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Il rapporto figura/sfondo nel Bildungroman

La proprietà della trama romanzesca di restituirci in un qualsiasi momento prosaico della narrazione il senso di un evento, di una situazione, di una sensazione, che si rivelerà avvincente e denso di significato, ci riporta al meccanismo della “peripéteia” descritto nel primo capitolo. Tale meccanismo acquista in Goethe un significato particolare nel rapporto tra il passato, gli eventi presenti del racconto e la prospettiva del suo futuro. Emblematico, a questo riguardo, è l’episodio in cui Wilhelm, prendendo con sé Felix, il bimbo lasciatogli da Mariane, arriva nel cortile di un grande palazzo sconosciuto (il castello di Lothario). Con in braccio il figlio addormentato, egli entra nel luogo “più severo e più sacro” in cui mai avesse posto piede. L’apparizione di Nathalie (l’Amazzone) avviene in questo ambiente avvolto di stupore e di interrogativi ansiosi. Ogni dubbio tuttavia scompare, quando Wilhelm riconosce alcune opere d’arte appartenute un tempo alla collezione del nonno e, primo fra tutte, un quadro che aveva affascinato la sua infanzia (il ritratto di una principessa somigliante a Nathalie). E’ il segno di un ritorno alle origini quale culmine perfetto e circolare della strada percorsa alla ricerca del proprio io.

Riecheggiano, come rileva lo stesso Moretti, i due atteggiamenti che dominano la “Teoria del romanzo” di Lukács.58 L’uomo non può tornare

indietro nel tempo, ma attraverso il ricordo si riappropria del suo passato, mentre la speranza lo distoglie dalla paura del futuro. Questa condizione, tipica nei personaggi del romanzo, è propria anche dell’uomo. Moretti, in qualche modo va oltre l’analisi della temporalità romanzesca lukácsiana, affermando che passato e futuro convergono di continuo sul presente, in cui, ciò che è trascorso, si riorganizza in vista di una progettazione futura. Cosa avvenga in tale riorganizzazione, lo si comprende dalla trama del romanzo, che annuncia sempre un cambiamento nella vita del                                                                                                                

protagonista. Come ciò avvenga nella costruzione del sé, è motivo del nostro interesse, per questo ritengo vada approfondito e in tal senso avanzo un’ipotesi interpretativa.

Con riferimento alla Teoria della Gestalt, 59 la “vita quotidiana” del

romanzo, “metafora in grande” della nostra esistenza, appare come lo “sfondo” dal quale emerge la “figura” del protagonista. Come lui, anche noi, siamo sempre la figura, finché siamo consapevoli, nello sfondo della nostra esperienza. A riguardo Mc Luhan60 afferma che l’interazione tra la

figura e il suo sfondo ci mette in grado di cogliere il significato, cioè il rapporto tra se stessi e il contesto di riferimento. L’apparente normalità della vita quotidiana fa sì che ci percepiamo di solito come figure integrate nel suo sfondo. L’integrazione personale viene, invece, messa in crisi ogni qualvolta avviene un mutamento tale da rendere inutilizzabili i valori, i riferimenti abituali e le competenze, che prima erano sufficienti a rendere possibile e significativa l’esistenza. A quel punto, la modalità che ci permette di superare lo sconvolgimento dei rapporti “figura/sfondo”, è una ristrutturazione globale della propria personalità. Si tratta di porsi dal punto di vista di una “Gestalt” più ampia di quella disfunzionale che ha provocato la disgregazione. In tal modo sarà possibile raggiungere un livello più evoluto d’integrazione.

Nel romanzo, il meccanismo letterario della peripéteia, genera, appunto, quegli accadimenti improvvisi che cambiano l’esperienza del protagonista. Però, come ci avverte Moretti, a differenza di quanto avviene nel dramma e nella tragedia, tali eventi non modificano in modo univoco e irrevocabile la sua personalità. Wilhelm non cerca mai l’azione risolutiva, perché ha adottato un atteggiamento più duttile verso lo scorrere del tempo, a differenza degli altri personaggi del romanzo come Mariane, Aurelie, l’Arpista e soprattutto Mignon. La morte di quest’ultima, infatti, appare la                                                                                                                

59 “La Psicologia della Gestalt parte dalla constatazione che l’esperienza si presenta in

forma di strutture organizzate di fenomeni tra loro così connessi che la modificazione di uno comporta necessariamente la modificazione degli altri. Così, al concetto di ‘elementi psichici’ la psicologia della forma sostituisce quello di ‘forma’ (‘Gestalt’ in tedesco) o ‘tutto organizzato’ in cui le proprietà delle parti o dei processi parziali dipendono dal tutto”. Tratto da Bertolini P., Dizionario di psico-socio-pedagogia, Mondadori, Milano 1980, p. 25.

conseguenza di un desiderio prematuro e appassionato destinato a restare insoddisfatto, un sentimento che la personalità irrequieta del personaggio non riesce a rielaborare, a decantare nel tempo della propria esperienza interiore. All’opposto, per Wilhelm, gli eventi più suggestivi e avvincenti, stemperati e diluiti nella trama del romanzo, acquistano il loro significato nell’intreccio di ciascun “episodio”, a piccoli passi, un po’ alla volta, dando alle esperienze dell’eroe un senso di esperimento provvisorio, di apertura al mondo.

