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nuove realtà istituzionali, territoriali ed insediative, esito delle sempre più influenti presenze mercantile nell'isola e delle strategie matrimoniale delle principali famiglie pisane e genovesi che giunsero ai vertici del potere giudicale, modificando le componenti sociali che lo detenevano e provocarono la fine di due giudicati a metà Duecento e del terzo all'inizio del Trecento, furono: le signorie, le città, i castelli, i nuovi borghi e le ville nove.

La storia dei giudicati non fu una storia di città. Le stesse sedi dei giudici conobbero un'evoluzione in senso urbano e cittadino grazie all'influenza pisana e genovese. La capitale del giudicato cagliaritano, Santa Gilla, documentata come villa, solo quando fu sotto il controllo di Genova, tra il 1256 e il 1258, fu detta civitas: ad essa i liguri avevano dato un'organizzazione di tipo comunale con l'istituzione di un rettore. Se L'influenza dell'esperienza comunale pisana e genovese fu decisiva per il formarsi di città sarde, le differenze tra loro, per origine e costituzione, non mancarono. In ogni caso, esse segnarono il progressivo passaggio da una

73 ) Come nel paragrafo precedente, in questo si vuole offrire un quadro generale e sintetico dei principali

caratteri sociali ed economici della Sardegna prima della conquista aragonesi. Per una più ampia trattazione, v.

Documenti inediti sui traffici commerciali tra la Liguria e la Sardegna nel secolo XIII, a cura di N. Calvini, E. Putzulu,

V. Zucchi, con Introduzione di A. Boscolo, CEDAM, Padova 1957; Documenti inediti relativi ai rapporti economici tra

la Sardegna e Pisa nel Medioevo, a cura diF.ARTIZZU, con Introduzione di A.BOSCOLO, CEDAM, Padova 1961-1962, 2 v; B.FASCETTI,Aspetti dell'influenza e del dominio pisani in Sardegna nel Medio Evo: II.: Condizioni economiche e sociali, in «Bollettino storico Pisano», X (1941), pp. 1-79; J.DAY,La Sardegna sotto la dominazione pisano-genovese,

in Storia d’Italia, diretta da G. Galasso, UTET, Torino 1987. vol X; G. MELONI, Studi di storia economica sulla Sardegna medievale, in Atti del Convegno di Studio “Stato attuale della ricerca storica in Sardegna” (Cagliari, 27-28-29

Maggio 1982), in «Archivio Storico Sardo», XXXIII, (1982), pp. 179-191; M.TANGHERONI, L’economia e la società

della Sardegna; J. HEER, Pisani e genovesi nella sradegna medioevale: vita politica e sociale (X-XV), entrambi in in

Storia dei Sardi e della Sardegna. Il Medioevo dai giudicati agli aragonesi, a cura di M. Guidetti, vol. II, Milano 1987,

pp. 157-192; pp. 231-250; M.TANGHERONI, I diversi sistemi economici: rapporti e interazioni. Considerazioni generali

e analisi del caso sardo, in Le Italie del tardo Medioevo (San Miniato, 3-7 ottobre 1998), a cura di Sergio Gensini,

Pacini Pisa 1900, (Centro di studi sulla civiltà del tardo Medioevo, San Miniato, Collana di Studi e Ricerche, 3), pp. 291-320, e IDEM,Il “Regnum Sardiniae et Corsicae” nell’espansione mediterranea della Corona d’Aragona. Aspetti economici, in La Corona d’Aragona in Italia (secc. XIII-XVIII). XIV Congresso di Storia della Corona d’Aragona

(Sassari-Alghero, 19-24 maggio 1990) Delfino Sassari 1993, I, pp. 49-88, ora entrambi in IDEM, Medioevo Tirrenico, Pacini, Pisa 1992, pp. 35-64; pp. 65-104; L. BALLETTO, Documenti notarili liguri relativi alla Sardegna (secc. XI-XIV),

in La Sardegna nel mondo mediterraneo. Atti del I Convegno Internazionale di studi geografico-storici, cit., pp. 211- 260; L.BICCONE, Fonti materiali per la storia delle relazioni commerciali tra Genova e la Sardegna in età medievale,

in Genova una “porta” del Mediterraneo, cit., pp. 329-366; C. ZEDDA, I rapporti commerciali tra la Sardegna e il

