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A SS, Tribunale civile di Salerno Perizie , v 86, cc 83 r 841 v + pianta c 842.

IL MONASTERO DI SANTA MARIA DELLE GRAZIE DI EBOLI IN DUE TESTIMONIANZE ARCHIVISTICHE DEL XIX SECOLO

P. NATELLA, Eboli urbana e monumentale fra Medioevo ed età contemporanea, in “Euresis ”, notizie e scritti di varia indole del Liceo C lassico “ M Tullio Cicerone ” di S ala

9 A SS, Tribunale civile di Salerno Perizie , v 86, cc 83 r 841 v + pianta c 842.

studio sul Francescanesimo ad Eboli10; l’autore infatti rievocandone le tappe più significative della travagliata vita - tra cui la concessione del complesso, su richiesta dei cittadini ebolitani, ai Frati Minori Riformati di Principato nel 1690 dopo la soppressione del convento domenicano nel 1653 ad opera di papa Innocenzo X11 - si sofferma su un decreto del 1701 emanato dal Definitorio provinciale per decretare una sua nuova chiusura. Dalla lettura del testo si viene a sapere che 1’ «inclementia aeris nostri conventus» faceva ammalare e talvolta morire i frati più anziani per cui si era costretti a invitarne di più giovani e poco disciplinati che spesso suscitavano scandalo.

Inoltre poiché il convento era «structus in via publica et regia», spesso i nobili di passaggio vi chiedevano ospitalità con detrimento della vita regolare; ed infine a causa de\V «angustia loci» dell’edificio, spesso i frati erano costretti a negare l’ospitalità ai benefattori che, di conseguenza, donavano le proprie offerte ad altri ordini. Una serie di scabrose contingenze che interferivano non solo con la regola monastica, ma anche con le dinamiche insediative dell’ordine; e fra queste una in particolare attira l’attenzione, l’essere edificato il convento «in via publica

et regia», ed essere quindi agognata meta di soggiorno dei nobili che transitavano

lungo di essa. _

Ed è proprio tale considerazione ad introdurre lo stretto rapporto esistente fra il Convento di Santa Maria delle Grazie e gli assi stradali che, nel corso delle varie epoche, hanno lambito l’emergenza: la via postale che già nel XVII secolo da Napoli procede verso sud e, dopo aver costeggiato Eboli, si dirama in due rami presso lo Scorzo dirigendosi verso le zone interne della Lucania e verso Reggio Calabria12; la strada regia, che congiunge Napoli a Reggio e che nel Settecento è restaurata fino alla tenuta di Persano nell’ambito di una politica di lavori stradali che interessa i tronchi viari tra la capitale del Regno di Napoli e le principali cacce reali (Capua, Venafro, Bovino, Persano)13; la Strada delle Calabrie che, come attestato da un documento cartografico reperito presso la Biblioteca della Società Napoletana di Storia Patria ad oggi inedito14, e presumibilmente risalente alla fine del XVIII secolo, proprio in quest’epoca è chiaramente indicata come realizzata fino ad Eboli e di lì a Reggio ancora allo stato di progetto.

10 A. PERGAMO, Il Francescanesimo ad Eboli, in “ Rassegna Storica Salernitana ”, anno XIV (1953), n. 3-4 , pp. 113 - 136.

11 Anche in : G. CRISCI-A. C A M PAG N A, Salerno Sacra, Ed. Curia Arcivescovile, Salerno 1962, pp. 533-534.

12 L. BORTOLOTTI, Viabilità e sistemi infrastrutturali, in Storia d ’ Italia. Annali, voi. V ili, Einaudi, Torino 1985, pp. 287 - 366.

13 A. GIANNETTE La riorganizzazione spaziale del Regno di Napoli, in Storia d ’Italia. Annali, voi. V ili, Einaudi, Torino 1985 , pp. 609 - 623.

14 SNSP, Ignoto, Carta topografica delle strade fatte e da farsi nel Regno di Napoli, coll. 6.L.4.5.

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SNSP, Ignoto, Carta topografica delle strade fatte e da frasi nel Regno di Napoli,

Tutti questi percorsi stradali sono stati caratterizzati nel tempo da un intenso traffico,-incrementato sia dall’essere Eboli un importantissimo snodo tra le zone costiere e quelle interne della Campania, sia dall’essere il tratto Napoli-Reggio l’unico asse di penetrazione verso le aree interne del Cilento e i territori calabro- lucani; inoltre la presenza della tenuta di Persano prima e gli itinerari legati al Grand Tour in seguito determinano, insieme alle necessità derivanti dall’essere Eboli una stazione di posta, l’esigenza di punti di ristoro ed accoglienza per i facoltosi viaggiatori di passaggio e per i procacci.

