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con il complessino tipografico

Nel documento della Cooperazione Educativa in Italia (pagine 85-90)

Il materiale inviatogli dal Freinet e la lettura del libro ‘Naissance d’u-ne pédagogie populaire’ gli sono di grande stimolo: una vera sugge-stione. Così infatti egli ricorda:

“Io ero molto motivato, ma non potevo sperimentare direttamente poi-ché in quell’epoca, essendo incaricato di tirocinio, non avevo una classe elementare; avevo però degli amici. Come dirigente sindacale avevo co-nosciuto molti insegnanti e scrissi a tutti, informandoli delle prospettive nuove che si potevano aprire per la nostra scuola sulla base del contatto che avevo avuto con il Freinet, e proponevo di organizzarci, di unirci per poter formare anche noi un gruppo di ricerca, una cooperativa come aveva fatto il Freinet. Alcuni risposero e altri no … c’era chi voleva sapere, voleva fare, ma non era deciso … ma capii che la collaborazione con un certo gruppo si poteva ottenere, dovevo però organizzare io. Al-lora cercai di comperare un complessino tipografico dal Freinet … ma ero povero in canna, non avevo un soldo e non sapevo come fare …”1. Una situazione storicamente iniqua, quella del modesto trattamento economico degli insegnanti, specie della Scuola Elementare, nel no-stro Paese, purtroppo non solo di allora.2

1 Intervista di L. Bettini, cit., p. 68.

2 Va ricordato che nel dopoguerra nel nostro Paese il compenso stipendiale degli inse-gnanti era piuttosto modesto, situazione però che è perdurata anche successivamente, tanto da continuare a risultare ancora oggi lo stipendio dei docenti in Italia essere fra i più bassi in Europa. Si veda il rapporto Uno sguardo sull’istruzione 2013, diffuso

Per uscire da tale impasse cerca di coinvolgere un Direttore Didatti-co, che durante le sue visite con gli studenti nelle classi della scuola da lui diretta, si era dimostrato più aperto rispetto all’idea di tentare un progetto di sperimentazione.

“Il mio entusiasmo lo contagiò … era un buon direttore, una brava per-sona … era molto, molto vicino alla Chiesa, ma mi stimava nonostante la mia militanza nel PCI. Questo Direttore si convinse che il progetto poteva essere tentato e mi promise che avrebbe pagato il materiale con i soldi della cassa scolastica … di soldi a quei tempi ce n’erano ben pochi!”3

Avuto l’assenso e l’impegno di questo Direttore, Tamagnini, felice, scrive immediatamente al Freinet.

“Non stetti ad accertarmi di avere in mano il denaro, feci subito l’or-dine e quando mi arrivò la bolletta di pagamento perché il materiale era in giacenza alla dogana di frontiera, il Direttore mi disse: - Sarà meglio che ci ripensiamo … - Perché le mie idee avevano cominciato a trapelare e destavano un certo sospetto, a ciò si aggiungeva la fama di comunista dello stesso Freinet … Il Direttore era stato chiamato dal vescovo (che era stato informato dell’operazione dal parroco locale) e così aveva fatto marcia indietro e con lui anche il maestro che si era dichiarato disponibile alla sperimentazione.”4

Tamagnini si viene così a trovare in una ben brutta situazione.

Che fare? Non solo il suo progetto di sperimentazione svanisce ma insieme il complessino tipografico, ordinato alla cooperativa del

dall’Ocse nel giugno 2013, che pone la retribuzione media dei professori italiani al 17°

posto in Europa sui 23 Paesi presi in considerazione, situazione dunque deprecabile non solo allora e che permane tutt’ora.

3 Intervista di L. Bettini, cit., idem.

4 Ibidem.

Freinet a Cannes e da questa speditogli, giace in un deposito postale.

C’è quindi il pericolo, se si indugia, che venga automaticamente re-spinto e rispedito al mittente. Che ne penserebbe Freinet? Che figu-ra farebbe?! Tutti i suoi sospifigu-rati propositi e aspettative svanirebbero.