Mediterreneo dal XII al XIV secolo. Continuità e mutamenti, in «Archivio Storico Giuridico Sardo di Sassari», XII

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SANDRO PETRUCCI, Cagliari nel Trecento. Politica, istituzioni, economia e società. Dalla conquista aragonese alla guerra tra Arborea ed Aragona (1323-1365). Tesi di Dottorato in ‘Antropologia, Storia medievale, Filologia e Letterature del Mediterraneo Occidentale in relazione alla Sardegna’

(XX ciclo), Università degli Studi di Sassari a.a. 2005-2006

penetrazione commerciale ad un dominio diretto da parte dei due Comuni marinari e delle famiglie signorili, e significarono un notevole spostamento di pisani e genovesi dal continente verso l'isola, e di flussi di sardi dall'interno verso i nuovi centri. Una complessiva riorganizzazione e crescita demografica, e l'immissione sempre più generalizzata dell'isola nel contesto dell'economia mercantile e dei traffici del mediterraneo74.

Nel giro di pochi decenni, nel corso del Duecento, si formarono i principali centri cittadini sardi: Cagliari tra 1216 e 1217; Sassari nel terzo decennio, mentre Oristano conobbe la sua crescita urbana nella prima metà del secolo; Iglesias fu edificata tra la fine degli anni cinquanta e gli inizi dei settanta; a partire dalla seconda metà assunsero carattere di città o quasi città cittadino i centri galluresi di Terranova – già Olbia – e di Orosei (centri a dimensione esclusivamente castrense furono Galtellì e Posada), Bosa, Alghero, Castelgenovese75. Il loro sorgere non fu in continuità con precedenti insediamenti urbani di epoca romana od alto-medievale, ma neanche del tutto ex novo rispetto ad un'evoluzione del territorio: i centri portuali nel golfo cagliaritano, quelli minerari nell'iglesiente, le ville rurali attorno a Sassari.

Buona parte dei nuovi centri cittadini e castrensi corrispose all'iniziativa signorile al momento di una complessiva ristrutturazione dei territori già giudicali: Iglesias, ad opera dei Donoratico, Alghero e Castelgenovese, dei Doria, Bosa dei

74 ) S.PETRUCCI, Al centro della Sardegna: Barbagia e Barbarici nella prima metà del XIV secolo. Lo spazio, gl

uomini, la politica, in Sardegna, Mediterraneo e Atlantico tra Medioevo ed Età Moderna. Studi storici in memoria di Alberto Boscolo, a cura di L. D’Arienzo, Bulzoni, Roma 1993, 3v, I: La Sardegna, pp. 283-318.

75 ) A. SOLMI,

Cagliari pisana. Lettura tenuta al circolo universitario di Cagliari il 28 febbraio 1904, Tipo-

Litografia Commerciale, Cagliari 1904; M. TANGHERONI, La città dell'argento. Iglesias dalle origini alla fine del Medioevo, con un'appendice di C. Giorgioni Mercuriali, Liguori, Napoli 1985; M.TANGHERONI,Nascita e affermazione di una città: Sassari dal XII al XIV secolo, in Gli Statuti Sassaresi. Economia, società, istituzioni a Sassari nel Medioevo e nell'Età Moderna, Atti del Convegno di Studi (Sassari, 12-14 maggio 1983), a cura di A. Mattone - M.

Tangheroni, Edes, Cagliari 1986, pp. 11-29; R. BROWN, Alghero prima dei catalani, in Alghero, la Catalogna, il Mediterraneo. Storia di una città e di una minoranza catalana in Italia (XIV-XX secolo). Atti del Convegno (Alghero,

30 ottobre-2 novembre 1985), a cura di A. Mattone- P. Sanna, Gallizzi, Sassari 1994, pp. 48-58; M. G. MELE, Oristano

giudicate. Topografia e insediamento, Consiglio nazionale delle ricerche-Istituto sui rapporti italo-iberici, Cagliari 1999;

