del fatto che le tematiche da seguire riguarderanno le abilità sociali e lo sviluppo di competenzenecessarieall’inserimentolavorativo.
I due centri si coordineranno con la Regione e con l’Istituto Superiore di Sanità e svolgeranno attivitàdiconsulenzaperleequipeterritoriali.Iduecentridiriferimentosvolgerannofunzionedi coordinamentodellaretedeiservizipresenteinogniAziendaULSS,rafforzandoilprincipiodella partecipazioneedelcoinvolgimentodeisoggettichefannopartedellaorganizzazionedeiservizie disupportoallefamiglie.
L’assistenza alla persona si svolge inoltre attraverso strutture socioͲsanitarie residenziali e semiresidenziali,laqualitàdeiservizierogatisaràmonitorataanchemantenendounriferimento chefungadaregiaregionale.
Leazionistrategichestrumentali
Inparalleloagliinterventisuindicatioccorreporsiinunaprospettivastrategicadiinnovazioneper losviluppodiunapproccioglobaleeinterͲistituzionaleallaLongTermCare,consideratocheoggi nel sistema delle cure di lungo periodo sono presenti più soggetti con competenze e risorse proprie(entidelSSSR/SSN,INPS,EntiLocali).
L’obiettivo strategico da condividere su un piano interͲistituzionale deve dare nuovo valore alla visione globale dell’integrazione socioͲsanitaria e spingere l’intera organizzazione del sistema versounwelfarediiniziativa,mettendoafattorcomune,inprimis,leinformazionieconoscenze, affinché l’azione coordinata delle varie istituzioni possa prendersi cura, anche in un’ottica preventiva,purediquellepersonechepervarieragioninonsonoingradodiesprimereilproprio statodibisogno.
In questa direzione, rileva l’obiettivo di promuovere la realizzazione di una infrastruttura informativa che superi la frammentazione delle banche dati appartenenti a soggetti autonomi (aziendeULSSealtrientidelSSSR/SSN,daunlato,comuniealtrientilocali,INPS,etc.,dall’altro), ma operanti comunque nel sistema sociale, socio sanitario e sanitario e consenta un quadro informativo completosullecaratteristiche(anagrafiche,sanitarie,sociali,economiche,etc.)delle persone beneficiarie di attività e servizi e/o che hanno preso contatto con i vari sportelli. In tal modo, l’azione regionale si prefigge di ricostruire i percorsi della cronicità, della non autosufficienza e della disabilità, acquisendo dalla loro analisi le conoscenze necessarie a ricomporre le risorse movimentate nel sistema secondo schemi allocativi di maggior equità ed appropriatezza,nonchéconoscenzesultassodicoperturadelbisogno.
AlfinedidarecorpoataleazionedirazionalizzazionedegliinterventidiLongTermCare,sirende necessariopromuovereladefinizionediformulediraccordotraivariorganismidivalutazionedei bisogni assistenziali: le UVMD delle aziende ULSS e le Commissioni mediche per l’accertamento sanitario dell’invalidità civile a fini INPS, nell’obiettivo di pervenire a modalità strutturate di integrazione e condivisione delle valutazioni secondo approcci multidimensionali e multidisciplinari,tenutocontodieventualiesperienzegiàmaturate.
GliambitidiinterventostrategicosullestrutturedioffertasocioͲsanitarie
Sottoilprofiloistituzionale,lagovernanceterritorialeel’integrazionesocioͲsanitaria,nelmodello Venetosiqualifica,all’internodegliambitidistrettuali,perlapartecipazionedellecomunitàlocali (Comitati e Conferenze dei Sindaci) ai processi di pianificazione e per la delega dai comuni alle aziendeULSSdellagestionedimoltepliciservizisociali.Iprocessididelegapotrannoessereestesi il più possibile alla totalità dei servizi sociali, al fine di perseguire l’obiettivo di ricomposizione globale delle risorse, evitando in tal modo frammentazioni, sovrapposizioni e inefficienze di sistema.
Intalecontesto,lostrumentoprimariodiricognizionedeibisogniperl’integrazionesocioͲsanitaria eperlaricomposizioneel’ottimizzazionedellerisorse,provenientidalleretiformalieinformalie piùingeneraledalterritorio,èrappresentatodalPianodiZonadelDistretto. Apparenecessarial'attualizzazionedeiPianidiZona,attraversolineediindirizzocherispondonoai bisogniespressidallecomunitàconparticolareattenzioneanuoviambitid’interventoeallenuove emergenze su cui i Comitati dei Sindaci sono già attivi. Fra questi temi, per quanto riguarda i giovani, andrà valutata la questione dell’abbassamento dell’età sull’uso di sostanze ed alcol da parti dei minori, dipendenze compresa quella da gioco patologico, le forme di bullismo e cyberbullismo, per gli adulti i vari temi quali la violenza contro le donne, il gioco patologico, il contrastoallapovertàeilmonitoraggiodeglianzianichevivonosoli.
