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E LA FINE DELLA GUERRA

7. Scontri al vertice All'indomani delle operazioni combinate da parte

dell'ammiraglio Francesc Carrós e del capitano di guerra Ramon de Peralta, contro Cagliari, nei primi giorni del 1326, tra i due officiali, da tempo avversari irriducibili, e i rispettivi seguiti, a metà gennaio si giunse ad un aperto scontro577.

Non è possibile dire a quando risalisse l'inimicizia tra le due personalità: è probabile che tra gli accusatori del Carrós, per la negligenza e il mancato rispetto delle consegne dell'infante, come comandante della flotta, vi fosse il Peralta che faceva parte dei comandi di quella stessa flotta. A quella stessa epoca – gli ultimi mesi del 1323 – risalivano anche le prime perplessità, seppure rientrate, di Alfonso verso Francesc Carrós, per eccessivo protagonismo. Il duro attacco del figlio di Giacomo II al maggior esponente della famiglia valenzana nell'isola giunse all'indomani della rivolta di Sassari, del luglio 1325: il Carrós si era fatto cogliere di sorpresa e la sua intransigente reazione contro i ribelli non era condivisa dal giudice d'Arborea al cui consiglio Alfonso lo aveva invitato a rivolgersi. A settembre, l'infante di nuovo l'accusò di aver condotto una politica personalistica e di aver nascosto alla (1332, gennaio 5).

576 )

Memoria de las cosas, cit., p. 45.

577 ) Su queste vicende, hanno già scritto M. TANGHERONI

, Su un contrasto tra feudatari in Sardegna nei primissimi tempi della dominazione aragonese, in idem, Sardegna Mediterranea, cit., pp. 5-20, in particolare p. 8;

M.M.COSTA, Un episodi de la vida de Ramon de Peralta, in Mediterraneo medievale. Scritti in onore di Francesco

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SANDRO PETRUCCI, Cagliari nel Trecento. Politica, istituzioni, economia e società. Dalla conquista aragonese alla guerra tra Arborea ed Aragona (1323-1365). Tesi di Dottorato in ‘Antropologia, Storia medievale, Filologia e Letterature del Mediterraneo Occidentale in relazione alla Sardegna’

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corte le difficoltà in cui il dominio aragonese si trovava nell'isola, e di non aver collaborato con Ugone II. Seguiva l'ordine di lasciare Sassari per Bonaria che andava fortificata e rifornita. Le accuse si allargavano anche alla moglie Teresa Gombau de Entença e al figlio Berenguer Carrós, che aveva disatteso il patto per cui doveva edificare il castello di San Michele alle spalle di Cagliari, parte di quel progetto di accerchiamento fortificato necessario, nelle intenzioni alfonsiane, alla caduta della città sarda ancora in mano a Pisa. Alfonso minacciava punizioni gravi, se non ci fosse stata una correzione. Giunse, infatti, la decisione di sostituire Berenguer Carrós nella carica di capitano di Bonaria, da leggersi come il primo provvedimento di una linea politica di ridimensionamento dei Carrós, massimi rappresentanti della nobiltà militare e feudale di origine iberica, ed esponenti della linea più bellicistica nell'isola. La scelta cadde su Guillem des Llor, personaggio riconducibile all'ambiente e all'orientamento politico interpretato dal Peralta, di maggior collaborazione con il giudice d'Arborea578.

Successivamente, l'infante nominò Ramon de Peralta per una nuova missione in Sardegna, nonostante il parere negativo di Giacomo II che prevedeva un inevitabile e pericoloso scontro con Francesc Carrós, preoccupazioni che l'infante ridimensionò considerando quello tra i due un attrito legato a fatti marginali579. Il 5 novembre, dunque, il Peralta fu nominato capitano di guerra in Sardegna e capitano di Bonaria, al posto del des Llor580. La linea politica di Alfonso, di limitazione del potere dei Carrós, si confermava con l'incarico di governatore generale dei sardi affidato a Ugone II, una scelta che rispondeva alle lagnanze dello stesso giudice arborense riguardo il trattamento riservato alla popolazione sarda da parte dei nuovi feudatari581.

578 ) TANGHERONI

, Su un contrasto tra feudatari in Sardegna nei primissimi tempi della dominazione aragonese,

cit., doc. I (1325, settembre 24).

