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Aspetti dell’autoformazione

La costruzione del sé si declina in una più funzionale ricerca di metodo attraverso le forme, i modelli e le pratiche dell’autoformazione. Secondo Margiotta, nella nostra società globale e della conoscenza

“l’autoformazione si è, infatti, imposta come via metodica alla ricomposizione unitaria (mente/corpo; intelligenza/emozione; io/altri; finito/infinito) del soggetto”.81

Si tratta della sfida a guardare il percorso della propria vita come un disegno che abbia senso. Pur riconoscendo che ogni storia di vita si svolge

“senza un disegno previsto, progettato e controllato”, anzi “il disegno non è ciò che guida fin dall’inizio il percorso di una vita, bensì ciò che tale vita si lascia dietro, senza poterlo mai prevedere e neanche immaginare”.82

                                                                                                               

81 Margiotta U., Autoformazione. Oltre le colonne d’Ercole per riconquistare il gusto e la

disciplina dell’ignoto, in Padoan I., Forme e figure dell’autoformazione, Pensa Multimedia Editore, Lecce 2008, p. 9.

82 Cavarero A., Tu che mi guardi, tu che mi racconti. Filosofia della narrazione, Feltrinelli,

Seguendo le indicazioni di Margiotta,83nello schema seguente sono

sintetizzati gli aspetti fondamentali dell’autoformazione e il suo rapporto con la narrazione.

AUTOFORMAZIONE & NARRAZIONE

Percorso autobiografico

Ricostruire la memoria della propria storia, attraverso un procedere maieutico che fa emergere temi significativi del percorso personale nei contesti sociali di relazione e di lavoro professionali.

Metodo fondato sul riconoscimento del principio di intersoggettività

Produrre storia ripercorrendo le proprie storie di vita, attraverso un

atteggiamento di autoriflessività, che permette di imparare dall’esperienza. Ricostruzione delle trame vitali della

mente e delle sue forme espressive

Potenziare identità e autostima e trovare nella connessione tra passato, presente e futuro possibili, il senso della propria unicità esistenziale.

Riflessione attraverso i testi

Esercitare il pensiero narrativo come un dispositivo cognitivo che permette di ricostruire esperienze, fatti, relazioni tra eventi, cause e possibili conseguenze in modo da sviluppare prospettive di interpretazione da cui nascono nuove chiavi di lettura.

Istruzione & Educazione

Processo di apprendimento di contenuti, che soddisfa ad una domanda esterna alla persona, allo scopo di collocarsi professionalmente. Processo di conoscenza di sé e delle proprie dinamiche, per rispondere ad una domanda interna di crescita della consapevolezza di sé.

Meditazione

Educazione interiore, lavoro

intellettuale, autodisciplina mentale, formazione del carattere; prendersi cura di sé in una ricerca di senso e di speranza.

Se è vero che l’autoformazione oggi gode di larga attenzione, e che di conseguenza la cultura assegna grande rilievo al pensiero narrativo, è necessario chiedersi da una parte chi siano i soggetti destinatari di tali                                                                                                                

83 Liberamente tratto da Margiotta U., Autoformazione. Oltre le colonne d’Ercole per

pratiche, e dall’altra come declinare il proprio progetto di costruzione del sé nella prospettiva dell’attuale società della conoscenza.

L’analisi di Bauman84offre un interessante spaccato sulla condizione

contemporanea dell’identità individuale e su ciò che la caratterizza in rapporto alle dinamiche sociali.

L’autore riconosce una stretta connessione tra la paura dell’inadeguatezza e la frenesia del consumismo. Mentre nelle società moderne il timore della devianza aveva sostituito la paura dell’incertezza, spingendo gli individui ad uniformarsi ai principali modelli istituzionali, la deregolamentazione postmoderna genera identità sempre meno definite, frammentate e destrutturate, proprio perché i meccanismi di ristrutturazione stanno perdendo la loro funzione normativa. L’incertezza, che caratterizza la società postmoderna, spinge gli individui a un continuo e frenetico sforzo di autoaffermazione. La mancanza di criteri definiti cui uniformarsi rende più difficile acquisire forme e immagini desiderate; una volta che la paura dell’incertezza si è trasformata nell’ansia dell’inadeguatezza personale, le proposte del mercato diventano irresistibili, perché offrono l’illusione di scelte spontanee fuori da ogni coercizione e obblighi. La ricompensa delle moderne società regolamentate e coercitive era il conformismo che liberava gli individui dalla responsabilità e dalla scelta. L’attuale ricompensa che offre il mercato è invece l’illusoria libertà di non dover pensare alla responsabilità delle conseguenze future delle proprie scelte, in un mondo dove i continui e frenetici cambiamenti sospendono le nostre esistenze in un presente senza tempo. Per l’autore, tale irresponsabilità, che svincola dagli obblighi sociali e dalla schiavitù dei destini personali genera, in realtà, nuove dipendenze, nonostante sia sentita come un’emancipazione e vissuta come una forma di liberazione.

L’autoformazione rischia allora di trasformarsi in un’autoaffermazione di sé attraverso uno spasmodico consumo di merci, invece di evolvere in nuove produzioni di senso e di significato, che potrebbero più facilmente essere veicolate dalle opportunità che una società più libera da ideologie,                                                                                                                

strumenti e modelli istituzionali coercitivi potrebbe offrire in termini di costruzione di sé, di nuove forme di legame e di relazione con gli altri. I legami sociali tendono, invece, a dissiparsi, a disgregarsi, addirittura a liquefarsi, secondo un’altra felice, seppur inquietante, definizione di Bauman.85 Tale “processo di liquefazione”, che riguarda i diversi ambiti

della vita (il lavoro, la comunità, le strutture sociali etc.) produce a sua volta individui solitari, smarriti e disorientati di fronte alla miriade di stimoli e informazioni che li bombardano ogni giorno. Lo stesso incontro con gli altri è un incontro fra estranei. Rapporti che si consumano in “non–luoghi” atti al consumo, tra persone che non si conoscono e non si conosceranno, perché il consumo è un atto individuale che isola i corpi nelle proprie sensazioni e li distoglie dalla percezione dell’altro, invece di aprirli all’espressione di sé e alla comprensione delle emozioni altrui.

L’autoformazione come “cura di sé”, orientata ad un percorso costruttivo esistenziale su chi e come si intenda essere, presuppone allora, un parallelo e concomitante processo di decostruzione di sé, rivolto ad una continua pratica di reinterpretazione dei propri presupposti e delle proprie credenze, di riadattamento delle proprie condotte esistenziali, di rielaborazione delle proprie esperienze, di verifica delle proprie aspettative, insomma, di una ricorrente narrazione del proprio romanzo di vita.

Altrimenti, correremo sempre il rischio di eludere sia la problematicità sia la ricchezza delle nostre identità, in una “cura per sé” che espone i nostri corpi ad assorbire e assimilare esperienze al di fuori di qualsiasi orizzonte di senso, preoccupati unicamente che le proprie sensazioni siano equiparabili a quelle degli altri, le cui esperienze, non potendo comprenderle, potrebbero essere sempre più elevate delle nostre. Ciò è quanto la pubblicità nei diversi media dà continuamente ad intendere, provocando, così, una costante insoddisfazione e precludendoci l’accesso alla possibilità del piacere stesso.

                                                                                                               

Diversa è la modalità del “prendersi in cura”,86 narrando le nostre storie

individuali e relazionali, a partire proprio dalla centralità del corpo, come tessuto di sensi e di significati che svelano a noi stessi e agli altri le nostre identità e alterità.