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Betto Caulini e i suoi figli Betto Caulini, figlio di Tedice 398 , fu tra i principali proprietar

NELLA CONQUISTA ARAGONESE DELLA SARDEGNA

5. Betto Caulini e i suoi figli Betto Caulini, figlio di Tedice 398 , fu tra i principali proprietar

di immobili nel castello cagliaritano - alberchs399 e botteghe collocate in una piazza della ruga dei Mercanti – e di appezzamenti di terra fuori le mura400. Secondo il «libre dels estimes» – il censimento della case del castello, da assegnare ai catalani dopo la conquista aragonese – i suoi eredi possedevano due alberchs nella ruga dei Mercanti, cinque in quella Comunale ed uno nella ruga dell’Elefante401. Gli edifici della ruga dei Mercanti si trovavano in uno dei luoghi in cui il banditore, in epoca pisana, annunciava l’arrivo delle navi nel porto: era il «cantone di Ser Bacto», dal nome del Caulini che così divenne un importante riferimento toponomastico cittadino402. Alcuni suoi immobili, sempre secondo il «libre dels estimes», invece, sembra fossero del giudice d’Arborea403, indizio di relazioni tra quest’ultimo e il burgensis a cui forse non fu estranea la scelta di Cagliari di inviarlo come ambasciatore da Ugone II, se si considera attendibile la citata notizia della Memoria. Questi legami sono indirettamente confermati dalle relazioni d’affari di Batto Caulini con la vedova di Guido Taccoli404, appartenente ad un ramo della famiglia pisana dei Casapieri, familiares dei giudici d’Arborea405, con il notatio Nicola de Serra, procuratore del giudice, e con suo figlio Francesco, pure notaio406. Negli anni precedenti la conquista aragonese, Batto Caulini era pienamente inserito nella vita politica ed economica di Cagliari. Nel 1299 è figlia di Dalmazio di Rocabertì, e Giovanni con Sibilla di Montcada. Genealogie medioevali di Sardegna, a cura di L. Brook, F. C. Casula, M. M. Costa, A. M. Oliva, R. Pavoni, M. Tangheroni, Due D Editrice mediterranea, Cagliari- Sassari, 1984, pp. 389-390, e M.M.COSTA I PARETAS, La familia dels jutges d’Arborea, in «Studi Sardi», XX (1961),

pp. 95-133.

397 ) Codex Diplomaticus Sardiniae, cit., I, sec. XIV, n. XLVIII (1335, aprile 1335). 398 ) ASP,

diplomatico Cappelli, 1317, ottobre 20: «Bacto Caulino burgense Castelli Castri quondam Tedici Caulini». Sul contenuto di questa documento vedi nota 105.

399 ) Il termine catalano alberch traduceva il latino hospicium ed indicava «un’unità edilizia di pregio notevole»,

da distinguersi da casa, domus: URBAN, Cagliari aragonese cit., pp. 125-126. 400 ) ASP,

diplomatico Alliata, 1307, aprile 27, in Documenti inediti, cit., I, n. 57: atto notarile rogato «in umbraco apothece qua est ex parte septemtrionis triuum apothecarum platee domus de angulo Bacto Caulini et eius nepotum».

ASP, diplomatico Olivetani, 1332, febbraio 23, in R. Rubiu. Le pergamene relative alla Sardegna nel diplomatico

Olivetani dell’Archivio di Stato di Pisa, in «Archivio Storico Sardo», XLIII (2003), pp. 341-418, doc. III: «in apotheca ultima apothecarum domus platee olim ser Bacto Caulini et nepotum eius». ASP, diplomatico Cappelli, 1322, giugno 4: «in apotheca superiori domus plateee Bacto Caulini et nepotum eius». ASP, diplomatico Alliata, 1322, gennaio 24, in Documenti inediti, cit., II, n. 61: è la vendita dei beni cagliaritani dei mercanti pisani Betto e Cecco Alliata. Una loro

casa nella ruga dei Marinai confinava con un edificio di Batto Caulini, e un appezzamento di terra destinato all’orto nel territorio del monastero di San Saturno, sito oltre Villanova, con una terra ortali dello stesso Batto e dei suoi nipoti.