579 )

Ibidem, doc. III (1325, novembre 11).

580 ) ACA,

Cancilleria, reg. 400, f. 138v. Il 9 novembre, Giacomo II concesse a Ramon de Peralta, alla moglie e ai

figli di recarsi in Sardegna: COSTA, Un episodi de la vida de Ramon de Peralta, cit., p. 317.

581 ) A.ERA, Ugone II d'Arborea, governatore generale dei Sardi, in Atti del VI Congresso Internazionale di Studi

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Quella scelta, infatti, avrebbe finito per contrastare prerogative e potere, oltre che violenze, dei nobili, le aspirazioni di alcuni dei quali proprio nel Carrós trovavano rappresentanza.

La nomina di Ramon de Peralta può essere letta, invece, in continuità con precedenti scelte di Alfonso: era, infatti, il figlio di Filippo di Saluzzo, il primo governatore di Sardegna582. Come il padre conservò uno stretto legame con il re di Trinacria, e seguì l'infante nelle prime fasi della guerra in Sardegna583. Le aperture al giudice d'Arborea si concretizzarono nell'ambito della politica matrimoniale della corte nei confronti dei suoi figli: Ramon de Peralta fu il procuratore della sorella Costanza che andò sposa al primogenito di Ugone II, Pietro, nel 1328584. Contemporaneamente alla nomina a capitano di guerra, Alfonso gli concesse un reddito di 3.000 lire che doveva corrispondere a ville sarde da infeudargli, ma il Peralta non divenne mai feudatario in Sardegna: il suo passaggio nell'isola si limitò agli anni della guerra585.

È stato osservato che l'atteggiamento di ostilità di Francesc Carrós si manifestò fin dal momento del viaggio sardo del Peralta, quando, attaccato dai pisani, non gli portò aiuto. Va però considerato che esso avvenne negli ultimi giorni di dicembre, quindi la nuova flotta pisano-genovese fu respinta dall'ammiraglio. In ogni caso, fin da subito, importanti protagonisti della politica e dell'amministrazione isolana

582 ) ARRIBAS PALAU, La conquista de Cerdeña, cit., pp. 222, 327 ss, osserva che Ramon de Peralta, proprio

perché figlio del Saluzzo, era considerato il futuro governatore dell'isola, dopo il padre.

583 ) Ramon prese il cognome della madre, Sibilla de Peralta, appartenente ad una famiglia nobile originaria della

Navarra. Sposò in prime nozze Aldonza, figlia di Filippo I Ferrando de Castro, e in seconde, dopo il 1322, Elisabetta, figlia di Federico III, re di Trinacria e vedova di Pons Hug V Malgaulino, conte d'Empuries e visconte de Bas, morto nel 1322. Secondo le Genealogie medioevali di Sardegna, cit. p. 280, dai due matrimoni ebbe delle figlie di cui non è noto il nome. Ramon de Peralta ebbe anche un figlio, Guglielmo, erede dei feudi siciliani e sposatosi con Luisa, figlia del nobile siciliano Matteo Sclafani: M.A.RUSSO, I testamenti di Matteo Sclafani (1333-1354), «Mediterranea. Ricerche

Storiche», II (2005), pp. 521– 566; EADEM, Matteo Sclafani: Paura della morte e desiderio di eternità, in

«Mediterranea. Ricerche Storiche», III, (2006), pp.39-68.

584 ) Inoltre per una delle figlie del Peralta, nel 1333, fu progettato un matrimonio, non andato in porto, con

Mariano, figlio di Ugone II, e futuro giudice d'Arborea. Genealogie medioevali di Sardegna, cit. p. 280.

585 ) La concessione in ACA, Cancilleria, reg. 400, ff. 139v-140v. Risulta impreciso quanto afferma M.

TANGHERONI, Su un contrasto tra feudatari in Sardegna nei primissimi tempi della dominazione aragonese, cit., p. 125.,

per il quale il Peralta ebbe ampi feudi in Sardegna. I redditi concessi erano consistenti, ma non si concretizzarono mai in ville.