G.PUDDU,Breve profilo storico di Bosa, in «Studi Sardi», XXIX (1991), pp. 531-544; A.SODDU, La signoria dei Doria

in Sardegna e l’origine di Castelgenovese, in Castelsardo. Novecento anni di storia, a cura di A. Mattone e A. Soddu,

Carocci, Roma, 2007, pp. 235-267; I.PRINCIPE,Cagliari. Le città nella storia d'Italia, Laterza, Roma-Bari 1981; IDEM,

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Malaspina, a Cagliari il carattere signorile fu intrecciato con le scelte del Comune di Pisa ai vertici del quale si trovavano i Visconti. Sassari conobbe un maggior sviluppo endogeno rispetto agli altri casi, mentre Oristano fu la sede dei giudici d'Arborea, ma probabilmente ebbe un'organizzazione cittadina in relazione alla presenza della famiglia dei conti Capraia a capo di quel giudicato. Eccetto per questo centro, al vertice del potere vi erano officiali nominati dalle magistrature delle città di Pisa e Genova: podestà, rectores, castellani furono dotati di statuti e brevi modellati sul diritto cittadino delle due città marinare che si incontrò con le consuetudini isolane realizzando soluzioni inedite76. Quegli officiali erano coadiuvati da magistrature espressione della società delle singole città sarde in cui si andarono formando gruppi dirigenti che talvolta manifestarono spirito di autonomia dalla madre-patria. Collegato ai centri urbani si formarono territoria civitatis, fenomeno che talvolta significò la riorganizzazione di ville necessarie ad assolvere alcuni servizi della città (Cagliari), in altri che compresero intere curatorie (Sassari) o aree destinate alle attività economiche prevalenti (Iglesias).

Anche il fenomeno dell'edificazione di castelli si verificò prevalentemente nel Duecento, e, come per le città, l'iniziativa prevalentemente fu signorile e giudicale. Essa corrispondeva innanzitutto ad esigenze militari ai confini di territori teatri di guerre guerreggiate e di vicende belliche, e alla volontà di controllo delle aree interne e delle vie di comunicazioni77. È il caso dei castelli di Acquafredda e di Giosaguardia

76 ) L.GALOPPINI, Tradizioni normative delle città della Sardegna (secoli XIII-XV), in Legislazione e prassi

istituzionale nell'Europa medievale. Tradizioni normative, ordinamenti, circolazione mercantile (secoli XI-XV), a cura

di G. Rossetti, GISEM-Liguori editore, Napoli 2001, pp. 401-417; M. G. MELONI, Gli statuti cittadini della Sardegna medioevale. Fonti e bibliografia, in Sardegna e Spagna. Città e territorio tra medioevo ed età moderna.

«Archivio Sardo. Rivista di studi storici e sociali», n. s., 2 (2001), pp. 225-238.

77 ) Gli studi sui castelli sardi sono numerosi. Vanno segnalati innanzitutto quelli J-M POISSON, Chateaux,

frontières et naissance des Judicats en Sardaigne, in Castrum 4. Frontiere et peuplement dans le monde mediterraneen au Moyen Age : actes du colloque d'Erice-Trapani (Italie) tenu du 18 au 25 septembre 1988, Ecole française de Rome,

Rome 1992, pp. 309-319; IDEM, Habitat et fortification en Sardaigne medievale, in Habitats fortifies et organisation de

l'espace en Mediterranee medievale. Table ronde tenue a Lyon les 4 et 5 mai 1982, Maison de l'Orient méditerranéen,

Lyon 1983, pp.113-118; IDEM, L'érection de châteaux dans la Sardaigne pisane (XIIIeme s.) et ses conséquences sur la

réorganisation du résenu des habitats, «Chateau-Gaillard», XIV colloque de Najac 1988, Caen 1990, pp. 351-366;

IDEM, Menaces extérieures et mise en dèfense des zones còtières de la Sardaigne medievale de haut Moyen Age, in

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SANDRO PETRUCCI, Cagliari nel Trecento. Politica, istituzioni, economia e società. Dalla conquista aragonese alla guerra tra Arborea ed Aragona (1323-1365). Tesi di Dottorato in ‘Antropologia, Storia medievale, Filologia e Letterature del Mediterraneo Occidentale in relazione alla Sardegna’