401 ) CONDE, ARAGÓ,

Castell de Cáller, cit., Texto I, nn. 5, 254, 279, 337, 375, 440, 597.

402 ) ARTIZZU, Gli ordinamenti pisani per il porto di Cagliari, cit., p. 75. 403 ) CONDE, ARAGÓ,

Castell de Cáller, cit., Texto I, nn. 254, 279, 337: accanto alla casa registrata si legge

l’espressione «dien que es del jutge d’Arborea»

404 ) ASP,

diplomatico Cappelli, 1317, ottobre 20: l’11 maggio 1316 Batto Caulini, per conto di Benedetta Matau,

di Oristano, vedova del pisano Guido di Taccoli, prestò 300 lire di denari aquilini a Mosca da San Gimignano e Colo Viola, mercanti pisani, i quali restituirono alla donna 100 lire, il 20 ottobre 1317.

405 ) Sui Casapieri Taccoli, vedi CRISTIANI, Nobiltà e popolo nel Comune di Pisa, cit., p. 385. Nel suo testamento,

Ugone II lasciò la metà della villa Solarussa, della curatoria di Campidano di Cabras, a Giacomo, figlio del fu Cino Taccoli, mentre per l’altra metà confermò la concessione fatta dai precedenti giudici agli eredi di Michele Taccoli:

Codex Diplomaticus Sardiniae, cit., I, sec. XIV, doc. XLVIII (1335, aprile 1335).

406 ) ASP,

diplomatico Cappelli, 1317, ottobre 20: l’atto, secondo cui, l’11 maggio 1316 Batto Caulini, per conto

di Benedetta Matau, di Oristano, vedova del pisano Guido di Taccoli, aveva prestato 300 lire di denari aquilini a Mosca da San Gimignano e Colo Viola (vedi nota 105), fu rogato dal notaio Francesco di Nicola de Serra. ibidem, diplomatico

Cappelli, 1321, giugno 4: Nicola de Serra, notaio, era presente in un atto rogato a nel castello di Cagliari, in una bottega

di Batto Caulini. Ugone II intervenne presso il re per ottenere al suo procuratore Nicola de Serra il privilegio di vivere a Castel de Càller: ACA, Cancilleria, reg. 513, f. 39v (1332, gennaio 16).

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SANDRO PETRUCCI, Cagliari nel Trecento. Politica, istituzioni, economia e società. Dalla conquista aragonese alla guerra tra Arborea ed Aragona (1323-1365). Tesi di Dottorato in ‘Antropologia, Storia medievale, Filologia e Letterature del Mediterraneo Occidentale in relazione alla Sardegna’

(XX ciclo), Università degli Studi di Sassari a.a. 2005-2006

documentato nel castello ancora come civis pisanus, ma negli anni successivi ne divenne burgensis. Tra la fine del Duecento e i primi anni del Trecento, insieme a suo figlio Cecco, fu impegnato in esportazioni di grano da Cagliari a Pisa407, e in società commerciali con mercanti pisani molto attivi nella città sarda come Colo Viola e Mosca da San Gimignano408. Nel 1314, insieme a Mascerone Bonaquisto – altro protagonista della congiura dei burgenses –ebbe la balìa di imporre prestanze ad alcune persone del castello e delle appendici, secondo quanto stabilito dai consigli cittadini409. Anche suo figlio Cecco, la cui moglie possedeva una casa nel castello410, ebbe incarichi pubblici nella città sarda: nel 1315 fu scelto dagli anziani cagliaritani perché restituisse una somma ad un prestatore del comune cagliaritano411, nel 1320 e nel 1323 fu esattore delle imposte cittadine412. Nel 1320 Batto Caulini «de castello Castri» faceva parte di una società insieme ad importanti mercanti pisani, come Giovanni e Cecco Alliata e Piero Cinquini, che aveva prestato somme di denaro al Comune pisano413. Un altro Caulini, Dino del fu Francesco, anche lui burgensis cagliaritano, era in relazione con Bindo Alliata, procuratore di Francesco Zacci a cui prestò una somma di denaro414. Betto Caulini potrebbe essere stato uno dei burgenses giustiziati dai castellani, una volta scoperta la congiura, secondo il racconto del console dei catalani. Infatti nel marzo 1325, quando i savi pisani richiesero che suo figlio Pucciarello fosse trasferito dal carcere cagliaritano a Pisa, Batto risultava morto415, e nel 1332, riconfermando la concessione ai figli, di essere considerati suoi domestici e familiari e di poter abitare nel castello cagliaritano, il re aragonese Alfonso IV ricordava che essa veniva elargita perché il loro padre era stato ucciso dai pisani durante l’assedio della città sarda416. Le case degli eredi di Betto Caulini, all’indomani del passaggio di Cagliari all’Aragona e al momento del ripopolamento catalano, furono sempre esentate dalla stima e dall’assegnazione ai nuovi popolatori, pure da parte del governatore Bernat de Boixadors che si dimostrò particolarmente intransigente nella cacciata dei polins dal castello, anche di quelli che erano passati al fronte aragonese417. Così il nome di Batto Caulini, oltre che un importante riferimento