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evidenziarono i problemi suscitati dalla nuova situazione e le inevitabili tensioni che ne sarebbero derivate. Il già noto Guillem des Llor, vicino al Peralta, arrivato a Bonaria il 6 gennaio 1326, già il giorno seguente scriveva al re, attribuendo a Francesc Carrós le difficoltà in cui versava l'isola e un atteggiamento ostile verso il nuovi capitano di guerra il quale, invece, tentava di stabilire relazioni amichevoli con l'ammiraglio586. Diversamente, per Pere de Libià, capitano di Iglesias e futuro amministratore, la presenza di due personalità con giurisdizioni analoghe avrebbe condotto ad ineluttabili divisioni (partits) e scontri. L'officiale ricordava l'affetto degli uomini di mare per Francesc Carrós il quale avrebbe voluto che l'infante chiarisse le rispettive attribuzioni, ed osservava che la vittoria del nobile valenzano sui pisani, alla fine di dicembre, era stata possibile perché il Peralta non era ancora giunto a Bonaria. Consigliava, infine, di far comparire davanti al sovrano i due, richiesta alla quale il Carrós non si sarebbe opposto, a differenza del Peralta al quale – proponeva il de Libià – dovevano essere annullate le lettere in cui gli si concedeva quell'ampia giurisdizione che, a suo parere, era all'origine delle tensioni a Bonaria587.

Alfonso, in risposta ad alcuni capitoli presentati da Francesc Carrós e da Bonanat Sapera – quest'ultimo, come si vedrà, in non buoni rapporti con il primo - precisò i motivi delle nomine di Peralta e di Ugone II e le loro competenze. Erano stati proprio i maltrattamenti compiuti dalle nostres gentes verso i sardi ad avergli fatto decidere per il giudice d'Arborea come governatore della popolazione isolana. Ramon de Peralta, invece, come capitano di guerra avrebbe esercitato la giurisdizione non solo sui soldati a cavallo e a piedi, ma anche su tutti catalani e aragonesi, come se fosse stato un governatore: «rege et us de iurisdictio axi com governador en tots lo

586 ) ACA,

Cancilleria, Cartas reales Jaume II, c. 10.568.

587 ) ACA,

Cancilleria, Cartas reales Jaume II, c. 10.338 ([1326], gennaio 7), parzialmente pubblicata in Diplomatario aragonés de Ugone II de Arborea, cit.,doc. 140. Il Libià sembra essere vicino al Carrós anche nella

condivisione della diffidenza verso il giudice. Nella lettera infatti ricordava che l'ammiraglio aveva intercettato una lettera degli anziani di Pisa ai castellani che doveva riguardare Ugone II e diceva di essersi meravigliato del contenuto e convinto che non c'è da fidarsi si nessuno neanche di chi mostra di essere devoto. La lettera, secondo lui, avrebbe confermato alcune voci diffuse in Sardegna sul conto del giudice.

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sragoneses e catalanes de la illa». Come Ugone era il governatore dei sardi, Peralta

lo sarebbe stato per la popolazione di origine iberica. Inoltre, come vi era un ammiraglio della Corona aragonese, ce ne sarebbe stato un altro alle dipendenze del giudice che come il primo si sarebbe occupato delle questioni “de la mar”588: non vi erano dubbi, dunque, sulle intenzioni di Alfonso contrarie al Carrós: tra l'altro – seppure non fosse esplicitato – come il secondo ammiraglio dipendeva da Ugone II, il primo doveva ubbidire al nuovo governatore-capitano.

Della nomina di Ramon de Peralta protestò anche Francesc Carrós, reduce della vittoria sui pisani, rispetto alla quale le nuove scelte apparivano prive di gratitudine589. Inviò un ambasciatore per esprimere la sua meraviglia e per rivendicare la giurisdizione affidata al nuovo capitano di guerra590. Secondo lo Zurita, Giacomo II promise che, una volta consultatosi con il figlio, avrebbe deciso, considerando le richieste del nobile valenzano che invitava, insieme al Peralta, a rimanere fedele al sovrano, mettendo da parte le passioni ed evitando le divisioni che avrebbero favorito il nemico. Il timore del re – seguendo le pagine del cronista aragonese – era che l'ammiraglio, sentendosi offeso, lasciasse l'isola. Giacomo II, che proponeva anche un matrimonio tra il figlio dell'ammiraglio, l'omonimo Francesc, e una parente della regina, Elisa di Moncada, scrisse, dunque, all'infante perché fossero dati «comisión y poder» della capitanìa del castello di Bonaria e di tutto il regno di Cagliari a Francesc Carrós, spiegando al Peralta che una sua destituzione era dovuta solo alle necessità belliche. Stando alle parole del cronista, si trattava di una sconfessione delle scelte di Alfonso. In ogni caso l'orientamento prudente di Giacomo II si scontrò con le vicende di Bonaria: «antes que las amonestaciones y promesas

llegasen, resultó el daño». Lo stesso Zurita - che tra i cronisti si sofferma

588 ) ACA,

Cancilleria, reg. 424, ff. 49v-53v.

