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La crescita delle adesioni pone una nuova esigenza

Nel documento della Cooperazione Educativa in Italia (pagine 174-183)

Tamagnini, coadiuvato particolarmente dalla Marcucci Fantini a Fano, oltre che da Laporta a Pescara, da Pettini a Firenze, da Ago-stina Borgo di Asti e da altri in varie altre località regionali, svolge un’intensa azione promozionale, di raccordo, di guida e insieme di servizio. Nonostante le tante difficoltà, l’adesione si estende lungo la penisola e l’esperienza via via si va duplicando e approfondendo.

Già nel giugno del 1953 in un primo incontro di Tamagnini con alcuni colleghi nella sua casa paterna di Frontale, svolto in prepara-zione dell’imminente congresso della CTS (che era in programma per la fine di luglio a Pisa), Alberto Evangelisti30 di Bologna, abboz-za l’idea di farne un possibile luogo fisso di incontro residenziale poiché, date le condizioni economiche dei docenti di allora, non era praticabile programmarlo in strutture alberghiere. L’idea piace a Pino. Ma troppi erano i problemi: la marginalità del luogo, l’assenza di mezzi pubblici per giungere a tale località, la modestia della casa e la necessità di una serie di lavori e di arredi per renderla mini-mamente accogliente: addirittura ad esempio la mancanza di acqua corrente …

Intanto si diffondeva l’idea e la curiosità verso l’esperienza di que-sti maestri ‘freinetici’. Un anno dopo al Congresso di Signa (1-4 novembre 1954), svolto nel “Villaggio Scolastico Artigiano” del

ma-30 Alberto Evangelisti, maestro nel bolognese fino agli anni 50, laureatosi a Venezia ha ottenuto poi la cattedra di inglese all’università di Bologna. Cfr., A. Evangelisti, V.

Mortara, E. Goffman, Modelli di integrazione, Bologna, Il Mulino, 1971.

estro Leopoldo Fantozzi31, si erano registrate ben 122 presenze e fra queste, a conforto e riconoscimento degli esiti significativi dell’im-presa avviata dal Tamagnini. Al congresso presenziava Freinet insie-me alla figlia Baloulette ed erano presenti Ernesto Codignola, Rita Fasolo, Lamberto Borghi, Giorgio Gabrielli della rivista “I diritti della scuola” e Dina Bertoni Jovine della rivista “Educazione demo-cratica”. Rina Ravaioli partecipò a nome della Lega Naz. delle Coo-perative, a cui la CTS era aderente fin dalla costituzione. Inoltre vi fu la partecipazione attiva dei proff. Raffaele Laporta, Aldo Visalberghi, Francesco De Bartolomeis,32.

31 Il “Villaggio Scolastico Artigiano” di Signa (FI) inaugurato con la presenza di Ernesto Codignola il 5 febbraio del 1946, fondato e diretto dal maestro Leopoldo Fantozzi (1904-1987) si ispira al pensiero del pedagogista svizzero Johann Hienrich Pestalozzi e all’iniziativa di Ernesto Codignola. Una struttura nata per offrire ospitalità e istruzione professionale artigiana ai bambini rimasti orfani e a quelli più disagiati del dopoguerra.

Formalmente costituito come “Associazione “Villaggio Scolastico Artigiano” il 7 dicem-bre del 1955, superando l’informalità e il volontarismo degli anni iniziali. Il Villaggio, legato da idealità comuni, ha ospitato diverse riunioni della CTS e per molti anni ne ha garantito la produzione di materiale tipografico.

