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Lotto e Giovanni Serragli, Era proprietario di case entro il castello e di orti fuori le mura

NELLA CONQUISTA ARAGONESE DELLA SARDEGNA

3. Lotto e Giovanni Serragli, Era proprietario di case entro il castello e di orti fuori le mura

cittadine373, e ricoprì diversi incarichi pubblici a Cagliari: anziano nel 1315374, esattore delle imposte nel 1318375 e nel 1322376, camerario generale della città sarda nel 1320377; di nuovo anziano

come un catalano. Vedi COSTA, Un episodi de la vida de Ramon de Peralta, cit., pp. 319-320. L’infante Alfonso gli

concesse, insieme a Mascerone Bonaquisto e Bonaquisto Mascerone, di essere trattato come un suo suddito e che gli venissero restituiti i beni che aveva nel castello e nell’isola: ACA, Cancilleria, r. 403, f. 28-r-v (1327, febbraio 13).

366 ) ASP,

diplomatico Alliata, 1315, settembre 1.

367 ) In ACA,

Cancilleria, reg. 403, f. 28r-v (1326, febbraio 13): Guccio Piccioni era burgenis.

368 ) Una si trovava nella ruga Comunale, secondo il «libre dels estimes» realizzato al momento del ripopolamento

catalano: CONDE, ARAGÓ,Castell de Cáller, cit., Texto I, n. 465. L’altra era nella ruga dei Mercanti: LIPPI, L’archivio

comunale di Cagliari., cit., n. 34 (1327, giugno 11).

369 ) LIPPI, L’archivio comunale di Cagliari., cit., nn. 34, 35, 38 (11-6-1327): la prima casa si trovava nella ruga

dei mercanti e venne valutata 100 lire alfonsine, la seconda e la terza nella ruga Comunale e valutate 40 lire ciascuna. Vendite di case furono promosse dalla stesso governatore Bernat de Boxadors nel giugno 1327, nei mesi dell’assegnazione delle case: in base al ricordato capitolo della seconda pace per cui i pisani sospetti dovevano essere cacciati e i loro immobili, la casa di Guccio Piccioni fu venduta a Ramon de Prats, quella degli eredi Cato Arrana a Bernat Baseya, e quella degli eredi di Giovanni Medici a Pere Rotlant

370 ) CONDE, ARAGÓ,

Castell de Cáller, cit., Texto I, n. 465: fu assegnata prima a Francesc Ricart, poi a

Bartolomeu Jorsa, macellaio.

371 ) ACA,

Cancilleria, r. 403, f. 28-r-v (1327, febbraio 13).

372 ) CADEDDU, Giacomo II d'Aragona e la conquista del regno di Sardegna e Corsica, cit., p. 306. 373 ) ACA,

Cancilleria, reg. 403, f. 116r (1327, luglio 23): causa tra Lotto Serragli e Pietro de Pexula a proposito

di un orto sito nel territorio di Castel di Càller. Su una casa nella ruga dei mercanti, vedi ASP, diplomatico Alliata, 1317 novembre 5, in Documenti inediti, cit., II, 33. Secondo il «libre dels estimes», Lotto Serragli era proprietario di quattro

alberchs: due nella ruga dei Mercanti, uno in quella Comunale ed uno in quella dell’Elefante: CONDE, ARAGÓ,Castell de Cáller, cit., Texto I, nn. 313,338, 445, 671. La stessa fonte attribuisce un alberch a Betto Serragli (ibidem, Texto I, n.

614), che però secondo un altro registro relativo ai pagamenti delle stime apparteneva sempre a Lotto: ibidem, Texto II, nn. 16, 98. C’è motivo di ritenere che quel «Beto» vada letto «Loto». Una casa di Lotto Serragli confinava con la terra e due case dell’Opera di Santa Maria di Pisa. ASP, diplomatico Primaziale, 1330, maggio 7; 1338, novembre 4; 1339, giugno 23; 1360, settembre 3, in FADDA, Le pergamene relative alla Sardegna nel diplomatico della Primaziale, cit., nn.

LVIII, LX, LXII, LXXIV. Nel 1339 Lotto Serragli risultava già morto. Sui possessi a Cagliari e nell’isola dell’Opera do Santa Maria di Pisa, vedi F.ARTIZZU, L'Opera di Santa Maria di Pisa e la Sardegna, Cedam, Padova1974; idem, Un

inventario di beni sardi dell'Opera di S. Maria di Pisa, in «Archivio Storico Sardo», XXVII (1959), pp. 63-80; R.

BROWN, L'opera di S. Maria di Pisa e la Sardegna nel primo Trecento, in «Bollettino Storico Pisano», LVII (1988), pp.