A questo punto non avendo altra possibilità Tamagnini vende il suo fucile da caccia per disporre del denaro. Ma i soldi ricavati pur-troppo non sono sufficienti per poter pagare il ritiro del pacco con il complessino tipografico. L’importo dovuto, infatti, è sensibilmente superiore. Fortunatamente nel frattempo aveva conosciuto una mae-stra agli incontri presso la sezione del Partito, la quale, contagiata dal suo entusiasmo, aveva dimostrato disponibilità e un certo interesse per questa sua novità e aveva accolto l’idea di provare nella sua classe la nuova proposta didattica. Così, molto generosamente, la maestra aggiunge i soldi mancanti per il ritiro del pacco con il complessino tipografico.

Il pacco, ritirato ed aperto, comprende una piccola pressa in al-luminio, la cassetta dei caratteri tipografici, i piccoli compositoi per svolgere con i caratteri le righe della scrittura, il rullo per inchiostra-re, l’inchiostro per la stampa e la carta in un formato corrisponden-te alla dimensione della base a duplicazione della pressa. Insomma tutto ciò che materialmente necessita per poter provare ad avviare la nuova esperienza didattica della composizione e della stampa in classe.

Tamagnini dapprima dispone tutto il materiale del complessino tipografico e prova da sé a casa a seguire l’operazione di composizio-ne e stampa. Quindi composizio-nell’aula della maestra, dislocata in una scuola di campagna, sistemano il complessino e avviano subito il tentati-vo della stampa di un testo con i bambini. Ma l’inesperienza della maestra, e – riconosce Tamagnini – anche sua, unitamente alla sua troppa fretta di mettersi con i bambini all’opera, conducono a risul-tati del tutto deludenti: operativamente pasticciati, didatticamente inadeguati, pedagogicamente insignificanti. Esiti certamente non

all’altezza delle vive aspettative di Tamagnini, che perciò deludono entrambi e demotivano la maestra stessa scoraggiandola dal persiste-re in questa specifica pratica didattica.

Il primo tentativo dunque delude e così fallisce. Quali le ragioni?

Successivamente così lui commenta e motiva quella vera e propria disavventura:

“L’insegnante non ebbe il coraggio di fare della nuova attività il centro dinamico di tutto il lavoro scolastico, tentò di usarlo marginalmente come un di più aggiunto alle normali attività, e inoltre cosa fonda-mentale da tener presente, l’esperimento si svolgeva isolato. In tali con-dizioni non poteva che risolversi in una perdita di tempo e quindi in un fallimento”5.

Un naufragio che si ripeterà nel tempo in molti altri casi non solo nell’applicazione di questa tecnica, la stampa tipografica in classe, ma anche per diverse altre ‘tecniche didattiche operative e coope-rative’ singolarmente introdotte o comunque improvvisate. Risulta evidente che quando viene a mancare una visione e una preparazione complessiva che radichi la singola pratica didattica in un contesto formativo motivazionale, relazionale e operativo globale, questa sia destinata a perdere di significato e non conduca ad un esito positivo.

Se manca una adeguata coscienza psico-pedagogica dei fini formativi da parte del docente risulta difficile che l’introduzione di una isolata tecnica produca motivazione e percezione formativa negli allievi, che sia quindi capace di dare senso al cambiamento.

Tamagnini, proprio alla luce di questa prima esperienza demoti-vante pedagogicamente, comprende che l’introduzione didattica del-la ‘tipografia in cdel-lasse’ non può essere ritenuta esaustiva in sé ma va intesa ed inglobata in un processo relazionale, operativo e formativo

5 G. Tamagnini, Relazione generale, in “Atti del I congresso della C.T.S.”, Rimini, 29-30.06.1952, p. 4.

più complesso, che investa insieme insegnante ed alunni. Processo che deve innanzitutto partire da una nuova visione pedagogica da parte del docente e con essa dalla pratica e valorizzazione della ‘libera espressione’ da parte dei bambini. Mancando questa fondamentale consapevolezza e questo requisito espressivo e costruttivo vengono meno, dopo una prima prova, le funzioni pedagogiche innovative dell’operazione della composizione tipografica e della stampa.

La pressa scolastica per la stampa, predisposta a suo tempo da Tamagnini. Qui sistemata e pronta con un piccolo testo composto per la stampa, inclusa un’il-lustrazione incisa su linoleum. Pressa, denominata ‘Frontale’, costruita in più esemplari per le prime sperimentazioni della stampa in classe.

Iniziale esperienza didattica della complessa

Nel documento della Cooperazione Educativa in Italia (pagine 85-90)