32 Cfr. Su: Lamberto Borghi, (Livorno, 1907 – Firenze, 2000), Atti del convegno in onore di L. Borghi, Università di Firenze-Facoltà di Magistero, 8/9 ottobre 1986; L. Bel-latalla, A. Corsi, Lamberto Borghi storico dell’educazione, (2004), Milano, Franco Angeli, 2017. Giorgio Gabrielli, (Palermo, 1886 – Roma, 1973), La nuova scuola in cammino, Firenze, la Nuova Italia, 1948; Nuove esperienze didattiche, idem, 1951;

Luci e ombre della Cooperazione educativa, in Bollettino MCE, n. 4-5, 1956, pp. 10-12. Aldo Visalberghi, (Trieste, 1919 – Roma, 2007), John Dewey, Firenze, La Nuova Italia, 1951; Esperienza e valutazione, Torino, Taylor ed., 1958; Scuola aperta, Firenze, La Nuova Italia, 1973; Il mio itinerario umano, pedagogico, filosofico. Roma, Centro Stampa Nuova Cultura, 2007. Su Visalberghi: C. Corsini, (a cura di), Rileggere Visal-berghi, Roma, Edizioni nuova Cultura, 2018. Francesco De Bartolomeis, (Perlezzano/

SA, 1918), prof. di pedagogia nell’università di Torino dal 1956 al 1988. Vedasi fra le sue molteplici pubblicazioni: Introduzione alla didattica della scuola attiva, Firenze, La Nuova Italia, 1953; La ricerca come antipedagogia, (1969), Milano, Feltrinelli, 1983;

Scuola a tempo pieno, idem, 1972; Riflessioni intorno al sistema formativo, Bari-Roma, Laterza, 2004. L’antipedagogia come arte, Roma, Anicia, 2016. Su Bartolomeis: T. La-quinta, Francesco De Bartolomeis un antipedagogista della pedagogia, Roma, Anicia, 2010.

Il mondo cattolico avvertì, preoccupato, il ‘pericolo’ dell’espan-sione della C.T.S. Dunque al convegno dell’A.I.M.C. del ’54, che aveva come tema ‘L’attivismo pedagogico’ si discusse...

“... sul modo di togliere «ai comunisti» il monopolio delle tecniche Freinet per volgerle a finalità nuove …”33

Appena dopo quattro anni dall’atto costitutivo della neonata Asso-ciazione al quarto congresso annuale della C.T.S. (San Marino, 1-4 novembre 1955) si registra una straordinaria affluenza. Oltre alla presenza di insigni personalità della pedagogia si registra anche una vera e propria ‘esplosione’ associativa con la partecipazione di quasi trecento insegnanti.

Nella relazione al congresso, Tamagnini, cogliendo la positiva evoluzione dell’Associazione, afferma con una visione di prospettiva che la formula C.T.S. ...

“... non risponde più né alla realtà né ai compiti del Movimento, è troppo limitativa mentre noi ci teniamo a che sia chiaro e senza pos-sibilità di equivoci che non ci muoviamo tra le maglie di un’angusta visione tecnica, sia pur essa tale da dare unità, organicità e tono a tutto il processo educativo come avviene per le tecniche Freinet, per cui preferiamo assumere a denominazione e simbolo della nostra attività il titolo, già a noi ben noto e caro, del nostro bollettino, cioè Cooperazione Educativa. […] Con ciò non rinneghiamo nulla dell’impostazione fin qui data a tutta la nostra attività; in particolare non rinneghiamo le tecniche Freinet come strumento ideale di rinnovamento della scuola e di attuazione pratica dei fondamentali principi della moderna scienza dell’educazione: soprattutto delle tecniche Freinet non rinneghiamo e non rinnegheremo mai lo spirito cooperativo che rappresenta il motivo dominante e l’anima di tutto il nostro Movimento. […] Noi dunque non puntiamo tanto sull’aspetto più propriamente tecnico – che siamo sempre disposti a rimettere in discussione, sull’esempio del resto dello

33 T. Tomasi, Scuola e pedagogia in Italia 1948-1960, cit., p. 103.

stesso Freinet – quanto su questo spirito di cordiale fraternità e di vo-lontà cooperativa che ci unisce .”34

Il 1955 è l’anno in cui lo stesso PCI nazionale, mutando atteg-giamento, rileva e riconosce la significativa opera avviata con la CTS dal Tamagnini35.

Il ’55 è pure di converso l’anno in cui vengono approvati i nuovi

“Programmi di Ermini” per la Scuola Primaria (DPR n. 503 del

’55) che seppelliscono definitivamente quelli laico-progressisti del

’45, ispirati dal pedagogista deweyano Washburne. Ci si trova dun-que di fronte ad un cambiamento che tende a restaurare un ordine istituzionale, una disciplina pedagogica secondo la cultura cattolica e moderata allora dominante.