160-209.

374 ) ASP,

diplomatico Alliata, 1315, settembre 1; ibidem, 1315, settembre 13 (copia del 28 febbraio 1320): Lotto

Serragli risultava assente nella nomina degli anziani di notaio e scrivano pubblico al loro servizio.

375 ) ASP,

diplomatico Alliata, 1318, giugno 2, in Documenti inediti, cit. II, n. 42.

376 ) ASP,

diplomatico Alliata, 1322, giugno 2. Si tratta dell’estratto dal quaderno della prestanza imposta dai

castellani agli uomini del castello e delle appendici, dal quale risultava il pagamento che Colo Alliata, burgensis, aveva fatto, per conto di Neri di Riglione, a Lotto Serragli esattore.

377 ) ASP,

diplomatico Alliata, 1320 aprile 11, in Documenti inediti, cit., II, n. 58. Si tratta dell’estratto dal

quaderno del camerario generale da cui risultava la restituzione di alcune somme indebitamente riscosse da parte dei castellani.

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SANDRO PETRUCCI, Cagliari nel Trecento. Politica, istituzioni, economia e società. Dalla conquista aragonese alla guerra tra Arborea ed Aragona (1323-1365). Tesi di Dottorato in ‘Antropologia, Storia medievale, Filologia e Letterature del Mediterraneo Occidentale in relazione alla Sardegna’

(XX ciclo), Università degli Studi di Sassari a.a. 2005-2006

nel 1324378. Il primo esponente noto della famiglia Serragli presente a Cagliari, alla fine del Ducento, fu Bernardo, proprietario di una casa nella ruga dei Mercanti379, mentre all’inizio del Trecento si trovava nella città sarda anche Dino Serragli «de Castello Castri»380. All’indomani della seconda pace, l’infante Alfonso ordinò agli officiali regi nell’isola di difendere i beni, venduti dai castellani pisani dopo la scoperta della congiura, che Lotto Serragli e suo figlio Giovanni – il Vannuccio dei documenti pisani - avevano lasciato a Cagliari, quando, trasferitisi a Bonaria, avevano riconosciuto la signoria aragonese381. Il permesso di risiede nel castello gli fu riconfermato nel 1331, grazie anche all’intervento, in suo favore, del giudice d’Arborea382. Ma probabilmente,

come per altri burgenses, fu il matrimonio della figlia con un catalano a dargli la sicurezza di essere considerato come un suddito naturale del sovrano aragonese383. Negli anni trenta Lotto Serragli era uno dei clienti di Joan Benet, rappresentante della compagnia barcellonese dei Benet384, dal quale acquistava drappi-lana catalani nella cui esportazione a Castell de Càller la compagnia catalana era specializzata385.

4. Grazia Orlandi, burgensis cagliaritano e medico. Grazia Orlandi era il medico –

«medicinalis scientie professor»386 - personale del giudice d’Arborea Ugone II e dei suoi figli. Suo

378 ) ACA,

Cancilleria, Varia, reg. 357, cc. 6r-v (1324, giugno 16), pubblicata in F.ARTIZZU, In margine al trattato

di pace pisano-aragonese del 1324. Le procure al plenipotenziario Bene da Calci ed al notaio Percivalle, in idem, Pisani e catalani nella Sardegna medioevale, CEDAM, Padova 1973, pp. 117-132 (pp. 131-132).

379 ) ASP,

diplomatico Alliata, 1298, dicembre 12, in Documenti inediti, cit., I, n. 35. La casa si trovava nella ruga

dei mercanti, vicino ad immobili di proprietà dell’Opera del Duomo di Pisa.

380 ) ASP,

diplomatico Cappelli, 1303, gennaio 31, in Documenti inediti, cit., I, n. 40: era testimone in un atto

riguardante il mercante pisano Cello Agnelli che aveva prestato una somma di denaro «in commandisia» a Domenico Luttone di Stampace. .

381 ) ACA,

Cancilleria, reg. 402, f. 175r (1326, settembre 22); reg. 403, f. 116v (1327, luglio 25).

382 ) ACA,

Cancilleria, reg. 512, f. 291r-v (1331, dicembre 12).

383 ) ACA,

Cancilleria, reg. 515, f. 107r (1333, giugno 9): il re ordinò che Lotto Serragli e sua figlia Gueccha

(Guccia) sposatasi con Guillem Anguera devono essere trattati come catalani e avere un alberch nel castello. Secondo il

«libre dels estimes» un alberch di Lotto Serragli, sito nella ruga dei Mercanti, era andato in dote allo stesso Guillem

(d.Angere): CONDE, ARAGÓ,Castell de Cáller, cit., Texto I, n. 313.

