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Le scritture-di-sé: l’approccio fenomenologico di Demetrio

Un altro autore-chiave, che può aprirci le porte verso l’acquisizione di un metodo autobiografico è senz’altro Duccio Demetrio. Secondo la lettura che ne propone Ivana Padoan, Demetrio contestualizza la forma auto- educativa in una rilettura “originale/originaria” della condizione fenomenologico esistenziale del soggetto, includendo in essa l’insieme dei paradigmi della vita e della morte, del lavoro e del gioco. Viene, così, a configurarsi una concezione unitaria della complessità vitale della persona. Vita personale, professionale, simbolica e immaginaria non sono da considerarsi ambiti separati dell’esistenza, bensì interagenti. Perché ciò si realizzi, la formazione è chiamata a includere le logiche del formale, non

formale e informale, in una prospettiva trasformativa e non gerarchica, connessa alle necessità e possibilità del soggetto, dando qualità e valore alle diverse forme della propria realizzazione esistenziale.

In questa complessità esistenziale, le pratiche di formazione che ogni soggetto utilizza autonomamente nel corso della sua vita sono altrettanto varie e complesse. Come per Cambi, sono pratiche di cura del sé, finalizzate alla costruzione di quella forma comunicativa e conoscitiva di cambiamento dell'esistenza. Più che di tecniche, si tratta di vere e proprie pratiche tecnologiche dotate di una loro scienza, storia ed epistemologia. L'autore le suddivide in “tecnologie rappresentazionali”, “conversazionali” e “autoistruttive”. Vedi lo schema della pagina seguente.187

                                                                                                               

Forme della scienza Tipologia Linguaggi e simboli Tecnologie

rappresentazionali

drammaturgica

e spettacolare Teatro, danza, riti collettivi, pellegrinaggio, musica, festa, circo, psicodramma,

melodramma.

iconica Scultura, ceramica, pittura, grafica, mosaico, miniatura, affresco, ex voto.

Tecnologie conversazionali e discorsive

narrativa Scrittura parietale, manoscritti, lettere, storie cantate, mimate, illustrate, fiabe, fumetti.

predicatoria Orazioni, comizi, sermoni, letture esegetiche, proclami, catechismi, esorcismi

Interattiva Dai dialoghi interpersonali e di gruppo, alle teleconferenze e alle reti informatizzate, per giungere alla realtà virtuale.

Tecnologie autoistruttive

Veicolare Libri, giornali cartacei e murali, almanacchi, enciclopedie, dissertazioni, dispense, manuali, raccolte iconografiche, floppy disk, chiave usb-audiovideo, cassette, dispense di

autoistruzione.

meditativa Preghiere, esercizi spirituali mandala, mantra, koan.

L’insieme di queste tecnologie riguarda quelle che Demetrio considera le due forme dell’autoformazione: quella esterna e indipendente dalle nostre volontà, e l’altra che ciascuno costruisce consapevolmente per il desiderio di inseguire nella più totale libertà e indipendenza i suoi richiami. Quanto più la prima sa dare risposte individualizzate, ma non per questo meno condivise a livello relazionale, più essa è in grado di alimentare la seconda. È attraverso l’autoformazione che il soggetto si riconosce tale, con una vita propria e indipendente, seppur connessa con quelle altrui. Per lo studioso, l’autoformazione si estende oltre la scuola o la professione, verso

la costruzione di una “formae mentis” che metta la persona in grado di attingere in autonomia per rielaborare il patrimonio acquisito. È un progetto personale, un percorso di apprendimento e di perfezionamento che va al di là delle conoscenze funzionali.

Tale educazione interiore che privilegia il dubbio alle certezze, ricerca le domande e tollera l’incompletezza del conoscere, si svolge sia in luoghi pedagogici in cui vi sia un programma che tende ad indurre eventi riflessivi, ma anche e soprattutto in situazioni di esperienze umane: l'a- more, la morte, il lavoro, il tempo libero, la conquista di uno spazio sociale.