Dalla predetta ricognizione potranno emergere valutazioni in ordine alla capacità produttiva esistenteinrapportoalfabbisognoealladistribuzionedelleunitàdioffertapertipologiaeambiti territorialidiriferimento.
Il Piano di Zona svolge, pertanto, una funzione di fondamentale importanza nel procedimento regionale di accreditamento delle unità di offerta. Quest’ultimo costituisce la sintesi finale dei singoli processi valutativi locali effettuata dalla Giunta regionale “al fine di meglio garantire l’accessibilità ai servizi e valorizzare le aree di insediamento prioritario di nuove strutture … in conformità agli atti di programmazione socioͲsanitaria regionale vigenti” (art. 15 della L.R. 22/2002)e“compatibilmenteconlerisorseregionalidisponibili”(art.8quaterdelD.lgs.n.502del 1992).
L’accreditamento rappresenta, quindi, lo strumento di regolazione dell’intero sistema di offerta del SSSR, che si fonda sul rispetto della programmazione socioͲsanitaria regionale ed attuativa locale, integrando non solo un criterio di qualità (art. 15 della L.R. 22/2002), ma anche di sostenibilitàeconomicoͲfinanziariaglobale.
L’inserimentodiun’unitàdioffertanelPianodiZonanoncostituisce,pertanto,l’unicoelementoin base al quale riconoscere l’accreditamento. Invero, detto provvedimento richiede una ulteriore valutazionedisostenibilitàalivellocomplessivodisistemaincapoallaGiuntaregionalechedovrà, inognicaso,privilegiare,anchenellesuccessivefasiattraversocuivieneregolamentatoilprocesso di allocazione delle risorse previsto dalla L.R. 22/2002 (accordi contrattuali), la resa e il rientro degliinvestimentipubblicipuresottoilprofiloqualiͲquantitativodelservizio.
Nello specifico dell’area socioͲsanitaria operano in regime di accreditamento i soggetti fornitori accreditati per l’erogazione delle prestazioni previste dai livelli essenziali di assistenza aventi natura giuridica sia pubblica (Istituzioni Pubbliche di Assistenza e Beneficenza e altri enti di emanazionecomunale),siaprivataprofit(soggettiimprenditoriali)enoprofit(soggettidel“terzo settore”). Inoltre, la disciplina L.E.A., con riferimento alle prestazioni di assistenza residenziale, prevedel’attribuzionediunaquotadellatariffa(quotasociale/alberghiera)acaricodellapersona beneficiariadell’impegnativadiresidenzialità.
LestruttureperiservizisocioͲsanitarisitrovanocosìadoperareinunregimeconcorrenzialeincui sia la quota alberghiera, sia il livello di qualità percepita dagli assistiti e/o dai loro familiari costituiscono parametri fondamentali di attrazione, mentre la possibilità di investire su di essi dipende, a parità di altre condizioni, anche dalla struttura dei costi “istituzionali” che caratterizzanolediversetipologiedisoggetti.
L’ordinamento vigente in materia tributaria stabilisce trattamenti differenziati a seconda della natura giuridica del soggetto contribuente. Tale circostanza, unita alle attuali regole di determinazionedeicorrispettivitariffari,indistintirispettoallatipologiadeipredettioneri,genera
distorsioni di sistema per le quali la programmazione regionale intende valutare opportuni interventicorrettivianchenell’ambitodelletariffe.
Inoltre, sono da valutare modalità atte a rafforzare l’effettività del principio di libera scelta del luogodicuracontemperandoloconl’esigenzadiassicurarechelapluralitàdell’offertasiconfiguri secondo articolazioni su strutture/centri di costo aventi dimensioni compatibili rispetto alla sostenibilità economica, quale premessa necessaria per l’operatività di sistemi efficienti e di qualità e sicurezza del servizio e delle prestazioni e, nel contempo, migliorare i parametri di accessibilità per macro ambiti territoriali. Per tale finalità la strategia regionale prevede l’introduzione di meccanismi budgetari per singolo Centro di Servizi o per loro aggregazioni/reti strutturate, opportunamente modulati anche rispetto alle esigenze degli assistiti che eserciterannolaliberasceltaall’internodeibudget,privilegiando,inognicaso,laresaeilrientro degliinvestimentipubblicineiterminisuindicati.