Ed è proprio in questo clima di attenzione generale alla scuola primaria e di corrispondente espansione associativa – ma insieme istituzionalmente più omologante e direttivo – che Tamagnini av-verte l’esigenza di un’azione formativa più stringente, meno lasciata alla spontaneità. L’appuntamento del congresso annuale costituisce certamente un’occasione d’incontro importante ma viene oramai ri-tenuto inadeguato rispetto alla crescita in atto e alla necessità di una riflessione più ampia e di una elaborazione cooperativa più stringen-te. Così nel bollettino di fine ’55 Tamagnini scrive un articolo, tito-lato “Vacanze M.C.E.”36, nel quale di fronte ai limiti e alle critiche emersi durante e dopo il congresso di San Marino svolge una serie di considerazioni.

34 Da “Atti del IV congresso della CTS” in “Cooperazione Educativa”, anno IV, n.1-2, novembre-dicembre 1955, Supplemento del 15 dicembre, p. 4.

35 Al Comitato Centrale del Partito Comunista Italiano (PCI) del novembre 1955 nella relazione di Mario Alicata, responsabile nazionale della cultura, viene riconosciuta l’opera significativa intrapresa dal ‘compagno Tamagnini’.

36 G. Tamagnini, Vacanze M.C.E., in “Cooperazione educativa”, anno IV, n. 1-2, novem-bre-dicembre 1955, p. 2.

Ecco la lettera di Tamagnini pubblicata alla fine del 1955 su “Co-operazione Educativa”, nella quale appunto affronta il problema del-la nuova emergenza e avanza una proposta.

VACANZE M.C.E.

Cari amici,

il nostro congresso ha per noi rappresentato e rappresenta un elemen-to critico nella vita della C.T.S.: il momenelemen-to in cui l’attività limitata e facilmente controllabile di un gruppo ristretto di persone esce da una fase prevalentemente sperimentale e passa ad una fase di più larga ap-plicazione mentre il gruppo va rapidamente ingrossando e si accentua su di esso l’attenzione e l’interesse di sempre più vasti settori del mondo – ufficiale e no – della scuola.

Non è mio compito qui analizzare il fenomeno, mi preme constatare sol-tanto una conseguenza assai evidente: il rapido aumento del gruppo ri-schia di compromettere l’efficienza; al Congresso abbiamo constatato che il gruppo degli esperti, diciamo così, era troppo limitato rispetto al numero dei presenti; troppi se ne saranno andati con le idee niente affatto chiare.

Inoltre anche i Colleghi che hanno sperimentato e lavorato non tutti sono sufficientemente affiatati e non tutti possono essere sufficientemente preparati e aver una visione egualmente sicura sui vari aspetti meto-dologico-didattici investiti dai nostri esperimenti. Non hanno avuto il tempo né per maturare idee chiare né per discuterne esaurientemente con i colleghi.

E ancora: il materiale sperimentale in cui si dovevano svolgere i lavori delle commissioni, per quanto ricco, si presentava in modo piuttosto di-sorganico e nella maggior parte dei casi fino al momento della discussio-ne era conosciuto soltanto da chi lo aveva sperimentato: in altre parole le commissioni non avevano un piano di lavoro predisposto in base al materiale disponibile, e conosciuto da tutti i membri. Intendiamoci, non è che questa deficienza noi l’abbiamo scoperta a San Marino. La conoscevamo perfettamente fin da prima. Ma solo il numero imprevisto dei partecipanti ai lavori ha fatto davvero sentir necessaria una preven-tiva elaborazione degli argomenti.

Tutto questo era un fenomeno che noi ci aspettavamo, ma spostato in un futuro più remoto. Il fatto che si sia verificato in anticipo rispetto alle previsioni, dimostra che la C.T.S. ha avuto un bel successo; e ciò è senza dubbio lusinghiero; ma è anche un pericolo che noi dobbiamo scongiurare.

