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Le scritture-di-sé: l’approccio esistenzialista di Pineau

Nel panorama dei modelli e delle pratiche dell’autoformazione, Ivana Padoan183 individua Pineau come erede di un approccio esistenzialista, in

quanto centrato sull’individuo, sul suo sviluppo personale, come presa in carico dell'esistenza concreta, in tutte le dimensioni dell'essere: dal conoscere, al fare, all'agire, all'esistere. Per quest’autore l'autoformazione implica una doppia appropriazione: assumere su di sé il potere di autoformazione, diventando, così, oggetto di formazione di se stessi per se stessi.

Per Pineau il processo autoformativo si sviluppa in ritardo sia per la nozione di incompiutezza dell'essere umano, sia per le forme deterministiche ed evolutive di inculcamento nel corso della vita, e la conseguente dipendenza educativa che ne deriva. La concezione occidentale pedagogico-positivistica dell'educazione, e la concezione psicologica, secondo la quale tutto accade nell'infanzia e nell'adolescenza, hanno portato a privilegiare l’eteroformazione, ponendo l'accento quasi esclusivamente sugli apprendimenti realizzati nel periodo della crescita                                                                                                                

182 Cambi F., La cura di sé come processo formativo. Tra adultità e scuola, op. cit., p. 91.   183  Cfr. Padoan I., Modelli e pratiche dell’autoformazione, in Padoan I., Forme e figure dell’autoformazione, op. cit..  

biologica. Ciò ha creato un effetto alone di misconoscimento del potere dell’individuo su di sé.

Solo gli “esploratori di eccezione”, come sono definiti da Pineau, cominciano a scoprire l'importanza dell'autoformazione, quando realizzano lo scarto tra gli apprendimenti scolastici e quelli richiesti dalla pratica professionale, e il valore e i vincoli della formazione sul lavoro.

È tramite le “biografie di vita” dei propri allievi che Pineau intuisce il valore e l'importanza del sistema relazionale del contesto nella costruzione del sé. La coscienza auto formativa e la necessità di rimettersi in discussione con un'altra forma, implicano una rottura dello spazio vissuto e una ricostruzione del senso e del significato delle relazioni personali e sociali. Un primo indicatore di metodo, quindi, riguarda l’analisi delle “transazioni” che avvengono negli spazi di vita dei soggetti. Si tratta di porre attenzione ai significati di senso, che condensano sistemi interni con sistemi esterni e alle forme trasversali transduttive, che operano nelle relazioni, occupando tempi e spazi differenti. In questo senso autoformarsi consiste nell’acquisire la capacità di gestire i rapporti transazionali dagli spazi di vita quotidiana ai più estesi contesti sociali; il lavoro sulle transazioni permette, così, alla persona di cogliere il proprio itinerario di vita, diventando soggetto di formazione a se stesso.

Per Pineau, l’”autoformazione” si trova al vertice di un triangolo, alla cui base si collocano l’”eteroformazione” fornita dall’istruzione e l’”ecoformazione”, che si matura con l’esperienza. Si descrive, in tal modo, un processo interattivo tra organismo e ambiente, che richiama il pensiero sistemico di Bateson.184 L’autoriflessione, quale strategia autoformativa

che garantisce tale processo, si interiorizza e si personalizza come emergente dal sociale attraverso la tecnica dell’”autobiografia”.

“Attraverso l'autobiografia il soggetto può ricostruire i frammenti della sua vita e cercare di dare senso alle transazioni che gli hanno permesso di modificare e di cambiare. Frammenti che                                                                                                                

possono essere stati vincoli o risorse, ma che comunque lo hanno indirizzato verso un senso o verso l'altro. La riappropriazione dei frammenti prelude al costituirsi di alcune comprensioni, di alcune padronanze di azione, ovvero di azione di sé”.185

Pineau riprende, così, la lezione della “bildung” goethiana, di cui abbiamo ampiamente trattato nel primo capito di questa tesi. Infatti, l’autoformazione, attraverso le storie di vita, privilegia il paradigma dell’esperienza vissuta a quello dell’apprendimento formalizzato. È l’autobiografia ad innescare e favorire la riflessività della persona alla ricerca del senso della propria esistenza, verso un diverso e nuovo livello d’integrazione delle sue molteplici identità. Le storie di vita, in tal senso, possono provocare quella che Mezirow indica come la trasformazione delle proprie premesse, di cui s’è trattato nel precedente capitolo della tesi, inducendo una trasformazione del soggetto, della sua storia e del suo rapporto col mondo.

Per concludere la descrizione del modello autoformativo di Pineau, basato sull’autobiografia, si riporta di seguito uno schema che illustra i campi dialettici dell’uso delle storie di vita.

3 linguaggio 5 disapprovazione 4 distanziazione 2 passato interlocutore 1 locutore 2 futuro 4 implicazione approvazione 5 3 vita                                                                                                                

185  Padoan I., Modelli e pratiche dell’autoformazione, in Padoan I., Forme e figure dell’autoformazione, op. cit., p. 142.  

- “l'asse uno mette in relazione il soggetto e il gruppo dei pari come partecipanti del percorso, la presenza di feedback o di counselor è assicurata solo su richiesta;

- l'asse due riguarda la dimensione storica che prende radici nel passato ma si proietta sull'avvenire, la ricostruzione svela piste per le azioni future;

- l'asse tre si situa al cuore dell'azione. Consiste nel trovare le parole per raccontare la propria storia, parole che, come dice Pineau, possono fare violenza alla vita;

- l'asse quattro è il lavoro sull'implicazione e la distanziazione. La distanza di sé verso il testo, anche attraverso lo sguardo dell'altro verso il proprio testo, innescano l'emergere dello sfondo epistemico della propria storia. La dinamica della tensione è la dinamica tra il diurno e il notturno della propria esistenza;

- l'asse cinque riguarda l'appropriazione o la disappropriazione complementare al lavoro intrapreso. In questa tensione emergono gli obiettivi, nuovi interessi che prendono spunto sull'esperienza, ma parlano già dell'avvenire.”186

Come si vede, il processo di transazione messo in risalto dalla doppia valenza degli assi è il principio che orienta l’autobiografia verso uno scambio reciproco. La riformulazione da parte del gruppo di ascolto permette di svelare la trama sottostante (il tacito e l’impensato) alla comprensione del soggetto, in quanto troppo implicato nel proprio racconto. Il lavoro autobiografico coinvolge un gruppo di pari, in cui le regole e i vincoli valgono per tutti:

- ciascun partecipante comunica in quali condizioni desidera socializzare la sua autobiografia;

                                                                                                               

186Ivi, p. 145.

- vale la regola del segreto, per cui nessuna allusione può esser espressa al di fuori dell’attività;

- si ha diritto a non rispondere a domande che possono apparire inopportune;

- la narrazione condivisa è preparata precedentemente all’attività di gruppo.

Scrivere e raccontare la propria storia è, quindi, un modo per rielaborare la propria esistenza e, nel contempo, aiutare altri adulti a comprendere se stessi. Realizzarlo nel gruppo consente di raggiungere un ventaglio di obiettivi significativi:

- “metacognitivi”: pensare come pensiamo, ed esplicitare le cause che ci hanno portato a pensare in tal modo;

- “formativi”: decostruire/costruire la propria identità e una progettualità che la guidi;

- “motivazionali”: cogliere e apprezzare il potere che si acquisisce su di sé;

- “euristici”: dare un senso alla propria vita passata per comprendere il presente attraverso il ricorso a teorie esplicative, così da progettare un futuro in modo sempre più consapevole.