in vita i malati (o le loro speranze, che è poi la stessa cosa) nonostante l ’anatema accademico. Un malato di cancro che usò il siero Bonifacio - Solothum

(Svizzera)”.

Trascrivo la risposta di Florido Borzicchi: ‘‘‘'L’Italia che condanna Bonifacio è

la stessa che consente a tanti ciarlatani (dei loro nomi di potrebbe riempire un elenco telefonico) di prosperar sulle chiacchiere. Del suo siero il dottor Liborio non ha fatto mai commercio. La sua scoperta ha il solo torto di non costare nulla, di non fa r male e di essere nata da una controversa constatazione, che cioè solo le capre sono immuni da cancro e che quindi, per curare chi ne è afflitto, si possa anche rifarsi a loro, alle loro viscere. Tanta persecuzione appare sospetta, se si pensa che nelle nostre case abbiamo armadietti di medicine inutili e costose. Questa - come dice il nostro lettore - ha almeno il dono del sogno e della speranza ”.

Il 25.7.95, “Il Giornale d’Italia” pubblicò questa missiva, inviata da un lettore di Campobasso: “Egregio Direttore, dissero che si trattava di colicistite. La

portammo a Roma. Quel piccolo sacco membranoso aderente al fegato sarebbe stato asportato con semplicità, quasi si fosse trattato di una comune, banale appendice: un taglietto e via. Ma, dai risultati dei diversi esami, intuirono non trattarsi di colecistite. Prima di andare in sala operatoria vollero parlare con un familiare. Fecero capire ciò eh ’essi pensavano: tumore! Aprirono e trovarono il fegato chiuso, ingabbiato da centinaia di bianchi grani, identici a quelli di un rosario. “Nulla da fare. Troppo tardi. Se fosse stato all’inizio avremo provato ad asportarlo”. Richiusero. Poi tra tante altre cose conclusero dicendo: “Rassegnatevi. Iddio chiude una porta ma contemporaneamente apre un portone!”. Ce la riportammo a casa sapendo che sarebbe durata tre, quattro mesi. Non vi erano più speranze. Ad evitare che - dopo - la coscienza avesse qualcosa da rimproverarmi, contro il parere dei medici, volli provare. Sette mesi di siero e mia moglie fu salva. Si parlò di miracolo, ma, il miracolo, lo aveva compiuto un modesto veterinario del Sud (Agropoli). I così detti “baroni della medicina” gli avevano procurato un sacco di guai, facendolo morire di crepacuore. No, essi, i sommi, non potevano acconsentire alle giuste, sensate osservazioni e derivanti teorie di quel medico delle bestie, il quale, data la lunga pratica, aveva avuto modo di stabilire che, fra i tanti animali esaminati, le capre sono le uniche non soggette a tumori. Dottor Bonifacio, forse, tra non molto l ’umanità ti benedirà. A lungo si parlerà di te come di un grande uomo cui non fu concesso di bearsi della sua scoperta poiché troppo numerosi erano i lupi affamati che ululavano attorno

in cerca di ciò che lui non poteva concedere, poiché il suo siero veniva distribuito gratuitamente a tutti coloro che, avviliti dal male, imploravano di essere aiutati a vivre ancora un p o ’-. Una volta perfettamente guarita, mia moglie volle ringraziarlo e l ’abbracciò. Nei suoi occhi stanchi vidi il luccichio di due lacrime represse. Già: i grandi uomini non godono delle loro scoperte, è l ’umanità a beneficiarne! Grazie dottor Bonifacio. Iddio ti conceda la pace che non godesti su questa terra, ove lupi sempre più affamati continuano tuttora reciprocamente a sgozzarsi ”.

Incuriosito da queste drammatiche testimonianze, ho cercato di capire, di meglio conoscere cosa avesse significato per tante persone il siero Bonifacio.

Non è stato facile rintracciare gli “ex ammalati”, curati con il rimedio del veterinario agropolese. Il tempo ha inesorabilmente fatto il suo corso.

Qualcuno, da me timidamente avvicinato, ha preferito non dichiarare nulla, trincerandosi dietro un prevedibile silenzio. Ho avuto, in questi casi, la massima comprensione: non deve essere facile ripercorrere certe tragiche e sofferte vicende.

Qualcun altro si è lasciato, invece, intervistare.

E’ il caso del sig. Angelo Bonora, da Agropoli, che così racconta: “ Era il

1969 quando, all’età di dodici anni, fui sottoposto ad un complicato e delicatissimo intervento chirurgico al 1° Policlinico di Napoli. Fui operato al cervello. Mi rimossero una brutta ed estesa macchia. Dopo l ’operazione, persi quasi completamente la vista e rimasi semi-paralizzato. I medici riferirono ai miei familiari che ero spacciato. Mio padre, sconfortato e disilluso, mi riportò ad Agropoli. Decisero di sottopormi alla terapia del Dottor Bonifacio, quasi per disperazione. Iniziai a fare un ciclo di iniezioni sottocutanee del siero per cinque, sei mesi. Una fiala ogni 48 ore. Dapprima riacquistai la vista. Dopo tre, quattro mesi ho ripreso a camminare. Il professore, che mi sottopose all ’intervento, venne ad Agropoli per visitarmi e rimase sbalordito dai miei inaspettati miglioramenti, quasi prodigiosi a suo dire. Quando mi fui ristabilito completamente, fui

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