Soli rimedi efficaci secondo me: a) curare la preparazione di un nu-mero sufficiente di colleghi da poter costituire una solida e ben affiatata struttura di quadri; b) fare in modo da portare al congresso il materiale tratto dalle varie esperienze già preventivamente elaborato e coordinato.

I due risultati, com’è evidente, si raggiungono simultaneamente riu-nendosi, studiando e discutendo insieme. Ma le nostre possibilità nor-mali di incontro sono scarse, e non è un convegno di una giornata, una o due volte in un anno che può risolvere il difficile problema, né d’altra parte il bollettino può sostituire in questo compito l’incontro diretto.

Ed ecco, allora, una proposta.

Ho una vecchia casa in collina (m. 500) fra le montagne dell’Appen-nino marchigiano: la casa è vecchia e brutta, il luogo non offre molte alternative; ma la casa è mia ed io la metto a disposizione del M.C.E. Il posto è comodo, tranquillo, alle falde di una montagna di 1500 metri.

La casa può ospitare solo 10-12 persone (in seguito con opportuni adattamenti potrà accogliere anche il doppio) ed ora è vuota; ma con l’aiuto dei colleghi per la prossima estate sarà sufficientemente arredata per accoglierci, e facendo dei turni di 15 giorni da giugno a settem-bre, potranno succedersi 6 o 7 gruppi, per un totale di 60-70 colleghi.

Quanto alla spesa, dirò subito che il contributo dei colleghi dovrà limi-tarsi esclusivamente al rimborso delle spese vive per i pasti.

È evidente che chi va in collina in estate ha per scopo principale quello di riposare qualche settimana: a ciò nel nostro caso si può raggiungere il piacere di trovarsi assieme a carissimi amici. Non credo tuttavia di turbare l’atmosfera di vacanza, proponendo a quel gruppo di amici di scegliere fra i tanti temi casuali di conversazione, un tema fisso a cui dedicare (supponiamo) un’ora al giorno sistematicamente per 15 giorni. Un tema per ogni turno. Raggiungeremo così il doppio scopo sopra accennato, di consentire ai colleghi una accurata preparazione su argomenti specifici ed un perfetto affiatamento reciproco, e di elaborare

e coordinare il materiale sperimentale raccolto durante l’anno scolastico, preparando così un solido terreno al lavoro delle commissioni del Con-gresso.

Uno dei suddetti turni (corrispondente approssimativamente con la seconda quindicina di luglio) proporrei di dedicarlo ad un corso di espe-ranto, da organizzarsi in accordo con l’Istituto Italiano di Espeespe-ranto, il quale invierà un proprio docente. Come temi di discussione degli altri turni proporrei i seguenti: 1) Testo libero, tipografia a scuola, corrispon-denza, calcolo vivente; 2) Schedari auto correttivi; 3) Piani di lavoro, schedario generale; 4) Attività artistiche ed espressive del bambino; 5) Circolarità di esperienze fra i vari ordini di scuola; 6) Attivismo nella scuola secondaria, tirocinio; 7) Sussidi audiovisivi e tecniche relative.

L’ordine di successione dovrebbe naturalmente essere studiato in segui-to.Queste son proposte e prospettive remote, come si vede, ma si tratta di problemi che vanno affrontati in tempo, se ci sta a cuore la loro soluzio-ne. Sarei pertanto grato ai colleghi se vorranno esprimermi al più presto il loro parere su questa proposta e se vorranno poi, senza impegno natu-ralmente, comunicarmi fin d’ora: a) quale periodo dell’estate ritengono per loro più comodo per partecipare ad un turno di vacanza M.C.E.; b) se intendono partecipare al corso di Esperanto; c) quanti giorni credono di poter restare; d) quale tema di discussione preferiscono.