E proprio urgenze di questo tipo emergono dalla perizia di Negri che, nominato con sentenza del Tribunale Civile di Salerno, ha incarico di recarsi

« n e l Com une d i Evoli, e p r o p ria m e n te n el so p p re sso m on istero d i S.a M .a della G razia, a sseg n a to a l m o n istero d e lla S S.a T rinità d i Cava, onde co n o scere lo stato attuale d elle fa b b ric h e , la sp e sa b iso g n e v o le p e r ridu rlo a taverne, e d a locanda, secon do la dom an da d e l l ’A b a te d i C ava, e la ren dita che p o tr à d a re il sudd.°: lo ca le rid o tto a l su ccen n a to uso, c o n fa r n e d i tutto distin ta re la zio n e» .

Ed ecco qui chiaramente indicate le motivazioni della perizia, che forniscono indicazioni sia sulla proprietà del convento da parte della Badia di Cava, sia sulla destinazione suggerita dall’Abate evidentemente rapportabile alla vocazione ricettiva dell’area. A tal proposito risulta di particolare interesse un passo del testo, caratterizzato da una puntuale e acuta analisi della situazione locale; e la gerarchizzazione sociale di taverna e locanda - poi risolta in una disposizione spaziale che adibisce a locanda il livello “alto” e a taverna e stalloni il livello “basso”, con ingressi diversificati - offre una singolare indicazione sulla loro destinazione d’uso:

« C o n o sciu to lo sta to a ttu a le d e lla fa b b ric h a , esam in ai in segu ito la càpien za e distribuzioni d i essa, d a l che ne co n o b b e ch iaram en te che riattan do tale locale, e riducendolo n ello ste sso tem po a ta v e rn a e d a locanda, con qu elle reg o le che d a ll’arte si rich iedon o p e r ta le uso, si vien e a fo rm a re un fa b b r ic a to da dare, al M onistero di Cava, l ’annua ren d ita d i d u ca ti trecen to incirca; e d a l p u b b lic o si verrebbe a d a re uno d i qu ei co m o d i ta n ti n ec e ssa rii p e r ogni so rte d i ceto, d i cui il nostro Regno ne è qu asi sforn ito n elle P rovin cie. T rovan dosi su lla co n so la re che conduce a m olte p ro vin cie, e p r e s ta n d o s i tu tti com odi (d a lla tavern a p e r le persone b a sse e vetture, e d a lla lo ca n d a p e l ceto p iù n o b ile) d o vrà essere il concorso. A n cora i via g g ia to ri, che van n o a v isita re le rovine d i P esto, troveranno un interm ezzo p e r rip o sa rsi con p ia c e r e » .

Analoghe osservazioni e finalità d’uso nella perizia di d’Amato:

« Q u in d i p e r m ettere alq u a n to a p r o fitto il riferito edifizio, essen doven e sopra luogo ricon osciu to il suo a ttu a le co m p re so e la d istrib u zio n e d e lle p a r ti d i cui lo stesso è com posto, si è veduto, che il m ed esim o p o tr e b b e ridu rsi p e r uso d i taverna

e locanda, e ciò, anche a motivo di essere limitrofo alla consulare delle Calabrie».

Accertata dunque la paternità della richiesta e proposta di destinazione progettuale per la perizia di Negri, è molto probabile che la stessa sia ascrivibile al contributo di d’Amato, ed entrambe le relazioni riferibili ad una valutazione di più ipotesi progettuali per una medesima finalità.

Certo è che il 1823 è un anno di particolare fervore urbanistico per Eboli, in cui numerosi lavori di ristrutturazione interessano sia diverse vie interne all’abitato che esterne ad esso; è quest’ultimo il caso della strada di Santa Maria delle Grazie, riattata proprio in tale anno. Un momento di totale risistemazione, dunque, dell’intera area gravitante intorno al monastero, che acquisisce sempre più importanza a causa dell’espansione urbana in tale direzione e grazie alla presenza dello strategico asse della Consolare delle Calabrie. Da cui è possibile quindi trarre significative suggestioni per una lettura organica al contesto di questi interventi che interessano l’emergenza religiosa.