“Questa dialettica di significato ed episodio è alla base del capitolo romanzesco. Meccanismo straordinario di autosegmentazione del testo, il capitolo instaura un equilibrio tra la soddisfazione per ciò che abbiamo appreso (il significato che è stato attribuito a un evento) e la curiosità per ciò che ancora ignoriamo (quel significato è di norma sempre incompleto)”.61

È messo così in luce l’atteggiamento più riflessivo del Wilhelm degli “Anni di apprendistato”, rispetto a quello della “Missione teatrale” che, prigioniero della sua passionalità non riuscirà a portare a termine la sua ricerca di senso.

Negli “Anni di apprendistato”, infatti, il protagonista sembra aver acquisito una maggiore capacità di leggere le tracce sul proprio cammino, di interpretare gli eventi senza lasciarsene travolgere.

In questo senso, possiamo leggere l’espressione “cogliere le occasioni”, che riecheggia spesso nel corso del romanzo, in base all’analisi del rapporto “figura/sfondo” citato in precedenza.

L’introduzione di nuovi elementi a livello di trama narrativa permette di riorganizzare in senso evolutivo le situazioni problematiche. Keeney parla, in proposito, di “rumore significativo”,62 per intendere come un elemento,

                                                                                                               

61 Moretti F., Il romanzo di formazione, op. cit., nota n. 42 di p. 51.

che acquista significato sullo sfondo di una trama narrativa, perturbi gli equilibri raggiunti, costringendo ad una nuova riorganizzazione. Per elaborare una diversa configurazione del rapporto “figura/sfondo” è necessaria una relativizzazione dei propri contesti di apprendimento e un decentramento che ci permettano di interpretare in modo nuovo la realtà. A questo riguardo, Bateson distingue diversi livelli di apprendimento.63 Un

livello particolarmente importante è quello che chiama “deuteroapprendimento” (o apprendimento 2). Consiste nell’apprendimento di contesti di apprendimento, cioè di modalità determinate di segmentare gli eventi, di operare distinzioni. Ciascuno di noi impara, come esito dell’educazione, delle modalità specifiche di fare distinzioni. Apprendere modalità alternative di segmentare i medesimi eventi ci fa muovere, comunque, ancora a livello di deuteroapprendimento. Per Bateson esiste anche la possibilità di un apprendimento di livello superiore (apprendimento 3), che consiste nel cambiamento delle premesse sottese all’intero sistema di abitudini di punteggiatura. Si tratta a questo livello di un vero e proprio cambio di epistemologia. In qualche modo, il mutamento finale dell’eroe prodotto proprio dalla sua capacità di “saper cogliere le occasioni” si muove nella direzione di questi due tipi di apprendimento: La maturità di Wilhelm deriva dal suo modo nuovo di punteggiare gli eventi, che lo porta a compiere scelte sempre più consapevoli, come quella di dedicarsi all’attività teatrale.

C’è da dire che l’integrazione sociale di Wilhelm avviene in un contesto di “vita quotidiana” di sostanziale equilibrio ed armonia, sullo sfondo, cioè, di una visone sociale tenuta salda dalla cultura organicistica di Goethe. L’autore tende a ricomporre l’opposizione fra la libertà dell’individuo e le costrizioni del mondo moderno, e a eludere il conflitto di classe tra l’aristocrazia e la borghesia, nel nome di una Bildung ideale, quanto utopica. Resta il fatto che, nel costruire tale progetto, ci offre l’opportunità di riflettere a fondo sulle modalità attraverso le quali nel processo di                                                                                                                

formazione della persona è possibile raggiungere livelli di integrazione più evoluti, evitando di soccombere alla realtà sociale o di isolarsi dalla stessa, di adattarvisi in modo passivo o di esserne iniziati attraverso prove che qualcun altro ha deciso per noi.

Come rileva Moretti, infatti, quelle che a Wilhelm si presentano come occasioni sono alquanto differenti, ad esempio, dalle “prove” che in un’altra opera di ispirazione massonica come il “Flauto Magico” di Mozart – Schickaneder consentono al protagonista Tamino di raggiungere la maturità. L’antitesi tra iniziazione e formazione si manifesta in modo assai chiaro nell’opposta funzione che vi svolge il linguaggio. Il confronto è particolarmente interessante per comprendere quali modalità possono favorire quei cambiamenti di paradigma personale necessari per operare una più attiva e consapevole integrazione del sé. Mentre Tamino nel “Flauto” deve essenzialmente tacere, nel Meister il linguaggio, attraverso la conversazione, si fa strumento di formazione.

“Una svolta decisiva della Bildung di Wilhelm si ha quando egli abbandona la retorica teatrale del monologo infiammato per volgersi all’assai più prosaica arte del dialogo”.64

Imparare a parlarsi con fiducia nella socievolezza della vita quotidiana favorisce sia l’espressione di sé, sia la comprensione degli altri, che passa attraverso l’ascolto. Per cambiare il proprio punto di vista su ciò che accade intorno a noi, occorre in qualche modo abbracciare quello dell’altro.