384 ) Sulla famiglia Benet e le sue attività commerciali particolarmente documentate nella prima metà del

Trecento, vedi J.PLANA I BORRÀS, Els Benet, una familia de mercaders barcelonins (primera meitat del segle XIV), in

La societat barcelonina a la Baixa Edad Mitjana. Acta Medievalia. Annexos d’Història Medieval, I, Departament

d'Historia Medieval, Facultat de Geografia e Historia, Universitat de Barcelona, Barcelona 1983, pp. 53-65; idem,

Inventari dels béns de Bernardó Benet, in Homenatge a la memòria del prof. Dr. Emilio Saez. Aplec d’estudis dels seus deixebles i col.laboradors, Universitat de Barcelona, Centre d’Estudis Medievals de Catalunya,, Consell Superior

d’Investigacions Científiques- Istitució Milà i Fonatanals, Barcelona 1989, pp. 151-158; idem, The Account of Joan

Benet’s trading venture from Barcelona to Famagosta: 1343, «Επετηρις τοû Κεντρου’ Επιστημονικων», XIX (1992),

pp. 105-168; D.DURAN I DUELT, Manula del viatge fet per Berenguer Benet a Romania 1341-1342. Estudi i edició,

Consell Superior d’Investigacions Científiques-Istitció Milà i Fonatanals, Departament d’Estudis Medievale, Barcelona 2002. Per le attività a Cagliari, vedi MARIA MARSÀ, Le relazioni commerciali tra Cagliari e Barcellona nella prima

metà del secolo XIV, in «Medioevo. Saggi e Rassegne», n. 5 (1980), pp. 65-103. I libri delle attività di Joan Benet a

Castel di Càller sono in ACB, Llibres extravagantes. Libre de comptes i vendes de Joan Benet, 1332-1338, e Llibre de

deu i deg de Joan Benet, 1334-1338.

385 ) Nel 1332 acquistò 7 pezze drappi bianchi banyolins: ACB, Llibres extravagantes. Libre de comptes i vendes

de Joan Benet, 1332-1338, f. 44r (1332, settembre 17); nel 1333, 10 pezze di drappi di Pugcerdà: ibidem, f. 49r (1333,

settembre 10). I panni-lana catalani detti banyolins prendevano il nome dal luogo di produzione, Bañolas, vicino Gerona, così come Pugcerdà: M.GUAL CAMARERA,Para una mapa de la industria textil hispana en la Edad Media, in

«Anuario de Estudios Medievales», n. 4 (1966), pp. 109-168. Sulla produzione e il commercio dell’industria tessile catalana, vedi idem, Orígines y espansión de la industria textil lanera catalana en la Edad Media, in Produzione,

commercio e consumo dei panni di lana (nei secoli XIII-XVIII. Atti della II Settimana di Studio dell’Istituto Internazionale di Storia Economica «F. Datini», a cura di M. Spallanzani, Olschki, Firenze 1976, pp. 511-523.

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SANDRO PETRUCCI, Cagliari nel Trecento. Politica, istituzioni, economia e società. Dalla conquista aragonese alla guerra tra Arborea ed Aragona (1323-1365). Tesi di Dottorato in ‘Antropologia, Storia medievale, Filologia e Letterature del Mediterraneo Occidentale in relazione alla Sardegna’

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padre, Tommaso (Masino) del fu Orlando, anch’egli burgensis del castello di Cagliari, insieme al figlio, si trova documentato, nei primi anni del Trecento, in relazione con altri medici, speziali e mercanti della città sarda387. Masino Orlandi – il cui ruolo nella congiura non è noto - al momento della conquista aragonese, era uno dei maggiori proprietari di immobili del castello cagliaritano388. Secondo il «libre dels estimes» – il censimento delle case del castello, da assegnare ai catalani – egli, in un primo tempo, non fu cacciato, ma poi venne espulso e le sue case date ai nuovi popolatori 389. Grazia Orlandi che, dopo la scoperta della congiura, risultò contumace, per la sua adesione alla causa aragonese aveva subìto danni ai suoi beni cagliaritani da parte dei pisani390. Il

suo sostegno all’Aragona doveva risalire a prima dell’episodio della trama anti-pisana: fu lui, infatti, a curare e vegliare l’infante quand’era rimasto ferito dopo la battaglia di Lutocisterna391. Nonostante questo importante ruolo, in seguito da lui stesso rivendicato, di medico dell’infante, e nonostante che quest’ultimo confermasse le proprietà a lui e al padre Tommaso392, anche a Grazia Orlandi e alla sua famiglia, all’indomani della conquista aragonese, non mancarono le difficoltà nel recuperare i beni cagliaritani per ottenere i quali intervenne più volte il giudice Ugone II393: nel 1333, infatti, fu ribadito a lui e a suo figlio Nicola il privilegio di essere trattati come un catalano e di poter usufruire di tutte le franchigie concesse ai sudditi della Corona aragonese394. In quegli anni i suoi legami con il giudice d’Arborea furono particolarmente stretti: nel 1332-1333 lo rappresentò, come ambasciatore, in Catalogna,395 per importanti incarichi, tra i quali il matrimonio dei suoi figli,