L’interventopersegue,altresì,l’obiettivodiriqualificazionedelposizionamentodeiCentridiServizi pubblici nella rete assistenziale al fine di aprirli al territorio integrandoli e rendendoli punto di riferimento della comunità locale nel settore dei servizi sociali, socioͲsanitari e sanitari. Nell’ambitodellaprogrammazionelocaledovràessereconsideratalapossibilitàdiriconversionee diversificazione della gamma delle prestazioni da essi erogabili: dalla residenzialità alla domiciliarità,qualificando,interminidipresaincarico,l’attualesistemadelleimpegnativedicura domiciliariconlapossibilitàdidestinarleall’acquistodiprestazionidaimedesimiCentridiServizi. In tale contesto, assume valenza strategica la riforma del sistema delle Istituzioni Pubbliche di AssistenzaeBeneficienza(I.P.A.B.),mediantelalorotrasformazioneinAziendePubblichediServizi alla Persona (A.P.S.P.), con le seguenti finalità, volte a garantire la modernizzazione, la riqualificazione,l’efficienzaelasostenibilitàneltempodell’interosistemadellenuoveA.P.S.P.:
- prevederelacostituzionedellenuoveA.P.S.P.mediantelafusionee/ol’aggregazionedelle IPABpreesistentisubasedistrettuale,anchemediantepercorsiintermedidiadeguamento gradualealnuovoassettoorganizzativo;
- riqualificare il ruolo tecnico dei Direttori degli enti, anche mediante la costituzione di elenchidicandidatiprofessionalmenteidoneiaricopriretaliincarichi;
- valorizzare il ruolo dei nuovi enti A.P.S.P. qualificandoli come soggetti della programmazioneregionaleedellaprogrammazionelocaleedidentificandoliqualipartner privilegiatineiprocessidirazionalizzazionedell’offertasociale,socioͲsanitariaesanitaria; - prevedereunagestionedelpatrimoniononstrumentale,ancheseparatadaquellarelativa
alcorebusiness,secondocriteridimassimareddittività,nonchéaifinidellacostituzionedi un fondo di garanzia, quale strumento per la riduzione dei costi di indebitamento e/o di ristrutturazionedellecomplessiveesposizionidebitoriedelleA.P.S.P.,concriteridiaccesso aibeneficidelfondorapportatiaiconferimentieffettuati.
Inoltre, il sistema di mercato amministrato delineato dalle regole del D.lgs. n. 502 del 1992 comporta la necessità di rivedere i meccanismi di acquisizione di determinati fattori e professionalità,tracuirilevanoimedicidimedicinagenerali,cheancorapresentanorigiditànon coerenticonledinamicheconcorrenzialieconledifficoltàdireperimentodeimedesimiinragione dellalorospecialedisponibilità.Siprescrive,pertanto,chel’assistenzamedicaafavoredegliospiti nonautosufficientipresentineiCentridiServizivengaassicuratadall’AziendaULSSdiriferimento, incaricandounoopiù mediciindividuatidalDirettoreGeneraledellamedesimaAziendaULSSin accordoconilRappresentanteLegalediogniCentrodiServizi,traimedicidiassistenzaprimarioo dicontinuitàassistenzialeoinpossessodell’attestatodiscuoladiformazionespecificainmedicina
generaleodipendentidell’AziendaULSSoautorizzandoilCentrodiServiziadincaricareunoopiù medici di propria fiducia e di comprovata esperienza o specializzazione attinenti l’assistenza medica nei Centri di Servizi. Per quanto riguarda l’assistenza medica specialistica saranno assicuratipercorsiprioritariperfavorirel’accessoallepersoneospitipressolestrutture.
L’approcciodigenerenell’accessoaiserviziperilbenesseredelledonne.
L’attività del SSSR in relazione alla componente femminile della popolazione veneta è per molti aspetti comune a quella definita in molte altre aree strategiche del presente Piano. A tale propositosisottolineal’importanzadell’offertaattivadiservizioperleprocedurediscreeningper ipiùrilevantitumorifemminilieallosviluppodiUnitàdedicateallacuradeipiùfrequentitraessi. Dueaspettiperaltrosonodasegnalareperchéspecificidelleazionicheilsistemasociosanitario devesvolgereperlasaluteeilbenesseredelledonne.Ilprimoriguardal’obiettivodimigliorarela diagnosieiltrattamentodelladonnavittimadiviolenzaeilsecondoriguardailcontrastoattivodi selezioni negative, e spesso sotterranee, fondate sul genere nell’accesso a trattamenti e opportunitàdisalute.
