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Avvio di primi incontri dimostrativi e proposte di cooperazione

Nel documento della Cooperazione Educativa in Italia (pagine 99-106)

Tamagnini, spronato dallo stesso Freinet, confortato e motivato da-gli esiti positivi delle esperienze condotte dalla Fantini e dal Gio-vanetti, utilizzando le numerose conoscenze di insegnanti avviate in diversi incontri, convegni e riunioni a Roma del sindacato della scuola, da subito si dà da fare. Scrive lunghe lettere a tutti gli indi-rizzi che aveva nella sua rubrica per proporre un incontro nel quale presentare i primi esiti della concreta sperimentazione della ‘pedago-gia freinetina’ in Italia, attuata con queste due inusuali, dirompenti e concrete esperienze didattiche.

Dal momento che Tamagnini aveva portato già più volte le sue allieve a visitare l’esperienza educativa del Villaggio Italo-Svizzero C.E.I.S.13 (isolato esempio di ‘educazione attiva’), prende contatto con la sua direttrice, Margherita Zoebeli, e le propone di organizza-re a Rimini nel suo Centro un primo incontro dimostrativo. Trova subito un assenso partecipato da parte della Zoebeli, la quale già negli anni 30 aveva avuto modo di conoscere il Freinet (che nella sua scuola di Vence in Provenza l’aveva ospitata con alcuni bambini spagnoli, figli di profughi fuggiti dalla guerra civile iberica).

13 Fondato nel 1946 per iniziativa del Comune di Rimini, del “Dono Svizzero per le vitti-me di guerra” e del “Soccorso Operaio Svizzero”. Diretto e animato da Margherita Zoe-beli fino al 1978. Il CEIS fin dagli anni 50 ha ospitato in molte occasioni di incontro e di formazione sia la CTS che il MCE. Sul CEIS esiste un’ampia pubblicistica. Cfr., Giovanni Sapucci, Il Centro Educativo Italo Svizzero di Rimini: un esempio di educazione attiva nella natura… in città, in: www.ceis.rn.it.

Così il 2 giugno 1951, in seguito ai contatti sviluppati da Ta-magnini, al CEIS di Rimini s’incontrano una decina di insegnan-ti provenieninsegnan-ti da Venezia, Firenze e Fano, oltre alle insegnaninsegnan-ti del Villaggio educativo riminese. Tamagnini illustra il senso pedagogico delle ‘tecniche Freinet’. All’incontro dunque dopo l’introduzione di Tamagnini viene presentato il complessino tipografico e la Fanti-ni dimostra l’utilizzazione pratica dei diversi pezzi. Con Giovanetti mostrano gli esemplari del loro lavoro e descrivono l’attività svolta con i propri alunni nella loro pratica attuazione didattica in classe: a) la libera stesura, la pubblica lettura e la scelta collettiva di testi liberi, b) la messa a punto dei testi prescelti, la composizione e la duplica-zione a stampa del giornalino scolastico.

La presentazione concreta della nuova esperienza desta notevole curiosità e interesse da parte dei convenuti. Come ricorda Aldo Pettini:

“La giornata trascorre parlando di giornalini scolastici (un esemplare realizzato a Fano con il complessino tipografico in possesso di Tamagni-ni è sotto gli occhi), della corrispondenza e soprattutto della struttura cooperativa della CEL, che appare immediatamente la cosa più im-portante. Alla fine, perché gli esiti dell’incontro non si dissolvessero e potessero avere diffusione, fu stesa la seguente relazione, apparsa sul n.

1 (giugno 1951) del “Bollettino d’informazione”, dattiloscritto di ciò che da quel giorno cominciò a chiamarsi “Cooperativa della tipografia a scuola” (CTS):

‘Il 2 giugno u.s. si è tenuto un convegno per insegnanti a Rimini presso la scuola italo-svizzera ‘Remo Bordoni’; erano presenti colleghi di Firen-ze, Venezia, Fano e Mondolfo, oltre al personale insegnante e direttivo della scuola ospitante.