589 ) ZURITA, Anales, cit., l. VI, cap. LXVIII: l'ammiraglio inviò una galea per annunciare la sua vittoria, la quale

giunse il 15 di gennaio a Barcellona, dove si trovava il re.

590 )

Ibidem: l'ammiraglio annunciava anche si sarebbe recato dal sovrano, solo dopo il ritorno del figlio Berenguer

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sull'episodio591 - ricorda che nel castello catalano si formarono «muchas compañías

de gentes» schierate con i due nobili, le quali combattendosi alzavano ognuna le

insegne del re di cui si attribuivano la protezione e il sostegno. Gli scontri causarono morti e feriti. Bonaria - «la principal cosa que el rey tenía en Cerdeña» - avrebbe rischiato di essere persa, se i suoi abitanti non fossero intervenuti per pacificare le due fazioni592. Secondo una successiva lettera del giudice d'Arborea, «tota terra Bonaeris

processit ad arma e quasi tota fuit in duas partes divisa»593.

Il racconto della guerriglia urbana del 17 gennaio a Bonaria è ricostruibile attraverso un'inchiesta, svoltasi in aprile, in cui furono raccolte le deposizione di nove testimoni diretti o indiretti, tra cui alcune autorevoli personalità, e perlopiù favorevoli al Peralta. Appena passato il vespro, nella strada principale, in particolare all'angolo davanti l'abitazione del console, vicino la cisterna, si diffuse un gran rumorio - «gran

cabuscol e brugit en la carrera» - che attrasse molti dei testi. La strada si presentava «plen de gentes». Le testimonianze raccontano di movimenti di gruppi armati, di

scontri, di lanci di pietre e dardi da un'abitazione all'altra dei contendenti. Sembra che l'episodio scatenante la guerriglia notturna fosse stata una lite tra il nobile Jofré Gilabert de Cruilles, vicino al Carrós, e Guillem des Llor, legato al Peralta594.

I luoghi degli scontri, oltre la strada dove avvennero incontri tra gruppi armati ed inseguimenti, furono alcuni alberchs (palazzi): di Arnau ça Cassà, l'amministratore, in cui si trovavano Francesc Carrós, il Cruille e i loro seguaci, di

591 ) Pochi i cenni nelle fonti cronachistiche. Muntaner non ricorda la carica di capitano del Peralta, ma racconta,

con qualche forzatura, che quando questi giunse a Bonaria con la cavalleria, fu ricevuto con festeggiamenti dalla popolazione e dallo stesso ammiraglio con il quale organizzò l'attacco a Cagliari: nessun ricordo dello scontro. MUNTANER, Cronica, cit., capp. CCLXXXVI-CCLXXXVII.

592 ) ZURITA, Anales, cit., l. VI, cap. LXVIII.

593 ) ACA, Cancilleria, Cartas reales Jaume II, c. 10.417 (1326, gennaio 27): lettera di Ugone II a Giacomo II.

594 ) Almeno le tre le testimonianze, in questo senso, concordanti. Galceran de Ribes ricorda che alcuni uomini

avevano scagliato pietre contro un'abitazione di Guillem des Llor, dalla quale uscirono in molti, tra cui lo stesso des Llor, con stendardi e lance per recarsi, a loro volta, all'alberch di Arnau ça Cassà dove erano raccolti i seguaci del Carrós. Guillem Feu riferì quanto aveva saputo da uno scudiero del Peralta: un uomo del Cruilles si era recato alla porta del des Llor da cui erano partiti due scudieri verso l'alberch del ça Cassà dove si trovava il Cruilles e alcuni tiratori di pietre che li misero in fuga. Juneda, invece, ricordò di aver incontrato il Cruilles, insieme ad un gruppo di gente armata di spade. Il nobile scagliò parole contro Guillem des Llor, lì presente, accusandolo di voler recarsi a casa sua per ucciderlo. Sia il teste che il des Llor si misero in salvo, mentre il Cruilles venne avvertito che altrove era iniziata una lite.