407 ) ASP, diplomatico Alliata, 1299, dicembre 17; 1314, giugno 4, in Documenti inediti, cit., I, docc. 37, 72. Nel

1299 Batto Caulini, insieme ad un numeroso gruppo di mercanti pisani, caricò pondera duo grani nella nave di due patroni genovesi destinata al porto di Pisa. Nel 1314 Cecco Caulini, per sé e suo padre Batto, fece caricare a Cagliari, da spedire a Pisa, 750 starelli di grano e 672 di orzo sulla trita del veneziano Marco Contarini.

408 ) ASP, diplomatico Cappelli, 1317, ottobre 20. Sulle attività di Colo Viola e Mosca da San Gimignano in

Sardegna, vedi TANGHERONI, La città dell’argento, cit., pp. 174-178.

409 ) ASP, diplomatico Alliata, 1314, agosto 27, in, Documenti inediti, cit., I, n. 73; vedi anche ARTIZZU, Neri di

Riglione, cit., p. 45, che però lo data al 1315. Si tratta di un estratto del quaderno della prestanza da cui risulta il

pagamento compiuto da Paolino da Prata per conto di Neri di Riglione all’esattore.

410 ) CONDE, ARAGÓ,

Castell de Cáller, cit., Texto I, n. 537: «monna Avelana, muller de Xucho de Betocaulini

[sic]»

411 ) ASP,

diplomatico Alliata, 1315 settembre 13 (copia del 28 febbraio 1320): gli anziani ordinarono al camerario

di dare, dai beni del comune cagliaritano, a Cecco Caulini 27 lire di denari aquilini, che avrebbe dovuto a sua volta dare ad un «secreto muratori», «pro lucro seu proficto» di quattro mesi di una somma che il muratore aveva prestato al comune di Cagliari.

412 ) ASP,

diplomatico Alliata, 1320, ottobre 30: si tratta di un estratto dal quaderno dei conti di Cecco Caulini,

esattore dell’imposta di due denari per lira imposta agli uomini di Cagliari e dei suoi confini, per la quale Cecco Alliata, a nome di Giovanni, figlio del fu Neri di Riglione, mercante e burgensis cagliaritano, aveva pagato 6 lire, 13,5 soldi e 4 denari. ibidem, 1323, gennaio 22.

413 ) ASP,

diplomatico Alliata, 1320, aprile 2, in Documenti inediti, cit., II, n. 57.

414 ) ASP,

diplomatico Roncioni, 1316, agosto 7. Sulle attività della famiglia pisana degli Alliata in Sardegna e in

particolare a Cagliari, vediM.TANGHERONI, Gli Alliata, cit., pp. 38-56. G.BENNATI, Un libro di memorie e possessioni.

Un libro del dare e dell'avere. Per la biografia di un uomo di affari pisano del Trecento: Cecco di Betto Agliata,

GISEM-ETS, Pisa 2002.

415 ) ASP,

Comune A, reg. 50, f. 74r (1325, marzo 5).

416 ) ACA,

Cancilleria, reg. 513, f. 4v (1332, gennaio 1)

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toponomastico della più importante ruga cagliaritana, finì per essere identificato con il ricordo del doloroso episodio della congiura.

6. Vanni Ursi. Nel 1315 fu rispettivamente savio elettore degli anziani per la ruga

Comunale418

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