Andranno,altresì,ricercateintaleambitoadeguateespecificheazioniperledonnecondisabilità. Laviolenzacontroledonneèoggiunfenomenodiffusoecolpiscecondimensionirilevantianche lacomponentefemminiledellapopolazioneveneta.Halasuamatricenelladiseguaglianzaancora persistente nei rapporti tra uomini e donne, diseguaglianza già specificatamente individuata a partiredal1993dalla“Dichiarazionesull’eliminazionedellaviolenzacontroledonne”delleNazioni Unite, che riconosce la violenza come un fenomeno di carattere strutturale, non episodico o di carattere emergenziale. La violenza intesa in questi termini richiede pertanto, così come confermato dalla successiva legislazione nazionale Ͳ la Legge Statale n. 119/2013 e il Piano d’azionestraordinariocontrolaviolenzasessualeedigenereͲunapprocciomultifattoriale,conun insieme coordinato di interventi che spaziano dall’aspetto sociale, a quello sanitario fino ad includere interventi per l’autonomia abitativa e lavorativa della donna. Interventi che devono risultare in grado di porre le donne nelle condizioni fisiche, psichiche, personali, economiche di realeindipendenzadachihaagitolaviolenza.
In Veneto, in base alla L.R. 5/2013, sono previste strutture di accoglienza dedicate che si fanno carico della donna vittima di violenza: i centri antiviolenza, le case rifugio e le case di secondo livello. Strutture che operano su diversi livelli di intervento: dal primo ascolto e analisi del problema, al supporto psicologico e di riequilibrio personale, alla costruzione di un percorso di autonomia e indipendenza e all’accoglienza abitativa. Le rilevazioni sull’attività svolta dalle strutture di accoglienza nel 2016 registrano dati da considerare con molta attenzione: le segnalazioni e i primi contatti ai centri antiviolenza sono stati 5.318 e le donne da questi centri prese in carico 2.711. Questi numeri rispetto alla popolazione femminile residente (2.518.601) evidenzianocheperunadonnaogni475c’èunasegnalazione/contattoalcentroantiviolenzaper unpossibileepisodiodiviolenzamentreunadonnaogni900èstatapresaincaricodauncentro. Interminigenerali,inoltre,laviolenzaversoledonnecostituisceunproblemasociosanitariocon conseguenzeimportantisuisistemisanitari,perchéinteragiscepesantementeconilpotenzialedi salutedellapopolazione. Gliinterventiafavoredelledonnevittimediviolenzasonoancheprevisti nel Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 12 gennaio 2017 “Definizione e aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, di cui all’articolo 1, comma 7, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502” all’articolo 24 lettera r) quali servizi garantiti dal Servizio Sanitarionazionale.Lecriticitàregistratedalsistemasanitariovenetoalriguardosonodatedaun latodalritardodellaindividuazionedellaviolenzanelladiagnosiedall’altrodaunanoncorretta presaincaricodelladonna,inparticolareperleconseguenzefisicheepsichichechelacondizione
di maltrattamento determina. Le azioni previste riguardano il riorientamento di servizi esistenti (es.consultorifamiliari,dipartimentidisalutementale,SERTetc),laformazionediprofessionisti, in particolar modo dei Medici di Medicina Generale (MMG), pediatri e del personale medico e infermieristico attivi nei Pronto Soccorso e in specifici reparti ospedalieri (ginecologia, ortopedia,…), e la definizione di percorsi integrati. Nello specifico, i percorsi integrati devono riguardarel’interaretediservizisanitariesociali,laretedellestrutturediaccoglienzanonchéaltri attoricoinvoltidalfenomenoͲcomeadesempioleforzedell’ordineͲpergarantirelatuteladella donnaedeglieventualiminoripresentinellostessonucleofamiliare.
Per quanto attiene le selezioni negative fondate sul genere, con il presente Piano si intende mettereincampounaseriediazionisistemichechenepermettanol’emersione,aumentandola consapevolezza degli attori e dei decisori. A tale riguardo è necessario che le informazioni derivanti dal patrimonio informativo disponibile in Regione siano analizzate anche seguendo un approccio di genere, al fine di mettere in luce le distorsioni e definire le azioni specifiche da intraprendere. Anche in questo caso la formazione e l’aggiornamento costituiscono strumenti preziosi per il riorientamento delle abitudini e l’eventuale riorganizzazione di alcune proposte assistenziali.