Una testimonianza fondamentale a tal proposito, reperita nell’Archivio di Stato di Salerno, consente di avere un quadro esaustivo degli interventi che interessano appunto in questo periodo l’area. Si tratta di una « Copia degl’atti di

subasta per la riattazione della strada di Santa Maria delle Grazie » 15, che

raccoglie gli atti relativi al processo di subasta dal novembre 1822 all’agosto 1823. E immediatamente si riscontra un dato di grande interesse, che illumina anche circa l’attribuzione di una delle perizie citate: il progetto di risistemazione reca infatti la firma di Matteo D’Amato. Vi si legge:

«Proggetto per la riattazione del Capo strada di brecciale del Comune di Eboli, o sia di quello che principia dalla consolare accosto accosto S. Maria delle Grazie, e si estende sino alla porta del suo abitato cosi detta di Santa Caterina. Il prefato capo strada è lungo palmi 1100 e largo compensato palmi 36, quale per essere di molto degradato occorre forvisi la covertura di brecciale dalla cava appellata di S. Giovanni di larghezza palmi 18 e di grossezza once tre, quale ascende a canne cube numero nove e palmi 342; che attenda la lunghezza del trasporto di detto brecciale, nonché la sua tagliatura, e spargitura si stima per ducati 8:50 la canna, ed importa ducati ottantuno, e grana novantotto.

Si devono parimenti riattare i suoi passeggiatori, con rimpiazzo di porzione di terreno e spianamento di essi in palmi 1100, per 18: che sono canne superficiali num°: 309: e palmi 241; che a grani due e mezzo la canna sono Dj 07: 73.

Dunque Vammontare della spesa per detta riattazione, è di ducati ottantanove e grani settantuno.

Eboli 23 Novembre 1822 Matteo D ’Amato».

Ma quali sono le condizioni del Monastero nel 1823 ?

Entrambe le relazioni attestano una situazione di estremo degrado della struttura, prossima alla rovina e con un’ala totalmente crollata. Così d’Amato:

« Il p re c ita to lo ca le è d e g ra d a to a l seg n o che il suo b ra ccio a d o rien te è totalmente rovinato, e d il d ip p iù d e l m ed esim o e rid o tto nel p iù p e ssim o stato, specialm ente nei suppenni, d i cui ne hanno tra fu g a ta buona p o rzio n e d e l legnam e e delle tegole ; e d e l rim anente d i e ssi se ne c o n o sce il p ro ssim o sta to d i rovin a .

Il m edesim o è sforn ito d i tu tti i p e z z i d ’ o p e ra d i p o r te e fin e stre , e talune di essi che si ra vvisa esisten te è affa tto inutile, p e r essere antico, m a ltra ta to e marcito.

Le F abbriche e d i la stric i d i p a v im e n to d e g li a ltri tre b ra cci che restan o a l l ’ impiedi, sono d i m olto dan n eggiati, tan to p e r l ’ a b b a n d o n o in cui p e r p iù anni si è lasciato il m en zion ato edifizio, q u a n to p e r c h é d estin a te p e r a llo g g io m ilitare, senza consegna di m anutenzione ; ne d o v e a p e r c iò d e riv a re la su accen n ata d i loro rovina» .

Ed ecco emergere un altro dato molto significativo sulla precedente destinazione del convento ad alloggio militare: durante l’applicazione delle leggi napoleoniche di soppressione degli ordini religiosi, il convento era stato infatti chiuso con decreto del 25 novembre 1807. La chiesa è concessa nuovamente al culto nel 1816, e proprio una fonte d’archivio inerente alla richiesta di riapertura chiarisce le vicende del periodo: nel documento coevo, indirizzato all’Intendente della Provincia di Principato Citra, si legge tra l’altro:

« Il Sindaco, D ecurioni, e C itta d in i d e l Com une di Evoli, su p p lica n d o vi espongono com e sin d a llo sc o rso M ese d i O ttobre, essen d o si ben ign ata S.M .D .G . di ordinare p e l ram o d e l M in istero d e g l ’affari ecclesia stici, che tutte le C hiese profanate in tem po d e lla p a s s a ta o c c u p a zio n e M ilitare, e che trovan si a d d e tti a d usi non Sacri, siano sta te p ro n ta m e n te re stitu ite a lla ven erazion e d e l culto, si considerò che in qu esto C om une vi e siste v a la C h iesa d e l S u ppresso M o n a stero de riformati so tto il tito lo d i Santa M a ria d e lle G razie, la qu ale era sta ta a d d e tta a d uso d i Q uartiere, e d a ltri usi p ro fa n i d a lla T ruppa d i p a ssa g g io ; e p o ic c h è la d etta Chiesa an tich issim am en te e re tta d a l co n c o rso d e l p o p o lo p e r i tanti p r o d ig i o p ra ti da M aria SS.ma: e d era d i g ran co m o d o a tu tti i p a ssa g g ie ri, p e rc h é situ ata sulla strada C onsolare, p o c h i p a s s i d ista n te d a l l ’a b ita to , se n ’eb b e rico rso a V.E. sotto la data de 3 N ovem bre, affine d i f a r la rip ristin a re a seco n d a d elle S acre intenzioni della M aestà S u a » 16.

L’estrema criticità dello stato in cui versa il convento appare anche dalla perizia di Negri; egli, recatosi sul luogo il 17 settembre, in presenza del Procuratore del monastero D. Gabriele Morcaldi effettua le ispezioni necessarie

alla perizia, annotando poi in apertura della stessa dopo le indicazioni di rito sugli estremi di registrazione di nomina e giuramento:

« A v e n d o o sse rv a to il lo c a le p a r te p e r p a r te ne co n o b b e il p e s s im o sta to , in cui tro v a si ridotto, essen d o il la to o rie n ta le in teram en te cro lla to , e g li a ltri lati, fo rm a n d o il resta n te d e l m on istero, annunzian o vicin a rovina, se p r e s to non si fo rm a n o le ria tta zio n i n e c e ssa rie o n de c iò e v ita r e » .

Seguono poi in ambedue i lavori alcune osservazioni relative agli elaborati grafici allegati; sono presentati, come si è detto, da entrambi gli autori i rilievi- progetto dei due livelli del monastero, con un’evidentissima differenziazione che colpisce immediatamente.

Nella pianta di d’Amato - la cui scala non è leggibile per una parziale lacerazione del lembo inferiore del foglio - vi è infatti la delineazione parziale del livello superiore che, coerentemente a quanto riportato nella relazione, risulta crollato verso est e quindi rappresentato come privo di questo corpo orientale; la porzione complementare è indicata nel lato superiore della pianta, che subisce un’ideale rotazione antioraria di 90° rispetto all’effettivo orientamento per evidenziarne sull’orizzontale di base la sequenza di ambienti in corrispondenza del prospetto principale con l’entrata sul principale asse stradale. La compresenza di rilevamento e progettazione è sottolineata dallo stesso tecnico, che scrive:

« P e r a g g e v o la re l ’in telig en za d i siffa tta ridu zion e se n ’è d a m e eleva ta l ’an n essa p ian ta, e sul p e r im e tr o d e m uri e sisten ti c o si n e ll’e stern o che n e ll’in tern o d e l su ccen n ato locale, ne ho d e lin e a ta l ’a n zid e tto rid u zio n e ta n to p e r il p ia n terren o p e r uso d i ta vern a e sta llo n i che p e r il p ia n o su p e rio re onde d e stin a rlo a m odo d i locan da; qu in di è, che la p ia n ta seg n a ta c o l nu° 1°:, d im o stra la ridu zion e d i d e tto p ia n terreno, e l ’a ltra d istin ta c o l nu°: 2°:, in d ica qu ella d e l l ’a n zid etto p ia n o s u p e r io r e » .