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Guillem des Llor e del doganiere Jaume des Truyll dove risiedeva il Peralta e si raccolsero i suoi sostenitori. Un testimone ricordò Francesc Carrós e i suoi figli in assetto di battaglia. Secondo alcuni, ad un certo momento, circolò la voce che il Peralta era stato ucciso dall'ammiraglio. Questi, infatti, uscito dall'alberch del ça Cassà, si reco verso quello in cui si trovava il capitano di guerra e ne ruppe la porta. Nell'abitazione del des Truyll si trovavano alcuni dei testimoni dell'inchiesta. Diversi tra loro misero in evidenza l'atteggiamento prudente e volto alla pacificazione del Peralta, descritto ignaro, in un primo momento, di quanto stava accadendo a Bonaria; una volta che vide ferito a morte Bort de Montsonis ed attaccare l'alberch in cui risiedeva, ordinò di non contrattaccare. Tentò, invece, di coinvolgere una tra le più autorevoli personalità del consell di Alfonso, per un'azione pacificatrice, ma inutilmente595. Allora il Peralta compì un gesto d'autorità: fece mostrare gli stendardi di Alfonso sul tetto (terrat), e gridare in direzione del Carrós che, per amor di Dio, della Madonna e dell'infante, facesse smettere ogni lite. A sua volta, l'ammiraglio fece spiegare la bandiera regia. Seguitarono gli scontri con nuovi feriti596. Dalla casa del ça Cassà si gridava, in direzione dei galeotti, che si voleva uccidere il Carrós: «venite

an Carrós que maten, viva Carrós, viva Carrós, venits ajudar an Carrós que maten».

Sembra che la gente di mare, che si trovava a Bonaria e nel suo porto, e che vedeva nell'ammiraglio la sua autorevole guida e il protagonista della recente vittoria sui pisani, accorresse numerosa ed armata in soccorso del nobile valenzano597. A notte inoltrata, furono ripiegate le bandiere e i contendenti i rispetti tetti da cui avevano lanciato pietre ed armi. Rimasero alcuni morti e feriti.

Tra le testimonianze sulla base delle quali è stato possibile offrire un sintetico racconto del pur breve momento di guerriglia a Bonaria, due appaiono particolarmente rilevanti, per il ruolo dei personaggi che le resero: Arnau ça Cassà e

595 ) Vi mandò Martí, ma il Sapera, nonostante le insistenze, respinse l'offerta temendo di essere ucciso. 596 ) In particolare è ricordato Rocafort, anch'egli vicino al Peralta.

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Berenguer d'Anglesola. Il primo, amministratore e finanziatore dell'edificazione di immobili nel centro catalano, raccontò che, al momento dello scoppio dello scontro, si trovava nell'abitazione di Bonanat Sapera; dirigendosi verso il suo alberch dov'era raccolta la parte favorevole al Carrós, incontrò un frate domenicano che lo avvertì che lo stavano cercando per ucciderlo, per cui decise di rifugiarsi nell'abitazione del mercante barcellonese Ramon ça Vall, altro personaggio di primo piano nelle vicende economiche e amministrative sarde di quegli anni. Berenguer, signore d'Anglesola, capitano dei cavalieri e parente di Guillem, uno dei più autorevoli consiglieri di Alfonso, si trovava nell'abitazione del giudice d'Arborea a Bonaria, indizio probabile di un orientamento politico in linea con quello dell'infante. Dopo aver ricevuto notizie da uno scudiero, uscì con quaranta uomini ben armati per far cessare la lite. Vicino alla chiesa di Santa Maria incontrò tre o quattro seguaci del Carrós: nonostante li considerasse nemici, dichiarò che non intendeva scontrarsi e continuò fino al luogo in cui si stava svolgendo il conflitto.

Fu l'intervento da mediatore del giudice d'Arborea nei giorni immediatamente successivi, a far raggiungere una tregua ai contendenti, inviando a Bonaria due ambasciatori, Rogerio di Brancasio, miles e giurisperita di Napoli, e Simone, notaio e

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