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lungo la via, che costeggia il fiume Cixerri, che collegava Cagliari con l'iglesiente, o dei castelli di Monteacuto e di Goceano, al confine tra il Logudoro e l'Arborea, un territorio tradizionalmente conteso tra i Doria e i giudici arborensi78. Nei nuovi castelli prevalse la funzione militare: talvolta accanto ad essi sorsero borghi o divennero centri di raccolta di derrate cerealicole. Vi furono castelli-porti e castelli- mercati. Tra i primi, oltre i casi di Cagliari e di Orosei, in Gallura, che da subito conobbero un'evoluzione in senso cittadino, va annoverato quello di Quirra cui corrispondeva un porto, in un'area, quella della costa sud-orientale, in cui ne sorsero altri che in seguito entrarono a far parte dell'ampio spazio feudale dei nobili valenzani Carrós79. Tra i secondi, nel giudicato cagliaritano, possono essere ricordati quelli di Baratuli, Orgoglioso e Montenuovo, ceduti dal giudice d'Arborea al Comune pisano, ubicati strategicamente al confine con il Cagliaritano. Pisa vendette a privati i redditi provenienti da essi e dalle ville che sorgevano nel loro territorio, vietando però che gli emptores introituum stabilissero provvedimenti che impedissero a pisani e sardi di commerciare liberamente. I nuovi castelli, dunque, modificarono i precedenti territoriali, dal momento che alcune ville furono ad essi collegate, probabilmente anche per garantire, con i propri redditi, l'approvvigionamento e il sostegno dei soldati, come è documentato per l'epoca aragonese.

Manifestazione di un quadro molto dinamico dal punto di vista demografico ed

de Velasquez et l'Ecole francaise de Rome, Madrid 24-27 novembre 1985, Buguet-Comptour, Macon 1988, pp. 49-59;

IDEM, Castelli medioevali di Sardegna: dati storici e dati archeologici, in «Archeologia Medioevale», XVI (1989), pp. 203-204; C.FERRANTE,La vita sociale nei castelli sardi nell'età aragonese (secc. XIV-XV), in «Archivio Storico sardo»,

XXXII (1992), pp. 125-143; G.SERRELI,Tutti i castelli dei quattro regni, in «Darwin Quaderni», 1 (2006), pp. 104-109.

Sul fenomeno dell'incastellamento nel contesto delle signorie della sardegna settentrionale, v. F. G. R. CAMPUS,

Popolamento, incastellamento, poteri signorili in Sardegna nel Medioevo: il caso dell'Anglona, in Castelsardo. Novecento anni di storia, a cura di A. Mattone e A. Soddu, Carocci 2007, pp. 125-176. IDEM, Incastellamento e poteri

locali di origine ligure, in Genova una “porta” del Mediterraneo, a cura di L. Gallinari, CNR – Istituto di Storia

dell'Europa Mediterranea, Briganti, Genova 2001, 3v, I, pp. 367-412.

78 ) P.F.SIMBULA,

Il castello di Acquafredda: appunti sulla vita quotidiana in una fortezza sarda nel Trecento, in

«Quaderni bolotanesi», 18 (1992), pp. 265-299; A. OLIVA, Il Goceano punto nevralgico della storia sarda, in

«Medioevo. Saggi e Rassegne», 12 (1987), pp. 129-152; G. MELONI, Il Monte Acuto nel Medioevo, in IDEM,

Mediterraneo e Sardegna nel Basso Medioevo, Istituto sui rapporti italo-iberici, Cagliari 1988, pp. 29-67; G.MELONI –

P.MODDE,Il Castello di Monte Acuto. Analisi descrittiva, in «Archivio Storico sardo», XXXVII (1992), pp. 89-123.

79 ) S.PETRUCCI, Al centro della Sardegna: Barbagia e Barbarici nella prima metà del XIV secolo. Lo spazio, gli

uomini, la politica, in Sardegna, Mediterraneo e Atlantico tra Medioevo ed Età Moderna. Studi storici in memoria di Alberto Boscolo, a cura di L. D’Arienzo, Bulzoni, Roma 1993, 3v, I: La Sardegna, pp. 283-318.