La cura dell’interiorità richiede un lavoro di “autopedagogia”, capace di rinforzare l’io autoriflessivo, intorno ad una serie di intenzionalità profonde, che Demetrio definisce “meditazioni”. Lo schema seguente ne riporta la configurazione:

auto esclusione auto

prospezione retrospezione auto

auto

agnizione narrativo Ego patia auto

auto

cura ispezione auto

auto esclusione

Secondo la Padoan i concetti evidenziati pongono alcune problematiche e interrogazioni all'auto-pedagogia:

- “la problematica dell'autoesclusione: l'assunzione di una consapevolezza, di una ricerca di un isolamento volontario, cercato e senza voler esser disturbato;

- la problematica dell'autoretrospezione come ricerca di ciò che si pensa di essere stati nel passato, un'attenzione traducibile con pratiche autobiografiche;

- la problematica dell'autopatia, l'emozione di sentirsi vivo, come capacità di un dialogo positivo con la propria interiorità;

- la problematica dell'autoispezione pone l'esercizio di analisi applicato al proprio agire e pensare: pensiero costante volto al dominio del proprio agire;

- la problematica dell’autoinclusione, la consapevolezza di appartenere a un gruppo, capacità di distinzione di disponibilità nei limiti della relazione;

- la problematica dell'autocura, volontà di occuparsi di sé, all'insegna dell'autonomia e dell'indipendenza nel pensiero e negli affetti;

- la problematica dell'autocognizione come scoperta di chi si pensa di essere nel presente. Una tensione continua nel decifrare sé stessi nel vissuto, nelle circostanze diverse e nelle attività di prova della propria capacità;

- la problematica dell'autoprospezione, capacità di immaginarsi in una proiezione di sé nel futuro, in un continuum del passato.”188

È interessante rilevare come Demetrio si ponga in antitesi ad una pedagogia del dover essere e del dover fare, e come, nel riconoscere il diritto all’autopedagogia, nel proporre un progetto di educarsi in prima persona, la narrazione sia da lui ritenuta una via d’accesso privilegiata verso, appunto, l’autoformazione. L’autobiografia,189 in particolare, suscita

in chi la esercita una sorta di riaffezione a se stessi e al proprio passato, e al tempo stesso un’attività di carattere metacognitivo – autoriflessiva, coscienziale, introspettiva – sempre più raffinata ed educabile. Da una parte si tratta di raccontare quei passaggi esistenziali che hanno contrassegnato la propria formazione, dall’altra, porre attenzione al lavoro mentale che si compie per raccontarsi, spiegare chi siamo, che cosa ci aspettiamo dalla vita. Occorre allora acquisire una “competenza autobiografica”, alla quale si è tenuti a corrispondere se si vuole padroneggiare un metodo spendibile anche socialmente. Tale prospettiva,                                                                                                                

188 Padoan I., Modelli e pratiche dell’autoformazione, in Padoan I., Forme e figure

dell’autoformazione, op. cit., p. 160.

189 Cfr. Demetrio D., Raccontarsi. L’autobiografia come cura di sé, R. Cortina, Milano,

che riflette quella di questa tesi, intende l’autobiografia non come un genere narrativo solipsistico, bensì come metodo di testimonianza civile e sociale per sé e per gli altri. Possiamo pensare la stessa storia come all’intreccio di una moltitudine di storie individuali.

Secondo l’autore, per acquisire una competenza autobiografica occorre mettere a fuoco due questioni fondamentali:

- l’importanza di considerare la vita come fonte conoscitiva privilegiata riguardo l’apprendere dall’esperienza, l’incontro con i maestri, quegli eventi apicali amorosi o dolorosi che ci rendono adulti, etc.;

- l’attività mentale indispensabile alla sua rappresentazione giorno dopo giorno, in quei momenti di bilancio esistenziale, che stimolano la narrazione di sé.

Perché entrambi questi momenti possano essere espressi e rielaborati, dal punto di vista metodologico, che è quello che più ci interessa, si rendono necessarie due prassi:

- sperimentare diverse strategie cognitive, creative e introspettive per lasciare testimonianze e tracce esistenziali della propria storia individuale, e anche per “dire di sé”, per presentarsi agli altri;

- circoscrivere durante o al termine delle attività di scrittura quei temi individuati come possibili generatori di cambiamento, dedicando ad essi una riflessione sempre più approfondita riguardo origine, ruolo e ricorsività nella propria vita privata e pubblica.

In tal modo la memoria rivisitata dalla scrittura dà luogo a qualcosa che l’oltrepassa. Ritrovare i propri ricordi, ritrascriverli suscita emozioni, altri racconti e riflessioni, per il cui tramite è possibile prefigurarsi ciò che si intende essere e fare.

In ciò consiste l’aiuto che educatori, assistenti sociali, docenti e formatori possono offrire il più precocemente possibile a coloro di cui si occupano. L’autobiografia come cura di sé risponde, perciò, da un lato alla conquista di una sempre maggior consapevolezza del proprio stato esistenziale; dall’altro alla scoperta, sempre più evidente, che scrivendo, si pensa di più, in altro modo, si cresce in intelligenza. Potremmo affermare che la

scrittura di sé, in particolare, consente, su un piano metacognitivo, di pensare i propri pensieri.

4.9 Le scritture-di-sé: l’approccio costruttivo-relazionale di Le