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La Bildung goethiana

Goethe per primo affronterà la questione, adottando per il suo secondo romanzo una trama “ad anello”. Mentre nella “Missione teatrale”, la trama si svolgeva con un andamento più drammatico e sorprendente, negli “Anni di apprendistato” autosviluppo e integrazione assumono la forma di

percorsi complementari, che convergono verso un punto di equilibrio in cui si colloca il raggiungimento della piena maturità del protagonista. È interessante notare come tale conquista non avviene per Wilhelm attraverso rinunce o sacrifici della propria individualità, e solo all’apparenza attraverso l’assunzione di un lavoro e la creazione di una famiglia. La maturità si realizza attraverso una continua costruzione di senso, apprendendo di volta in volta a costruire “legami” tra sé e gli eventi vissuti,

“… a indirizzare la trama della propria vita in modo che ogni momento rinsaldi il proprio senso di appartenenza ad una più vasta comunità”.36

Nel chiarire tale costruzione, Moretti fa riferimento al termine “Zusammenhang”, indicato da Dilthey, secondo il quale, l’opera poetica, evidenziando la concatenazione interna delle vicende narrate mette in luce i valori di un avvenimento connettendoli alla trama di tutta la vita; l’avvenimento, sollevato così al suo significato, rivela e illumina il rapporto tra la vita e il suo senso.37

Ciò traduce bene l’ideale di Goethe, secondo il quale, come sostiene Cambi:

”l’uomo è quello che si viene formando e vale in quanto si forma, e la formazione […] è un bagno nel pluralismo dell’esperienza, nella sua varietà e contraddittorietà, per distillarvi una sintesi vissuta, originale, etica e estetica insieme, ma guidata dalla luce della razionalità (= universalità e necessità)”.38

                                                                                                               

36Ivi, p. 21.

37 Cfr. Wilhelm Dilthey, Esperienza vissuta e poesia, Istituto Editoriale Italiano, Milano

1947.

38 Cambi F., I Grandi modelli della formazione, in Cambi F. e Orefice P. (a cura di),

La trama del romanzo ci rivela come Wilhelm realizza la propria personalità accettando la tutela della Società della Torre, la cui istituzione si giustifica, d’altra parte, unicamente per permettere la sua felicità. L’ineluttabilità di tale destino è confermata, nel finale, dalla scoperta del protagonista nella Sala del Passato, il luogo più segreto della Torre, di una pergamena che racconta, appunto, “Gli anni di apprendistato di Wilhelm Meister”. Così, l’intreccio confuso degli eventi si risolve nella logica di una fabula da cui traspare il senso del tutto. La Società della Torre plasma Wilhelm, che d’altra parte si mostra desideroso di fare ciò che comunque avrebbe dovuto fare. Questo ideale di “Bildung”, che prevede il definitivo assestamento dell’individuo e del suo rapporto con la società, sarebbe possibile solo all’interno di un mondo pre – capitalistico, una visione che Goethe aspira ancora a salvaguardare.39 La società dinamica moderna,

come anche quella contemporanea, rendendo sempre più casuali, mutevoli e mobili i rapporti dell’individuo col suo ambiente, lo costringe a mettere alla prova le sue capacità per tutta la vita. Come afferma Agnes Heller, l’appropriazione del mondo, dei suoi sistemi ed istituzioni, non può dirsi conclusa col raggiungimento di un’ipotetica maturità.40 Affronteremo

in seguito questo tema in rapporto all’attuale “società formativa”.

È importante sottolineare come la trama ad “anello” influenza tutt’ora la visione della costruzione del sé. Pensare alla gioventù come fase transitoria della vita, in vista del raggiungimento di una maturità finale, rappresenta ancora un modello narrativo capace di condizionare l’immagine della propria esistenza quotidiana, così come l’idea di una reciprocità, in base alla quale la società plasma l’individuo, che a sua volta si adatta ad essa allo scopo di conseguire la sua socializzazione.

