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La Narrazione Formativa come “cura sui”

L’intento di rivolgere l’attenzione a coloro che operano in campo educativo e sociale ci porta a far propria la prospettiva formativa di Franco Cambi.147

Secondo quest’autore il processo formativo si declina intorno alla nozione di “cura”, che si presenta come il “volto tecnico” di tutte le scienze umane, dalla psicologia alla sociologia, dalla medicina all’economia, dall’antropologia culturale alla politologia, dalla filosofia alla pedagogia, che ne rappresenta l’ambito privilegiato.

“In pedagogia, da Socrate in poi, seguendo il profilo dei grandi educatori (da Comenio a Pestalozzi, a Makarenko) e poi anche dei teorici della ‘relazione educativa’ (da Seneca a Montaigne, a Rousseau, a Ferrière, etc.), la cura si è imposta come dispositivo chiave”.148

Riprendendo le tesi di Vanna Boffo,149 Cambi distingue due piani sui quali

si articola la cura in pedagogia:

- un piano di metariflessione incentrato sul paradigma foucaultiano della “cura sui”, intesa come arte dell’esistenza. Per Foucault,150

l’occuparsi di se stessi è un antichissimo tema che origina nella cultura greca dal Socrate educatore e formatore dei giovani ateniesi. Prosegue con Platone e continua la tradizione con gli stoici e gli epicurei. Per il filosofo francese la dimensione autentica della cura sui                                                                                                                

147 Cfr. Cambi F., La cura di sé come processo formativo. Tra adultità e scuola, Editori

Laterza, Bari, 2010.

148Ivi, p. 7.

149 Cfr. Boffo V. (a cura di), La cura in pedagogia, Clueb, Bologna 2006.

non è quella interiore e individuale, bensì quella sociale, che si realizza nelle scuole, in comunità, in famiglia, e riguarda anche l’esercizio professionale; in questo senso, non elude la relazione, al contrario si manifesta come un’intensificazione dei rapporti sociali. Si tratta di un occuparsi di sé per occuparsi dell’altro, per occuparsi del mondo;

- un piano di “forme della cura”, che si declinano come “cura della mente”, “cura del cuore”, “cura di sé”. Da una parte, quindi, orienta verso un percorso comunicativo interpersonale, che va dalla famiglia alla comunità, alle stesse istituzioni; dall’altra parte prevede un vero e proprio “progetto esistenziale” da parte della persona.

Per Cambi, la “cura sui”, intesa come dispositivo-chiave della formazione, include molteplici prospettive e campi d’esperienza. È senz’altro affine all’”ecologia della mente” di Bateson,151 e alla sua visione integrata del

soggetto tra natura e cultura. La ritroviamo nella visione di Bettelheim152 della genitorialità come affiancamento vigile, guida non direttiva e sostegno mediato all’esperienza autonoma dei figli. In Morin,153 inoltre, la

cura sui si fa principio regolativo di una formazione aperta, critica e flessibile, che si colloca tra cognizione e metacognizione con un costante riferimento all’etica sociale.

Un settore particolarmente interessante nell’ambito di questa tesi, è quello connesso alla prevenzione del disagio e alla cura dei soggetti a rischio, laddove la cura consiste nel sostenere soggetti e gruppi in vista del raggiungimento dell’integrazione sociale. Riguarda, cioè, interventi di “risveglio del sé”, intesi a rafforzare l’identità dei soggetti e a promuoverne la capacità di costruire propri progetti esistenziali.

La cura in pedagogia si presenta per Cambi come “aver cura della formazione”, attraverso un processo socratico che si sviluppa, nel suo insieme, come “risveglio”, come “dialettica”, come “ascesa” e come “maieutica”. In questa prospettiva entra in gioco l’autoformazione come                                                                                                                

151 Cfr. Bateson G., Verso un’ecologia della mente, op. cit.

152 Cfr. Bettelheim, Un genitore quasi perfetto, Feltrinelli, Milano, 1987. 153 Cfr. Morin E., La testa ben fatta, Cortina, Milano, 2001.