Scopo del convegno era di portare a conoscenza dei convenuti i risultati di alcuni esperimenti fatti a Fano e nella scuola di Pianacci di Monda-vio (Pesaro) con la “Tipografia a scuola” secondo le “Tecniche Freinet”

e di consentire uno scambio di idee in proposito ed in coordinamento del lavoro didattico.

Dopo una prima dimostrazione pratica del procedimento tecnico ed un’ampia e animata discussione:

- riconosciuto l’indiscusso valore pedagogico delle “Tecniche Freinet” ed in particolare della “Tipografia a scuola”, degli scambi interscolastici e dello schedario cooperativo;

- considerato che tali tecniche possono essere attuate soltanto attraverso una organizzazione che coordini razionalmente il lavoro collettivo e che consenta ad ognuno di portare il proprio contributo di iniziative e di lavoro all’opera comune e a tutti di usufruire dell’opera di ognuno;

- è stato convenuto quanto segue:

1. gettare le basi di una organizzazione cooperativa fra gli insegnanti per l’applicazione di moderne tecniche didattiche atte a facilitare l’opera del maestro e consentire alla scuola di adeguarsi alle esigenze sociali, psicologiche, educative della moderna pedagogia e soprat-tutto della vita moderna;

2. invitare gli insegnanti a studiare la possibilità di dotare la propria classe della “Tipografia a scuola”;

3. organizzare una vasta rete di corrispondenze scolastiche;

4. raccogliere con il contributo di tutti gli aderenti, che abbiano o non la tipografia, materiale vario (notizie storiche, geografiche, artisti-che, scientifiartisti-che, economiartisti-che, folcloristiartisti-che, ecc.; studi monografici, fatti possibilmente dai bambini stessi, sui diversi aspetti della vita e dell’ambiente ove sorge la scuola; campioni di prodotti, di minerali, ecc.) da cui una commissione di colleghi, da un vasto schedario coo-perativo delle varie materie d’insegnamento. Man mano che i colle-ghi incaricati verranno preparando le schede, queste saranno stam-pate con le nostre stesse tipografie e distribuite a tutti gli aderenti;

5. lavorare alla preparazione di un nostro congresso da tenersi possi-bilmente a Firenze all’inizio del prossimo anno scolastico; a tale scopo i colleghi sono impegnati a organizzare riunioni locali ovun-que sia possibile per interessare il maggior numero di insegnanti alle nostre iniziative;

6. in attesa delle decisioni del congresso, la nostra organizzazione prende provvisoriamente il nome di “COOPERATIVA DELLA TIPOGRAFIA A SCUOLA” della quale possono entrare a far parte tutti gli insegnanti che desiderano collaborare con noi, che abbiano o no la tipografia;

7. tutti gli aderenti versano la quota mensile di 100 L. (cento) con

diritto a ricevere il bollettino mensile di informazioni con tutte le notizie relative all’organizzzione;

8. la sede provvisoria della cooperativa resta in Fano presso la signora Anna Fantini, Viale Gramsci n. 42; a tale indirizzo vanno inviate tutte le comunicazioni;

9. è stato infine nominato un Comitato provvisorio che è risultato così composto:

1. Giuseppe Tamagnini (di Fano), resp. Organizzazione 2. Anna Fantini (di Fano), segretaria

3. Rino Giovanetti (di Fano), resp. Amministrazione 4. Aldo Pettini (di Firenze)

5. Lidia Biagini (di Rimini).” 14

Così, nello stesso mese, il 29 giugno, Pettini tiene con Tamagnini l’incontro a Firenze presso la ‘Scuola-Città Pestalozzi’; sono presenti una trentina di insegnanti. Alla riunione partecipa anche il docente universitario ed editore nazionale Ernesto Codignola15 . Vi si spiega e si dimostra l’uso didattico del complessino tipografico, si chiari-scono le diverse fasi didattiche dell’operazione (dalla stesura e scelta del ‘testo libero’ alla sua messa a punto ed infine la composizione e stampa). Si riporta il contesto nel quale è stata sperimentata tale tec-nica e si precisano le finalità educative che questa nuova esperienza didattica intende perseguire e promuovere.