Ritengo utile soffermarmi su entrambe le questioni, anche alla luce di una lettura più consapevole e di un’analisi più approfondita del romanzo di

                                                                                                               

39 Sarà l’autore stesso, appena dieci anni dopo, con “Le affinità elettive” e ancor più col

“Faust” a confutare l’idea che la maturità possa definitivamente essere raggiunta e concludersi in una duratura felicità per l’uomo moderno.

Goethe.41 Se è vero, come afferma Heller, che più una società è sviluppata

e complessa, meno può dirsi conclusa per l’adulto la sua formazione, il raggiungimento di diversi livelli di “integrazione sociale” 42 sono conquiste

che ci accompagnano durante tutto il corso dell’esistenza. Proprio la funzione narrativa del nostro pensiero ci permette, a fronte di esperienze particolarmente significative, di tenere il filo del processo che si dipana davanti a noi, delineando l’”intreccio” delle rappresentazioni dei propri vissuti in una “fabula” rinnovata. In tal modo, costruiamo nuove prospettive di senso che modificano la propria identità in rapporto col mondo. Per rimanere nella metafora, potremmo dire che la trama narrativa attraverso la quale costruiamo le nostre identità si compone di diversi anelli, che formano una spirale. Una spirale aperta, che evolve e si rinnova in un processo, nel corso del quale il “pensiero sull’esperienza” provoca il “cambiamento”. Se l’agire è pratica, il poter pensare a ciò che si è fatto diventa esperienza. Il fare esperienza del mondo significa rielaborare soggettivamente gli eventi esterni, ricercando i “nessi” col proprio mondo interno. La narrazione permette agli avvenimenti di dialogare con i vissuti, le emozioni e i sentimenti che ci abitano.

“All’inizio come alla fine del romanzo, il problema di Wilhelm è sempre lo stesso: non riesce a costruire un ‘nesso’, a dare alla sua vita la forma di un ‘anello’, e saldarlo. E se ciò non avviene,                                                                                                                

41 Il saggio di Moretti F., come già affermato in precedenza, propone un’analisi molto

complessa e variegata del Bildungroman, offre molteplici spunti di riflessione e si presta a diverse interpretazioni, al di là di una visione stereotipata del genere letterario.

42 Utilizzerò, quando necessario, il termine “integrazione sociale” che amplia e ingloba

quello di “socializzazione”, anche se spesso i due termini sono utilizzati come sinonimi. Per integrazione “s’intende il processo attraverso il quale un sistema acquista e conserva un'unità strutturale e funzionale, pur mantenendo la differenziazione degli elementi. L'integrazione è anche il prodotto di tale processo, in termini di mantenimento dell'equilibrio interno del sistema, della cooperazione sociale, del coordinamento tra i ruoli e le istituzioni”. La socializzazione è, altresì, “quel processo sociale di trasmissione e di interiorizzazione delle informazioni sulla realtà e sull'immaginario sociale (l'insieme di valori, ruoli, norme, aspettative e credenze) attraverso pratiche e istituzioni dell'organismo sociale”. Entrambe le definizioni sono tratte dal Glossario di Tesionline, <http://sociologia.tesionline.it/sociologia/glossario>, 2013, p. 4907, 3385.

la sua esistenza rischia di restare incompiuta – anzi, peggio: insensata”.43

Tale condizione è comune anche a noi; per questo, probabilmente, risulta facile identificarci nel protagonista del romanzo, anche se ci separano più di due secoli e le problematiche del nostro vivere sociale sono alquanto mutate. In un mondo che ci pone di fronte ad un sapere mai definitivo, siamo sempre attraversati dal dubbio, ma, come per Wilhelm, ci sostiene la nostra capacità d’interrogarsi. È quest’atteggiamento mentale che ci permette di attivare un pensiero vivo, vitale, trasformativo e non cumulativo; un pensiero che rifugge da astrazioni e valutazioni, capace di generare pensieri nuovi. Proiettare i nostri timori e le nostre inquietudini sul protagonista del romanzo44 aiuta ad accettare e tollerare un certo

