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comunque possibile compierlo tutto in una volta e, in fin dei conti, neppure una volta per tutte. Inoltre l’astrazione del luogo implica un’astrazione “dal” luogo, per cui tale operazione, nel suo insieme, rappresenta uno degli elementi più critici nell’ap- prendimento delle mnemotecniche. Ovviamente è un’astrazione che può prodursi soltanto dopo che si sia fatto astrazione dai luo- ghi “ponte”, quelli cioè che fanno da legame tra un luogo e l’altro della memoria. Entro certi limiti, ne rappresenta un’estensione, come si è detto poc’anzi: l’astrazione del legame si porta dietro anche l’astrazione del luogo. L’astrazione del luogo rappresenta anche una presa di distanza da sé stessi, sebbene, per estensione, si potrebbe dire che l’astrazione tout court è la presa di distanza da sé.

In questo caso, come spesso accade nelle mnemotecniche, c’è bisogno di fare un esercizio; ed anche questo esercizio potrà es- ser interpretato come una manifestazione di follia. Sinceramente non so se sia riportato da qualche fonte, più o meno autorevole; io ci sono arrivato per conto mio anche se in ipnosi qualcosa di si- mile viene spesso utilizzato. Accade che, lavorando sulle proprie rappresentazioni (fissando cose e luoghi nella propria coscienza, creando percorsi e quindi teatri nella propria memoria) e cercan- do di definirle in maniera sempre più precisa, si finisca per con- centrarsi sui limiti. Il concetto di limite è fondamentale da affer- rare. Concettualmente, per quel che riguarda il nostro contesto, tale idea non presenta nessuna difficoltà: il limite è il “contorno” della cosa, la linea (immaginaria ovviamente) che la distingue dal luogo in cui la poniamo, il perimetro della sua forma. Il concetto

L’astrazione del luogo

vello immaginativo. Concentrarsi sul limite della cosa significa fissarne meglio la forma, conoscere la forma delle cose significa comprenderne meglio la sostanza e che le mnemotecniche siano, non nella sostanza ma nell’uso dell’astrazione, una scienza ari- stotelica non l’ho certo scoperto io.

Tale esercizio, fondamentalmente, è un esercizio d’attenzio- ne, e una sua variante viene utilizzata in psicoterapia in fase d’in- duzione ipnotica. L’attenzione “al limite” provoca quindi una “sorta” di effetto alone sul limite stesso, effetto che va a render ancor più chiara la parte bianca al limite del foglio e più scura la parte marrone al limite opposto. Questo esercizio va effettuato soltanto sulle cose che si intendono inserire nel teatro della me- moria. All’inizio si possono fare pure piccoli esperimenti come quello da me esposto del foglio sulla scrivania ma poi, all’atto pratico, ci si deve concentrare soltanto su qualcosa di costruttivo, ovvero sul teatro. Infatti se si sta molto tempo a fissarsi su qual- cosa si finisce o per diventare, per l’appunto, dei “fissati” oppure per annoiarsi e abbandonare la ricerca. In tutti i casi l’attenzione deve venir focalizzata sempre in vista di uno scopo, mai per fare un esercizio mentale fine a sé stesso. Non so se la motivazione debba essere «studiare le mnemotecniche per poter comprende- re un po’ meglio sé stessi», però è sempre bene impegnarsi su qualcosa di costruttivo come preparare un esame all’università, fare una relazione in pubblico, memorizzare nozioni o notizie o altro per il proprio lavoro ecc.

Percorrendo realmente il nostro teatro si dovrà fare atten- zione a fissare nella mente prima i luoghi e dare ad essi limiti quanto più precisi sia possibile. Dopo di che si dovranno visua- lizzare nei luoghi le cose come se fossero lì realmente presenti. Per fissare l’immagine di “una cosa che non c’è” in “un posto che c’è” realmente e che percepiamo sul momento (trovandosi cioè “sul posto”) non si devono fare sforzi particolari o concen- trarsi come un prestigiatore o un mago da avanspettacolo. Si de- ve semplicemente cercare di fissare i contorni della cosa, i suoi limiti, la sua forma. Così facendo la visualizzazione immaginaria risulterà molto più forte e il valore che attribuiremo alle cose immaginarie poste nei luoghi reali del nostro teatro si fisserà con maggior presa nella memoria. Il valore della cosa, caso mai non fosse chiaro, è ciò che la cosa deve ricordarci, ciò che essa rappresenta per noi.

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2 4 . L ’ a s t r a z i o n e d e l l e i m m a g i n i e i l l o r o c o n f r o n t o

I

l prologo a ogni trattato sull’arte della memoria non può inizia-

re che riportando la storia tramandataci, tra gli altri, da Cicero- ne. Ecco come ce lo riassume F.A. Yates:

Nel corso di un banchetto offerto da un nobile di Tessaglia di nome Scopa, il poeta Simonide di Ceo cantò un poema in onore del suo ospi- te, che includeva un passo in lode di Castore e Polluce. Scopa, meschi- namente, disse al poeta che gli avrebbe pagato solo la metà della som- ma concordata per il panegirico: egli avrebbe dovuto farsi integrare il compenso dagli dèi gemelli, ai quali aveva dedicato metà del poema. Poco dopo, Simonide fu avvisato che fuori lo attendevano due giova- ni. Si alzò dal banchetto, uscì, ma non trovò nessuno. Durante la sua assenza il tetto della sala del banchetto crollò, schiacciando sotto le ro- vine Scopa e tutti i suoi ospiti; i loro corpi erano maciullati al punto che i congiunti, accorsi a raccoglierli per la sepoltura, non furono in grado di identificarli. Ma Simonide ricordava i posti a cui essi erano seduti a tavola e poté quindi indicare ai parenti quali fossero i corpi dei loro congiunti. Gli invisibili giovani alla cui chiamata Simonide aveva ri- sposto, Castore e Polluce, avevano pagato generosamente la loro parte del panegirico, facendolo uscire dalla sala del banchetto proprio prima del crollo. Proprio questa esperienza suggerì al poeta i principi dell’ar- te della memoria, di cui si dice che egli sia stato l’inventore. Notando che aveva potuto identificare i corpi degli ospiti mediante il ricordo dei posti a cui erano stati seduti, Simonide si rese conto che una disposizio- ne ordinata è essenziale per una buona memoria1.

L’attenzione della Yates va subito, come è giusto che sia, alla na- scita della tecnica, al rapporto che lega memoria e ordine e l’or- dine alla disposizione delle cose e la disposizione delle cose ai luoghi in cui sono poste e queste al contesto che tutte le racco-

Capitolo 24

L’astrazione delle immagini