Oltre al gruppo fiorentino successivamente se ne forma uno a Milano intorno a Elsa Bergamaschi, esponente dell’UDI, e uno a Roma a Carmela Mungo:

14 Da A. Pettini, Origini e sviluppo della cooperazione Educativa in Italia. (Dalla CTS al MCE -1951-1958), Milano, Emme Edizioni, 1980, pp. 17-19; documento ripreso dalla “Circolare del 15 luglio 1951.

15 E. Codignola l’anno prima (autunno 1950) aveva invitato il Freinet a presentare alla

‘Scuola-Città Pestalozzi’ di Firenze le sue tecniche didattiche e la sua proposta pedago-gica e quindi aveva pubblicato due suoi articoli sulla rivista “Scuola e Città” (Cfr., C.

Freinet, Le mie tecniche, marzo, 1950; La stampa periodica per l’infanzia, novembre 1950). Ma a queste sue iniziative non erano seguiti dei riscontri pratici.

“Era un gruppo di pionieri che, entusiasticamente, muoveva alla conquista di terre nuove, trovando non tanto la ‘dottrina’ dell’e-ducazione nuova, in qualche modo conosciuta, quanto il tanto desiderato ‘che cosa’ e ‘come fare’”.16

Codignola, apprezzando questa nuova proposta, fra l’altro, con-siglia a Tamagnini di prendere contatto con Raffaele Laporta che, anche lui, stava cercando un modo nuovo e attivo di fare scuola. Si formerà così in seguito il quartetto basilare per la nascita e la cre-scita del movimento freinetiano italiano, rappresentato oltre che da Tamagnini e da Anna Fantini, da Aldo Pettini e Raffaele Laporta.

L’attività di questo gruppo sarà fondamentale negli anni 50, nel dare vita organizzativa, impronta cooperativa ed elaborazione pedagogica alla proposta freinetiana della ‘pedagogia popolare’ in Italia.17

Con il nuovo anno scolastico (1951-’52) si apre dunque una prospettiva a ventaglio per questa proposta di Tamagnini, proget-to del tutproget-to nuovo e sovvertiproget-tore rispetproget-to alle pratiche scolastiche dominanti nel nostro Paese. Da subito si pongono a Tamagnini e compagni due sfide: a) poter disporre di più complessini tipografici scolastici per consentire l’estensione della sperimentazione didatti-ca della stampa scolastididatti-ca; b) predisporre un foglio informativo per diffondere la conoscenza dell’evento e dei suoi sviluppi nonché per alleggerire l’impegno della comunicazione a suo carico.

Infatti, visto il consenso ottenuto dalla proposta di promuovere l’iniziativa, diventa fondamentale dare una prima voce alle esperien-ze in atto, oltre che garantire un minimo di informazioni fra i nuovi associati, sollecitare e favorire l’adesione di nuovi possibili referenti.

Tamagnini dunque è pienamente consapevole dell’importanza di un bollettino, strumento necessario per facilitare e mantenere

un’or-16 A. Pettini, Origini e sviluppo della cooperazione Educativa in Italia, cit., p.20.

17 Cfr., A. Pettini, Origini e sviluppo della cooperazione educativa in Italia (Dalla CTS al MCE: 1951-1958), cit.; R. Rizzi, Pedagogia Popolare (Da Célestin Freinet al MCE-FIMEM), (2015), Foggia, Ed. del Rosone, 2017 e ristampe.

ganizzazione, nonché per togliere dall’isolamento i singoli insegnan-ti dispersi nella penisola. Va ricordato che negli anni 50 i cosinsegnan-ti tele-fonici erano elevati, l’automobile era ancora quasi un lusso, internet doveva ancora essere inventata. Le vie della comunicazione (le poste e le ferrovie) erano inoltre lente e relativamente costose. Gli stipendi dei maestri erano assai modesti.