Mariano e Giovanni396. Nel suo testamento, Ugone II gli lasciò la villa Ollastra, nella curatoria

387 )

Documenti inediti, cit., I, n. 79 (1316, aprile 26); II, 53, 52 (1319, marzo 28; 1320, febbraio 26). Masino e

Grazia Orlandi, insieme a Ciolo Foretani, erano fideiussori di un prestito ricevuto dallo speziale Cecco dal tutore di Peruccia, figlia del fu Guglielmo, medico.

388 ) CONDE, ARAGÓ,

Castell de Cáller, cit., Texto I, nn. 395, 416, 461, 489, 504, 627, 677, 696; Texto II, n.36.

Possedeva cinque alberchs nella ruga Comunale, due e la metà di un altro in quella dell’Elefante, un altro nella ruga della Fontana

389 ) ibidem, Texto I, n. 395: «no es foragita; es caxtat». 390 ) ACA,

Cancilleria, reg. 403, f. 116v (1327, luglio 25); reg. 515, f. 104v (1333, giugno 17): per i danni subìti

nella guerra con i pisani il re gli concesse 600 lire di denari alfonisni da ricavarsi dal censo che gli doveva il giudice d’Arborea.

391 ) ACA,

Cancilleria, reg. 403, f. 104v (1327, luglio 10): lo ricordava lo stesso infante al momento di

concedergli il privilegio di stare nel castello e di essere trattato come un catalano.

392 ) ACA,

Cancilleria, reg. 403, f. 104v-105r, 105v-106r (1327, luglio 10), 108v (1327, luglio 31). Vedi URBAN,

Cagliari aragonese cit., p. 292.

393 ) ACA,

Cancilleria, reg. 403, f. 123r (1327, agosto 1): era sorta una lite tra Tommaso Orlandi, padre di Grazia,

e Bacciameo di Settimo per una casa sita nella ruga dei Mercanti. L’infante scrisse al baiulo e al governatore che, se la causa fosse stata vinta dal primo, fosse stato libero di venderla al prezzo che voleva ad un catalano, aragonese o maiorchino. ACA, Cancilleria, reg. 508, cc. 228v-229r (1328, ottobre 28), in Diplomatario aragonés de Ugone II de

Arborea, cit., n. 27 (p. 257): Alfonso IV scriveva al governatore Bernat de Boxadors e al vicario di Cagliari, Pere de

Montpaó, perché la concessione a Grazia Orlandi di poter recuperare i beni cagliaritani non era andata ad effetto. E quindi ordinò agli officiali di rispettarla, anche per l’intervento del giudice presso cui era il medico viveva. Ma l’intervento del re non dovette sortire grandi effetti, se Ugone II nel febbraio del 1329 dovette tornare a supplicarlo a favore del suo medico: ibidem, n. 210 (p. 259).

394 ) ACA,

Cancilleria, reg. 515, cc. 109r (1333, luglio 22), 104v (1333, giugno 17).

395 ) F.C.CASULA, Carte reali diplomatiche di Alfonso III il Benigno, re d’Aragona, riguardanti l’Italia, CEDAM,

Padova, 1970, docc. 204, 205, 236, 244, 246, 257. Le ambasciate avvennero nell’ottobre 1332 e nel gennaio e settembre 1333.

396 ) Grazia Orlandi riferì le intenzioni bellicose dei Doria: CASULA, Carte reali diplomatiche di Alfonso III il

Benigno, cit., n. 357 (1333, febbraio 16); portò a termine l’acquisto della baronia di Cervellò per conto del giudice:

ibidem, n. 204 (1333, gennaio 13); 236 (1333, settembre 20); si occupò del matrimonio di Mariano e Giovanni, figli di Ugone, con nobili della Corona, in particolare il primo doveva andare sposo di una figlia di Ramon de Peralta, il secondo con Garau de Alamany: ibidem, nn. 204, 205 (1333, gennaio 21), si dedicò anche alla salute di Mariano: ibidem, n. 246 (1332, ottobre 13). I due progettati matrimoni non andarono in porto: Mariano si unì con con Timbora,

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Campidano di Simaxis, in Arborea397.

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