“cura sui”, in quanto è il soggetto che guida e sostiene se stesso tramite la mediazione di una serie di pratiche riflessive, interpretative, riorientative, ma anche de-costruttive e ricostruttive. Sono pratiche che s’ispirano a quelle “tecnologie del sé”, a quegli esercizi spirituali proposti da Foucault in una delle sue ultime opere.154

Tali pratiche, per attivare un dialogo costante tra coscienza e autocoscienza e disporsi come esercizio che accompagni tutta la vita, necessitano di formalizzarsi, nel senso di darsi delle forme operative.

“Leggere, scriversi, meditare, sono vie per coltivare la propria interiorità; che è poi proprio questo sguardo duplicante attivato su se stessi, colti nella complessità aggrovigliata del proprio vivere. Per dipanarsi, sottoporsi a scandaglio, operare radiografie mentali, fissare ‘itinera’ di trasformazione [...]”.155

Per Cambi, una delle vie maestre della cura sui è senz’altro la narrazione. L’autore la considera un’”attività primaria, fondamentale e permanente” da presidiare e coltivare come un paradigma formativo della mente e collante culturale in tutte le civiltà di ieri e di oggi.

La narrazione, quale prima forma di spiegazione introduce e avvia il processo razionale; nutre l’attività simbolica della mente, fissando simboli, miti e figure, che agiscono come depositi e orientatori di senso. Così il possibile attraverso il virtuale, l’immaginario, entra a far parte della mente e della cultura, delineandosi come frontiera interiore dell’esperienza, in potenza. Ci immette, infine, in un tessuto connettivo storico-sociale, contribuendo così, attraverso il linguaggio, a determinare la nostra identità culturale.

Cambi dà particolare rilievo all’istanza etica, a cui la narrazione da voce e corpo orientando la formazione personale. Tale percorso di tipo etico si realizza tramite la letteratura e l’immaginazione.

                                                                                                               

154 Cfr. Focault M.,Tecnologie del sé, Bollati Boringhieri, Torino, 1992.

I diversi generi del narrativo declinano la formazione verso differenti contenuti e temi, tutti fondamentali nella costruzione del sé. L’epica, che attraverso le gesta degli eroi tesse paradigmi di vita e modelli di comportamento. Il romanzo moderno, con la sua centratura nel nesso io/società. La commedia, che tramite la descrizione dei “mores” induce a riflettere criticamente, a “castigare” o a irridere, suscitando, appunto, il riso che ha una funzione decostruttiva e al tempo stesso catartica.

Il narrativo, inoltre, sviluppando l’immaginazione evoca esperienze virtuali che si legano a bisogni e attese che emergono dall’inconscio della persona. La narrazione proiettandoli nell’immaginario definisce e colloca nel pensiero come “possibili” e nella coscienza come “degni” altri mondi e forme di vita, producendo due effetti etici:

- l’esperienza del possibile, imponendosi al pensare a e all’agire, induce il reale a perdere il connotato di dura e invalicabile necessità, aprendolo all’”ulteriorità”, al cambiamento;

- il legame tra narrazione e utopia, implica il dissenso e spinge a prender distanza in modo critico e a guardare oltre la necessità del reale. Si impara, così, a porsi in una dimensione di libertà e di proiezione nel futuro del proprio bisogno di liberazione.

L’invito pedagogico di Cambi è di guardare alla narrazione come a una risorsa e a un principio, custodendone gli effetti formativi, significativi e nutrienti, lungo il corso dell’esistenza, in tutto quel processo di “lifelong learning”, che è sempre più il paradigma costitutivo di ogni persona.

La lettura per formarsi e conoscere il mondo, la scrittura per il piacere formativo e per pensare i propri pensieri, e l’autobiografia come cura di sé sono le tre “tecniche di vita”, che Cambi descrive introducendoci ad un metodo narrativo incentrato sull’autoformazione come processo continuo, il cui sviluppo richiede anche rigore e disciplina da parte del soggetto che guida se stesso tramite quelli che l’autore definisce dei veri e propri “esercizi spirituali”.