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insediativo sono la nascita di borghi e villenove, sorti parallelamente ai castelli e ai entri urbani80.

Nella aree rurali si assistette ad una complessiva riorganizzazione in relazione alle nuove realtà urbane, signorili e castrensi. I fenomeni più rilevanti possono così sintetizzarsi: crescita demografica e spostamenti umani verso le città, negli insediamenti attorno al nucleo castrense, come a Cagliari, favoriti da agevolazioni fiscali (è noto soprattutto il caso di Iglesias e dei territori limitrofi dei Donoratico)81; un declino dei majorales di origine giudicale, i grandi proprietari fondiari legati agli

iudices e alle istituzioni ecclesiastiche, e titolari di cariche pubbliche all'interno del

giudicato, documentati nei secoli XI e XII; la riduzione delle proprietà ecclesiastiche, sebbene, in taluni casi, rimanessero consistenti, in particolare quelle degli enti di origine continentale, come l'Opera di Santa Maria di Pisa, a favore di una ridistribuzione verso i gruppi eminenti locali di livello medio, come i terrales ed i

liberi ab equo, che svolgevano compiti militari e partecipavano alle corone de logu –

le assemblee giudiziali – nelle ville, dipendenti ai domini Sardinee e poi al Comune pisano: la diminuzione della popolazione servile nel quadro di una società delle ville più omogenea dal punto di vista giuridico, pur con differenziazioni economiche interne; una riorganizzazione dei carichi fiscali per le popolazioni rurali, la quale, seppure i tributi non dovevano discostarsi da quelli già in vigore con i giudicati, si realizzò attraverso le composizioni (i registri fiscali) degli inizi del Trecento nel quadro della necessità di verificare quanto quelle imposte corrispondessero ai mutamenti demografici e al regime di proprietà (probabilmente i terreni del fisco giudicale passati al Comune pisano si erano ridotti all'inizio del XIV secolo) e di conoscere gli introiti sardi in un momento di sempre più gravosi impegni finanziari

80 ) M.TANGHERONI, I luoghi nuovi della Sardegna medievale, in I borghi nuovi (secoli XII-XIV), a cura di R.

Comba, A.A. Settia, Società per gli studi storici, archeologici ed artistici della provincia di Cuneo, Cuneo 1993, pp.137- 152.

81 ) C.LIVI,

La popolazione della Sardegna nel periodo aragonese, in «Archivio Storico Sardo», XXXIV (1984),

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per la città toscana82.

Le città e i loro mercati riorientarono la produzione economia agricola dell'isola che entrava in modo sempre più consistente nei circuiti commerciali del Mediterraneo dominati dai pisani e dai genovesi. La necessità di approvvigionamento dei grossi nuclei urbani cui erano affluiti gruppi consistenti di mercanti piccoli e grossi, e di artigiani, oltre che funzionari con il loro seguito e di soldati, e la mercantilizzazione dei cereali destinati alle città marinare – soprattutto Pisa – oltre che ad un più speculativo commercio mediterraneo, spingevano ad una loro maggiore produzione e ad un sempre maggiore trasferimento dei grani verso le città portuali dell'isola. Come risulta evidente sia dalle trattative del 1309 sia dagli accordi di pace del 1324 e del 1326 tra Pisa e l'Aragona, la città toscana considerava il grano sardo proveniente da Cagliari e dai centri costieri della Gallura, fondamentale per il proprio rifornimento83. Anche la conservazione delle curatorie di Gippi e Trexenta, produttrici di cereali, poste al confine con l'Arborea di cui forse utilizzavano il porto di Oristano per i proprie esportazioni, da parte della stessa Pisa, sulla base della seconda pace, rappresenta un'ulteriore conferma di quell'interesse84.

Il ruolo strategico e centrale dell'isola e di Cagliari, in particolare per gli ambienti commerciali pisani risulta anche dalla presenza in quei traffici delle principali famiglie mercantili i cui esponenti sono documentati, tra Duecento e Trecento anche, anche nelle principali cariche pubbliche85.