Propone perciò a questo primo gruppo di dare vita ad un foglio d’informazione. La proposta viene approvata e lui ovviamente se ne fa carico. Prende così da subito vita la circolare, denominata “Bol-lettino Informazioni della Cooperativa della Tipografia a Scuola”. Nel fine giugno 1951 esce il primo numero di dieci pagine, naturalmen-te dattiloscritto.

Nel primo fascicolo del Bollettino Tamagnini, invitando tutti i colleghi a spedire informazioni sulle rispettive esperienze didattiche in corso, scrive:

“Chiediamo scusa se questo primo bollettino si presenta in veste così poco invitante: avremmo voluto far di più e meglio, ma ci manca il tempo e non vogliamo ritardarne la spedizione. Speria-mo di poter curare meglio il prossiSperia-mo numero e di potervi anche inserire alcune pagine a stampa nelle quali il collega Giovanetti (così ha promesso) ci esporrà l’interessantissima esperienza da lui fatta con la tipografia nella scuola di Pianacci di Mondavio”18. I numeri seguenti usciranno ciclostilati, inframmezzati da un corposo fascicolo ‘numero unico del maggio 1952 intitolato ‘Coo-perazione Pedagogica’, fino ad arrivare al 15 novembre dell’anno suc-cessivo alla prima duplicazione a stampa tipografica del Bollettino intitolato ‘Cooperazione Educativa, nuova serie, n. 1, che, di fatto, costituisce l’avvio storico del bollettino-rivista del Movimento (de-nominato prima C.T.S. e poi M.C.E.) con scansione mensile.

18 G. Tamagnini, in “Cooperativa della Tipografia a Scuola - Bollettino Informazioni”, Fano, n. 1, giugno 1951, p.10.

Già dunque nell’anno scolastico 1951/52 prendono il via degli esperimenti di alcuni maestri in diverse scuole. Naturalmente sa-ranno fra loro alquanto diversi. In genere si partirà dalla stesura del

‘testo libero’, dalla sua scelta e dalla sua ‘messa a punto’ collettiva per giungere, solo successivamente, sia alla composizione tipografica con la stampa che alla diffusione del giornalino di classe e alla corrispon-denza ed interscambio fra classi.

Come era successo in Francia, dove Freinet aveva iniziato con un semplice bollettino dal titolo L’Imprimerie à l’école (al quale poi aveva fatto seguito la stampa della rivista L’Educateur prolétarien)19, anche in Italia si segnerà un analogo percorso di crescita. Il propo-sito e l’impegno di Tamagnini troverà infatti nei decenni successivi conforto e conferma nella costante uscita della rivista pedagogica, Cooperazione Educativa, redatta ed edita tuttora dal Movimento.20

Il Villaggio CEIS (Centro Educativo Italo-Svizzero) di Rimini nei suoi primordi.

19 L’Imprimerie à l’école inizia come ‘lettera circolare’ il 27 luglio del 1926 e conclude con l’uscita del n. 54 nel luglio del 1932, sostituita da L’Educateur prolétarien dall’ottobre dello stesso anno, assumendo poi solo il nome L’éducateur dall’ottobre del 1939.

20 La rivista Cooperazione Educativa uscirà con scansione mensile, dopo la gestione diretta da parte della CTS, ad opera dell’editrice fiorentina La Nuova Italia dal 1959 al 1993 per passare poi nel 1994, come bimestrale, alle Edizioni Junior di Bergamo e quindi dal 2006, con scadenza trimestrale, alle Edizioni Erickson di Trento.

Nel documento della Cooperazione Educativa in Italia (pagine 99-106)