Un’analoga impostazione grafica connota anche le piante di Negri in cui però quella del livello superiore è riportata integralmente, indicata come esistente secondo le note esplicative del disegno pur se nella relazione si accenna al « la to o rie n ta le in teram en te c r o lla to » . Ed un’ulteriore specificazione crea ancora perplessità:

« A v e n d o f a tto tutte le su d d .e o sse rv a zio n i le v a i su ssecu tiva m en te la p ia n ta d e l p ia n terren o e d e l p ia n o su p e rio re d e l sud°. locale, fo rm a n d o n e il sem plice borro, che d i ritorn o in S alern o ho m e ssa in netto, e che an n essa a lla p re se n te rela zio n e la rim etto a l Tribunale, affinché p o te s s e m eg lio co n o sc e re la cosa. N ella su d .a p ia n ta non vi si è d in o ta to il la to o rie n ta le d e l m on istero, essen d o cro lla to , e d a non p o te r s i a d d ire a d alcuno uso. Il c o lo r g ia llo che v e d e si n ella p ia n ta dinota le fa b b r ic h e nuove da costru irsi, il n ero ch ia ro in dica le d em o lizio n i d a fa r s i, p e r rid u rre l ’a ttu a le lo ca le a tavern a e d a lo c a n d a » .

come restituente l’intero piano, ma anche indiscutibilmente di mano del perito che la firma per esteso nell’angolo inferiore destro.

ASN, Corporazioni religiose soppresse, b. 5851: Pianta del soppresso Convento di S. Maria delle Grazie del Comune di Evoli assegnato al M onstero della SS. Trinità di Cava (1823).

Il disegno, un inchiostro a colore acquerellato, presenta un’efficace differenziazione cromatica degli elementi, a seconda che siano esistenti ( in nero), da demolire (in nero chiaro) o di progetto (in giallo), come chiarito da una nota dell’autore. La scala è indicata in basso, centralmente : « S c a la d i p a lm i N a p o lita n i n°. 1 2 0 » .

Ma quale convento descrivono le piante?

Lecito appare l’interrogativo, in quanto il Monastero di Santa Maria delle Grazie sarà raso al suolo dai bombardamenti che colpirono Eboli durante la seconda guerra mondiale e successivamente ricostruito ex-novo pur se con una sostanziale aderenza all’edificio preesistente. Ma nel 1823? Quanto si era conservato della struttura originaria? E quanta difformità rispetto alle stratificazioni succedutesi nel tempo?

A questi interrogativi si può provare a rispondere almeno in parte in via del tutto congetturale e parzialmente deduttiva, riferendosi ad esili testimonianze archivistiche che trattano dell’emergenza religiosa.

Elementi relativi alla configurazione del complesso originario sono deducibili da due atti notarili del 1536, conservati nell’Archivio di Stato di Salerno17; il primo, datato 13 dicembre, è un contratto stipulato tra i procuratori del convento ed alcuni maestri scalpellini per la costruzione di dodici colonne e ventiquattro archi in pietra ; il secondo, recante la data del 20 dicembre, vede gli stessi procuratori concordare con un altro maestro la consegna di tremila tegole con embrici, uguali a quelle di S. Francesco . Si profilano dunque da queste note alcuni elementi costruttivi quali colonne e archi che sembrano inequivocabilmente rimandare ad un chiostro; e che trovano riscontri molto più articolati in un interessante documento reperito nell’Archivio Diocesano di Salerno18.

Si tratta di un « M em o ria le d a to à nom e d e l l ’U n iversità d ’E b o li d i cotesta D io c e si >>, che raccoglie diversi documenti relativi al processo d’insediamento dei Frati Minori Riformati di Principato nella cittadina; tale processo, fortemente osteggiato dagli ordini già presenti per timore di concorrenza nella questua, innesca una produzione atta a sostenere l’opportunità e coerenza di una tale scelta da parte dei frati nell’ambito del contesto socio-economico e devozionale del centro. Si riscontra,nella lettura della fonte, una descrizione del monastero che ne consente anche un parziale riscontro nell’impostazione pianimetrica:

« in d e tta T erra d ’E voli stà situ a to uno C on ven to con C hiesa, Sagristia, C hiostri, D o rm ito rij, R efettorio, O fficine, C am panile, C am pane, organo, G ia rd in o contiguo, e t a ltre o p p o rtu n e co m o d ità che p rim a è sta to d e l l ’o rd in e d e ’ P r e d ic a to ri D om enicani, fa tto con ele m o sin e d e ’ citta d in i d e lla m edesim a

17 A SS, Protocolli notarili, b. 2517, c. 168 v. e c. 192 v., in G. BA R RA, La Chiesa e il Convento di Santa Maria delle Grazie di Eboli, tip. Poligraf, Salerno 1997, pp. 15 -16.

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