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LA NOMINA AD ARCIVESCOVO DI LIMA

IL GRANDE SANTO PROTETTORE DI CANNALONGA: TORIBIO MOGROVEJO

LA NOMINA AD ARCIVESCOVO DI LIMA

Nei sei anni di permanenza a Granada il nostro giovane inquisitore ha occasione di farsi apprezzare dalle persone più importanti della città e dagli stessi consiglieri della Corona. E’ un dotto giurista, formato alla scuola dello zio cattedratico, ed è dedito completamente a Dio. Tutta Granada parla di lui: anche da lontano si avverte quel sigillo speciale che marca gli eletti del Signore.

Uno dei membri della Cancelleria di Granada, che era stato, da giovane, collegiale salamantino del San Salvador di Oviedo, don Diego de Zufuga, era lo stesso che aveva avuto la “colpa benedetta” di far arrivare al Consiglio e allo stesso re il nome e i meriti di Toribio per la sua nomina ad inquisitore di Granada. Ora, poiché stava per passare al Consiglio delle Indie in Perù, ci teneva molto ad avere accanto a sé quel modello di dotto giurista e di elevata moralità. Inoltre, in tanti anni di frequenza a Granada, aveva avuto modo di apprezzare anche la forte tempra del giovane. Non voleva assolutamente lasciarsi sfuggire l’occasione e, pertanto, per la seconda volta, lo raccomandò al Consiglio come la persona più

adatta per la sede arcivescovile di Lima, vacante da tre anni. Il Consiglio accettò subito la candidatura e passò la richiesta al re per la nomina. Questi, non invano conosciuto come “// Prudente”, dopo aver a lungo vagliato e confrontato i meriti di ogni candidato, lo elesse, con grande gioia del capitolo dei canonici di Lima.

Non conosceva però, il re, 1’ umiltà del nostro santo. Prima di presentare la nomina al papa, si richiedeva l’assenso dell’eletto e questi, contro ogni pronostico, declinò l’onore e il peso dell’alta carica. Tutti i consiglieri del suo Collegio cercarono di persuaderlo e non ci riuscirono neanche l’amata sorella, donna Grimanesa e il cognato e cugino don Francisco de Quinones3, intenzionati a partire con lui. Lo stesso re arrivò a farsi severo di fronte a tanta umiltà: “Conosco la delicatezza del tuo animo e la rettitudine del tuo cuore... Accetto le tue ragioni ma non mi convincono” ebbe a scrivergli. Don Diego de Zuniga dovette far valere i suoi buoni rapporti di amicizia e di prestigio per convincere il re a concedere al nostro inquisitore una proroga di tre mesi per dare il suo assenso. Non voleva assolutamente perdere un’opportunità tanto grande !

Il nostro inquisitore trascorse quei tre mesi meditando e pregando alla ricerca di una luce che lo facesse orientare meglio nel dare una risposta al re e alla fine, prima del periodo di riflessione concessogli, diede il suo assenso, vedendo in questa piega che avevano preso le cose, la volontà divina. E così, il 28 agosto del 1578, Filippo II firmò la cedola di presentazione al papa Gregorio XIII, diretta all’ambasciatore spagnolo di Roma, don Juan de Zuniga, fratello di don Diego, che rappresentava il suo sovrano.

3 Don Francisco de Quinones : " hidalgo " (gentiluom o), originario di Leon, aveva servito il Re fin dalla prima gioventù. N el 1559 aveva prestato servizio nell’esercito spagnolo d’Italia. Essendosi imbarcato nella squadra che comandava il duca di Medinaceli, viceré di Napoli, si trovò con lui, Fanno seguente, nella funesta giornata di Jelbah, piccola isola africana situata ad una lega dalla costa di Tripoli, allora nido dei pirati turchi che scorazzavano nel Mediterraneo.Gli spagnoli s ’im possessarono d ell’isola senza troppe difficoltà ma, attaccati da una squadra turca, subirono una spaventosa sconfìtta, nella quale persero trenta navi e m ille morti. Quasi cinquemila uomini furono fatti prigionieri e venduti come schiavi a Costantinopoli e, fra essi, don Francisco de Quinones, che dispiegò un valore eroico nel difendere la sua nave e cadde prigioniero coperto di ferite. Più tardi recuperò la libertà mediante un grosso riscatto e continuò a servire sia in Italia che nelle Fiandre.

Una volta in Perù, diventò maestro di campo e commissario generale della cavalleria Essendosi offerto spontaneamente di sedare l ’ennesima rivolta nel regno del Cile, il cui governatore aveva chiesto aiuti al Perù, il viceré lo nominò capitano generale. Con appena centotrenta uomini, fra i quali suo figlio primogenito, don Antonio, riuscì a sedare l’insurrezione combattendo com e un leone contro gli Araucani, gli indomiti e bellicosi indios del C ile che opposero un’ostinata resistenza ai conquistatori spagnoli e che sarebbero stàh sottom essi solo nel 1884. Fu nominato dal V iceré governatore e capitano generale del regno del Cile.

C’era, però, una difficoltà: Toribio, avendo interrotto i suoi studi a Salamanca, non aveva ancora preso gli ordini minori. A questo pose rimedio lo stesso arcivescovo di Granada, don Juan Mendoza y Salvatierra, che avrebbe voluto conferirgli in un solo giorno i quattro ordini minori, ma Toribio non accettò questo privilegio e volle riceverli nelle quattro domeniche successive, uno alla volta. Non intendeva ricevere nessuna blandizia o privilegio per l’umiltà e la santità insite in lui, come scriveranno, in seguito, i suoi molti biografi al di là dell’Oceano.

Tutto l’iter del processo sulle regole di vita, sui costumi e idoneità per la Sacra Congregazione Concistoriale era stato svolto dallo stesso arcivescovo di Granada, che inviò il fascicolo completo alla Sacra Congregazione, non appena venne conferito il suddiaconato al giovane Toribio e, nel Concistoro del marzo 1579, il cardinale Alessandro Sforza annunciò la proposta di far occupare dal nostro santo la sede arcivescovile di Ciudad de los Reyes (questo il nome di Lima a quei tempi ). Nello stesso mese di marzo, il papa, in un Concistoro segreto, nominò Toribio de Mogrovejo arcivescovo di Lima.

Per la prima volta furono solennemente uniti i nomi di Lima e del nostro santo, Perù e San Toribio, America e il suo grande apostolo. Il Consiglio delle Indie nel mese di giugno votò il nuovo presentato, con timbro d’urgenza, come se avesse voluto ricuperare il tempo perduto, dopo tre anni di sede vacante dell’arcidiocesi.

Si stava compiendo il volere del Grande Timoniere per farlo partire nel momento storico opportuno e concedere così all’America quello splendido regalo sotto le sembianze di santo arcivescovo.

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