livello d’ansia, che comporta la perdita degli stereotipi, ossia dei punti di riferimento sicuri e fissi. Solo così saremo capaci di cogliere sia gli indizi, sia le tracce più labili che gli eventi lasciano sul cammino della nostra vita. Il pensiero narrativo che sostiene il processo si evolve e sviluppa nella continuità. Si fa progetto, giacché connette quello che è avvenuto con ciò che ci si propone di raggiungere. La maturità può essere allora interpretata come una crescita nel “cambiamento” che consolida, di volta in volta, il sentimento di sé in rapporto al mondo.

Riguardo alla formazione di Wilhelm, sappiamo che si compie perché gli è stato concesso di accedere alla trama che la Società della Torre aveva intessuto per lui, che accetta, così, di essere determinato dall’esterno; ma si può anche affermare che, reciprocamente, La Torre esiste solo in funzione di Wilhelm. È un’istituzione, la cui legittimità si giustifica nel porsi come mediazione tra l’allievo e il suo apprendimento. Le trame che la Società della Torre imbastisce orientano le scelte di Wilhelm, le cui azioni, a loro volta, modificano l’intreccio della storia. Il ritrovamento del manoscritto, che egli scopre essere il romanzo stesso, più che rivelare la                                                                                                                

43 Moretti F., Il romanzo di formazione, op. cit., p. 20

44 Da leggersi come un invito o una proposta di metodo valida anche per molti altri

predeterminazione del suo destino, può essere letto come un elegante espediente narrativo, col quale l’autore esalta l’armonia di un’ideale Bildung, sciogliendo ogni equivoco e restituendo, così, al lettore il senso del caotico succedersi degli eventi.45

Ciò che traspare nella complessa trama del romanzo, va ben al di là di un lineare e univoco processo di influenzamento di Wilhelm da parte della Società della Torre. Riprendendo la lezione di Bateson,46 sarebbe più

valido affermare che l’individuo (nel nostro caso il protagonista del romanzo) non è separato dal contesto (rappresentato dalla Società della Torre), ma forma con esso una totalità ecosistemica, una coevoluzione di elementi in iterazione. Sarebbe unilaterale considerare la socializzazione di Wilhelm come il risultato del cambiamento del contesto (scoperta della Società della Torre). Piuttosto, la Società della Torre può essere intesa come la risposta evolutiva del contesto al mutato atteggiamento di Wilhelm.

Ciò che qui interessa rilevare è che l’identità personale è una “coevoluzione” di elementi diversi, la costruzione di una “trama” complessa, che possiamo comprendere affinando le nostre capacità narrative e riflessive.

Per tornare alla storia, il matrimonio finale di Wilhelm sugella e, in qualche modo, stabilizza questo patto tra individuo e mondo. Natalie, infatti, per via dei suoi legami con la Torre, è la degna rappresentante del sistema sociale che il Bildungroman intende rappresentare. Un sistema in cui il contrasto tra nobili e borghesi si risolve nell’aspirazione comune a un agire sociale in cui regni una sostanziale concordia. Come la “felicità” non va ricercata a prezzo di guerre e rivoluzioni (che proprio in quegli anni imperversavano in Europa), così la “famiglia” non rappresenta per Goethe un rifugio dalla violenza del mondo (come lo sarà nei romanzi del secolo                                                                                                                

45 La grandezza di Goethe sta proprio nel suo giocare con le forme narrative per dare agli

eventi quel significato che altrimenti sfuggirebbe in una mera riproduzione della realtà dei fatti. La sua modellizzazione analogica del mondo offre una riproduzione del reale che risulta tale non per fedeltà riproduttiva superficiale, per mimesi o rispecchiamento, ma per una affinità di struttura parziale tanto significativa da toccare l'essenza della realtà da riprodurre.

successivo), ma un luogo d’elezione sociale dal quale diffondere verso il mondo esterno armonia e serenità.