Cari amici, spero che la mia proposta riesca gradita a molti di voi. In attesa di averne conferma vi saluto affettuosamente. Vostro

G. Tamagnini

Come si può constatare la proposta di Tamagnini non si esaurisce nel prospettare la pura applicazione e l’approfondimento delle ‘tec-niche Freinet’ – come già aveva accennato nella sua relazione al IV congresso – ma amplia da subito lo sguardo alle nuove tecnologie ed estende l’orizzonte della formazione cooperativa attivistica com-plessiva. Egli, anticipando i tempi del confronto, pone il problema della continuità didattico pedagogica oltre la scuola elementare. Sarà questa un’impronta specifica – data fin dall’inizio da Tamagnini –

che si tradurrà in un segno distintivo del Movimento italiano. Ciò a differenza di altre esperienze che all’estero, si limitarono ad applicare le originarie ‘tecniche’ elaborate dal Freinet, riservando l’attenzione esclusivamente alla scuola elementare.

Tamagnini aveva colto nel segno circa i nuovi bisogni oramai ma-turati nell’Associazione e la sua proposta trovò quindi una pronta e forte attenzione e adesione. Così per dare corpo alla proposta si addiviene alla formazione di un “Comitato di iniziativa per la Casa M.C.E.”.37 Già nell’estate del ’56 si avvia la nuova esperienza della

‘scuola estiva adulta di cooperazione educativa’. Esperienza che dure-rà fino all’estate del ’64 e proseguidure-rà anche oltre, seppure in termini più contenuti e meno impegnativi sul terreno della ricerca-azione nell’innovazione didattica.38

Sono anni di intenso e significativo impegno elaborativo coo-perativo. Oltre alla intensa collaborazione della Fantini a Fano per tutto il primo decennio negli impegni di segreteria, dal ‘52 al 57, Laporta si occupa praticamente a Pescara della redazione-composi-zione-stampa della rivista...

“Egli, insieme a me e a Pettini, è quello che ha dato il maggior contri-buto al Movimento, almeno fino al ’65-66, e non solo dal punto di vista organizzativo. […] D’altra parte, anche dal punto di vista dell’educa-zione popolare non si può disconoscere l’importanza di molti suoi scritti.

37 Il Comitato della “Casa MCE”, composto originariamente (oltre alla ovvia collabora-zione di Pino Tamagnini) da Bruno Ciari di Certaldo (FI), Agostina Borgo (maestra molto attiva di Asti) e Bianca Fassino di Genova (maestra poi Direttrice Didattica nella CTS-MCE fino al ‘68). Tale iniziativa dava il senso della oramai estesa presenza del Movimento in particolare al centro-nord della penisola. Successivamente sarà la Fassino che assumerà il coordinamento della gestione della “Casa MCE”. Cfr., A. Bor-go, B. Ciari, B. Fassino, Casa MCE, in “Cooperazione Educativa”, n. 1-2, 1957, p. 2.

38 In proposito si veda la pubblicazione ‘La prima scuola cooperativa dei grandi e i suoi sviluppi successivi nel MCE’; Rinaldo Rizzi, (a cura di), Formazione come pratica coope-rativa, Ronchi dei Legionari (GO), Coop. Edit. MCE, 1997.

A proposito inoltre Tamagnini ancora ricorda che:

“De Bartolomeis nei primi anni era spesso presente ai nostri incontri e contribuiva attivamente, e polemicamente, ai nostri lavori, partecipò anche alla elaborazione dei ‘principi’, sebbene si mantenne sempre in margine, come attento osservatore, come del resto anche Borghi, al con-trario di Visalberghi che visse dall’interno attivamente tutti i problemi del Movimento, partecipò a più riprese alle settimane di Frontale.[…]

Non si può non ricordare la Tornatore: ha portato avanti per anni, con costanza e non poco sacrificio la ricerca sulla matematica e la bella figu-ra di Maria Bertini e i suoi mefigu-ravigliosi lavori con i suoi handicappati.

[…] Persone che hanno dato un fattivo e prezioso contributo al nostro lavoro, ve ne sono molte. […] Ma le immagini diventano folla: gioiose figure […] tempi e vicende caratterizzati da un vivere insieme, pensare insieme, lavorare insieme, gioire insieme, sperare e sognare insieme.”39

39 Da una lettera di ‘rimembranze’ di Tamagnini, indirizzatami da Ancona il 16 maggio 1991.

Oltre l’esperienza didattica personale la

Nel documento della Cooperazione Educativa in Italia (pagine 174-183)