82 ) F.ARTIZZU,

Rendite pisane nel giudicato di Cagliari agli inizi del XIV secolo, in «Archivio storico sardo»,

XXV/ 1-2 (1957), pp. 1-198; IDEM,Rendite pisane nel giudicato di Cagliari alla metà del XIII secolo, in «Archivio

storico sardo», XXV/ 3-4 (1957), pp. 5-118; IDEM, Liber fondachi, disposizioni del Comune pisano concernenti

l'amministrazione della Gallura e rendite della curatoria di Galtellì, in «Annali della Facoltà di Lettere, Filosofia e

Magistero dell'Università di Cagliari», XXIX (1961-1965), pp. 213-301.

83 ) Sulla mercantilizzazione dei cerali sardi, v. M. TANGHERONI, Aspetti del commercio dei cereali nei paesi

della Corona d'Aragona.I. La Sardegna, ETS, Pisa 1981.

84 ) F.ARTIZZU,

L'Aragona e i territori pisani di Gippi e Trexenta, in «Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia e

Magistero dell'Università di Cagliari», XXX (1966-1967), pp. 309-415 (l'introduzione ora in Pisani e Catalani nella

Sardegna medioevale, CEDAM, Padova 1973, pp. 133-146); M Tangheroni, Due documenti sulla Sardegna non

aragonese del Trecento, in «Medioevo. Saggi e Rassegne», 2 (1976), pp. 27-64.

85 ) M.TANGHERONI, Gli Alliata. Una famiglia pisana del Medioevo, CEDAM, Padova 1969; IDEM, Politica,

commercio, agricoltura a Pisa nel trecento, Pacini, Pisa 1973; A.POLONI, Gli uomini d'affari pisani e la perdita della

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Oltre ai cereali, per Pisa importante era la produzione di argento e di piombo delle miniere iglesiente, che conobbe un particolare sviluppo grazie alla signoria di Ugolino di Donoratico: però solo la documentazione catalana permette di cogliere il rilievo dell'argento sardo nei commerci mediterranei, anche orientali86. Sale, lana, cuoio erano gli altri prodotti isolani esportati dai nuovi porti isolani87. A loro volta, i nuovi centri di tipo urbano sorti dal Duecento rappresentarono mercati di assorbimento di prodotti tessili provenienti dalla città toscana, oltre che da quella ligure. La ricca documentazione catalana – i registri della dogana di Cagliari – seppure in un contesto molto mutato, in cui, tra l'altro, a Cagliari giungevano cospicui carichi di prodotti tessili catalani – permette di individuare un commercio inter- regionale, un traffico di cabotaggio che caratterizzò anche nei decenni precedenti alla conquista aragonese, i collegamenti tra Pisa e la città sarda: accanto al più grande – e documentato - commercio in mano alle più eminenti compagnie e relativo soprattutto ai cereali che richiedevano naviglio di maggiore stazza88.

All'inizio del Trecento quello con Pisa non esauriva l'insieme dei traffici dell'isola: essi riguardavano soprattutto il Cagliaritano e la Gallura, oltre l'Arborea, che sulla base degli accordi del 1265 tra il Comune e l'allora giudice, Guglielmo di Capraia, tutto il grano locale era destinato al primo, un accordo che dovette rimanere in vigore nei decenni successivi quando Pisa continuò ad esercita l'egemonia polica ed economica in Arborea, fino al ribelle Ugone II, ma anche successivamente i pisani

sul Mediterraneo medievale offerti dai suoi ultimi allievi, a cura di C. Iannella, ETS, Pisa 2006, pp. 157-184.

86 ) M.TANGHERONI,

La città dell'argento. Iglesias dalle origini alla fine del Medioevo, con un'appendice di C.

Giorgioni Mercuriali, Liguori, Napoli 1985; IDEM,Produzione ed esportazione del piombo in Sardegna. Secoli XIII-XIV. Prime ricerche, in «Ricerche storiche», XIV/1 (1984), pp. 7-34.

87 ) Per il sale qualche notizia anche sul periodo pre-aragonese in C. MANCA, Aspetti dell'espansione economica

catalano-aragonese nel Mediterraneo occidentale. Il commercio internazionale del sale, Giuffré, Milano 1966; sul

cuoio, v. L. GALOPPINI,Importazione di cuoio dalla Sardegna a Pisa nel Trecento, in Il cuoio e le pelli in Toscana:

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